311. Risposta a Hoki e agli altri
Luogo sconosciuto, 1279. Indirizzata a Nichiben, Nikko e Nisshū
In generale, dovreste redigere il documento in questa maniera, ma, se i contadini di Atsuhara verranno rilasciati illesi, non c’è bisogno che Nisshu e gli altri lo inoltrino.
Le azioni illegali compiute dal prete Daishin-bo, dal prete laico Yatoji, e dagli altri, sono state istigate in origine da Gyochi1, e gli effetti sono stati atti di violenza e spargimento di sangue. Se, come se non bastasse, venissero esercitate pressioni sui nostri affinché presentino un giuramento scritto [riguardo alle proprie convinzioni religiose], non devono accettare di farlo, per nessun motivo. Affermo questo perché gli atti di violenza e spargimento di sangue sono già stati commessi e non ho mai sentito, nel passato o nel presente, di un caso in cui, oltre a subire una simile violenza, si debba anche fare un giuramento, dichiarandosi così disposti a passar sopra al crimine commesso dall’altra parte. Inoltre, se Gyochi è colpevole delle azioni descritte nella vostra bozza, non c’è modo in cui egli possa discolparsi, e non potrà far altro che accettare la giusta punizione. Come potrebbe essere altrimenti, come potrebbe esserlo?
Quando inoltrerete il documento in cui si espongono questi fatti, se insisterete nel chiedere con fermezza che il vostro caso venga esaminato, sono certo che le autorità vi ascolteranno. Se Gyochi portasse dei testimoni per avallare la sua versione, fate notare che questi testimoni sono dalla stessa parte di coloro che hanno cospirato con Gyochi per derubare i contadini dei raccolti di diverse decine di campi di riso. Se oltre a questo egli portasse testimonianze scritte, dichiarate che tali testimonianze sono false.
In tutti questi procedimenti non c’è alcun bisogno che i testimoni confermino le testimonianze. Limitatevi strettamente alle accuse contenute nel documento, cioè atti di violenza e spargimento di sangue.
Se qualcuno non rispettasse le istruzioni qui contenute, sappiate che non è un discepolo di Nichiren, non è affatto un discepolo di Nichiren!
Rispettosamente,
Nichiren
Il dodicesimo giorno del decimo mese del secondo anno di Koan [1279]
A HokiNisshuNichiben e gli altri
Cenni Storici
Questa lettera e indirizzata, tra gli altri, a Hoki, o Hoki-bo, noto anche come Nikko, e a Nisshu e Nichiben, preti del Ryusen-ji, un tempio Tendai nella zona di Atsuhara. Essi erano stati convertiti agli insegnamenti di Nichiren Daishonin da Nikko, e si trovavano a Kamakura per tentare di ottenere la liberazione di venti contadini di Atsuhara che, arrestati dalle autorità sulla base di false accuse, venivano minacciati e torturati affinché abiurassero la loro fede nell’insegnamento del Daishonin.
Fu il culmine di quella che è nota come la persecuzione di Atsuhara.
Gyochi, il vice capo dei preti del Ryusen- ji, aveva tentato di espellere Nisshu e Nichiben dal tempio a causa della loro fede. Inoltre aveva colluso con le autorità per far arrestare venti contadini che erano stati convertiti da questi preti. Il Daishonin redasse la bozza di un documento da presentare alle autorità a nome di Nisshu e Nichiben, in cui erano descritti dettagliatamente i reati commessi da Gyochi e si chiedeva la scarcerazione dei contadini.
Dalla prima riga, «In generale, dovreste redigere il documento in questa maniera», si deduce che il Daishonin avesse annesso alla presente lettera la bozza del documento, scritta inizialmente da Toki Jonin, e poi revisionata dal Daishonin che aggiunse la parte iniziale riguardante le dottrine buddiste. Essa appare in questo volume della Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin col titolo La petizione Ryusen-ji. Il documento fu ignorato e Hei no Saemon-no-jo infine fece decapitare tre dei contadini che erano stati arrestati e bandire gli altri da Atsuhara. Ciònonostante nessuno dei nuovi credenti di Atsuhara abbandonò la fede.
La persecuzione fu un evento profondamente significativo in quanto dimostrò che il Buddismo di Nichiren Daishonin aveva saldamente messo radici fra la gente comune. Questi seguaci non erano più meri credenti ma persone che svolgevano un ruolo attivo nella diffusione degli insegnamenti del Daishonin.