logo

15. Risposta a Hoshina Goro Taro

RSND, VOLUME I

image

Kamakura, 1267. Indirizzata a Hoshina Goro Taro

Dopo che l’imperatore Ming della dinastia Han una notte sognò [un uomo dorato e mandò i suoi inviati nelle regioni occidentali], i due santi Kashyapa Matanga e Chu-fa-lan1vennero in Cina e si trovarono per la prima volta alle porte di Ch’ang-an. Da allora fino al regno dell’imperatore Hsüan-tsung della dinastia T’ang, il Buddismo si diffuse dall’India in tutta la Cina e, durante la dinastia Liang, il Buddismo fu introdotto in Giappone dal re Syo˘ngmyo˘ng del regno coreano di Paekche. Ciò accadde mentre regnava Kimmei, il trentesimo imperatore del nostro paese. Da allora vennero diffusi ampiamente tutti i sutra e i trattati, e in Giappone sorsero varie scuole buddiste. È una fortuna dunque che, anche se siamo nati nell’Ultimo giorno della Legge, possiamo udire gli insegnamenti predicati sul Picco dell’Aquila e, benché viviamo in un remoto angolo del mondo, possiamo raccogliere con le nostre mani l’acqua del grande fiume [del Buddismo].

    Tuttavia un esame approfondito rivela che occorre fare una distinzione fra gli insegnamenti buddisti, hinayana e mahayana, veri e provvisori, o fra quelli predicati prima e quelli predicati dopo. Se uno è confuso su queste distinzioni, nutrirà opinioni distorte e, pur praticando il Buddismo, la sua colpa sarà più grave che se commettesse le dieci azioni malvagie o i cinque peccati capitali. Per tale motivo, chi detesta il mondo secolare e cerca la via buddista, deve per prima cosa conoscere questi criteri di valutazione. Altrimenti finirà come il monaco Riva della Sofferenzae altri denigratori. Come afferma il Sutra del Nirvana: «Se uno ha opinioni distorte, al momento della morte cadrà sicuramente nell’inferno Avichi».

      Domanda: Come possiamo riconoscere l’errore di nutrire opinioni distorte? Benché io sia una persona umile, mi preoccupo della prossima vita e ho deciso di praticare la Legge buddista il meglio possibile. Desidero perciò conoscere assolutamente questi criteri; se scoprissi di nutrire opinioni distorte, potrei riflettere su di esse e cambiarle in opinioni corrette.

        Risposta: Non è cosa che si possa discernere con i nostri occhi fisici o percepire con la nostra saggezza superficiale. Bisogna usare i sutra come occhi e dare la precedenza alla saggezza del Budda. Tuttavia, se chiariamo questi criteri di valutazione, certamente la gente si adirerà e ci serberà rancore. Facciano come vogliono. La cosa importante è onorare le parole del Budda. La gente di regola apprezza ciò che è distante e disprezza ciò che è vicino, ma questa è la condotta di un ignorante. Anche il distante dev’essere ripudiato se è sbagliato, mentre ciò che è vicino non deve essere ripudiato se risponde a verità. Anche se le persone possono nutrire rispetto [per le dottrine dei loro predecessori], se queste dottrine sono sbagliate, come possiamo utilizzarle oggi?

          Dicono che gli studiosi delle dieci scuole − tre nella Cina meridionale e sette nella Cina settentrionale − eccellevano talmente per autorità e virtù da essere riveriti in tutto il paese per più di cinquecento anni. Ma il Gran Maestro T’ien-t’ai, vissuto durante i regni degli imperatori delle dinastie Ch’en e Sui, esaminò le loro dottrine e le confutò come erronee. Saputo ciò, la gente l’odiò intensamente, ma gli imperatori Ch’en e Sui2, che erano sovrani saggi, convocarono T’ien-t’ai per dibattere con i preti delle dieci scuole e decidere la questione. La verità e l’errore vennero così alla luce, e tutti i preti corressero le opinioni distorte che le loro scuole avevano sostenuto per cinquecento anni e divennero seguaci di T’ien-t’ai. Nel nostro paese il Gran Maestro Kompon [Dengyo], del Monte Hiei, dibatté con gli eminenti studiosi di Nara e Kyoto e distinse il giusto dall’errato negli insegnamenti buddisti. In tutti i casi, T’ien-t’ai e Dengyo basarono le loro argomentazioni sui sutra.

            Tutti gli uomini del nostro tempo, dai preti ai laici, dai nobili ai comuni cittadini, onorano le persone, ma non seguono la Legge. Prendono la loro mente come maestro e non si basano sui sutra. Di conseguenza, o aderiscono all’insegnamento provvisorio del Nembutsu rifiutando la meravigliosa scrittura del grande veicolo, o adottano le dottrine erronee della scuola della Vera parola per insultare l’insegnamento corretto dell’unico veicolo. Non sono essi colpevoli di offesa al grande veicolo? Se quello che i sutra dicono è vero, come potranno evitare le sofferenze dell’inferno? E coloro che seguiranno i loro insegnamenti distorti subiranno la stessa sorte.

              Domanda: Tu affermi che le scuole Nembutsu e della Vera parola sostengono dottrine provvisorie ed errate e che i loro praticanti hanno opinioni distorte e offendono la Legge. Ciò mi sembra estremamente discutibile. Il Gran Maestro Kobo era l’incarnazione di Vajrasattva ed era un bodhisattva al terzo stadio di sviluppo3. La dottrina della Vera parola è il più profondo insegnamento segreto e inoltre il Reverendo Shan-tao era un’incarnazione del Tathagata Amida, il signore della Regione Occidentale, e l’Onorevole Honen era un’incarnazione del Bodhisattva Grande Potere. Come puoi affermare che questi preti onorevoli erano uomini dalle idee distorte?

                Risposta: Naturalmente tali critiche non devono basarsi su opinioni personali, ma la questione deve essere chiarita in base ai sutra. L’affermazione che l’insegnamento della Vera parola sia il più profondo degli insegnamenti segreti deriva dall’asserzione che il Sutra Susiddhikara dovrebbe essere considerato il re dei tre sutra della Vera parola4. Ma in nessun sutra leggiamo che la dottrina della Vera parola è il più alto insegnamento del Tathagata.

                  Nel Buddismo è considerato supremo l’insegnamento che permette a tutti, buoni o cattivi, di divenire Budda. Chiunque può comprendere un criterio tanto ragionevole. Per mezzo di questo principio, possiamo confrontare i vari sutra e stabilire quale sia superiore. Il Sutra del Loto rivela che persino le persone dei due veicoli possono ottenere l’illuminazione, cosa che nei sutra della Vera parola manca, anzi è categoricamente negata. Il Sutra del Loto insegna che le donne sono capaci di conseguire la Buddità, mentre non se ne parla affatto nei sutra della Vera parola. Nel Sutra del Loto è scritto che le persone malvagie possono ottenere l’illuminazione, ma nei sutra della Vera parola non se ne fa alcuna menzione. Come si può dire che i sutra della Vera parola siano superiori al Sutra del Loto?

                    Inoltre, se prendiamo in esame i presagi [apparsi durante la loro predicazione], nel Sutra del Loto si verificarono sei portenti che ne precedettero la predicazione, fra i quali: una pioggia di fiori cadde dal cielo, la terra tremò, e dal ciuffo di peli bianchi fra le sopracciglia del Budda emanò un fascio di luce che giunse tanto in alto da illuminare il cielo Culmine dell’Essere e così in profondità da rischiarare l’inferno Avichi. Inoltre la torre del Budda Molti Tesori sorse dalla terra e i Budda che sono emanazioni del Budda Shakyamuni si radunarono dalle dieci direzioni. Per di più i bodhisattva guidati da Pratiche Superiori emersero dalla terra ognuno con i suoi seguaci numerosi come le sabbie di sessantamila fiumi Gange, di cinquantamila, quarantamila, trentamila, fino a uno o a mezzo fiume Gange e così via. Considerando tali solenni e straordinari eventi, come si può ancora sostenere che i sutra della Vera parola siano superiori al Sutra del Loto? Mi manca il tempo di trattare esaurientemente tali questioni, non ho fatto che estrarre una goccia dal grande mare.

                      Ho qui una copia del libro Trattato sulla mente che aspira all’illuminazione, opera in un volume attribuita al Bodhisattva Nagarjuna, che dice: «Solo nelle dottrine della Vera parola si può conseguire la Buddità nella forma presente perché questi insegnamenti espongono la pratica del samadhi. In nessun altro tipo di insegnamento si trova una trattazione del genere». Poiché queste parole mi sembravano estremamente dubbie, le ho esaminate alla luce dei sutra e ho scoperto che, sebbene i sutra della Vera parola contengano le parole “conseguire la Buddità nella forma presente”, non citano alcun esempio di qualcuno che lo abbia realmente fatto. E anche se vi fosse, poiché il conseguimento della Buddità nella forma presente è insegnato anche nel Sutra del Loto, Nagarjuna non avrebbe dovuto dire che in nessun altro tipo di insegnamento si trova una trattazione del genere. È un errore grossolano.

                        In verità, questo trattato non è opera di Nagarjuna, ne parlerò più diffusamente in un’altra occasione. Ma anche se fosse opera del Bodhisattva Nagarjuna, un errore è comunque un errore. Nel Trattato sulla grande perfezione della saggezza, Nagarjuna, riferendosi al punto essenziale per distinguere fra i vari insegnamenti esposti dal Budda Shakyamuni durante la sua vita, dice: «I sutra della Saggezza non sono insegnamenti segreti perché non parlano del conseguimento della Buddità da parte delle persone dei due veicoli, mentre il Sutra del Loto è un insegnamento segreto perché ne parla». Dice inoltre: «Questi sutra che espongono il conseguimento della Buddità da parte delle persone dei due veicoli sono insegnamenti segreti, quelli che non l’espongono sono insegnamenti essoterici».

                          Se uno accettasse le parole di Mente che aspira all’illuminazione, non solo contraddirebbe specificamente Grande perfezione della saggezza di Nagarjuna, ma, più in generale, negherebbe l’unica grande ragione per cui tutti i Budda fanno il loro avvento nel mondo. Nagarjuna, Vasubandhu e altri, apparvero tutti in questo mondo per propagare gli insegnamenti del Budda Shakyamuni; Nagarjuna era uno dei ventiquattro successori del Budda, come avrebbe potuto dare un’interpretazione così sbagliata?

                            I sutra della Vera parola sono inferiori anche ai sutra della Saggezza, come possono essere paragonati al Sutra del Loto? Tuttavia, ne La chiave preziosa della volta segreta, Kobo afferma che tutti gli insegnamenti della vita del Budda sono contenuti nell’insegnamento della Vera parola. Egli, non solo relega il Sutra del Loto al terzo posto, ma lo liquida definendolo «una dottrina puerile». Eppure, quando io apro rispettosamente il Sutra del Loto, leggo la dichiarazione del Budda che lo definisce «il supremo tra tutti quelli che sono stati predicati dai Tathagata»5 e il sutra supremo «tra quelli che ho predicato, che ora predico e che predicherò»6. Nelle dieci similitudini del capitolo “Precedenti vicende del Bodhisattva Re della Medicina”, il Sutra del Loto è paragonato al grande mare, al sole e al monte Sumeru. Attenendoci a questo principio, c’è qualcosa di più profondo del grande mare, di più luminoso del sole, di più alto del monte Sumeru? Attraverso queste similitudini si dovrebbe capire la verità. Su quali basi Kobo sostiene che i sutra della Vera parola sono superiori al Sutra del Loto? Non si trova alcun passo a riguardo nel Sutra di Mahavairochana o in altri sutra. Fidandosi unicamente della propria opinione, egli ha tradito per sempre l’intenzione del Budda.

                              Il Gran Maestro Miao-lo disse: «Invito coloro che hanno occhi a esaminare attentamente ciò»7. Non è forse senza occhi colui che considera il Sutra del Loto inferiore al Sutra della Ghirlanda di fiori? Il Sutra del Nirvana afferma: «Se c’è una persona che offende il corretto insegnamento del Budda, la sua lingua dovrà essere tagliata». Ah, quelle lingue denigratrici non pronunceranno più nemmeno una parola, mondo dopo mondo, e quegli occhi annebbiati dalle opinioni errate cadranno e non vedranno più nulla, vita dopo vita! Inoltre, il Sutra del Loto dice: «Chi non riesce ad avere fede e invece offende questo sutra, […]. Allorché la sua vita giungerà al termine egli cadrà nell’inferno Avichi»8. Se queste parole sono vere, [Kobo] sicuramente cadrà nella grande fortezza dell’inferno di sofferenza incessante dove patirà per innumerevoli milioni di kalpa. Attraverso questo esempio dovresti renderti conto anche del destino di Shan-tao e Honen.

                                Quale uomo dotato di saggezza vorrebbe seguire la corrente di questi insegnamenti offensivi ed essere consumato insieme a questi uomini nelle fiamme dell’inferno Avichi? Questo è ciò che i praticanti dovrebbero veramente temere. Ci sono molte persone dalle opinioni profondamente distorte e, a questo proposito, esaminando le vere e auree parole del Tathagata, troviamo: «[Questo re demone Papiyas tenterà un giorno] di distruggere il mio corretto insegnamento. Sarà come un cacciatore che camuffa il suo corpo sotto abiti talari; assumerà l’aspetto di colui che ha superato la corrente, di colui che ritornerà una volta o di colui che non ritornerà, di un arhat9, un pratyekabuddha o un Budda e cercherà di distruggere il mio corretto insegnamento»10.

                                  Shan-tao e Honen, mostrando una varietà di poteri maestosi, hanno ingannato monaci e laici ignoranti e distrutto il corretto insegnamento del Tathagata. In particolare i seguaci della scuola della Vera parola mettono in rilievo esclusivamente i benefici del mondo presente e, usando vari animali come oggetto di culto, pregano per soddisfare le passioni amorose degli uomini e delle donne, per realizzare il desiderio di proprietà terriere e simili. Essi considerano miracolosi benefici tali insignificanti risultati, ma se si basano su questo per affermare la superiorità degli insegnamenti della Vera parola, non sono nemmeno all’altezza dei non buddisti dell’India. L’asceta Agastya trattenne nei suoi orecchi le acque del Gange per dodici anni, l’asceta Jinu inghiottì i quattro grandi mari in un giorno, il maestro non buddista Uluka si tramutò in pietra e così rimase per ottocento anni. Possono i risultati delle preghiere della Vera parola superare questi? L’asceta Gautama11 predicò per dodici anni assumendo la forma del dio Shakra, mentre Kobo si trasformò in Vairochana per un solo istante. Giudica tu chi abbia i poteri maggiori. Se credi che simili trasformazioni siano importanti, tanto varrebbe credere nei praticanti non buddisti.

                                    Sappiate che, pur possedendo tali poteri maestosi, nemmeno i maestri non buddisti poterono sfuggire alle fiamme dell’inferno Avichi, per non parlare di coloro con insignificanti poteri di trasformazione; e ancor meno possono evitare questo destino coloro che offendono il grande veicolo. I preti della Vera parola sono cattivi amici di tutti gli esseri viventi. Non dovete avvicinarli, dovete averne paura. Il Budda afferma: «Non abbiate paura di elefanti impazziti. Abbiate paura dei cattivi compagni! Perché? Perché un elefante impazzito può distruggere il vostro corpo ma non distrugge la vostra mente, mentre un cattivo compagno può distruggere il corpo e la mente. Un elefante impazzito distrugge un solo corpo, mentre un cattivo compagno può distruggere innumerevoli corpi e menti. Un elefante impazzito distrugge solo un corpo impuro e puzzolente, un cattivo compagno può distruggere sia un corpo puro sia una mente pura. Un elefante impazzito può distruggere il corpo fisico, ma un cattivo compagno distrugge il corpo del Dharma. Se sarete uccisi da un elefante impazzito non cadrete nei tre cattivi sentieri, ma se sarete uccisi da un cattivo compagno, senza dubbio vi cadrete. Un elefante impazzito è nemico soltanto del tuo corpo, mentre un cattivo compagno è nemico della buona Legge»12. Perciò, si devono temere i cattivi compagni seguaci di Kobo, di Shan-tao e di Honen ancora più dei serpenti velenosi o dei demoni maligni. Ho spiegato brevemente l’errore di avere opinioni distorte.

                                      Il messaggero ha tanta fretta di tornare che ho scritto solo una piccola parte di ciò che avevo da dire. In una prossima occasione ti scriverò ancora, esaminando a fondo sutra e trattati. Non mostrare mai questa lettera ad altri. Se sopravviverò fino ad allora, verrò a farti visita nell’autunno del prossimo anno e parlerò con te, come mi hai chiesto.

                                        Con profondo rispetto,

                                          Nichiren

                                            Il quinto giorno del dodicesimo mese

                                              Risposta a Hoshina Goro Taro

                                                  Cenni Storici

                                                  Nichiren Daishonin scrisse questa lettera nel dodicesimo mese del quarto anno dell’epoca Bun’ei (1267) a Hoshina Goro Taro che viveva nella provincia di Kazusa, a nord di Awa. Si pensa che Hoshina prestasse servizio presso Sakuma Hyogo, il signore di Okitsu, e che si fosse convertito agli insegnamenti del Daishonin, insieme al suo signore, quando Nichiren aveva fatto ritorno alla provincia nativa di Awa, nell’autunno del 1264.

                                                  Da quest’unica lettera conservata, possiamo supporre che Hoshina fosse stato un seguace della scuola della Vera parola, che, dopo la conversione all’insegnamento del Daishonin, aveva sempre mantenuto una fede pura.

                                                  Il Daishonin confuta qui le scuole Nembutsu e della Vera parola, riassumendo gli argomenti che saranno alla base delle sue successive rimostranze ai funzionari governativi e ai preti dei templi principali. Sottolinea che è necessario fare distinzioni di superiorità relativa tra tutte le scritture buddiste, così come tra Hinayana e Mahayana e tra insegnamenti provvisori e vero insegnamento. Tra i vari sutra, il Sutra del Loto è superiore a tutti, ma i preti delle scuole Nembutsu e della Vera parola sono confusi riguardo ai giusti criteri di comparazione da adottare e quindi offendono il Sutra del Loto. Il Daishonin critica le loro idee basandosi sui sutra stessi, e afferma che solo le scritture, e non le opinioni personali, costituiscono la base valida per giudicare. In particolare, contesta le pratiche dei preti della scuola della Vera parola che perseguono solo benefici mondani e superficiali, concludendo che si dovrebbe riconoscere la supremazia all’unico sutra che permette a tutte le persone di conseguire la Buddità.

                                                  Note

                                                  1. Riferimento alla leggenda secondo cui l’imperatore Ming (28-75) sognò un uomo dorato che si librava sopra il suo giardino. Al risveglio interrogò i suoi ministri chiedendo loro il significato del sogno; uno di loro rispose di aver udito che un grande saggio, chiamato Budda, era nato nella regione occidentale durante il regno del re Chao della dinastia Chou. Per procurarsi gli insegnamenti del Budda, l’imperatore mandò diciotto inviati nella regione occidentale e, su richiesta di questi ultimi, nel 67 due monaci buddisti indiani giunsero in Cina recando sui loro cavalli bianchi immagini e scritture buddiste.
                                                  2. L’imperatore Ch’en Shu-pao, quinto e ultimo sovrano della dinastia Ch’en e l’imperatore Yang Ti, secondo sovrano della dinastia Sui.
                                                  3. Terzo stadio di sviluppo: terzo dei dieci stadi di sviluppo, lo stadio di emissione di luce nel quale si irradia la luce della saggezza. Vedi anche cinquantadue stadi della pratica del bodhisattva nel Glossario.
                                                  4. La scuola della Vera parola classifica il Sutra Susiddhikara al terzo posto dopo le altre due sue scritture principali, il Sutra di Mahavairochana e il Sutra della Corona di diamanti, mentre l’esoterismo Tendai fondato da Jikaku lo venera in maniera particolare. Il Daishonin qui fa riferimento all’asserzione di Jikaku che lo considerava il sutra supremo fra le scritture esoteriche.
                                                  5. Il Sutra del Loto, cap. 14, p. 287.
                                                  6. Ibidem, cap. 10, p. 235.
                                                  7. Annotazioni su “Il significato profondo del Sutra del Loto”.
                                                  8. Il Sutra del Loto, cap. 3, pp. 125-126.
                                                  9. Riferimento a coloro che hanno raggiunto i quattro livelli d’illuminazione a cui possono aspirare gli ascoltatori della voce nel Buddismo hinayana: 1) lo stadio di colui che vince la corrente (sans. srota-apanna); 2) lo stadio di colui che ritorna ancora una volta (sans. sakridagamin); 3) lo stadio di colui che non ritorna (sans. anagamin); 4) lo stadio di arhat. Vedi anche quattro stadi dell’illuminazione hinayana nel Glossario.
                                                  10. Parafrasi di un passo del Sutra del Nirvana.
                                                  11. Asceta Gautama: eremita di cui si parla nel Sutra del Nirvana. Non ha niente a che vedere con il Budda Gautama (Shakyamuni). Afferma il Sutra del Nirvana: «L’asceta Gautama diede prova di grandi poteri sovrannaturali e per dodici anni si trasformò nel dio Shakra…».
                                                  12. Sutra del Nirvana.
                                                  La Biblioteca di Nichiren
                                                  istituto buddista italiano soka gakkai
                                                  senzamotica
                                                  Eredità della vita
                                                  otto per mille
                                                  nuovo rinascimento
                                                  buddismo e società
                                                  volo continuo
                                                  esperia

                                                  © Soka Gakkai. © Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. | Via di Bellagio 2/E 50141 Firenze FI | C.F. 94069310483 | P.I. 04935120487 | Privacy & Cookie Policy.

                                                  Gestisci consenso