292. Risposta a Matsuno
Luogo sconosciuto, Data sconosciuta. Indirizzata a Myoho, monaca laica
Anche se il sole e la luna dovessero cadere al suolo e il monte Sumeru crollasse, non c’è dubbio che questa donna conseguirà la Buddità. È certo, assolutamente certo!
Ho ricevuto i vari articoli che mi hai inviato: un to di riso essiccato, il cilindro di bambù pieno di sakè invecchiato, i chimaki, l’aozashi1 e i germogli di bambù.
Chiunque offra fiori di campo o incenso di corteccia al Budda non può mancare di raggiungere il Picco dell’Aquila. A maggior ragione sarà così per chi offre riso bianco, coltivato dalle persone spezzandosi le ossa, o sakè invecchiato, che è come sangue cavato da chi lo ha distillato. Come si potrebbe anche minimamente dubitare che una donna che offre queste cose al Budda e al Sutra del Loto conseguirà la Buddità e raggiungerà la via?
Nichiren
Il primo giorno del quinto mese
Risposta alla monaca laica Myoho
Cenni Storici
Questa lettera è intitolata Risposta a Matsuno, ma, in fondo allo scritto, la destinataria risulta essere la monaca laica Myoho. Matsuno potrebbe essere il prete laico Matsuno Rokuro Saemon, oppure suo figlio, e la monaca laica Myoho doveva essere imparentata con la famiglia Matsuno. Si pensa che la lettera sia stata scritta nel 1278. Il Daishonin afferma che offrire al Budda e al Sutra del Loto beni che richiedono fatica per essere prodotti, come il riso e il sakè, produrrà un beneficio ancora maggiore che offrire al Budda beni che possono essere ottenuti facilmente. Egli conclude affermando che una donna che fa offerte del genere non può mancare di conseguire la Buddità.