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55. Risposta a Niiama

RSND, VOLUME I

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Minobu, 1275. Indirizzata a Niiama

Ho ricevuto il sacco di alghe nori che mi hai inviato. Ringrazio anche per le alghe nori gentilmente offerte da Oama.

    Questo luogo è chiamato monte Minobu. A sud si trova la provincia di Suruga; dalla spiaggia di Ukishimagahara1, in quella provincia, a questa montagna, nel distretto di Hakiri della provincia di Kai, ci sono più di cento ri, ma sono più faticosi da percorrere che non mille ri su un’altra strada. Il Fuji2, il fiume più rapido di tutto il Giappone, scorre da nord a sud. A est e a ovest di questo fiume sorgono alte montagne e nella valle enormi rocce si ergono da entrambi i lati come alti paraventi. Le acque del fiume scorrono impetuose con la velocità di una freccia lanciata attraverso un tubo da un potente arciere. Le barche che costeggiano le rive o che attraversano la corrente a volte si schiantano in mille pezzi a causa delle rapide e dei numerosi scogli. Superati tali perigliosi luoghi, si arriva alla grande montagna di Minobu.

      Il picco Tenshi a est, il Takatori a sud, lo Shichimen a ovest e il Minobu a nord, torreggiano come se fossero quattro altissimi paraventi. Scalando questi picchi si vede una lussureggiante vegetazione, mentre scendendo nelle valli si trova una serie di enormi rocce una dietro l’altra. Gli ululati dei lupi riempiono le montagne, nelle valli echeggia il chiacchierio delle scimmie, si ode il lamentoso richiamo dei cervi in amore e risuona il chiassoso stridio delle cicale. Qui i fiori primaverili sbocciano d’estate e gli alberi producono i frutti autunnali in inverno. Di quando in quando si vede un boscaiolo raccogliere legna da ardere; i miei rari visitatori sono solo amici di vecchia data. L’atmosfera del monte Shang dove i Quattro anziani canuti si ritirarono dal mondo e l’aspetto della montagna che dette rifugio ai Sette saggi del Boschetto di Bambù3 dovevano essere simili a quelli di questo luogo.

        Scalando il monte, ti sembra di vedere una distesa di alghe wakame, ma non è così, troverai soltanto cespugli di felci. Scendendo nelle valli, ti chiedi se non vi crescano le alghe nori, ma ti sbagli, è solo una distesa di prezzemolo.

          Sebbene io avessi ormai da tempo cessato di pensare al mio paese natale, ora, vedendo queste alghe nori, mi tornano alla mente tanti ricordi che mi rattristano. Sono le stesse alghe che tanto tempo fa vedevo sulle spiagge di Kataumi, di Ichikawa e Kominato4. Provo un risentimento senza motivo vedendo che il colore, la forma e il sapore di queste alghe sono rimasti immutati mentre i miei genitori sono scomparsi, e non riesco a trattenere le lacrime.

            Ma cambiamo argomento. Per quanto riguarda la richiesta di un Gohonzon per Oama Gozen, io sono preoccupato. La ragione è la seguente. Di questo Gohonzon non si trova cenno in alcuno degli scritti dei molti maestri del Tripitaka che si recarono dall’India in Cina o dei preti che viaggiarono dalla Cina all’India. Eppure, tutti gli oggetti di culto custoditi nei templi delle cinque regioni dell’India, sono descritti senza eccezione in Cronache delle regioni occidentali, in Biografia del maestro del Tripitaka del tempio Ta-tz’u-en e nella Trasmissione della lampada. Non si trova nemmeno tra gli oggetti di culto dei vari templi descritti dai santi che vennero in Giappone dalla Cina o dai saggi che andarono in Cina dal Giappone. Poiché tutti i resoconti giornalieri di innumerevoli templi come il Gango-jie lo Shitenno-ji5, i primi templi giapponesi, e molte cronache a cominciare da Cronache del Giapponeli nominano tutti senza alcuna omissione, gli oggetti di culto di questi templi sono ben noti, ma fra questi non è mai stato elencato un Gohonzon.

              Qualcuno potrebbe dubitare e dire: «Esso non si trova descritto nei sutra e nei trattati e, proprio perché non c’è, i vari saggi non lo hanno mai dipinto o scolpito in legno». Io dico che i sutra sono davanti ai loro occhi e quindi quelli che hanno dubbi dovrebbero esaminare se esso sia o non sia rivelato nei sutra. È uno sbaglio condannare questo oggetto di culto semplicemente perché non fu mai dipinto o scolpito in epoche passate.

                Per esempio, quando il Budda Shakyamuni salì al cielo dei trentatré dèi per adempiere agli obblighi verso la madre, a causa dei poteri soprannaturali del Budda nessuno in tutto il paese di Jambudvipa se ne accorse, a eccezione del Venerabile Maudgalyayana. La Legge del Budda, anche se è davanti agli occhi, non apparirà se manca la capacità [delle persone], e non si propagherà se non è il tempo giusto. Questo è in accordo con le leggi della natura, proprio come, secondo il tempo, la marea del grande mare si alza e si abbassa, o la luna nel cielo cresce e cala.

                  Il Budda Shakyamuni, signore degli insegnamenti, custodì questo Gohonzon nella sua mente per tanti kalpa quanti i granelli di polvere di innumerevoli sistemi maggiori di mondi e, anche dopo essere apparso in questo mondo, non lo espose per oltre quarant’anni dalla sua prima predicazione. Anche nel Sutra del Loto non lo menzionò nei primi capitoli dell’insegnamento transitorio; nel capitolo “Torre preziosa”, l’undicesimo, egli cominciò a farlo trapelare, lo rivelò nel capitolo “Durata della vita” e concluse la spiegazione nei capitoli “Poteri sovrannaturali” e “Affidamento”.

                    Bodhisattva come Manjushri che vive nel Mondo Dorato, Maitreya nel palazzo del cielo Tushita, Percettore dei Suoni del Mondo sul monte Potalaka e Re della Medicina che è un discepolo del Budda Pura e Splendente Virtù del Sole e della Luna, fecero a gara nel chiedere [al Budda il permesso di propagare il Gohonzon nell’Ultimo giorno della Legge], ma egli rifiutò. Il Budda dichiarò: «Quei bodhisattva sono famosi per la notevole saggezza e la profondità del loro sapere, ma poiché hanno iniziato a udire il Sutra del Loto solo da poco tempo, la loro comprensione è ancora limitata e quindi non sarebbero in grado di sopportare le grandi difficoltà dell’ultima epoca. Ci sono i miei veri discepoli che ho tenuto nascosti nella profondità della terra per tanti kalpa quanti i granelli di polvere di innumerevoli sistemi maggiori di mondi. Affiderò [la propagazione] a loro». Così dicendo, il Budda nel capitolo “Emergere dalla terra” convocò il Bodhisattva Pratiche Superiori e gli altri bodhisattva e affidò loro i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo, il cuore dell’insegnamento originale del Sutra del Loto.

                      Poi il Budda disse: «Prestate attenzione! Non dovete propagarlo nei mille anni del Primo giorno della Legge e nei mille anni del Medio giorno dopo la mia scomparsa. All’inizio dell’Ultimo giorno della Legge, l’intero Jambudvipa sarà pieno di preti che offendono la Legge e, poiché tutti gli dèi celesti dimostreranno la loro collera, nel cielo appariranno comete e la terra sussulterà come scossa da enormi onde; innumerevoli calamità e disastri, come siccità, incendi, inondazioni, tifoni, epidemie, carestie e guerre accadranno tutti in una volta. Il popolo di Jambudvipa indosserà l’armatura e impugnerà archi e bastoni, ma siccome nessuno dei Budda, dei bodhisattva e delle divinità benevolenti sarà in grado di aiutarlo, moriranno tutti e cadranno come pioggia nell’inferno di incessante sofferenza. In quel tempo i re potranno salvare i loro paesi e il popolo potrà essere liberato dai disastri se abbracceranno e crederanno in questo grande mandala di cinque caratteri; inoltre, nella prossima vita non cadranno nelle grandi fiamme dell’inferno di incessante sofferenza».

                        Ora Nichiren, benché non sia il Bodhisattva Pratiche Superiori, forse per disegno di quel bodhisattva, aveva già acquisito una conoscenza generale di questo insegnamento e lo ha esposto negli ultimi vent’anni e più. Quando si decide di propagare questo insegnamento, si incontrano difficoltà, come il sutra afferma: «E poiché odio e gelosia nei confronti di questo sutra abbondano perfino mentre il Tathagata è nel mondo, quanto peggio sarà dopo la sua scomparsa?»6 e «Nel mondo dovrà fronteggiare molta ostilità e sarà difficile credervi»7. Dei tre potenti nemici predetti nel sutra, il primo è rappresentato dal sovrano, dagli amministratori delle regioni e dei villaggi, dai signori dei feudi e dalla popolazione comune; credendo alle accuse del secondo e del terzo tipo di nemici, cioè dei preti, essi disprezzeranno e calunnieranno il devoto del Sutra del Loto o lo attaccheranno con spade e bastoni.

                          Il villaggio di Tojo nella provincia di Awa, sebbene sia un luogo remoto, può essere considerato il centro del Giappone in quanto vi dimora la Dea del Sole. Nei tempi antichi essa dimorava nella provincia di Ise8, ma quando l’imperatore divenne un fervente devoto di Hachiman e dei santuari di Kamo9, trascurando la Dea del Sole, questa si infuriò. A quel tempo Minamoto no Yoritomo, il generale della destra, sottoscrisse un voto solenne e ordinò ad Aoka no Kodayu10 di collocare la dea nel santuario esterno di Ise. Forse per aver soddisfatto il desiderio della dea, Yoritomo diventò lo shogun che governò su tutto il Giappone. Egli decise poi di fare della regione di Tojo la residenza della Dea del Sole e così ella ora non risiede più nella provincia di Ise, ma nella regione di Tojo della provincia di Awa. Una cosa simile accadde al Grande Bodhisattva Hachiman che anticamente risiedeva a Dazaifu e in seguito si trasferì sul monte Otokoyama nella provincia di Yamashiro e ora vive a Tsurugaoka, a Kamakura, nella provincia di Sagami11.

                            Tra tutti i luoghi dell’intero paese di Jambudvipa, Nichiren cominciò a propagare la dottrina corretta nella regione di Tojo della provincia di Awa in Giappone. Di conseguenza l’amministratore di Tojo è diventato mio nemico, ma il suo clan ora è semidistrutto.

                              Poiché [Oama] è insincera e sciocca, a volte ha fede e a volte dubita. È incostante. Quando Nichiren incorse nell’ira del governo12, ella abbandonò il Sutra del Loto. Era per questo che, ogni volta che la vedevo, le dicevo: «[Il Sutra del Loto] è il più difficile da credere e il più difficile da comprendere»13.

                                Se io le consegno un Gohonzon per la sua salvezza perché ho un grande debito con lei, le dieci fanciulle demoni penseranno certamente che sono un prete parziale. Se seguo le parole del sutra e non concedo il Gohonzon per la sua mancanza di fede, io non sarò parziale, ma ella potrebbe nutrire rancore nei miei confronti in quanto non comprende il suo errore. Ho spiegato esaurientemente le ragioni del mio rifiuto in una lettera a Acharya Suke14. Per favore manda a prendere la lettera e mostragliela.

                                  Tu sei della stessa famiglia di Oama Gozen, ma la tua fede è più profonda. Tu mi hai spesso mandato offerte sia nella provincia di Sado che in questa provincia e la tua risoluzione non sembra vacillare, perciò ho iscritto per te un Gohonzon. Tuttavia manterrai la fede fino alla fine? Questo mi preoccupa, come se tu camminassi su ghiaccio sottile o fossi di fronte a una spada sguainata. Ti scriverò ancora più dettagliatamente.

                                    Si dice che Oama non sia l’unica ad avere rimpianti: delle novecentonovantanove persone su mille che a Kamakura abbandonarono la fede all’epoca del mio arresto, ora, forse perché l’opinione pubblica si è placata, diverse sembrano pentite, ma io non voglio paragonarla a costoro. Per favore spiegale bene che, per quanto sia molto spiacente per lei, poiché la carne non può sostituire le ossa15, non intendo soddisfare la sua richiesta perché ella si è rivoltata contro il Sutra del Loto.

                                      Con mio profondo rispetto,

                                        Nichiren

                                          Il sedicesimo giorno del secondo mese

                                            Risposta a Niiama

                                                Cenni Storici

                                                Questa lettera venne scritta nel secondo mese del dodicesimo anno di Bun’ei (1275), l’anno successivo al ritorno di Nichiren Daishonin dall’esilio a Sado e al suo ritiro sul monte Minobu. È la risposta a una lettera inviatagli da Niiama, insieme alla suocera (o forse la nonna) Oama, con la richiesta di iscrivere un Gohonzon per loro. Dal momento che Oama significa “monaca anziana”, per contrasto la destinataria della lettera viene chiamata Niiama, cioè “monaca giovane”.

                                                Oama era stata moglie di Hojo Tomotoki, il fratello minore del terzo reggente, Yasutoki. Tomotoki era il signore del distretto di Nagasa, nella provincia di Awa, dov’era nato il Daishonin. Il villaggio di Tojo, che in seguito divenne distretto, si trovava in quella zona. Sembra anche che Niiama fosse stata la moglie del figlio o del nipote di Tomotoki. Entrambe le donne erano vedove e vivevano insieme a Tojo. Il Daishonin doveva essere in obbligo con Oama per qualche favore accordato alla sua famiglia, e così, quando Tojo Kagenobu, sovrintendente della stessa zona, fece pressioni su Oama per assumere il controllo del tempio Seicho, il Daishonin intervenne in favore della donna e riuscì a sventare il tentativo, ripagando così il proprio debito.

                                                Oama era diventata sua seguace subito dopo che il Daishonin aveva proclamato l’insegnamento corretto per l’Ultimo giorno della Legge, ma praticava senza grande costanza, e nel periodo della persecuzione di Tatsunokuchi aveva abbandonato la fede. Quando il Daishonin si fu stabilito a Minobu, Oama cambiò nuovamente idea e gli chiese di affidarle un Gohonzon, cosa che egli rifiutò, sapendo che la sua fede vacillava, mentre lo concesse a Niiama.

                                                Note

                                                1. Ukishimagahara: zona situata nella parte orientale della provincia di Suruga, tra le pendici meridionali del monte Ashitaka, nei pressi di Numazu, e Suzukawa, nella città di Fuji.
                                                2. Fiume Fuji: fiume che scorre a ovest del monte Fuji e sfocia a sud nella baia di Suruga. È lungo circa 140 chilometri.
                                                3. Sette saggi del Boschetto di Bambù: Shan T’ao, Hsi K’ang, Juan Chi, Juan Hsien, Wang Jung, Hsiang Hsiu e Liu Ling dei quali si dice che, verso la fine della dinastia Wei (220-265), per sfuggire al caos e alla corruzione governativa, si ritirarono in un boschetto di bambù a studiare la filosofia di Lao Tzu e Chuang Tzu.
                                                4. Kataumi, Ichikawa e Kominato: località sulla costa del Pacifico nella provincia di Awa, luogo natale del Daishonin.
                                                5. Gango-ji: tempio della scuola della Ghirlanda di fiori, uno dei sette templi principali di Nara. La costruzione fu intrapresa nel 588 da Soga no Umako e fu completato nel 596. Shitenno-ji: il più antico tempio buddista giapponese, nei pressi di Osaka, fondato dal principe Shotoku nel 587 dopo la vittoria, a fianco di Soga no Umako, su Mononobe no Moriya. Il nome è ispirato dalle statue dei quattro re celesti (giap. shitenno) che vi sono custodite.
                                                6. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 235.
                                                7. Ibidem, cap. 14, p. 287.
                                                8. Provincia di Ise: nell’attuale prefettura di Mie, è sede dei Grandi santuari di Ise. I templi esterni e interni ospitano gli antenati divini della famiglia imperiale.
                                                9. Hachiman è una delle principali divinità shintoiste adottata dal Buddismo come divinità protettrice. Quelli di Kamo sono due santuari shintoisti di Kyoto, indipendenti ma strettamente legati.
                                                10. Aoka no Kodayu: il primo custode del tempio della Dea del Sole, eretto nel villaggio di Tojo da Minamoto no Yoritomo (1147-1199).
                                                11. Il santuario originale di Hachiman era vicino a Dazaifu, sede del governo nel Kyushu. Le prime notizie su di esso risalgono al 737. Nel 859, fu eretto sul monte Otokoyama, a sud di Kyoto, il santuario Iwashimizu Hachiman. In seguito Hachiman fu adottato come divinità patrona della famiglia Minamoto e da allora venne a simboleggiare il valor militare. Nel 1191, Minamoto no Yoritomo, fondatore del governo di Kamakura, vi fondò il santuario Hachiman di Tsurugaoka.
                                                12. Riferimento alla persecuzione di Tatsunokuchi, un tentativo fallito di giustiziare il Daishonin, il dodicesimo giorno del nono mese, 1271.
                                                13. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 235.
                                                14. Acharya Suke: secondo alcuni era un discepolo del Daishonin e confidente del signore di Tojo; secondo altri era un prete del tempio Seicho.
                                                15. Il Daishonin sta paragonando la “carne” ai sentimenti personali e le “ossa” ai princìpi buddisti.
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