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378. Risposta a Oama

RSND, VOLUME II

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Minobu, Data sconosciuta. Indirizzata a Oama

I guardiani dell’inferno e il re Yama sono alti dieci cho, hanno volti macchiati di vermiglio, occhi grandi come il sole o la luna, denti simili agli spunzoni di un rastrello e pugni come macigni. Quando camminano, la terra oscilla come una barca sballottata sul grande mare e le loro voci rimbombano come il fragore del tuono.

    [Se tu dovessi incontrarli] saresti incapace di pronunciare le parole Nam-myoho-renge-kyo. Tu non sei una mia discepola. Scrivimi ciò che hai veramente nel cuore e io presterò ascolto alle tue parole. Poi pregherò per te, con tutte le mie forze, fino a sfinirmi, anima e corpo. Ma cerca di capire che queste preghiere devono riguardare la tua esistenza futura. Da ora in poi, decidi fermamente di impegnarti per la tua esistenza futura.

      Rispettosamente,

        Nichiren

          Il ventesimo giorno del nono mese

            Risposta a Oama.

                Cenni Storici

                Oama, la destinataria di questa lettera, era la moglie del proprietario di una tenuta nel villaggio di Tojo, distretto di Nagasa, nella provincia di Awa. Conosceva i genitori di Nichiren Daishonin e si era convertita ai suoi insegnamenti, ma, più o meno all’epoca della persecuzione di Tatsunokuchi, abbandonò la fede. In seguito cambiò idea e chiese al Daishonin di ricevere un Gohonzon, ma egli non glielo concesse a causa della sua fede incostante.

                Il testo presente è l’ultima parte di una lettera che il Daishonin le scrisse da Minobu, non si sa in quale anno. Dal contenuto sembrerebbe che il Daishonin stesse cercando di correggere l’atteggiamento della donna riguardo alla fede. Egli descrive un’immagine spaventosa del re Yama e dei guardiani dell’inferno, davanti ai quali era probabile che la donna si sarebbe ben presto trovata a causa della sua fede debole. A quel punto, in preda al terrore, non sarebbe stata neanche in grado di recitare Nam-myoho-renge-kyo, che avrebbe potuto salvarla dalle sofferenze dell’inferno. Il Daishonin le dice severamente: «Tu non sei una mia discepola» e l’ammonisce a esprimere con franchezza ciò che ha nel cuore. Se lo farà, le promette che pregherà per lei al massimo delle sue capacità.

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