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217. Risposta alla petizione di Gyobin

RSND, VOLUME II

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Luogo sconosciuto, 1271. Indirizzata a Gyobin

La petizione nella quale il Santo Ryokan, il supremo sostenitore dei precetti del Giappone attuale, e santi come Nen’amidabutsu e Doamidabutsu, discepoli di seconda generazione dell’Onorevole Honen, intentano una querela nei confronti di Nichiren, dice: «Desideriamo che Nichiren sia immediatamente convocato e le sue vedute errate siano demolite, in modo che le dottrine corrette possano prosperare».

    Io dico che, se le dottrine errate fossero demolite, in modo che le dottrine corrette possano prosperare, sarebbe motivo di immensa gioia, come se una tartaruga con un occhio solo avesse trovato un tronco galleggiante con una cavità che le si adatti perfettamente.

      La petizione dice: «Shakyamuni espose gli ottantaquattromila insegnamenti. Che ragione può esservi di dire che l’uno è giusto e l’altro è sbagliato?».

        Il Maestro di Meditazione Tao-ch’o scrisse: «Questo Ultimo giorno della Legge che abbiamo davanti è un’epoca malvagia e macchiata dalle cinque impurità e solo la dottrina della Pura terra è la strada che permette di entrare [nella via]»1.

          Il Reverendo Shan-tao disse che «neanche una persona su mille»2 poteva essere salvata grazie agli altri insegnamenti. L’Onorevole Honen disse che si dovrebbero scartare, chiudere, ignorare e abbandonare tutti gli altri insegnamenti.

            L’Onorevole Nen’amidabutsu e altri dissero che chiamare un insegnamento giusto e l’altro sbagliato è offendere la Legge. Stanno andando contro le dottrine dei tre santi3, i patriarchi della loro stessa scuola. Come potrebbero essere diversi dai membri della scuola Anti-Lokayata?4 È possibile che Ninsho, il Santo Ryokan, appoggi questa dottrina che loro espongono, ritenendola corretta?

              La petizione dice inoltre: «Nichiren è attaccato soltanto a un unico sutra, quello del Loto, e offende tutti gli altri insegnamenti del Mahayana».

                Il Sutra degli Innumerevoli significati dice: «In questi quarant’anni e più non ho ancora rivelato la verità». Il Sutra del Loto dice che il Budda «adesso deve rivelare la verità»5. Il Sutra del Loto dice anche che «tutto questo è dichiarato, rivelato e chiaramente spiegato in questo sutra»6. Il Budda Molti Tesori aggiunge la sua testimonianza alla verità dei sutra dicendo: «[Shakyamuni], tutto ciò che hai esposto è la verità!»7. Riguardo alla testimonianza dei Budda delle dieci direzioni, il Sutra del Loto dice: «Le loro lingue si spingono fino al cielo di Brahma»8.

                  Denigrare i sutra predicati nel passato, nel presente e nel futuro, e lodare un unico sutra, quello del Loto, corrisponde alle auree istruzioni del Budda Shakyamuni ed è ciò su cui concordano tutti gli altri Budda. Non è di certo una mia interpretazione personale. Inoltre il Gran Maestro Tokuitsu di Nara formulò questa critica nei confronti del Gran Maestro Dengyo nelle ere Enryaku, Daido e Konin, ma essa venne refutata e fu istituita la scuola del Loto.

                    La petizione dice anche: «Nichiren afferma che tutti gli insegnamenti predicati prima del Sutra del Loto sono falsità».

                      Anche questa non è una mia opinione personale. Il Sutra degli Innumerevoli significati dice: «Non ho ancora rivelato la verità». (Non avere ancora rivelato la verità significa aver detto falsità). Il secondo volume del Sutra del Loto domanda: «Può essere accusato di menzogna?»9 e il sesto volume chiede: «Si può affermare che questo bravo medico sia colpevole di menzogna?»10. Il Sutra del Nirvana dice: «Sebbene il Tathagata non dica menzogne, se io sapessi che dicendo il falso [potrei aiutare le persone a ottenere i benefici della Legge, allora farei ciò che è meglio per loro e pronuncerei tali parole come espedienti]». T’ien-t’ai dice: «Sono le fiorite parole false del Tathagata»11. Definire falsità i sutra di quei quarant’anni e più non è dunque una mia opinione personale.

                        La petizione dice anche che io sostengo che il Nembutsu è una pratica che conduce all’inferno di incessante sofferenza.

                          Nel primo volume del Sutra del Loto si dice: «[Se impiegassi il Piccolo veicolo per convertire anche una sola persona] sarei colpevole di avarizia, ma tale cosa sarebbe impossibile»12, e il secondo volume dice: «[Chi non riesce ad aver fede e invece offende questo sutra] […] Allorché la sua vita giungerà al termine egli cadrà nell’inferno Avichi»13. Queste frasi significano che se l’Onorato dal Mondo di Grande Illuminazione avesse predicato solo sutra come quello della Meditazione degli insegnamenti Nembutsu per quarant’anni e più, e non avesse esposto il Sutra del Loto, difficilmente avrebbe potuto sfuggire ai tre cattivi sentieri. A maggior ragione sarà così per le persone comuni dell’ultima epoca, che seguono l’unica pratica del Nembutsu per tutta la vita, anche senza raccomandarla agli altri. Come possono evitare di cadere nell’inferno di incessante sofferenza? È come se il popolo rifiutasse di obbedire al sovrano, o i figli rifiutassero di obbedire ai genitori.

                            E sarà ancor più vero nel caso di uomini come Tao-ch’o, Shan-tao e l’Onorevole Honen, che praticarono gli insegnamenti Nembutsu. Citando per nome il Sutra del Loto, essi lo paragonarono al Nembutsu, discutendone la relativa superiorità o inferiorità, o la difficoltà e la facilità di praticarli. Essi affermarono che neanche una persona ha mai conseguito la Buddità attraverso il Loto e che dieci persone su dieci, o cento su cento, rinasceranno nella Pura terra, ma con il Sutra del Loto neanche una persona su mille sarà salvata. Come potrebbero non attirare su di sé le grandi fiamme dell’inferno di incessante sofferenza?

                              La petizione dice anche: «Nichiren afferma che la scuola Zen rappresenta l’insegnamento di Papiyas, il demone celeste».

                                Anche questa non è una mia opinione personale. Le persone che appartengono a quella scuola insistono che essa rappresenta una trasmissione separata al di fuori dei sutra. Il testamento finale del Budda14 afferma che, se qualcuno dovesse affermare che l’insegnamento corretto esiste al di fuori dei sutra, si tratterebbe della visione del demone celeste. Come può dunque sfuggire a tale giudizio l’affermazione che riguarda una trasmissione separata al di fuori dei sutra?

                                  La petizione dice anche: «Nichiren sostiene che i precetti hinayana e mahayana sono entrambi insegnamenti che ingannano e sviano la gente del mondo».

                                    Io dico che i precetti hinayana furono già refutati durante la vita del Budda.

                                      In India c’erano tre tipi di templi. C’erano templi devoti unicamente allo Hinayana, templi devoti unicamente al Mahayana e templi devoti sia allo Hinayana sia al Mahayana. La pratica esclusiva dello Hinayana e la pratica esclusiva del Mahayana erano differenti come il fuoco e l’acqua. E lo erano persino le strade lungo le quali camminavano questi due tipi di praticanti.

                                        In Giappone, durante i regni dell’imperatore Shomu e dell’imperatrice Koken, furono costruiti palchi di ordinazione hinayana in tre luoghi diversi. In seguito, durante il regno dell’imperatore Kammu, il Gran Maestro Dengyo li condannò e li refutò, perché, secondo lui, i precetti hinayana erano inadatti alle capacità delle persone dell’ultima epoca. I documenti mostrano non solo che i principali maestri, Gomyo e Keishin, persero in quel dibattito, ma anche che i preti eminenti delle sei scuole scrissero una lettera di scuse e diventarono seguaci del Gran Maestro Dengyo, ricevendo istruzione da lui sui precetti della perfetta e immediata illuminazione.

                                          Quella lettera è ancora in perfette condizioni. Apritela e leggetela voi stessi. Eppure l’Onorevole Ryokan insiste che nei precetti hinayana del Giappone attuale non ci sono errori del passato.

                                            La petizione ci accusa inoltre di aver bruciato o gettato nell’acqua le immagini del Budda Amida, di Percettore dei Suoni del Mondo e simili, riverite da tanti anni come oggetti di culto.

                                              Riguardo a questa faccenda, dovete poter esibire testimoni credibili. Ma se le prove non ci sono, non saranno stati forse l’Onorevole Ryokan e i suoi ad aver rimosso gli oggetti di culto, bruciandoli o gettandoli nell’acqua, con l’intento di attribuirne la colpa a me? I dettagli della faccenda verranno senza dubbio alla luce se si faranno ricerche.

                                                Fino a quando non sarà svolta un’indagine, però, io attribuisco all’Onorevole Ryokan e ai suoi la responsabilità di tale grave colpa. Non c’è causa più adatta per infrangere i duecentocinquanta precetti di questa grande bugia. Non occorre cercare oltre per trovare coloro che cadranno nella grande fortezza dell’inferno di incessante sofferenza.

                                                  La petizione dice anche che Nichiren si circonda, presso la sua dimora, di violenti e malfattori. Il Sutra del Loto recita: «Oppure vi saranno monaci che vivono nelle foreste»15. E, in proposito, vi sono commenti di Miao-lo, del Tung-ch’un e di Supplemento a “Parole e frasi del Sutra del Loto”. Quando paragoniamo il Giappone attuale con ciò che affermano questi passi dei sutra e dei commentari, troviamo che i templi che voi menzionate, come il Kencho-ji, il Jufuku-ji, il Gokuraku-ji, il Taho-ji, il Daibutsu-den, il Choraku-ji e il Jokomyo-ji sono esattamente i luoghi di cui parla il Gran Maestro Miao-lo quando dice: «Il terzo è il più terribile di tutti»16. Il Tung-ch’un afferma: «[La terza parte che inizia con “Oppure vi saranno monaci che vivono nelle foreste”] parla dei membri del clero che si comportano come capi di tutte le altre persone malvagie». E dice inoltre: «La parte che inizia con [“Cercando costantemente di diffamarci nelle grandi assemblee…”] descrive come questi uomini faranno appello alle autorità governative [offendendo la Legge e i suoi praticanti]»17.

                                                    La petizione mi accusa anche di aver radunato armi. Ma il Sutra del Nirvana, T’ien-t’ai, Chang-an e Miao-lo dicono che prendere archi e frecce o bastoni per proteggere il Sutra del Loto è un mezzo lecito nel Buddismo. Sarebbe come raccogliere spade e bastoni per proteggere il re del paese.

                                                      Comunque, l’insegnamento che l’Onorevole Ryokan e i suoi seguaci stanno propagando non può sfuggire alle critiche di Nichiren. E poiché queste sono già sicuramente giunte all’attenzione delle persone, egli [Ryokan], per nascondere le proprie vedute errate, sta riferendo ai conestabili, agli amministratori e ai magistrati di ogni provincia che Nichiren e i suoi seguaci incendiano o gettano nell’acqua le immagini del Budda Amida. E dice anche che noi siamo i loro mortali nemici.

                                                        Siccome li esorta a tagliarci la testa o a bandirci dalle nostre terre, io sono stato ferito e anche molte centinaia dei miei seguaci sono stati feriti o uccisi. Ciò è interamente dovuto alle grandi bugie degli onorevoli, preti come Ryokan, Nen’amidabutsu e Doamidabutsu. Le persone di coscienza saranno sicuramente costernate e terrorizzate.

                                                          Il re Virudhaka uccise settantasettemila persone che avevano raggiunto la via. Il re indiano Mihirakula distrusse o devastò quasi milleseicento stupa e monasteri. Infine la terra tremò ed egli cadde nell’inferno di incessante sofferenza. Il re Virudhaka catturò novantanove milioni e novecentomila membri del clan Shakya, li mise in fila e li massacrò. I mucchi di cadaveri erano numerosi come fili d’erba e i fiumi di sangue formavano un lago. Il re Pushyamitra mobilitò i quattro tipi di truppe18 e le inviò in ogni parte dell’India, a uccidere monaci e bruciare templi e stupa. Il re Shashanka annientò il Buddismo; il re Krita mise fuorilegge i monaci ed eliminò completamente il Buddismo. I tre imperatori Kimmei, Bidatsu e Yomei decretarono che il Buddismo andava assolutamente abbandonato. Due ministri si recarono personalmente in un tempio, demolirono le sale e le pagode e distrussero l’effigie del Budda. Appiccarono fuochi che incendiarono ogni cosa. Poi presero l’effigie carbonizzata e la gettarono in un fosso a Naniwa. Infine chiamarono tre monache, le denudarono, spogliandole delle loro vesti religiose, e le fecero frustare.

                                                            L’imperatore Wu-tsung della Cina T’ang distrusse più di quattromilaseicento templi e monasteri, costringendo duecentosessantamilacinquecento preti e monache a fare ritorno alla vita secolare.

                                                              Nell’era Eiho [1081-1084] i preti del Monte Hiei bruciarono il tempio Onjo, radendo al suolo quindici edifici dedicati alle preghiere per la sicurezza della famiglia imperiale, novanta sale, quattro pagode, sei campanili, venti depositi dei sutra, tredici santuari, circa ottocento alloggi dei preti e circa tremila altri alloggi.

                                                                Il ventiduesimo giorno del dodicesimo mese del quarto anno dell’era Jisho [1180], il gran ministro e prete laico Jokai19 distrusse col fuoco i templi Todai e Kofuku, uccidendone i preti e le monache.

                                                                  Il Budda dice in una predizione che i nemici dei suoi insegnamenti non saranno uomini malvagi come quelli coinvolti in questi episodi, bensì afferma che a distruggere il suo corretto insegnamento saranno monaci simili ad arhat, dotati delle tre visioni e dei sei poteri sovrannaturali. Ne parla nel Sutra della Protezione e nel Sutra del Nirvana.

                                                                    Nichiren

                                                                        Cenni Storici

                                                                        Si ritiene che questa lettera, scritta probabilmente nel settimo mese del 1271, costituisca un documento, o la bozza di un documento, inviato da Nichiren Daishonin allo shogunato di Kamakura. Si tratta della risposta del Daishonin a una petizione di rimostranze contro i suoi insegnamenti sottoposta al governo da Gyobin, un prete Nembutsu che agiva per conto di Ryokan del tempio Gokuraku, e dei preti Nembutsu Nen’amidabutsu, noto anche come Ryochu, e Doamidabutsu, noto anche come Dokyo, i quali erano figure influenti del mondo religioso ai tempi del Daishonin.

                                                                        Gyobin aveva inviato una lettera privata al Daishonin, datata l’ottavo giorno del settimo mese dello stesso anno, nella quale chiedeva di sfidarlo in dibattito. In quella lettera, Gyobin sosteneva che le critiche del Daishonin nei confronti dei sutra diversi dal Sutra del Loto, dei precetti hinayana e mahayana, degli insegnamenti della Pura terra (o Nembutsu) e della dottrina Zen, non erano pertinenti. Il Daishonin gli inviò una risposta, datata il tredicesimo giorno dello stesso mese (vedi p. 360), in cui esprimeva il suo desiderio che Gyobin riferisse la questione allo shogunato e richiedesse un dibattito pubblico.

                                                                        Le rimostranze sollevate nella petizione che seguì erano di due tipi.

                                                                        Il primo tipo riguardava critiche agli insegnamenti del Daishonin, uguali a quelle formulate da Gyobin nella lettera privata al Daishonin. Il secondo tipo era costituito da critiche riguardanti presunte azioni illecite commesse da parte di Nichiren e dei suoi seguaci.

                                                                        Nella sua risposta il Daishonin confuta in modo chiaro ciascuna delle critiche mosse nei suoi confronti, citando non solo il Sutra del Loto, il sutra degli Innumerevoli Significati, il sutra del Nirvana e altri, ma anche studiosi come T’ien-t’ai e Miao-lo. Rispetto ai presunti crimini, il Daishonin sollecita i suoi accusatori a presentare testimoni credibili. Nella parte conclusiva egli cita casi di sovrani storici che tentarono di distruggere il Buddismo e sottolinea che non sono uomini del genere i veri nemici del Buddismo, bensì i preti che godono della pubblica venerazione e in realtà mirano a distruggere l’insegnamento corretto.

                                                                        Poiché non esiste alcuna prova documentaria che tale dibattito abbia mai avuto luogo, si può supporre che Ryokan e gli altri alla fine abbiano rinunciato a presentare una seconda petizione al governo, ritirando così di fatto anche la petizione di rimostranze di Gyobin.

                                                                        Note

                                                                        1. Raccolta di saggi sul Mondo di Pace e ­Beatitudine.
                                                                        2. Lode alla rinascita nella Pura terra.
                                                                        3. I “tre santi” sono i sopra citati Tao-ch’o, Shan-tao e Honen.
                                                                        4. La scuola Anti-Lokayata fu una scuola non buddista dell’antica India che si ritiene fosse sorta in contrapposizione alla scuola Lokayata. In tal senso gli “Anti-Lokayata” sono spesso citati come esempio dei traditori dei loro maestri.
                                                                        5. Il Sutra del Loto, cap, 2, p. 68.
                                                                        6. Ibidem, cap. 21, p. 375.
                                                                        7. Ibidem, cap. 11, p. 244.
                                                                        8. Ibidem, cap. 21, 376.
                                                                        9. Ibidem, cap. 3. p. 107.
                                                                        10. Ibidem, cap. 16, p. 316.
                                                                        11. Fonte sconosciuta.
                                                                        12. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 80.
                                                                        13. Ibidem, cap. 3, pp. 125-126.
                                                                        14. Sutra del Nirvana. Quella che segue è una parafrasi di un passo del sutra.
                                                                        15. Il Sutra del Loto, cap. 13, pp. 270-271. Il passo completo recita: «Oppure vi saranno monaci che vivono nelle foreste, eremiti vestiti di stracci rattoppati, che pretenderanno di praticare la vera Via e guarderanno con disprezzo il genere umano. Avidi di vantaggi materiali e sostegni, predicheranno la Legge ai laici vestiti di abiti bianchi e saranno rispettati e riveriti dal mondo quasi fossero arhat in possesso dei sei poteri sovrannaturali. […] Cercando costantemente di diffamarci nelle grandi assemblee, si rivolgeranno ai sovrani, agli alti dignitari, ai brahmani e ai capifamiglia, come pure agli altri monaci, calunniandoci e parlando male di noi; diranno: “Questi sono uomini dalle visioni distorte che predicano dottrine non buddiste!” Ma dato che noi riveriamo il Budda sopporteremo tutti questi mali». Questo passo descrive il terzo dei tre potenti nemici (vedi Glossario), che istiga il potere secolare a perseguitare coloro che propagano il Sutra del Loto nell’epoca malvagia dopo la morte di Shakyamuni.
                                                                        16. Annotazioni su “Parole e frasi del Sutra del Loto”. Il “terzo” è il terzo potente nemico descritto nella nota precedente.
                                                                        17. “Cercando costantemente di diffamarci nelle grandi assemblee…” è nel passo del Sutra del Loto citato nella nota 15.
                                                                        18. Truppe che si spostano a piedi, a cavallo, sugli elefanti e sui carri.
                                                                        19. Taira no Kiyomori (vedi Glossario).
                                                                        La Biblioteca di Nichiren
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