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235. Scegliere il cuore del Sutra del Loto

RSND, VOLUME II

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Luogo sconosciuto, 1274. Indirizzata a Toki Jonin

Il sutra e i trattati giunti in Cina e in Giappone dalla terra occidentale dell’India ammontano a più di cinquemila o persino settemila volumi. Se si cerca di usare il proprio giudizio per decidere quale di questi vari sutra e trattati sia superiore e quale inferiore, quale profondo e quale superficiale, quale difficile e quale facile, quale precedente e quale successivo, ci si renderà conto di non essere all’altezza, ma, se si cercherà di seguire ciò che dicono gli altri o ciò che insegnano le varie scuole, si finirà per venire confusi e sviati.

    La scuola della Ghirlanda di fiori, per esempio, dice che il Sutra della Ghirlanda di fiori è il primo fra tutti i sutra. La scuola delle Caratteristiche dei dharma dice invece che il primo è il Sutra dei Profondi segreti. La scuola dei Tre trattati dice che il primo è il Sutra della Saggezza e la scuola della Vera parola dice che i primi sono i tre sutra come quello di Mahavairochana. La scuola Zen a volte dice che fra gli insegnamenti del Budda Shakyamuni il primo è il Sutra Lankavatara, oppure il Sutra Shuramgama, mentre altre volte sostiene di essere una scuola basata su “una trasmissione separata al di fuori dei sutra”. La scuola della Pura terra afferma che, adesso che siamo entrati nell’Ultimo giorno della Legge, i primi sono i tre sutra della Pura terra perché sono gli insegnamenti che meglio si accordano alle capacità delle persone. I membri delle scuole del Tesoro dell’Abhidharma, dell’Affermazione della verità e dei Precetti, dal canto loro, insistono che i quattro sutra Agama, le regole della disciplina monastica e i trattati rappresentano le parole del Budda; essi affermano che i sutra della Ghirlanda di fiori, del Loto e altri sutra simili non furono predicati dal Budda bensì sono scritture non buddiste. Così una scuola dice una cosa e l’altra ne dice un’altra.

      I fondatori di queste varie scuole furono uomini come Tu-shun, Chih-yen, Fa-tsang e Ch’eng-kuan [della scuola della Ghirlanda di fiori], Hsüan-tsang e Tz’u-en [della scuola delle Caratteristiche dei dharma], Chia-hsiang e Tao-lang1 della scuola dei Tre trattati, Shan-wu-wei, Chin-kang-chih e Pu-k’ung [della scuola della Vera parola], Tao-hsüan e Chien-chen [Ganjin] [della scuola dei Precetti], T’an-luan, Tao-cho e Shan-tao [della scuola della Pura terra], e Bodhidharma e Hui-k’o [della scuola Zen]. Questi maestri del Tripitaka e gran maestri erano tutti santi o saggi. La loro saggezza brillava luminosa come il sole e la luna, e tutta la terra compresa fra i quattro mari era colma della loro virtù. In più, ognuno di loro citava vari sutra, testi di regole della disciplina monastica e trattati a conferma di ciò che asserivano, guadagnandosi così il sostegno di sovrani e gran ministri, e la venerazione del popolo. Adesso, in quest’ultima epoca, se un uomo privo di conoscenza come me cercasse di stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato a questo proposito, nessuno gli crederebbe.

        D’altro canto, sarebbe indubbiamente causa di rimpianto aver salito una montagna piena di pietre preziose per raccogliere solo sassi e detriti senza valore, oppure aver camminato in un boschetto di profumati alberi di sandalo per raccogliere soltanto la fetida eranda. Perciò ho deciso di ignorare le calunnie dei molti, e di azzardarmi a dichiarare apertamente ciò che si deve accettare e ciò che si deve rifiutare. Spero che i miei discepoli presteranno particolare attenzione a questo.

          A volte i maestri di una certa scuola leggono solo le vecchie traduzioni dei sutra e dei trattati, e non prendono nemmeno in considerazione quelle più recenti, oppure si basano unicamente sulle nuove traduzioni e scartano quelle più antiche. Altre volte essi si attaccano alle storture della propria scuola o insistono nelle proprie interpretazioni, irremovibili nelle proprie convinzioni assurde che instillano subdolamente anche nei loro successori. Girano tutti eccitati intorno al ceppo, sperando di catturare un altro coniglio. D’altro canto, ci sono persone che guardano un ventaglio rotondo e, ispirati dalla sua forma, guardano in alto sperando di vedere la luna piena nel cielo2. L’uomo veramente saggio è quello che mette da parte ciò che è errato e accetta ciò che è ragionevole.

            Perciò metterò da parte le opinioni degli studiosi più recenti e le visioni errate dei maestri più antichi, e mi concentrerò sull’analisi dei sutra e dei trattati originali.

              In tutti i sutra predicati dal Budda per un periodo di oltre cinquant’anni, il passo essenziale è quello che riguarda il passato, il presente e il futuro nel capitolo “Maestro della Legge” del quarto volume del Sutra del Loto che afferma: «Tra quelli [i sutra] che ho predicato, che ora predico e che predicherò, questo Sutra del Loto è il più difficile da credere e il più difficile da comprendere»3.

                I vari eruditi e maestri di Buddismo hanno quasi sicuramente letto questo passo, ma lo confondono con passi simili di altri sutra, oppure si attaccano alle opinioni errate dei patriarchi della propria scuola, o forse hanno semplicemente paura dei sovrani e dei gran ministri che appoggiano simili idee errate.

                  Il Sutra della Luce dorata dice: «Questo è il re dei sutra». Il Sutra della Solennità segreta afferma di essere «il più grande di tutti i sutra». Il Sutra delle Sei paramita afferma: «La sezione delle dharani è la prima fra le cinque suddivisioni degli insegnamenti». Il Sutra di Mahavairochana esclama: «Qual è il significato dell’illuminazione? [Significa comprendere la propria mente per com’è veramente]». Il Sutra della Ghirlanda di fiori afferma: «Riuscire a credere in questo sutra è la cosa più difficile». Il Sutra della Saggezza dice: «Quando si comprende che tutte le questioni e le azioni secolari rappresentano la natura essenziale delle cose, non si vedrà una cosa [che sia al di fuori di tale natura essenziale]». Il Trattato sulla grande perfezione della saggezza dice: «La prajna-paramita [perfezione della saggezza] è suprema». E il Trattato sul Sutra del Nirvana afferma: «Adesso c’è la verità del Nirvana».

                    Tutti questi passi assomigliano a quel passo del Sutra del Loto che parla di passato, presente e futuro. Ma tali passi dichiarano che un certo sutra è il “re” se paragonato ai sutra di Brahma, Shakra o dei quattro re celesti, o che è un “re” se paragonato ai sutra hinayana, o che eccelle rispetto a sutra come quello della Ghirlanda di fiori o di Shrimala. Non stanno affatto dicendo che quel particolare sutra è il re dei re fra tutti i sutra hinayana e mahayana, provvisori e veri, essoterici ed esoterici, predicati dal Budda nei suoi oltre cinquant’anni di insegnamento.

                      Quando si cerca di decidere quali sutra siano superiori e quali inferiori, è importante capire con chiarezza che cosa si sta paragonando. Solo quando una persona è riuscita a sopraffare un potente nemico si può dire che ha dimostrato la sua vera forza.

                        Inoltre, la superiorità comparativa di quei sutra [che pretendono tutti di essere “il re”] è determinata da un unico Budda, Shakyamuni, e non è sostenuta dalla testimonianza del Budda Molti Tesori o delle emanazioni del Budda Shakyamuni. Non si deve confondere l’opinione personale di un unico Budda con le dichiarazioni pubbliche contenute nel Sutra del Loto, che sono verificate da tutti i Budda.

                          Alcuni di questi sutra sono sutra hinayana predicati a beneficio delle persone dei due veicoli o delle persone comuni, mentre altri [mahayana] sono indirizzati ai bodhisattva che diffondono l’insegnamento come Manjushri, Luna della Liberazione o Vajrasattva; di certo non sono indirizzati a Pratiche Superiori e agli altri bodhisattva, numerosi come i granelli di polvere di mille mondi, che emersero dalla terra.

                            Se adesso paragoniamo il Sutra del Loto con altri sutra, vediamo che ci sono venti modi in cui esso supera tutti gli altri sutra predicati durante la vita d’insegnamento del Budda. Fra questi ce ne sono due della massima importanza, le cosiddette due verità del “tre” e del “cinque”.

                              “Tre” si riferisce ai kalpa numerosi come i granelli di polvere di un sistema maggiore di mondi4. In vari sutra, il tempo che Shakyamuni impiegò per completare la pratica necessaria a divenire un Budda viene indicato in certi casi con tre asamkhya di kalpa e in altri come un periodo di tanti kalpa quanti i granelli di polvere, ovvero innumerevoli kalpa.

                                Il re Brahma dichiarò: «Negli ultimi ventinove kalpa, sono stato il sovrano di questo dominio», e il re demone del sesto cielo, Shakra e i quattro re celesti dissero la stessa cosa. Dopo di che, Shakyamuni iniziò a discutere con Brahma e gli altri su chi fosse il primo a essere diventato il sovrano di tale dominio. Ma una volta che il Budda, puntando il dito al cielo, ebbe sconfitto gli altri, Brahma chinò la testa, il re demone del sesto cielo giunse le mani in segno di venerazione e tutti gli esseri del triplice mondo, seguendo il loro esempio, si riconobbero seguaci di Shakyamuni.

                                  Inoltre, quando io analizzai quanto tempo avevano impiegato i vari Budda a completare la pratica necessaria per diventare Budda, e quanto ne aveva impiegato il Budda Shakyamuni, scoprii che altri Budda avevano impiegato tre asamkhya di kalpa o cinque kalpa, mentre Shakyamuni era stato nel mondo di saha sin da un tempo lontano tanti kalpa quanti i granelli di polvere di un sistema maggiore di mondi; egli era stato una grande guida che aveva permesso a tutte le persone di stabilire la relazione necessaria per conseguire la Buddità. Nessun essere di questo mondo, proveniente da uno qualsiasi dei sei sentieri dell’esistenza, è mai stato in grado di stabilire una simile relazione con qualche altro bodhisattva di un’altra terra.

                                    Il Sutra del Loto afferma: «Le persone che udirono la Legge a quel tempo sono tutte nel luogo ove vive uno di questi Budda»5. T’ien-t’ai dice: «Il Budda della terra occidentale è differente [dal Budda di questo mondo di saha] e anche coloro che formano una relazione con lui sono differenti. È impossibile asserire che gli esseri viventi di questo mondo di saha hanno con il Budda Vita Infinita [Amida] lo stesso tipo di relazione che sussiste fra il padre e il figlio»6. E Miao-lo commenta in proposito: «Tanto per cominciare Amida e Shakyamuni sono due Budda differenti. […] In più, gli esseri viventi che crearono una relazione rispettivamente con questi due Budda nelle esistenze passate costituiscono due gruppi differenti, e i metodi usati per convertirli e guidarli non furono gli stessi. Creare un legame con un Budda rappresenta il processo della nascita, mentre la maturazione della propria pratica buddista rappresenta il processo dell’educazione. Se il Budda col quale si forma una relazione e sotto il quale matura la propria pratica è differente [dal Budda di questo mondo di saha], non è possibile stabilire la relazione di padre e figlio con quel Budda7».

                                      Attualmente tutto il popolo del Giappone sta aspettando che il Budda Amida venga a condurli nel suo regno. È assurdo come voler nutrire un vitello col latte di una cavalla o usare un pezzo di coccio come specchio e sperare di vedervi riflessa la luna!

                                        Inoltre, se consideriamo da quanto tempo questi vari Budda ottennero il frutto della Buddità, vediamo che certi divennero Budda dieci kalpa fa, altri cento o mille kalpa fa. Ma, nel caso del Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, è già trascorso un numero di kalpa pari ai granelli di polvere di innumerevoli sistemi maggiori di mondi da quando egli diventò un Budda di perfetta illuminazione e completa ricompensa. Il Tathagata Mahavairochana, il Tathagata Amida, il Tathagata Maestro della Medicina e tutti gli altri Budda delle dieci direzioni sono seguaci di Shakyamuni, signore degli insegnamenti e nostro maestro originale. Egli è come la luna nel cielo che si riflette in diecimila diversi specchi d’acqua.

                                          Il Budda Vairochana seduto sul piedistallo di loto con altri Budda che lo circondano nelle dieci direzioni, descritto nel Sutra della Ghirlanda di fiori, e il Tathagata Mahavairochana del regno di Diamante e del regno del Grembo, descritto nei sutra di Mahavairochana e della Corona di diamanti, sono aiutanti che stanno alla destra e alla sinistra del Tathagata Molti Tesori, il Budda descritto nel capitolo “L’apparizione della torre preziosa” del Sutra del Loto. Sono come due ministri che assistono un sovrano del mondo secolare. E questo Budda Molti Tesori è un seguace del Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti del capitolo “Durata della vita”.

                                            Noi, vari esseri che viviamo in questo mondo, siamo stati gli amati figli del Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, sin da un passato lontano tanti kalpa quanti i granelli di polvere di innumerevoli sistemi maggiori di mondi. E, anche se a causa del nostro cattivo comportamento filiale fin adesso non ne siamo stati consapevoli, ciò nonostante non siamo uguali agli esseri di un altro regno.

                                              Un Budda con cui si stabilisce una relazione che conduce all’illuminazione e i vari esseri che stabiliscono questa relazione con lui sono paragonabili alla luna nel cielo, che si riflette negli innumerevoli specchi d’acqua limpida. Ma, nel caso di un Budda col quale non si può stabilire tale legame, i vari esseri sono paragonabili a persone sorde che si affannano per udire il suono del tuono o a persone cieche di fronte al sole o alla luna.

                                                Eppure ci sono maestri che deprecano Shakyamuni e tributano rispetto al Tathagata Mahavairochana, oppure qualche maestro dice che con Shakyamuni non si può stabilire una relazione che conduca alla Buddità, mentre si può stabilirla con Amida. Altri maestri sostengono lo Shakyamuni degli insegnamenti hinayana, lo Shakyamuni del Sutra della Ghirlanda di fiori o lo Shakyamuni dell’insegnamento transitorio del Sutra del Loto. Tutti questi maestri e i loro sostenitori che dimenticano [lo] Shakyamuni [del capitolo “Durata della vita”] e scelgono invece qualche altro Budda sono come il principe Ajatashatru che uccise suo padre, il re Bimbisara, e che, ribellandosi contro Shakyamuni, divenne un patrono di Devadatta.

                                                  Il quindicesimo giorno del secondo mese è considerato la data della morte di Shakyamuni e il quindicesimo giorno di ogni mese si tiene una cerimonia in suffragio di questo amorevole padre di tutti gli esseri del triplice mondo. Eppure, traviata da veri e propri Devadatta, come Shan-tao, Honen e Yokan, adesso la gente ha deciso che quel giorno è consacrato al Budda Amida! L’ottavo giorno del quarto mese è il compleanno dell’Onorato dal Mondo Shakyamuni e adesso è diventato invece il compleanno del Budda Maestro della Medicina! Che razza di comportamento filiale è questo? Prendere l’anniversario della morte del proprio amorevole padre e farlo diventare l’anniversario di qualche altro Budda!

                                                    Il capitolo “Durata della vita” dice: «Io sono il padre di questo mondo perché curo i miei figli usciti di senno»8. Il Gran Maestro T’ien-t’ai dice: «Colui che in origine, seguendo questo Budda, ha concepito per la prima volta il desiderio della via, seguendolo nuovamente raggiungerà lo stadio di non regressione. […] Così come tutti i cento fiumi affluiscono al mare, una persona è attirata dal suo legame con il Budda a nascere in compagnia del Budda»9.

                                                      Domanda: Per chi fu predicato il Sutra del Loto?

                                                        Risposta: Gli otto capitoli da “Espedienti” a “Profezie” danno due risposte a questa domanda. Se leggiamo i capitoli in ordine, allora essi furono predicati: primo, per i bodhisattva, secondo, per le persone dei due veicoli e, terzo, per le persone comuni. Ma se si comincia dal capitolo “Pratiche pacifiche” e poi, procedendo a ritroso, si leggono i capitoli “Esortazione alla devozione”, “Devadatta”, “Torre preziosa” e “Maestro della Legge”, e poi si rileggono gli otto capitoli di cui sopra alla luce di ciò che si afferma in questi capitoli, si vedrà che le persone che vivono nel periodo successivo alla morte del Budda sono i veri ascoltatori per i quali il Budda predicò quegli otto capitoli10. I suoi contemporanei erano solo un pubblico occasionale. E, se parliamo dei periodi di tempo che seguirono alla morte del Budda, allora i mille anni del Primo giorno della Legge e i mille anni del Medio giorno della Legge furono solo periodi secondari. Il periodo cruciale è l’Ultimo giorno della Legge, e Nichiren è la persona cruciale [per la quale furono esposti gli otto capitoli].

                                                          Domanda: Che prova c’è di questo?

                                                            Risposta: La prova è nel passo del capitolo “Maestro della Legge” che recita: «Poiché odio e gelosia nei confronti di questo sutra abbondano perfino mentre il Tathagata è nel mondo, quanto peggio sarà dopo la sua scomparsa?»11.

                                                              Domanda: Ma qual è il passo preciso nel quale si indica Nichiren come persona cruciale?

                                                                Risposta: È il passo del capitolo “Esortazione alla devozione” che recita: «Ci saranno molte persone ignoranti che ci malediranno e parleranno male di noi; ci attaccheranno con spade e bastoni»12.

                                                                  Domanda: Perché tessi le tue lodi in questo modo?

                                                                    Risposta: La mia gioia è tale che non riesco a trattenermi, per questo tesso le mie lodi.

                                                                      Domanda: Qual è il cuore dell’insegnamento originale del Sutra del Loto?

                                                                        Risposta: Ci sono due messaggi vitali nell’insegnamento originale. Il primo è nel passo del capitolo “Emergere dalla terra” in cui il Budda espone “l’apertura del vicino e la rivelazione del lontano in forma concisa”, con cui conduce alla liberazione tutte le persone che sino a quel momento avevano riposto fede nei primi quattro gusti degli insegnamenti e nell’insegnamento transitorio.

                                                                          Il secondo è la parte che inizia dall’ultima metà del capitolo “Emergere dalla terra”, dove gli ascoltatori perdono fede nelle loro precedenti credenze e cominciano a nutrire dubbi, e continua per tutto il capitolo “Durata della vita” fino alla prima metà del capitolo “Distinzioni dei benefici”; si tratta cioè di un capitolo e due metà. Questa parte, considerata quella in cui il Budda espone “l’apertura del vicino e la rivelazione del lontano in forma estesa”, è interamente diretta alle persone che sarebbero vissute nelle epoche successive alla sua morte.

                                                                            Domanda: Cosa significa “aprire il vicino e rivelare il lontano in forma concisa”?

                                                                              Risposta: Fra i grandi bodhisattva, come Manjushri e Maitreya, Brahma, Shakra, gli dèi del sole e della luna, gli dèi delle stelle e i re draghi, nessuno era stato discepolo di Shakyamuni sin dal tempo in cui il Budda ottenne per la prima volta l’illuminazione [sotto l’albero della bodhi] fino a tutto il periodo in cui predicò i sutra della Saggezza. Al tempo in cui il Budda ottenne per la prima volta l’illuminazione, prima che cominciasse a esporre gli insegnamenti, questi bodhisattva ed esseri celesti dimoravano già nell’“inconcepibile emancipazione” ed esponevano agli altri i due tipi di insegnamenti, cioè quello specifico e quello perfetto. In seguito, Shakyamuni espose i sutra Agama, Corretti ed equi e della Saggezza, ma questi non recarono benefici ai bodhisattva e agli esseri celesti. Poiché essi conoscevano già l’insegnamento specifico e quello perfetto, ovviamente erano loro familiari anche gli insegnamenti del Tripitaka e di condivisione, che sono inferiori a essi. Questo si intende quando si dice che gli insegnamenti superiori contengono al loro interno quelli inferiori. In termini rigorosi, potremmo dunque dire che sono stati i maestri del Budda Shakyamuni? Ovviamente non erano seguaci di Shakyamuni, ma erano semplicemente buoni amici nella fede.

                                                                                Ma quando giungiamo agli otto capitoli dell’insegnamento transitorio del Sutra del Loto, allora per la prima volta questi esseri odono insegnamenti che non avevano mai udito prima, e perciò da allora diventano discepoli di Shakyamuni.

                                                                                  Shariputra, Maudgalyayana e gli altri erano stati discepoli di Shakyamuni dal tempo in cui egli cominciò per la prima volta a predicare al Parco dei Cervi, e li indusse a risvegliare in sé l’aspirazione all’illuminazione. Ciò nonostante era stato loro consentito di udire solo gli insegnamenti provvisori. Ma adesso, con la predicazione del Sutra del Loto, erano entrati in possesso del vero insegnamento. E quando Shakyamuni espose “l’apertura del vicino e la rivelazione del lontano in forma concisa”, nell’insegnamento originale del Sutra del Loto, allora i grandi bodhisattva e le persone dei due veicoli, così come il grande re celeste Brahma, Shakra, gli dèi del sole e della luna, i quattro re celesti, e i re draghi, cioè tutti coloro che avevano ascoltato il Budda sin dal tempo in cui predicò il Sutra della Ghirlanda di fiori, raggiunsero lo stadio di illuminazione quasi perfetta e poi lo stadio di illuminazione perfetta. E se le cose stanno così, allora quando guardiamo il cielo dovremmo vederli come Budda viventi che dimorano nello stadio di illuminazione perfetta e si adoperano per recare beneficio a tutti gli esseri.

                                                                                    Domanda: Per chi fu esposto il capitolo “Durata della vita” nel quale il Budda predica “l’apertura del vicino e la rivelazione del lontano in forma estesa”?

                                                                                      Risposta: Il capitolo “Durata della vita”, o meglio il capitolo “Durata della vita” più le due metà dei due capitoli che rispettivamente lo precedono e lo seguono, fu predicato, dall’inizio alla fine, interamente per le persone che sarebbero vissute nel mondo dopo la morte del Budda. E, fra queste, fu predicato per Nichiren e i suoi seguaci che vivono oggi nell’Ultimo giorno della Legge.

                                                                                        Domanda: Una simile dottrina non si è mai udita prima. Ci sono passi dei sutra che possano confermarla?

                                                                                          Risposta: La mia saggezza non supera quella dei saggi dei tempi antichi. Anche se dovessi citare passi dei sutra, chi mi crederebbe? Sarei come Pien Ho che piangeva e si lamentava13, o come il triste e addolorato Wu Tzu-hsü14.

                                                                                            Ciò nonostante, nel capitolo “Emergere dalla terra”, nel punto in cui il Budda predica “l’apertura del vicino e la rivelazione del lontano in forma concisa” e i suoi ascoltatori iniziano a perdere fede nelle proprie precedenti credenze e a nutrire dubbi, c’è un passo che recita: «Tuttavia, nel periodo successivo all’estinzione del Budda, se dei bodhisattva che hanno appena cominciato ad anelare all’illuminazione dovessero udire queste parole15, essi potrebbero non credere in esse né accettarle ed essere portati a commettere il peccato di rifiutare la Legge»16. Questo passo significa che, se il Budda non avesse predicato il capitolo “Durata della vita”, le persone comuni nate nell’ultima epoca sarebbero tutte cadute nei cattivi sentieri dell’esistenza.

                                                                                              Il capitolo “Durata della vita” afferma: «Lascerò qui questa buona medicina»17. Anche se il Budda sembra avere esposto qui la sua illuminazione originale per le persone del suo tempo, se analizziamo questo passo del sutra, vediamo che in realtà egli lo indirizzava primariamente alle persone che sarebbero venute dopo la sua morte. Egli citava il proprio ottenimento dell’illuminazione in un passato assai remoto come un esempio per l’ultima epoca18.

                                                                                                Il capitolo “Distinzioni dei benefici” parla dell’«era malvagia dell’Ultimo giorno della Legge»19. E il capitolo “Poteri sovrannaturali” dice: «Poiché, dopo l’estinzione del Budda, vi sarà chi potrà sostenere questo sutra, i Budda ne gioiscono e manifestano incalcolabili poteri sovrannaturali»20. Il capitolo “Re della Medicina” afferma: «Dopo la mia estinzione, nell’ultimo periodo di cinquecento anni, dovrai diffonderlo in tutto Jambudvipa e non permettere mai che [la sua diffusione] sia interrotta»21. E lo stesso capitolo dice: «Questo sutra offre la buona medicina per i mali della gente di Jambudvipa»22.

                                                                                                  Il Sutra del Nirvana dice: «Supponi che una coppia abbia sette figli e uno di loro si ammali. Per quanto i genitori amino allo stesso modo tutti i figli, si preoccupano di più per quello malato». I più malati di questi sette figli sono gli icchantika, o le persone di incorreggibile miscredenza e coloro che offendono l’insegnamento corretto. Perché, di tutte le malattie, la più grave è offendere il Sutra del Loto, e di tutte le medicine la migliore è Nam-myoho-renge-kyo. Jambudvipa, questo mondo in cui viviamo, misura settemila yojana quadrati e comprende ottantamila stati. Durante i duemila anni del Primo e del Medio giorno della Legge il Sutra del Loto non è mai stato ampiamente proclamato e diffuso in tutto il mondo. E adesso, se non ci assicuriamo che esso venga ampiamente propagato nella nostra epoca, il Budda Shakyamuni sarà stato un gran bugiardo. Le parole di testimonianza del Budda Molti Tesori saranno state inconsistenti come schiuma, e alle emanazioni dei Budda, che si adunarono dalle dieci direzioni ed estesero le loro lingue per dare sostegno alle parole del Budda Shakyamuni, si spezzerà la lingua, come una foglia di banano.

                                                                                                    Domanda: La testimonianza del Budda Molti Tesori, il sostegno delle lingue dei Budda delle dieci direzioni, l’apparizione dei bodhisattva che emersero dalla terra: a beneficio di chi ebbero luogo questi fatti?

                                                                                                      Risposta: La maggior parte della gente probabilmente sarebbe incline ad affermare che queste cose accaddero a beneficio di coloro che vissero al tempo di Shakyamuni. Ma io, Nichiren, vorrei osservare quanto segue. Se parliamo del periodo in cui visse il Budda, c’erano Shariputra e Maudgalyayana, grandi santi famosi rispettivamente per essere l’uno il primo in saggezza e l’altro il primo nei poteri sovrannaturali. Se parliamo delle loro esistenze passate, essi furono rispettivamente il Budda Konryuda e il Budda Seiryuda23. Se parliamo delle loro esistenze future, Shariputra sarà il Budda Fiore Splendente [e Maudgalyayana il Budda Fragranza di Sandalo Foglia di Tamala]. Se parliamo della posizione che ricoprivano sul Picco dell’Aquila, erano grandi bodhisattva che avevano istantaneamente sradicato le tre categorie di illusione. Se parliamo della loro vera identità erano antichi bodhisattva che celavano la propria identità, assumendo la forma di discepoli ascoltatori della voce. I grandi bodhisattva come Manjushri e Maitreya erano antichi Budda che scelsero di fare la loro apparizione al tempo del Budda Shakyamuni. Brahma, Shakra, gli dèi del sole e della luna, i quattro re celesti e altri come loro erano grandi santi che esistevano già prima dell’illuminazione di Shakyamuni, e che inoltre avevano compreso i primi quattro gusti e quattro insegnamenti udendo una sola parola del Budda Shakyamuni. Al tempo in cui il Budda Shakyamuni era al mondo in effetti non c’erano persone ignoranti fra i discepoli del Budda. Quindi, di quali persone il Budda stava cercando di dissipare i dubbi quando chiamò a testimoniare il Budda Molti Tesori, fece in modo che i Budda delle dieci direzioni estendessero le loro lingue, o convocò i Bodhisattva della Terra? Non c’era motivo che il Budda facesse queste cose per il bene di coloro che vivevano ai suoi tempi.

                                                                                                        Il sutra afferma: «Quanto peggio sarà dopo la sua scomparsa?»24 e «Ciascuno […] giungendo in questo luogo per assicurare che la Legge duri a lungo nel tempo»25. Se riflettiamo attentamente su questi passi, capiremo che è unicamente per il nostro bene che ebbero luogo questi eventi.

                                                                                                          Parlando della nostra epoca, il Gran Maestro T’ien-t’ai disse: «Nell’ultimo periodo di cinquecento anni la mistica via si diffonderà e porterà benefici al genere umano per un lungo tempo futuro»26. E il Gran Maestro Dengyo scrisse: «Il Primo e il Medio giorno sono quasi trascorsi e l’Ultimo giorno si avvicina»27. Le parole «l’Ultimo giorno della Legge si avvicina» significano che la sua non era l’epoca in cui il Sutra del Loto sarebbe stato ampiamente propagato in tutto il mondo.

                                                                                                            Domanda: «In questi duemila anni e più dalla morte del Budda, quali sono le “Leggi segrete” che non furono svelate da Nagarjuna, Vasubandhu, T’ien-t’ai e Dengyo?

                                                                                                              Risposta: Esse sono l’oggetto di culto dell’insegnamento originale, il santuario dell’insegnamento originale e i cinque caratteri del daimoku dell’insegnamento originale.

                                                                                                                Domanda: Perché esse non furono propagate durante il Primo e il Medio giorno della Legge?

                                                                                                                  Risposta: Se fossero state propagate durante il Primo e il Medio giorno della Legge, allora varie dottrine fra cui lo Hinayana, il Mahayana provvisorio e l’insegnamento transitorio del Sutra del Loto, sarebbero state spazzate via in un istante.

                                                                                                                    Domanda: Perché mai dunque qualcuno dovrebbe voler propagare una dottrina che cancella gli insegnamenti del Budda?

                                                                                                                      Risposta: Perché in quest’epoca, l’Ultimo giorno della Legge, esistono ancora tutte le dottrine che chiamiamo hinayana e mahayana, provvisorie e vere, essoteriche ed esoteriche, ma nessuno può più conseguire la Buddità praticandole. Per questo tutti gli abitanti del paese di Jambudvipa sono diventati individui che offendono la Legge. Per salvare coloro che si oppongono al Sutra del Loto, l’unica cosa efficace sono i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo. È come la situazione descritta nel capitolo “Mai Sprezzante” del Sutra del Loto. Adesso, quelli che accettano apertamente il Sutra del Loto sono solo i miei discepoli, e quelli che vi si oppongono, creando così una relazione inversa con esso, sono gli abitanti del Giappone.

                                                                                                                        Domanda: Perché abbandoni l’approccio espanso o quello semplificato per concentrarti solo sull’essenziale?

                                                                                                                          Risposta: Il Maestro del Tripitaka Hsüang-tsang abbandonò l’approccio semplificato e preferì l’approccio espanso. Così prese l’Ampio Sutra della Saggezza in quaranta volumi e lo espanse in seicento volumi. Il Maestro del Tripitaka Kumarajiva invece abbandonò l’approccio espanso e preferì quello semplificato. Così prese Grande perfezione della saggezza in mille volumi e lo ridusse a cento volumi.

                                                                                                                            Io, Nichiren, ho abbandonato sia l’approccio espanso sia quello condensato e ho preferito andare all’essenziale, cioè i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo che furono trasmessi al Bodhisattva Pratiche Superiori.

                                                                                                                              Quando Chiu-fang Yin28 valutava i cavalli, non prestava attenzione al fatto che fossero neri o gialli, ma si concentrava solo sullo scegliere un purosangue. Quando Chih Tao-lin29 teneva lezioni sui sutra, metteva da parte i dettagli e si concentrava sul significato fondamentale. Il Budda Shakyamuni era già entrato nella torre preziosa e si era seduto al fianco del Budda Molti Tesori, le emanazioni dei Budda si erano radunate dalle dieci direzioni, i Bodhisattva della Terra erano stati convocati, e l’essenza, cioè i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo, era stata affidata a questi bodhisattva affinché la potessero trasmettere nell’Ultimo giorno della Legge. Nessuno in quest’epoca può dubitarne.

                                                                                                                                Domanda: Se questo insegnamento deve essere diffuso nella nostra epoca attuale, c’è qualche prodigio che lo indichi?

                                                                                                                                  Risposta: Il capitolo “Espedienti” del Sutra del Loto afferma: «Questa realtà consiste di: aspetto, […] e della loro coerenza dall’inizio alla fine»30. E T’ien-t’ai commenta: «Si dice che il ragno che tesse la tela preannuncia un evento felice e che il verso della gazza annuncia l’arrivo di un ospite. Se vi sono presagi anche per tali cose di poco conto, come possono mancare per i grandi avvenimenti?»31. (Questo è ciò che in sostanza afferma il passo).

                                                                                                                                    Domanda: Se è così, allora quali segni puoi far notare?

                                                                                                                                      Risposta: Il grande terremoto che si verificò nell’era Shoka [1257], la grande cometa che apparve nell’era Bun’ei [1264], e i vari eventi strani e insoliti che si verificarono da allora nel cielo e sulla terra sono tutti segni del genere. I sette disastri, i ventinove disastri32 e le innumerevoli difficoltà menzionate nel Sutra dei Re benevolenti e i vari tipi di disastri elencati nei sutra della Luce dorata, della Grande raccolta, della Protezione, e del Maestro della Medicina sono tutti apparsi. L’unico disastro che non si è ancora verificato è quello in cui due, tre, quattro o cinque soli appaiono allo stesso tempo.

                                                                                                                                        Ma quest’anno fra la gente della provincia di Sado è circolata di bocca in bocca la notizia che il ventitreesimo giorno del primo mese, nell’ora della scimmia [dalle quindici alle diciassette], due soli sono apparsi a ovest. Alcuni dicono perfino che sono apparsi tre soli. Dicono anche che il quinto giorno del secondo mese, due stelle del mattino sono apparse, fianco a fianco, a est, a una distanza di non più di tre pollici l’una dall’altra. Tutti questi eventi straordinari sono di un genere sconosciuto in Giappone nelle epoche precedenti.

                                                                                                                                          Nel capitolo “Discorso sul governo dei sovrani” del Sutra dei Sovrani si afferma: «Strane e insolite meteore cadranno sulla terra, due soli si mostreranno contemporaneamente, giungeranno saccheggiatori da altre regioni e la popolazione andrà incontro a disordini e morte». Il Sutra Shuramgama dice: «Si vedranno due soli o una coppia di lune». Il Sutra del Maestro della Medicina parla del “disastro delle eclissi di sole e di luna”. Il Sutra della Luce dorata afferma: «Appariranno molte comete, due soli sorgeranno l’uno accanto all’altro e le eclissi si susseguiranno con insolita frequenza». Il Sutra della Grande raccolta dice: «Quando gli insegnamenti del Budda verranno veramente oscurati e perduti, […] il sole e la luna non diffonderanno più la loro luce». E il Sutra dei Re benevolenti parla di quando «il sole e la luna deviano dal loro corso regolare, quando le stagioni giungono nell’ordine sbagliato, quando appare un sole rosso o un sole nero, quando appaiono contemporaneamente due, tre, quattro, cinque soli, quando il sole è eclissato e perde la sua luce, oppure una, due, tre, quattro o cinque corone lo circondano».

                                                                                                                                            Questi disastri che riguardano il sole e la luna sono i più malvagi e prodigiosi di tutti i sette disastri, dei ventinove disastri e delle innumerevoli difficoltà descritte nei sutra.

                                                                                                                                              Domanda: Qual è la causa che procura questi vari disastri maggiori e minori?

                                                                                                                                                Risposta: Il Sutra dei Sovrani dice: «Dato che gli uomini che si oppongono alla buona Legge sono rispettati e prediletti, mentre gli uomini che praticano la buona Legge sono sottoposti a sofferenze e punizioni». E il Sutra del Loto, il Sutra del Nirvana e il Sutra della Luce dorata concordano tutti nell’affermare che «dato che gli uomini malvagi sono rispettati e prediletti mentre gli uomini buoni sono sottoposti a punizioni, le stelle e le costellazioni, i venti e le piogge non si presentano nelle stagioni giuste». Il Sutra della Grande raccolta afferma: «Quando gli insegnamenti del Budda verranno veramente oscurati e perduti […] I sovrani e i monaci cattivi che commettono le dieci azioni malvagie offenderanno e distruggeranno il mio insegnamento corretto». Il Sutra dei Re benevolenti ammonisce: «Quando i santi se ne saranno andati, appariranno sicuramente i sette disastri». E afferma inoltre: «Contro ogni norma o legge legheranno i monaci e li tratteranno come se fossero criminali condannati. A quel tempo la distruzione della Legge non sarà lontana». E in un altro punto dice: «Monaci malvagi, sperando di ottenere fama e profitto, spesso compariranno davanti al sovrano, all’erede al trono e agli altri principi, arrogandosi il compito di predicare dottrine che condurranno alla violazione della Legge buddista e alla distruzione del paese. Il sovrano, non rendendosi conto della verità, li ascolterà e crederà a tali dottrine».

                                                                                                                                                  Se esaminiamo il Giappone dei nostri giorni alla luce dello specchio limpido di questi passi, vi vedremo riflesso palesemente tutto ciò che sta accadendo, in cielo e in terra, così come combaciano le due metà di un tagliando. Voi, che fra i miei discepoli avete gli occhi per vedere, guardate! Comprenderete che stiamo vivendo in un’epoca in cui i monaci malvagi di questo paese vanno dall’imperatore, dai principi e dallo shogun a raccontare calunnie nel tentativo di liberarsi di un santo!

                                                                                                                                                    Domanda: Nel passato il re Pushyamitra, l’imperatore dell’era Hui-ch’ang33 e Mononobe no Moriya apparvero rispettivamente in India, Cina e Giappone, e tutti cercarono di distruggere la Legge buddista. Altri re indiani misero a morte il Bodhisattva Aryadeva, il Venerabile Aryasimha e altri maestri. Al tempo in cui vissero questi uomini, perché questi vari grandi disastri non apparvero?

                                                                                                                                                      Risposta: I disastri e le calamità possono essere maggiori o minori a seconda delle persone che li suscitano. Durante i duemila anni del Primo e del Medio giorno della Legge, vi furono sovrani malvagi e monaci malvagi. Alcuni erano seguaci delle dottrine non buddiste dell’India, altri sostenevano i taoisti e altri ancora credevano in false divinità. Apparentemente ebbero un ruolo importante nella distruzione della Legge buddista, ma in realtà i loro crimini non furono così gravi come si potrebbe pensare. Ma i sovrani malvagi e i monaci malvagi del mondo attuale che cercano di distruggere la Legge buddista usano le dottrine hinayana per attaccare quelle mahayana o impiegano gli insegnamenti provvisori per cancellare il vero insegnamento. Essi derubano le persone delle loro menti senza distruggerne effettivamente i corpi; essi non bruciano concretamente i templi e le pagode, eppure fanno sì che la Legge buddista venga naturalmente distrutta. La loro colpa supera di gran lunga quella degli uomini delle epoche precedenti.

                                                                                                                                                        Guardate ciò che sta accadendo, o miei discepoli, e abbiate fede nel Sutra del Loto! Quando vi guardate allo specchio con occhi rabbiosi, esso riflette la vostra rabbia. Il cielo stesso è in collera perché le persone sono colpevoli. Quando due soli appaiono fianco a fianco, è un segno che due sovrani stanno contendendosi il potere all’interno di un unico paese, che un re combatte contro un re. Quando le stelle invadono i confini del sole e della luna, è un segno che i sudditi stanno invadendo le prerogative del sovrano. Quando appare un altro sole che litiga con quello già esistente, significa che i litigi dilagheranno in tutti i quattro continenti del mondo. Quando due stelle del mattino appaiono fianco a fianco, significa che due eredi al trono si batteranno per la successione.

                                                                                                                                                          E quando, come questi segni fanno presagire, il paese sarà precipitato nel caos, il Bodhisattva Pratiche Superiori e gli altri santi si faranno avanti per stabilire le tre Leggi segrete dell’insegnamento originale, e diffondere Myoho-renge-kyo ampiamente in tutti i quattro continenti e nelle regioni comprese fra i quattro mari! Chi potrebbe mai dubitarne?

                                                                                                                                                            Il quinto mese dell’undicesimo anno di Bun’ei [1274]

                                                                                                                                                                Cenni Storici

                                                                                                                                                                Nichiren Daishonin completò questo scritto il ventiquattresimo giorno del quinto mese del 1274. È indirizzato a Toki Jonin, uno dei principali discepoli laici, che viveva nella provincia di Shimosa. Nella classificazione stabilita da Nikko esso fa parte dei dieci scritti maggiori del Daishonin. Vi sono rivelate per la prima volta «le “Leggi segrete” che non furono svelate da Nagarjuna, Vasubandhu, T’ien-t’ai e Dengyo», che in seguito il Daishonin chiamò le Tre grandi Leggi segrete. Esse sono, come egli afferma, “l’oggetto di culto dell’insegnamento originale, il santuario dell’insegnamento originale e i cinque caratteri del daimoku dell’insegnamento originale”, e costituiscono il fondamento del suo insegnamento, l’essenza del Sutra del Loto da propagare nell’Ultimo giorno della Legge. Qui l’«insegnamento originale» è quello dell’Ultimo giorno, l’insegnamento di Nam-myoho-renge-kyo.

                                                                                                                                                                Dopo due anni e mezzo di esilio a Sado, Nichiren Daishonin ricevette il perdono e il ventiseiesimo giorno del terzo mese del 1274 fece ritorno a Kamakura. L’ottavo giorno del quarto mese subì un interrogatorio da parte di Hei no Saemon-no-jo Yoritsuna, che rappresentava il reggente del governo di Kamakura. Quando egli chiese al Daishonin quando il Giappone sarebbe stato attaccato dall’Impero mongolo, questi rispose che sarebbe successo entro l’anno, e lo avvertì che i reggenti avrebbero dovuto smettere di sostenere le scuole buddiste che andavano contro il Sutra del Loto. Ma il governo non prestò ascolto al suo ammonimento. Questa è considerata la terza rimostranza ufficiale al sovrano del paese.

                                                                                                                                                                Il dodicesimo giorno del quinto mese il Daishonin lasciò Kamakura e il diciassettesimo giorno arrivò ai piedi del monte Minobu nella provincia di Kai. Solo sette giorni dopo, il ventiquattresimo giorno, egli ultimò questo scritto. Nel decimo mese l’Impero mongolo sferrò il suo primo attacco al Giappone, proprio come il Daishonin aveva predetto a Hei no Saemon.

                                                                                                                                                                Sotto il titolo, il Daishonin si firma così: «Scritto da Nichiren, lo shramana del Giappone». Il termine shramana si riferisce a colui che ricerca la via del Budda. Il Daishonin se ne serve qui per indicare che egli è un sincero praticante buddista, la persona che ha ereditato il corretto insegnamento del Buddismo e ne trasmette l’essenza al mondo e alle generazioni future.

                                                                                                                                                                La presente opera è suddivisa in tre parti. Nella prima parte il Daishonin esamina la superiorità comparativa fra i sutra propagati da Shakyamuni da due diversi punti di vista: quello dell’insegnamento e quello del maestro. Un singolo Budda, Shakyamuni, può essere visto in modo diverso a seconda dei sutra che ha esposto. Lo Shakyamuni del capitolo «Durata della vita» del Sutra del Loto, che ottenne l’illuminazione in un passato assai remoto, è il Budda fondamentale. E il Sutra del Loto è il primo tra tutti i sutra.

                                                                                                                                                                Nella seconda parte, il Daishonin spiega che sia l’insegnamento transitorio, sia l’insegnamento originale del Sutra del Loto, furono propagati per le persone dell’Ultimo giorno della Legge e in particolar modo per il Daishonin. Nel Sutra del Loto, il cosiddetto «capitolo e due metà», che comprende il capitolo «Durata della vita» e le porzioni di testo che lo precedono e lo seguono, costituisce il cuore dell’insegnamento originale, e anch’esso fu esposto per il Daishonin e i suoi seguaci. Queste affermazioni spiegano il ruolo cruciale del Daishonin: quello di liberare dalla sofferenza tutte le persone dell’Ultimo giorno della Legge.

                                                                                                                                                                La terza parte chiarisce qual è la grande Legge da propagare nell’Ultimo giorno. Il Daishonin afferma: «Io, Nichiren ho abbandonato sia l’approccio espanso sia quello condensato e ho preferito andare all’essenziale, cioè i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo che furono trasmessi al Bodhisattva Pratiche Superiori». Questa essenza è Nam-myoho-renge-kyo delle Tre grandi Leggi segrete. Ecco perché Nichiren intitolò quest’opera Scegliere il cuore del Sutra del Loto. Il Daishonin parla poi dei segnali che appaiono quando la Legge sta per essere diffusa, e afferma con convinzione che l’ampia propagazione delle Tre grandi Leggi segrete è inevitabile.

                                                                                                                                                                Note

                                                                                                                                                                1. Tao-lang: in realtà si tratta di Fa-lang, un prete della scuola cinese dei Tre trattati che visse al tempio Hsing-huang. Nel Seguito delle biografie degli eminenti monaci il nome del maestro di Chia-hsiang, Fa-lang, fu scritto per errore come “Tao-lang del tempio Hsing-huang”. Da allora Fa-lang, chiamato anche Hsing-huang dal nome del tempio in cui viveva, è spesso stato indicato come Tao-lang. In Ripagare i debiti di gratitudine il Daishonin cita Hsing-huang (Fa-lang) e il suo successore Chia-hsiang come rappresentanti della scuola dei Tre trattati.
                                                                                                                                                                2. La storia del coniglio che si scontrò col ceppo è tratta dallo Han Fei Tzu. Una volta un contadino trovò un coniglio che correndo aveva sbattuto contro un ceppo d’albero, rompendosi il collo. L’uomo smise di arare per rimanere di guardia al ceppo, sperando di prendere così un altro coniglio. L’esempio del ventaglio rotondo e della luna deriva da una frase di Grande concentrazione e visione profonda: «Quando la luna è nascosta dietro una schiera di montagne, solleviamo un ventaglio rotondo come suo simbolo».
                                                                                                                                                                3. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 235.
                                                                                                                                                                4. L’espressione “kalpa numerosi come i granelli di polvere di un sistema maggiore di mondi” corrisponde al giapponese sanzen-jintengo (san=tre zen=mille jin=polvere ten=granello go=kalpa) e l’espressione “kalpa numerosi come i granelli di polvere di innumerevoli sistemi maggiori di mondi” corrisponde a gohyaku-jintengo (go=cinque hyaku=cento). “Tre” e “cinque” corrispondono rispettivamente a san e go in queste due espressioni.
                                                                                                                                                                5. Il Sutra del Loto, cap. 7, p. 203. Questo capitolo narra che, quando il Budda Grande Saggezza Universale ottenne l’illuminazione, i suoi sedici figli rinunciarono alla vita secolare per seguire il padre che predicò per loro il Sutra del Loto. Mentre il Budda sedeva in meditazione, ognuno dei sedici figli predicava il Sutra del Loto come bodhisattva. Le persone che avevano udito il sutra dall’uno o dall’altro di questi figli rinacquero sempre insieme ai rispettivi maestri. Nel capitolo si afferma che questi sedici bodhisattva al momento vivono come Budda nelle rispettive terre delle dieci direzioni dove predicano la Legge. Si ritiene che uno di loro sia il Budda Amida della Pura terra di Perfetta Beatitudine, situata a ovest. Il più giovane rinacque come Budda Shakyamuni in questo mondo di saha.
                                                                                                                                                                6. Parole e frasi del Sutra del Loto.
                                                                                                                                                                7. Annotazioni su “Parole e frasi del Sutra del Loto”.
                                                                                                                                                                8. Qui il Daishonin combina due frasi del capitolo “Durata della vita” del Sutra del Loto, per riassumerne il senso: «Egli è come l’abile medico, che usa uno stratagemma per curare i figli usciti di senno. […] Io sono il padre di questo mondo che salva coloro che sono afflitti e soffrono» (Il Sutra del Loto, cap. 16, p. 319).
                                                                                                                                                                9. Il significato profondo del Sutra del Loto.
                                                                                                                                                                10. Questi cinque capitoli (che costituiscono la sezione di trasmissione dell’insegnamento transitorio), cioè i capitoli “Pratiche pacifiche”, “Esortazione alla devozione”, “Devadatta”, “Torre preziosa” e “Maestro della Legge”, descrivono come si dovrebbe praticare e propagare il Sutra del Loto nel periodo successivo alla morte del Budda. Da questo punto di vista si può dire che gli otto capitoli da “Espedienti” a “Profezie” (la sezione di rivelazione dell’insegnamento transitorio) furono esposti per le persone di quel periodo.
                                                                                                                                                                11. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 235.
                                                                                                                                                                12. Ibidem, cap. 13, p. 270.
                                                                                                                                                                13. Pien Ho: un nativo di Ch’u, in Cina, durante il periodo di Primavera e Autunno (770-403 a.c.). Secondo lo Han Fei Tzu, Pien Ho trovò una pietra preziosa sul monte Ching e la regalò al re Li. Quando il re la osservò, la scambiò per una pietra comune e fece amputare sotto il ginocchio la gamba sinistra di Pien Ho. Dopo la morte di Li, Pien Ho offrì di nuovo la pietra preziosa al re, che a quel tempo era Wu, cosa che gli procurò l’amputazione sotto il ginocchio della gamba destra come pena per il secondo tentativo di raggiro. Successivamente, quando sedeva sul trono il re Wen, Pien Ho pianse per tre giorni ai piedi del monte Ching, stringendo la pietra preziosa e versando lacrime di sangue. Saputo ciò, il re Wen chiese la pietra di Pien Ho e la fece lucidare. Si scoprì allora che era realmente preziosa.
                                                                                                                                                                14. Wu Tzu-hsü: fedele ministro di Fu-ch’a (m. 473 a.C.), venticinquesimo re dello stato di Wu. Il padre di Fu-ch’a fu ucciso dal re Kou-chien dello stato di Yüeh e Fu-ch’a si vendicò due anni dopo sconfiggendolo in battaglia. Kou-chien propose un accordo amichevole a Fu-ch’a, ma in realtà progettava di attaccare di nuovo lo stato di Wu. Wu Tzu-hsü, intuendo le vere intenzioni di Kou-chien, suggerì al re di ucciderlo, ma il sovrano non volle ascoltarlo e anzi costrinse Wu Tzu-hsü al suicidio nel 485 a.C. Dopo la sua morte, esattamente come egli aveva predetto, lo stato di Wu fu distrutto dallo stato di Yüeh.
                                                                                                                                                                15. “Queste parole” sono le precedenti parole del Budda, nello stesso capitolo: «Sin dal lontano, remoto passato ho istruito e convertito questa moltitudine» (Il Sutra del Loto, cap. 15, p. 304).
                                                                                                                                                                16. Ibidem, cap. 15, p. 306.
                                                                                                                                                                17. Ibidem, cap. 16, p. 316.
                                                                                                                                                                18. Questo paragrafo spiega il significato della frase del Sutra del Loto: «Lascerò qui questa buona medicina. Prendetela, e non temete che non vi guarisca». I figli malati che nel Sutra del Loto rifiutano di prendere la buona medicina rappresentano le persone dell’Ultimo giorno della Legge che rifiutano di prender fede nel Sutra del Loto. “La sua illuminazione originale” e “l’illuminazione in un passato assai remoto” si riferiscono al fatto che Shakyamuni ottenne l’illuminazione in un passato lontano moltissimi kalpa.
                                                                                                                                                                19. Il Sutra del Loto, cap. 17, p. 332.
                                                                                                                                                                20. Ibidem, cap. 21, p. 376.
                                                                                                                                                                21. Ibidem, cap. 23, p. 394.
                                                                                                                                                                22. Ibidem.
                                                                                                                                                                23. Konryuda e Seiryuda sono i corrispettivi giapponesi dei loro nomi, come appaiono in Su “Parole e frasi” di Miao-lo. Non se ne conoscono i nomi originali in sanscrito.
                                                                                                                                                                24. Il Sutra del Loto. cap. 10, p. 235.
                                                                                                                                                                25. Ibidem, cap. 11, p. 250.
                                                                                                                                                                26. Parole e frasi.
                                                                                                                                                                27. Saggio sulla protezione del paese.
                                                                                                                                                                28. Chiu-fang Yin: giudice di cavalli cinese del settimo secolo a.C.
                                                                                                                                                                29. Chih Tao-lin (314-366): prete erudito cinese famoso per le sue lezioni sui sutra buddisti come i sutra della Saggezza e il Sutra di Vimalakirti.
                                                                                                                                                                30. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 66.
                                                                                                                                                                31. Significato profondo.
                                                                                                                                                                32. In Chiarificazione dei precetti Dengyo suddivide in ventinove tipi i sette disastri descritti nel Sutra dei Re benevolenti.
                                                                                                                                                                33. L’imperatore dell’era Hui-ch’ang: Wu-tsung, quindicesimo imperatore della dinastia T’ang (814-846). Nell’845, spinto dai taoisti distrusse circa 4600 templi e monasteri buddisti, costringendo più di 260.000 preti e monache a fare ritorno alla vita secolare. Si tratta di una delle quattro persecuzioni imperiali nei confronti del Buddismo in Cina.
                                                                                                                                                                La Biblioteca di Nichiren
                                                                                                                                                                istituto buddista italiano soka gakkai
                                                                                                                                                                senzamotica
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                                                                                                                                                                otto per mille
                                                                                                                                                                nuovo rinascimento
                                                                                                                                                                buddismo e società
                                                                                                                                                                volo continuo
                                                                                                                                                                esperia

                                                                                                                                                                © Soka Gakkai. © Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. | Via di Bellagio 2/E 50141 Firenze FI | C.F. 94069310483 | P.I. 04935120487 | Privacy & Cookie Policy.

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