179. Sui dieci fattori
Kamakura, 1258. Indirizzata a Opere di riferimento
Noi stessi non siamo altro che i Tathagata dell’illuminazione originale, che possiedono i tre corpi all’interno di un singolo corpo. Lo spiega il passo del Sutra del Loto che parla dei dieci fattori di «aspetto, natura, entità, potere, influenza, causa interna, relazione, effetto latente, effetto manifesto e loro coerenza dall’inizio alla fine»1.
Il primo fattore è l’aspetto, che si riferisce all’aspetto manifestato dalla forma dei nostri corpi. Ciò corrisponde al corpo di manifestazione del Tathagata. Corrisponde anche all’emancipazione e alla verità dell’esistenza temporanea.
Il secondo è la natura, che si riferisce alla natura delle nostre menti. Ciò corrisponde al corpo di ricompensa del Tathagata. Corrisponde anche alla saggezza e alla verità della vacuità.
Il terzo fattore è l’entità, che si riferisce alle entità di queste nostre vite. Ciò corrisponde al corpo del Dharma del Tathagata. Corrisponde anche alla verità della Via di mezzo, alla natura essenziale dei fenomeni e all’estinzione tranquilla.
Questi tre fattori costituiscono il Tathagata dai tre corpi. Che questi tre fattori rappresentino il Tathagata dai tre corpi può sembrare una questione che non ci riguarda, ma in realtà concerne proprio le nostre vite. Si può dire che chi lo capisce ha afferrato il significato del Sutra del Loto.
Questi tre fattori costituiscono l’inizio, o la base, dalla quale emergono gli altri sette fattori, formando così i dieci fattori. Questi dieci fattori sono la base dei cento mondi, dei mille fattori e dei tremila regni. In tal modo è enunciato un gran numero di dottrine, note collettivamente come gli ottantamila insegnamenti, che tuttavia si riducono tutte a una singola dottrina, quella delle tre verità. Al di fuori della dottrina delle tre verità, non v’è nessun’altra dottrina.
I cento mondi rappresentano la verità dell’esistenza temporanea, i mille fattori rappresentano la verità della vacuità e i tremila regni rappresentano la verità della Via di mezzo. Vacuità, esistenza temporanea e Via di mezzo; queste sono le tre verità. E, sebbene siano trattate in numerose dottrine come quelle che riguardano i cento mondi, i mille fattori o i tremila regni, esse non sono che l’unica dottrina delle tre verità.
Così le tre verità espresse nei primi tre dei dieci fattori e le tre verità espresse nei rimanenti sette fattori non sono che quest’unica dottrina delle tre verità. I primi tre fattori e i rimanenti sette fattori sono il principio contenuto all’interno delle nostre vite e non sono che un’unica cosa, meravigliosa al di là di ogni comprensione. Perciò si afferma nel sutra che essi sono caratterizzati da una totale coerenza dall’inizio alla fine. Questo è ciò che si intende con le parole “coerenza dall’inizio alla fine”.
I primi tre fattori sono “l’inizio” e i rimanenti sette fattori sono “la fine”. Essi compongono i dieci fattori, che costituiscono le tre verità contenute nelle nostre vite.
Queste tre verità possono essere chiamate anche il Tathagata dai tre corpi. Al di fuori delle nostre menti e dei nostri corpi non esiste la minima traccia di qualsiasi cosa che riguardi il bene o il male. Perciò sappiamo che noi stessi siamo in realtà i Tathagata dell’illuminazione originale, i possessori dei tre corpi all’interno di un singolo corpo.
Supporre che ciò che è stato illustrato qui sia qualcosa di separato da noi significa essere ciò che si chiama un comune essere vivente, significa trovarsi in uno stato di illusione, essere persone comuni. Invece, comprendere che questo si applica a noi equivale a essere ciò che si chiama un Tathagata, a essere in uno stato di illuminazione, a essere un santo, una persona di saggezza.
Una volta che si è compreso ciò e si riesce a vederlo con chiarezza, allora la propria vita, così com’è, si manifesta realmente nell’esistenza presente come il Tathagata dell’illuminazione originale, e si raggiunge ciò che si chiama “conseguimento della Buddità nella propria forma presente”.
Per fare un’analogia, se in primavera e in estate si ara un campo e lo si semina, in autunno e in inverno si potrà mietere e immagazzinare il raccolto, e tutto procederà secondo i propri desideri. Può sembrare una lunga attesa quella dalla primavera all’autunno e, tuttavia, nello spazio di un singolo anno, i propri desideri saranno realizzati. Allo stesso modo, può sembrare che ci sia molto tempo da aspettare per entrare nello stato di illuminazione e manifestare la nostra Buddità. Eppure tale manifestazione può essere realizzata nello spazio di una singola esistenza e noi stessi possiamo diventare Budda che possiedono i tre corpi all’interno di un singolo corpo.
Tra coloro che seguono la via del Budda, possiamo distinguere tre gradi di capacità e cioè, superiore, media e inferiore, anche se tutti riescono comunque a manifestare la natura di Budda nell’arco di una singola esistenza.
Le persone di capacità superiore, appena odono gli insegnamenti, si illuminano completamente e manifestano la natura di Budda.
Le persone di capacità media possono aver bisogno forse di un giorno o anche di un mese o di un anno per riuscire a manifestarla.
Le persone di capacità inferiore sembrano fare pochi progressi e, anzi, rimanere ferme allo stesso punto. Ma, poiché sono comunque certe di raggiungere l’illuminazione nell’arco di una singola esistenza, quando saranno in punto di morte, proprio come i sogni svaniscono quando facciamo ritorno allo stato di veglia, tutte le visioni errate e le idee distorte che hanno nutrito fino ad allora riguardo al regno della nascita e della morte e al regno dell’illusione svaniranno senza lasciare traccia, ed esse faranno ritorno allo stato di veglia dell’illuminazione originale e vedranno l’intero regno dei fenomeni per come realmente è. Allora comprenderanno che questa è la terra di beatitudine, la Terra della Luce Eternamente Tranquilla, e che esse stesse, che fino al quel momento si erano considerate insignificanti e umili, sono in realtà i Tathagata dell’illuminazione originale che possiedono i tre corpi in un singolo corpo.
Nel caso delle piante di riso, ce ne sono di tre tipi: quelle che maturano all’inizio dell’autunno, quelle che maturano a metà, e quelle che maturano tardi, eppure tutte saranno pronte per essere raccolte entro l’anno. Allo stesso modo, anche se le persone appartengono alle tre differenti categorie, superiore, media e inferiore, tutte ugualmente, nell’arco di una singola esistenza, potranno giungere a comprendere di essere identiche, senza la benché minima differenza, a tutti i Budda, a tutti i Tathagata.
L’entità di Myoho-renge-kyo, in tutto il suo splendore; cos’è dunque tale entità? Volendo provare a rispondere, dobbiamo dire che essa è il loto bianco a otto petali, il quale è la vera natura delle nostre vite. E poiché è così, allora la natura essenziale della nostre vite è Myoho-renge-kyo. Una volta che siamo giunti a comprendere che Myoho-renge-kyo non è il nome di un sutra, ma l’entità delle nostre stesse vite, vedremo che le nostre vite sono in realtà il Sutra del Loto e che il Sutra del Loto non è altro che la parola sacra predicata dal Budda allo scopo di rendere manifeste quelle entità che sono le nostre vite. E vedendo ciò sapremo che noi stessi siamo i Tathagata dell’illuminazione originale che possiedono i tre corpi in un singolo corpo.
Una volta che ci siamo illuminati a questo, tutte le idee illusorie e i modi di pensare errati che abbiamo nutrito dal passato senza inizio sino al presente saranno spazzati via, come i sogni di ieri, e svaniranno senza lasciare traccia.
Quando si ha una fede come questa, si insegna che una recitazione di Nam-myoho-renge-kyo è equivalente a recitare una volta l’intero Sutra del Loto, esattamente così come prescrive il sutra e con retta comprensione del suo significato, e che dieci recitazioni [di Nam-myoho-renge-kyo] equivalgono a recitare dieci volte il sutra, cento recitazioni al recitarlo cento volte e mille recitazioni al recitarlo mille volte, tutte esattamente come il sutra stesso prescrive. E si può dire che chi ha una fede simile è una persona che pratica esattamente come il sutra prescrive. Nam-myoho-renge-kyo.
Cenni Storici
Sui dieci fattori fa parte di un gruppo di opere, scritte nel 1258, in cui Nichiren Daishonin prende in esame il principio dei tremila regni in un singolo istante di vita.
Il Daishonin comincia con l’affermazione definitiva che la vita di tutte le persone è identica alla vita del Budda, il Tathagata dell’illuminazione originale. Per chiarire questo punto, egli cita i dieci fattori esposti nel secondo capitolo del Sutra del Loto “Espedienti”, e definisce i primi tre facendoli corrispondere ai tre corpi del Budda e alle tre verità. Abbiamo così: il primo fattore, l’aspetto, il corpo di manifestazione, la verità dell’esistenza temporanea; il secondo fattore, la natura, il corpo di ricompensa, la verità della vacuità; il terzo fattore, l’entità, il corpo del Dharma, la verità della Via di mezzo. Chi nutre la consapevolezza che questo principio riguarda se stesso è un Budda, mentre chi manca di questa consapevolezza è una persona comune.
Se si crede che la propria vita sia un tutt’uno con quella del Budda, e si pratica diligentemente il Buddismo, indipendentemente dalle differenze di capacità personale, si conseguirà senza alcun dubbio la Buddità nell’esistenza presente. Il Daishonin fa riferimento allo splendore dell’entità di Myoho-renge-kyo, descrivendola come “il loto bianco a otto petali che è la vera natura delle nostre vite”. Egli precisa che ogni singola recitazione di Nam-myoho-renge-kyo equivale a recitare l’intero Sutra del Loto in accordo con gli insegnamenti del sutra stesso. Conclude affermando che una persona che crede in questo principio e recita il daimoku sta praticando esattamente come insegna il sutra.