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94. Sui quattro stadi della fede e i cinque stadi della pratica

RSND, VOLUME I

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Luogo sconosciuto, 1277. Indirizzata a Destinatario sconosciuto

Ho ricevuto il kan di monete occhio d’anatra1 che mi hai inviato. Tutti gli attuali studiosi di Buddismo concordano che chi desidera praticare il Sutra del Loto, sia durante la vita del Budda che dopo la sua morte, deve dedicarsi ai tre tipi di apprendimento, senza trascurarne alcuno, perché altrimenti non potrà conseguire la via del Budda.

    Anch’io nel passato ero di questa opinione. Lasciando ora da parte tutti i sacri insegnamenti predicati dal Budda nella sua vita, esaminiamo la questione alla luce del Sutra del Loto. E anche qui tralasciamo gli insegnamenti contenuti nelle sezioni di preparazione e rivelazione2 e consideriamo la sezione di trasmissione che costituisce uno specchio limpido per l’Ultimo giorno della Legge e che dovrebbe essere usata come principale riferimento.

      La sezione di trasmissione consiste di due parti. La prima è quella dell’insegnamento transitorio e consiste di cinque capitoli a partire dal capitolo “Maestro della Legge”. La seconda è quella dell’insegnamento originale ed è costituita dall’ultima parte del capitolo “Distinzioni dei benefici” e dai rimanenti undici capitoli conclusivi del sutra. I cinque capitoli dell’insegnamento transitorio, sommati agli undici capitoli e mezzo dell’insegnamento originale, fanno in tutto sedici capitoli e mezzo in cui è chiaramente spiegato come si deve praticare il Sutra del Loto nell’Ultimo giorno della Legge. E, se ciò non fosse ancora abbastanza convincente, un’ulteriore esame della questione alla luce dei sutra di Virtù Universale e del Nirvana3 risolverà sicuramente ogni dubbio.

        All’interno dei capitoli della trasmissione, i quattro stadi della fede e i cinque stadi della pratica esposti nel capitolo “Distinzioni dei benefici” riguardano gli aspetti più importanti della pratica del Sutra del Loto e sono un modello per tutte le persone, sia durante la vita del Budda che dopo la sua morte.

          Scrive Ching-hsi4: «Anche un singolo istante di fede e comprensione è l’inizio della pratica dell’insegnamento originale»5. I quattro stadi della fede riguardano coloro che vivono al tempo del Budda e i cinque stadi della pratica coloro che vivono dopo la sua morte; il primo dei quattro stadi della fede consiste nel credere e comprendere il sutra anche solo per un istante e il primo dei cinque stadi della pratica consiste nel gioire udendo il Sutra del Loto. Questi due stadi sono lo scrigno dei tesori dei cento mondi, dei mille fattori e dei tremila regni in un singolo istante di vita; la porta dalla quale emergono tutti i Budda delle dieci direzioni e delle tre esistenze.

            I due santi e saggi maestri T’ien-t’ai e Miao-lo stabilirono questi due stadi iniziali della fede e della pratica e ne diedero tre interpretazioni. Una li paragona allo stadio della somiglianza con l’illuminazione, ai dieci stadi della fede e allo stadio del re che mette in moto la ruota di ferro6. La seconda li paragona al primo dei cinque stadi della pratica, che vengono identificati con lo stadio della percezione e dell’azione, in cui non sono ancora state recise le illusioni del pensiero e del desiderio. La terza li paragona allo stadio di ascoltare il nome e le parole della verità.

              Nel riconciliare queste differenti interpretazioni, Grande concentrazione e visione profonda afferma: «Le intenzioni del Budda sono difficili da conoscere. Egli spiega le cose in maniera differente a seconda delle differenti capacità dei suoi ascoltatori. Se solo capissimo questo, che bisogno ci sarebbe di fastidiose dispute?».

                La mia opinione è che, delle tre interpretazioni, quella che si accorda meglio con il testo del Sutra del Loto è quella che si riferisce all’ascoltare il nome e le parole della verità in quanto, nel descrivere il primo dei cinque stadi della pratica per l’epoca successiva alla morte del Budda, il sutra parla di coloro che «[ascoltano questo sutra] e non lo insultano, ma anzi ne gioiscono nei loro cuori»7. Se si facesse corrispondere lo stadio qui descritto a un livello così avanzato come lo stadio della somiglianza con l’illuminazione, dei cinque stadi della pratica, allora le parole «non lo insultano, ma anzi ne gioiscono nei loro cuori» sarebbero molto poco appropriate.

                  In particolare, i passi del capitolo “Durata della vita” che parlano di quelli che «hanno perso il senno» o di quelli che «non lo hanno perso»8 si riferiscono entrambi allo stadio di udire il nome e le parole della verità9. Il Sutra del Nirvana dice: «Che abbiano fede o no» e «Se ci sono esseri viventi che, alla presenza di tanti Budda quante le sabbie del fiume Hiranyavati, hanno concepito il desiderio dell’illuminazione, allora, quando nasceranno in un’epoca malvagia come questa, riusciranno ad accettare e sostenere un sutra come questo e non lo offenderanno mai»10. Si devono tenere in considerazione anche questi passi.

                    Inoltre, nella frase di quattro caratteri «un singolo istante di fede e comprensione» la parola “fede” si riferisce al primo dei quattro stadi della fede e la parola “comprensione” a quelli che seguono. E, se è così, “fede senza comprensione” corrisponderebbe al primo dei quattro stadi della fede. Il sutra descrive il secondo stadio della fede come quello in cui una persona «comprende in generale il significato delle parole»11 del sutra. E nel nono volume di Annotazioni su “Parole e frasi del Sutra del Loto” leggiamo: «Lo stadio iniziale della fede è diverso dagli altri perché non vi è ancora comprensione».

                      Veniamo al capitolo “Rispondere con gioia”, dove lo stadio iniziale di gioire nell’udire il Sutra del Loto viene riformulato e chiarito con l’esempio di cinquanta persone che a turno odono il Sutra del Loto e ne gioiscono: i benefici che esse ne ricevono diminuiscono ad ogni persona successiva. Riguardo allo stadio raggiunto dalla cinquantesima persona ci sono due interpretazioni: secondo la prima, la cinquantesima persona si troverà allo stadio di gioire udendo il Sutra del Loto12. In base alla seconda, non si può dire che la cinquantesima persona sia entrata nello stadio di gioire udendo il nome del Sutra del Loto, ma che sia ancora allo stadio di udire il nome e le parole della verità. Questo intende il commentario che afferma: «Più vero l’insegnamento, più basso lo stadio [di coloro che può condurre all’illuminazione]»13. Per esempio il perfetto insegnamento può salvare persone di capacità inferiori a quelle che è in grado di salvare la dottrina dei quattro gusti e dei tre insegnamenti. Allo stesso modo il Sutra del Loto può salvare persone di capacità inferiori rispetto all’insegnamento perfetto dei sutra precedenti e l’insegnamento originale del Sutra del Loto può salvare più persone dell’insegnamento transitorio, persone che non hanno alcun tipo di capacità. Bisogna riflettere attentamente sulla frase di sei caratteri «più vero l’insegnamento, più basso lo stadio».

                        Domanda: Nell’Ultimo giorno della Legge è necessario per coloro che sono all’inizio della pratica del Sutra del Loto dedicarsi a tutti e tre i tipi di apprendimento del perfetto insegnamento?

                          Risposta: Questa è una domanda molto importante e per risponderti consulterò il testo del sutra. Il Budda esenta le persone del primo, secondo e terzo dei cinque stadi della pratica dal praticare i precetti e la meditazione e si concentra totalmente sulla saggezza. E poiché la nostra saggezza è inadeguata, egli insegna a sostituire la saggezza con la fede facendo di quest’unica parola “fede” la base di tutto. La mancanza di fede è la causa per diventare un icchantika e offendere la Legge, mentre la fede è la causa della saggezza e corrisponde allo stadio di ascoltare il nome e le parole della verità.

                            T’ien-t’ai afferma: «I benefici di coloro che hanno raggiunto lo stadio di somiglianza con l’illuminazione non saranno dimenticati quando rinasceranno in un’altra esistenza. Ma i benefici di coloro che sono allo stadio di udire il nome e le parole della verità o allo stadio della percezione e azione saranno dimenticati quando rinasceranno nelle esistenze successive, anche se vi può essere qualcuno di loro che non dimenticherà. E, anche coloro che hanno dimenticato quei benefici, se incontrano un buon amico, vedranno le buone radici che avevano piantato nelle esistenze precedenti riprendere vita. Mentre, se incontrano un cattivo amico, perderanno la loro vera mente»14.

                              Probabilmente questo è ciò che è accaduto ai due eminenti uomini della media antichità, i grandi maestri Jikaku e Chisho della scuola Tendai. Essi hanno voltato le spalle agli insegnamenti di T’ien-t’ai e Dengyo, che erano stati buoni amici per loro, e si sono schierati invece con Shan-wu-wei, Pu-k’ung e altri che erano cattivi amici. E molti studiosi dell’ultima epoca sono stati tratti in inganno dall’introduzione di Eshin alla sua opera I fondamenti per la rinascita nella Pura terra e di conseguenza hanno perso la vera mente [di fede] nel Sutra del Loto, abbracciando invece gli insegnamenti provvisori associati ad Amida. Sono persone che hanno abbandonato la grande dottrina per scegliere dottrine inferiori. Se giudichiamo dagli esempi del passato, probabilmente soffriranno per innumerevoli kalpa nei tre cattivi sentieri. Sono queste le persone a cui si riferisce T’ien-t’ai con le parole «se incontrano un cattivo amico perderanno la loro vera mente».

                                Domanda: Che prove puoi offrire a sostegno delle tue affermazioni?

                                  Risposta: Il sesto volume di Grande concentrazione e visione profonda afferma: «Le persone salvate dagli insegnamenti predicati prima del Sutra del Loto sono quelle che hanno raggiunto un alto livello di conseguimento, perché questi insegnamenti sono soltanto espedienti. Le persone salvate dall’insegnamento perfetto del Sutra del Loto appartengono a un basso livello di conseguimento, perché questo insegnamento rappresenta la verità».

                                    Annotazioni su “Grande concentrazione e visione profonda” commenta così: «Il passo che riguarda gli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto chiarisce il valore relativo degli insegnamenti vero e provvisorio poiché dice che più vero è l’insegnamento più basso il livello [di coloro che può condurre all’illuminazione]. Al contrario, più l’insegnamento è provvisorio più deve essere alto il livello [di coloro che lo abbracciano perché riescano a ottenere l’illuminazione]». Il nono volume di Su “Parole e frasi” dice: «Nel determinare lo stadio di conseguimento di una persona, più è profondo l’oggetto di meditazione, più è basso il livello del praticante [che può ottenere l’illuminazione attraverso di esso]».

                                      Qui non dirò niente riguardo ai seguaci delle altre scuole, ma perché gli studiosi della scuola Tendai accantonano questa interpretazione che “più vero l’insegnamento, più basso lo stadio” e accettano invece gli scritti del Supervisore del clero Eshin? Per ora possiamo tralasciare gli insegnamenti di Shan-wu-wei, Chin-kang-chih e Pu-k’ung e quelli di Jikaku e Chisho. Questo è un argomento della massima importanza, il più importante di tutto il continente di Jambudvipa, e tutte le persone di buon senso dovrebbero ascoltare ciò che ho da dire. Poi, se desiderano rifiutarlo, possono farlo.

                                        Domanda: Quali pratiche sono interdette ai praticanti dell’Ultimo giorno della Legge che hanno appena risvegliato l’aspirazione all’illuminazione?

                                          Risposta: Sono interdette la pratica dell’elemosina, dell’osservanza dei precetti e le altre delle cinque paramita. A queste persone va fatto recitare Nam-myoho-renge-kyo che è la pratica adatta alla capacità di chi si trova negli stadi di “produrre anche un singolo istante di fede e comprensione” e di “gioire udendo il Sutra del Loto”. Essa rappresenta il vero intento di questo sutra.

                                            Domanda: Non ho mai sentito dire una cosa simile prima d’ora. Sono stupefatto e mi chiedo se i miei orecchi non mi ingannino. Ti prego di citarmi qualche prova documentaria e di avere la gentilezza di spiegarmi meglio.

                                              Risposta: Il sutra afferma: «Non c’è bisogno che questi uomini e donne devoti erigano torri e templi per amor mio o costruiscano monasteri e facciano i quattro tipi di offerte alla comunità dei monaci»15. Questo passo del sutra spiega che i praticanti che hanno appena risvegliato il desiderio dell’illuminazione non devono svolgere la pratica dell’elemosina, dell’osservanza dei precetti e le altre delle cinque paramita.

                                                Domanda: Il passo che hai citato ci vieta solo di erigere templi e torri o di provvedere alla comunità dei monaci. Non dice niente dell’osservanza dei precetti e delle altre pratiche.

                                                  Risposta: Il passo cita solo la prima delle cinque paramita, quella dell’elemosina e si astiene dal menzionare le altre quattro.

                                                    Domanda: Come facciamo a saperlo?

                                                      Risposta: Perché in un passo successivo, nel descrivere i quattro stadi della pratica, prosegue così: «E tanto meno [ne hanno bisogno] coloro che, oltre ad abbracciare questo sutra, fanno offerte, osservano i precetti»16, spiegando che le persone del primo, secondo e terzo stadio della pratica non devono praticare l’elemosina, osservare i precetti e svolgere le altre cinque paramita. Solo quando raggiungono il quarto stadio della pratica17 gli è permesso osservarle. E poiché tali pratiche sono permesse solo in quest’ultimo stadio possiamo dedurre che sono interdette alle persone degli stadi iniziali.

                                                        Domanda: I passi di sutra che hai appena citato sembrano sostenere la tua argomentazione. Ma puoi citarmi anche qualche passo dei trattati o dei commentari?

                                                          Risposta: Che commentari vuoi che ti citi? I trattati dei quattro ordini di saggi dell’India o le parole dei maestri buddisti della Cina e del Giappone? In entrambi i casi equivale a rifiutare le radici e ricercare fra i rami, a cercare l’ombra allontanandosi dal corpo, a dimenticare la fonte e dare valore solo al corso d’acqua. Tu vorresti ignorare un passo del sutra che è perfettamente chiaro per cercare una risposta nei trattati e nei commentari. Ma se un commentario successivo contraddice il passo originale del sutra, getteresti il sutra per seguire il commentario?

                                                            Comunque voglio soddisfare il tuo desiderio e ti citerò alcuni passi. Nel nono volume di Parole e frasi del Sutra del Loto è scritto: «C’è pericolo che il principiante sia sviato da preoccupazioni secondarie e che questo interferisca con la pratica primaria. Il principiante dovrebbe concentrare tutta la sua attenzione direttamente sull’abbracciare questo sutra; questo è il più alto tipo di offerta. Se si mettono da parte le pratiche formali, ma si mantiene il principio, allora i benefici saranno molti e di vasta portata».

                                                              In questo passo del commentario le “preoccupazioni secondarie” sono le cinque paramita. Se il principiante cerca di praticare le cinque paramita e nello stesso tempo di abbracciare il Sutra del Loto, questo può ostacolare la pratica primaria che è la fede. Sarà come una persona che carica una piccola nave di ricchezze e tesori e cerca di attraversare il mare: affonderà insieme al tesoro. E le parole «dovrebbe concentrare tutta la sua attenzione direttamente sull’abbracciare questo sutra» non si riferiscono all’intero sutra ma esclusivamente al daimoku, o titolo, del sutra, senza mescolarvi altri passi. Persino la recitazione del sutra intero non è permessa. E tantomeno le cinque paramita!

                                                                «Mettere da parte le pratiche formali ma mantenere il principio» significa che si dovrebbe lasciare da parte l’osservanza dei precetti e le altre pratiche formali [delle cinque paramita] e abbracciare esclusivamente il principio del daimoku. Quando il commentario dice che «i benefici saranno molti e di vasta portata» sottintende che, se il principiante cerca di svolgere le altre varie pratiche e il daimoku al tempo stesso, allora tutti i benefici andranno completamente persi.

                                                                  Parole e frasi continua: «Domanda: Se ciò che dici è vero, allora abbracciare il Sutra del Loto è il più importante di tutti i precetti. Perché allora [nella descrizione del quarto stadio della pratica] il Sutra del Loto parla di una persona che “osserva i precetti”? Risposta: Lo fa per chiarire per contrapposizione ciò che occorre negli stadi iniziali. Non si dovrebbero criticare le persone agli stadi iniziali perché non riescono a osservare regole che riguardano solo gli stadi più avanzati»18.

                                                                    Gli studiosi di oggi ignorano questo passo del commentario e collocano le persone ignoranti dell’ultima epoca nella stessa categoria dei due santi Nan-yüeh e T’ien-t’ai – un errore gravissimo!

                                                                      Miao-lo inoltre spiega così: «Domanda: Se è così allora non c’è bisogno di costruire realmente torri per collocarvi le reliquie del Budda, né di osservare formalmente i precetti? E non occorre nemmeno fare l’elemosina ai monaci che svolgono le pratiche formali [delle sei paramita]?»19.

                                                                        Il Gran Maestro Dengyo disse: «Ho subito messo da parte i duecentocinquanta precetti!»20. E non fu l’unico a farlo. Anche Nyoho e Dochu21, che erano discepoli di Ganjin, e i preti dei sette templi maggiori di Nara li misero ugualmente da parte. Inoltre il Gran Maestro Dengyo lasciò questo ammonimento per le epoche future: «Se nell’Ultimo giorno della Legge ci fosse una persona che osserva i precetti sarebbe rara e strana come una tigre nel mercato. Chi potrebbe crederci?»22.

                                                                          Domanda: Perché non sei a favore della meditazione sui tremila regni in un singolo istante di vita e invece incoraggi semplicemente la recitazione del daimoku?

                                                                            Risposta: I due caratteri che compongono il nome Giappone contengono tutte le persone, gli animali e i beni delle sessantasei province del paese senza eccezione alcuna. E i due caratteri che formano il nome India non contengono forse allo stesso modo tutti i settanta stati dell’India?23. Miao-lo dice: «Quando per brevità si menziona il daimoku, o titolo, in esso è profondamente racchiuso l’intero sutra»24. E anche: «Quando per brevità parliamo dei Dieci mondi e dei dieci fattori, in essi sono dettagliatamente rappresentati i tremila regni»25.

                                                                              Quando il Bodhisattva Manjushri e il Venerabile Ananda compilarono tutte le parole pronunciate dal Budda nelle tre assemblee durante gli otto anni [in cui fu predicato il Sutra del Loto] scrissero il titolo Myoho-renge-kyo e, per dimostrare di aver compreso [che l’intero sutra è contenuto in questi cinque caratteri], lo fecero seguire dalle parole «Questo è ciò che io ho udito»26.

                                                                                Domanda: Se una persona recita semplicemente Nam-myoho-renge-kyo senza comprenderne il significato, sarà con ciò provvisto anche dei benefici della comprensione?

                                                                                  Risposta: Quando un bambino beve il latte non ha alcuna comprensione del suo sapore eppure il suo corpo ne viene nutrito in maniera naturale. Chi ha mai preso le meravigliose medicine di Jivaka sapendo di che cosa erano composte? L’acqua non ha mente, eppure può spegnere il fuoco. Il fuoco consuma le cose eppure come potremmo affermare che lo fa consciamente? Questa e la spiegazione di Nagarjuna e T’ien-t’ai e io la ribadisco qui.

                                                                                    Domanda: Perché affermi che tutti gli insegnamenti sono contenuti nel daimoku?

                                                                                      Risposta: Chang-an scrive: «Dunque [la spiegazione che T’ien-t’ai dà del titolo ne] la prefazione trasmette il profondo significato del sutra. Il profondo significato indica il cuore del testo e il cuore del testo comprende gli insegnamenti originale e transitorio nel loro insieme»27. E Miao-lo scrive: «Sulla base del cuore del testo del Sutra del Loto si possono valutare tutti gli altri vari insegnamenti del Budda»28.

                                                                                        Anche se l’acqua torbida non ha mente, può cogliere il riflesso della luna e così diventare naturalmente limpida. Quando le piante e gli alberi ricevono la pioggia non sono consapevoli di ciò che fanno, eppure non cominciano forse a produrre fiori? I cinque caratteri di Myoho-renge-kyo non rappresentano il testo del sutra e non sono nemmeno il suo significato. Non sono altro che l’intento dell’intero sutra. Così anche se i principianti nella pratica buddista non ne possono comprendere il significato29, praticando questi cinque caratteri si conformeranno naturalmente all’intento del sutra.

                                                                                          Domanda: Quando i tuoi discepoli senza alcuna comprensione semplicemente recitano con la bocca le parole Nam-myoho-renge-kyo, che livello di conseguimento raggiungono?

                                                                                            Risposta: Non solo vanno oltre il livello più alto dei quattro gusti e dei tre insegnamenti, che raggiungono i praticanti del perfetto insegnamento dei sutra precedenti a quello del Loto, ma superano anche di cento, mille, diecimila, un milione di volte i fondatori della scuola della Vera parola e delle altre varie scuole di Buddismo come Shan-wu-wei, Chih-yen, Tz’u-en, Chi-tsang, Tao-hsüan, Bodhidharma e Shan-tao.

                                                                                              Perciò imploro le persone di questo paese: non guardate i miei discepoli dal­l’alto in basso! Se indagate sul loro passato scoprirete che erano grandi bodhisattva che hanno fatto offerte al Budda per un periodo di ottocentomila milioni di kalpa e che hanno praticato sotto la guida di tanti Budda quante le sabbie dei fiumi Hiranyavati e Gange. E se parliamo del futuro saranno dotati dei benefici della cinquantesima persona che superano quelli di chi fa offerte a innumerevoli esseri viventi per un periodo di ottant’anni30. Sono come un imperatore in fasce o un grande drago appena nato. Non disprezzateli! Non disprezzateli!

                                                                                                Miao-lo scrive: «A coloro che disturbano o tormentano [i praticanti del Sutra del Loto] la testa si spaccherà in sette pezzi mentre quelli che fanno loro offerte godranno di una fortuna superiore ai dieci titoli onorifici»31. Il re Udayana si comportò in maniera insolente nei confronti del Venerabile Pindolabharadvaja e, prima che fossero trascorsi sette anni, perse la vita32. Il signore di Sagami condannò Nichiren all’esilio e, prima che fossero trascorsi cento giorni, nel suo dominio scoppiò una rivolta armata33.

                                                                                                  Il sutra afferma: «Se qualcuno vedrà una persona che accetta e sostiene questo sutra e cercherà di rivelare le sue colpe o i suoi errori, sia che dica il vero sia che dica il falso, nell’esistenza presente si ammalerà di lebbra bianca […] e di altre gravi malattie». E anche: «Questa persona nascerà senza occhi esistenza dopo esistenza»34.

                                                                                                    Myoshin ed Enchi35 contrassero la lebbra bianca nella vita presente e Doamidabutsu perse la vista. Le epidemie che colpiscono il nostro paese sono punizioni del tipo descritto nella frase «la testa si spaccherà in sette pezzi». E, se dobbiamo dedurre la grandezza del beneficio da quella della punizione, non c’è dubbio che i miei seguaci «godranno di una fortuna superiore ai dieci titoli onorifici».

                                                                                                      Gli insegnamenti buddisti furono introdotti per la prima volta in Giappone durante il regno del trentesimo sovrano, l’imperatore Kimmei. Durante i venti regni, ovvero nei duecento anni e più trascorsi da allora fino al regno dell’imperatore Kammu, sebbene in Giappone esistessero le cosiddette sei scuole buddiste, la superiorità relativa degli insegnamenti buddisti non era ancora stata stabilita. Poi, durante l’era Enryaku (782-806), in questo paese apparve un santo, un uomo conosciuto come Gran Maestro Dengyo che esaminò le dottrine delle sei scuole che erano già state propagate e fece diventare suoi discepoli tutti i preti dei sette maggiori templi di Nara. In seguito fondò un tempio sul monte Hiei che divenne il tempio principale e convinse tutti gli altri templi del paese ad affiliarsi a esso. Così tutti gli insegnamenti buddisti del Giappone vennero unificati in un’unica scuola. Anche l’autorità del sovrano non fu più divisa e venne stabilita in modo chiaro; così il paese fu purificato dal male. Se dovessimo menzionare le realizzazioni di Dengyo dovremmo dire che tutte ebbero origine dal passo [che definisce il Sutra del Loto il primo fra tutti i sutra che io, cioè il Budda,] «ho predicato, che ora predico e che predicherò»36.

                                                                                                        Nel periodo successivo, i tre grandi maestri Kobo, Jikaku e Chisho, che si proclamavano seguaci dei maestri cinesi, sostennero la superiorità del Sutra di Mahavairochana e degli altri tre sutra principali della Vera parola rispetto al Sutra del Loto. Inoltre, aggiunsero agli insegnamenti della Vera parola la denominazione “scuola”, che il Gran Maestro Dengyo aveva deliberatamente tolto, e così riconobbero la Vera parola come ottava scuola37 buddista. Ognuno di questi tre uomini persuase l’imperatore ad emanare un editto a favore della Vera parola e a propagarne gli insegnamenti in tutto il Giappone, così ogni tempio andò contro i princìpi del Sutra del Loto. In questo modo essi violarono totalmente il passo riguardante i sutra che il Budda «ha predicato, che ora predica e che predicherà» e divennero gli acerrimi nemici di Shakyamuni, Molti Tesori e dei Budda delle dieci direzioni.

                                                                                                          Perciò il Buddismo gradualmente decadde e anche l’autorità del sovrano declinò sempre di più. Le divinità protettrici che avevano dimorato qui per così tanto tempo, come la Dea del Sole o il Grande Bodhisattva Hachiman, hanno perso i loro poteri; Brahma, Shakra e i quattro re celesti hanno abbandonato il paese che è già sull’orlo della rovina. Qualsiasi persona di buon senso sarebbe preoccupata e si lamenterebbe di una simile situazione.

                                                                                                            In conclusione, le false dottrine propagate dai tre grandi maestri vengono diffuse dai tre templi: To-ji, Soji-in sul monte Hiei e Onjo-ji38. Se non verranno presi provvedimenti per proibire l’attività di questi templi il paese sarà senza dubbio distrutto e la popolazione cadrà nei cattivi sentieri. Sebbene io abbia compreso la situazione e informato il sovrano, nessuno ha avuto il coraggio di seguire il mio consiglio. Che cosa triste!

                                                                                                                Cenni Storici

                                                                                                                Questa è una delle dieci opere maggiori di Nichiren Daishonin. Si ritiene che sia stata scritta nel decimo giorno del quarto mese nel terzo anno di Kenji (1277). Nel mese precedente Toki Jonin, uno dei discepoli più colti e devoti, gli aveva fatto recapitare tramite Nissho, uno dei sei preti anziani, una lettera con una lista di domande specifiche su come condurre una pratica corretta, e questa è la risposta del Daishonin. Egli sottolinea qui che recitare Nam-myoho-renge-kyo con fede nella Legge mistica è la pratica corretta per l’Ultimo giorno della Legge che contiene in sé il beneficio di tutte le pratiche e conduce direttamente alla Buddità.

                                                                                                                La prima parte dello scritto confuta coloro che sostengono che i praticanti del Sutra del Loto debbano dedicarsi ai tre tipi di apprendimento – precetti, meditazione e saggezza – che tradizionalmente si riteneva costituissero la pratica buddista completa.

                                                                                                                Il Daishonin inizia la sua spiegazione discutendo i “quattro stadi della fede e i cinque stadi della pratica” elencati dal Gran Maestro T’ien-t’ai sulla base del capitolo “Distinzioni dei benefici” del Sutra del Loto. Il primo stadio della fede che consiste «nel credere e comprendere il sutra anche solo per un istante» e il primo stadio della pratica che consiste «nel gioire udendo il Sutra del Loto» corrispondono alla condizione dei praticanti nell’Ultimo giorno della Legge, spiega il Daishonin. Tra le varie interpretazioni di questi stadi iniziali riportate negli insegnamenti di T’ient’ai e Miao-lo, egli ritiene più appropriata quella che li fa corrispondere allo stadio di ascoltare il nome e le parole della verità, lo stadio nel quale per la prima volta si ascolta e si prende fede nel Sutra del Loto. Sostiene inoltre che per le persone che si trovano in questi stadi iniziali, il Budda ha limitato la pratica dei precetti e della meditazione, enfatizzando solo quella della saggezza. E poiché la saggezza delle persone nell’Ultimo giorno è inadeguata, al suo posto si dovrebbe utilizzare la fede. La fede nel Sutra del Loto diventa quindi la causa per acquisire la saggezza del Budda.

                                                                                                                Il Daishonin critica poi I fondamenti per la rinascita nella Pura terra di Eshin, un’opera che aveva favorito molto la diffusione della pratica Nembutsu in Giappone. Gli aderenti alla Pura terra ritenevano che il Sutra del Loto fosse troppo profondo per le capacità limitate delle persone dell’Ultimo giorno e sostenevano invece la pratica semplificata di recitare il nome del Budda Amida. Ma il Daishonin replica che più alto è l’insegnamento, più bassa la capacità delle persone che esso è in grado di salvare: quindi solo la recitazione del daimoku, o titolo, del Sutra del Loto può condurre tutti gli esseri viventi alla Buddità.

                                                                                                                La parte successiva spiega che le persone dell’Ultimo giorno che si trovano nello stadio iniziale della pratica, invece di praticare le cinque paramita, dovrebbero dedicarsi esclusivamente alla recitazione del daimoku. Si noti che il Daishonin non sta qui criticando lo spirito di azioni come, ad esempio, l’elemosina; sta negando piuttosto l’efficacia di queste azioni come pratiche vere e proprie. Il beneficio di tutte queste buone azioni, spiega, è già compreso nel daimoku, perché la pratica del daimoku contiene in sé tutte le altre pratiche e anche coloro che lo recitano senza comprenderne il significato conseguiranno certamente la Buddità.

                                                                                                                Note

                                                                                                                1. Monete occhio d’anatra: monete di rame importate dalla Cina all’epoca della dinastia Sung, con un foro quadrato nel centro che le fa rassomigliare a un occhio d’anatra.
                                                                                                                2. Sezioni di preparazione e rivelazione: le prime due delle tre divisioni di un sutra, la terza è la trasmissione. Nel paragrafo seguente la sezione di trasmissione si applica sia all’insegnamento transitorio sia a quello originale del Sutra del Loto. Nell’insegnamento transitorio, corrisponde ai capitoli che vanno dal decimo (“Maestro della Legge”) al quattordicesimo (“Pratiche pacifiche”). Nell’insegnamento originale, va dall’ultima parte del capitolo diciassettesimo (“Distinzioni dei benefici”) fino alla fine del sutra, più il Sutra di Virtù Universale.
                                                                                                                3. Secondo il sistema di classificazione di T’ien-t’ai questi due sutra sono gli ultimi esposti dal Budda Shakyamuni. Il Sutra di Virtù Universale è considerato un epilogo al Sutra del Loto e il Sutra del Nirvana la riaffermazione dei suoi importanti insegnamenti. In tale senso ampio si può affermare che questi due testi costituiscano la sezione di trasmissione dell’intero corpo degli insegnamenti.
                                                                                                                4. Ching-hsi: altro nome del Gran Maestro Miao-lo. Ching-hsi era il nome della località in cui era nato.
                                                                                                                5. Annotazioni su “Parole e frasi del Sutra del Loto”.
                                                                                                                6. Lo stadio della somiglianza con l’illuminazione è il quarto dei sei stadi della pratica; i dieci stadi della fede sono i primi dieci dei cinquantadue stadi della pratica di bodhisattva. Secondo i commentari tradizionali, i vari tipi di re che mettono in moto la ruota vengono usati per rappresentare le varie suddivisioni nell’ambito dei cinquantadue stadi della pratica di bodhisattva. Il grado più basso, rappresentato dal re che mette in moto la ruota di ferro, corrisponde agli stadi iniziali, cioè ai dieci stadi della fede.
                                                                                                                7. Il Sutra del Loto, cap. 17, p. 329.
                                                                                                                8. La citazione fa riferimento all’edizione italiana del Sutra del Loto (vedi Il Sutra del Loto, cap. 16, p. 315). Nell’originale giapponese si parla di «coloro che hanno perso la mente» e di «coloro che non hanno perso la mente».
                                                                                                                9. Riferimento alla parabola dell’abile medico i cui figli hanno ingerito del veleno in sua assenza. Alcuni hanno subìto soltanto un effetto lieve e hanno conservato la ragione, mentre gli altri hanno perso il senno. Il medico (che rappresenta il Budda) si offre di curarli con una buona medicina (il Sutra del Loto), ma solo quelli che hanno conservato la ragione l’assumono e vengono guariti. Come espediente per salvare gli altri, il medico si allontana da casa e fa giungere loro la notizia della sua morte in un altro paese. Così anche i figli che avevano perso il senno, addolorati per la morte del padre, decidono infine di assumere la medicina che questi gli aveva lasciato e guariscono. Qui il Daishonin afferma che entrambi i gruppi di figli rappresentano le persone allo stadio di udire il nome e le parole della verità poiché tutti e due hanno udito il Sutra del Loto.
                                                                                                                10. Nell’originale giapponese, il Daishonin cita solo pochi caratteri da ogni passo; qui viene riportata la traduzione dei passi completi. Il fiume Hiranyavati scorre attraverso Kushinagara la capitale dell’antico stato di Malla, nell’India settentrionale; si dice che Shakyamuni entrò nel nirvana in un boschetto di alberi di sal sulla riva occidentale di questo fiume.
                                                                                                                11. In realtà si tratta di una frase di Parole e frasi del Sutra del Loto, in cui T’ien-t’ai commenta il seguente passo del capitolo del Sutra del Loto “Distinzioni dei benefici”: «Se qualcuno, udendo della lunga durata della vita del Budda, è in grado di comprendere il significato delle sue parole, i benefici che tale persona acquisirà saranno senza limite né misura e risveglieranno in lui la saggezza suprema del Tathagata» (Il Sutra del Loto, cap. 17, p. 328).
                                                                                                                12. Questa interpretazione corrisponde alla seconda delle tre interpretazioni dei livelli iniziali della pratica, citate in precedenza, nella quale i cinque stadi della pratica, fra cui quello del “gioire udendo il Sutra del Loto” sono considerati equivalenti allo stadio della percezione e dell’azione.
                                                                                                                13. Annotazioni su “Grande concentrazione e visione profonda”, in cui questo passo è composto da sei caratteri cinesi.
                                                                                                                14. Il significato profondo del Sutra del Loto.
                                                                                                                15. Il Sutra del Loto, cap. 17, p. 329. Questa frase fa parte del passo che descrive il secondo dei cinque stadi della pratica, quello di leggere e recitare il Sutra del Loto. I quattro tipi di offerte sono: cibo e bevande, abiti, stuoie e medicine.
                                                                                                                16. Ibidem, p. 330.
                                                                                                                17. Quarto stadio della pratica: consiste nel praticare le sei paramita mentre si abbraccia il Sutra del Loto.
                                                                                                                18. La traduzione dell’originale giapponese è stata ampliata per maggior chiarezza.
                                                                                                                19. Su “Parole e frasi”. Ciò che si intende è che per le persone agli stadi iniziali tali azioni sono incluse nella fede.
                                                                                                                20. Biografia del Gran Maestro del monte Hiei. Dengyo rifiutò i duecentocinquanta precetti dello Hinayana, abbracciando invece i precetti di bodhisattva del Mahayana.
                                                                                                                21. Nyoho (cin. Ju-fa, m. 814): prete della scuola dei Precetti che accompagnò il suo maestro Ganjin (Chien-chen) in Giappone dove questi conferì i precetti all’imperatore Kammu. Dochu (d.s.): prete giapponese della scuola dei Precetti sotto il quale Encho, il secondo capo dei preti dell’Enryaku-ji, entrò per la prima volta nel clero. Affermando che Ganjin e i suoi discepoli misero da parte i duecentocinquanta precetti hinayana il Daishonin potrebbe riferirsi al fatto che Ganjin fu il primo a introdurre in Giappone gli scritti di T’ien-t’ai sui quali Dengyo basò la sua comprensione dei precetti mahayana.
                                                                                                                22. Trattato sulla lampada per l’Ultimo giorno della Legge, opera tradizionalmente attribuita a Dengyo.
                                                                                                                23. Settanta stadi dell’India: l’India nel suo complesso. La fonte di questo dato può essere Cronache delle regioni occidentali di Hsüan-tsang.
                                                                                                                24. Su “Parole e frasi”.
                                                                                                                25. Annotazioni su “Il significato profondo del Sutra del Loto”.
                                                                                                                26. «Questo è ciò che io ho udito»: frase di apertura del Sutra del Loto e di tutti i sutra in genere.
                                                                                                                27. Significato profondo. Questo passo appare nella prefazione di Chang-an a Significato profondo e si riferisce alla prefazione dello stesso T’ien-t’ai.
                                                                                                                28. Su “Significato profondo”.
                                                                                                                29. «Non ne possono comprendere il significato»: lett. «non hanno mente».
                                                                                                                30. Vedi Il Sutra del Loto, cap. 18. pp. 338-339.
                                                                                                                31. Su “Parole e frasi”. «La testa si spaccherà in sette pezzi» si riferisce al voto formulato dalle dieci fanciulle demoni nel ventiseiesimo capitolo del Sutra del Loto (vedi Il Sutra del Loto, cap. 26, p. 422), e che riguarda chiunque disturbi un maestro del sutra. I dieci titoli onorifici sono appellativi del Budda che ne esprimono la virtù, saggezza e compassione.
                                                                                                                32. Questa storia è tratta da Le quadruplici regole della disciplina. Udayana era il re di Kaushambi all’epoca di Shakyamuni e ne riveriva il discepolo Pindolabharadvaja, visitandolo ogni giorno. Il suo ministro, ingelosito, persuase il re che Pindolabharadvaja non gli portava sufficiente rispetto, e lo spinse a ucciderlo se questi non si fosse alzato per salutarlo. Ma Pindolabharadvaja ne venne a conoscenza grazie ai suoi poteri sovrannaturali e accolse il re alzandosi in piedi per evitare a quest’ultimo l’offesa di uccidere un discepolo del Budda. A causa delle sue cattive intenzioni, però, poco dopo il re fu catturato da un sovrano nemico e morì nel giro di sette anni.
                                                                                                                33. Signore di Sagami: un altro nome del reggente Hojo Tokimune. La “rivolta armata” si riferisce al tentativo del suo fratellastro più anziano, Hojo Tokisuke, di usurpare la reggenza nel secondo mese del 1272.
                                                                                                                34. Il Sutra del Loto, cap. 28, p. 440.
                                                                                                                35. Myoshin: prete discepolo del Daishonin che in seguito abbandonò la fede e gli si rivoltò contro. Enchi: prete del tempio Seicho dove il Daishonin aveva fatto il suo ingresso nel clero. In Le azioni del devoto del Sutra del Loto si allude al fatto che offese la Legge e fece una misera fine (p. 692).
                                                                                                                36. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 235.
                                                                                                                37. Ottava scuola: che si aggiungeva alle sei scuole e alla scuola Tendai.
                                                                                                                38. To-ji, Soji-in e Onjo-ji: templi legati rispettivamente ai tre gran maestri Kobo, Jikaku e Chisho. Vedi To-ji e Onjo-ji nel Glossario. Il Soji-in fu fondato sul monte Hiei da Jikaku nell’851 come centro di pratica esoterica.
                                                                                                                La Biblioteca di Nichiren
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