logo

193. Sul conseguimento della Buddità da parte delle donne

RSND, VOLUME II

image

Kamakura, 1265. Indirizzata a Destinatario sconosciuto

Il capitolo “Devadatta” [del Sutra del Loto] afferma: «Il Budda disse ai monaci: “In epoche future se uomini o donne devoti, udendo il capitolo Devadatta del Sutra del Loto della Legge meravigliosa, crederanno in esso e lo riveriranno con cuore puro, senza dubbi né perplessità, essi non cadranno mai nell’inferno, nel regno degli spiriti affamati o in quello degli animali, ma nasceranno alla presenza dei Budda delle dieci direzioni e, ovunque nasceranno, potranno sempre udire questo sutra. Se nasceranno tra gli esseri celesti o umani, godranno immensamente di meravigliosi piaceri; se nasceranno alla presenza di un Budda, nasceranno per trasformazione da fiori di loto”»1.

    Questo capitolo “Devadatta” contiene due ammonimenti2. Uno spiega come Devadatta propagò il Sutra del Loto e permise a Shakyamuni di raggiungere la via3. L’altro spiega come Manjushri espose il sutra e permise alla figlia del re drago di conseguire la Buddità.

      Questo capitolo fu tenuto nascosto nel palazzo imperiale di Ch’ang-an e solo i rimanenti ventisette capitoli del sutra furono diffusi nel mondo. Perciò, durante il regno delle sette case reali, dal tempo della dinastia Ch’in a quello della Liang, fu sempre letta e spiegata questa versione del sutra composta da ventisette capitoli. Più tardi, un prete di nome Maestro del Dharma Man4, avendo compreso che nella versione del Sutra del Loto allora in circolazione mancava il capitolo “Devadatta”, si mise alla ricerca del capitolo mancante che trovò nella città di Ch’ang-an. Da allora, l’unica versione in circolazione è stata quella di ventotto capitoli.

        Questo capitolo descrive [i benefici di] coloro che credono nel capitolo “Devadatta” e lo riveriscono con cuore puro e afferma che: 1) essi non cadranno mai nei tre cattivi sentieri; 2) essi nasceranno alla presenza dei Budda delle dieci direzioni; 3) essi nasceranno in un luogo in cui udranno costantemente il sutra; 4) se nasceranno tra gli esseri celesti o umani, godranno immensamente di meravigliosi piaceri; 5) se nasceranno alla presenza di un Budda, nasceranno per trasformazione da fiori di loto.

          Adesso, quando uno dei tanti esseri viventi illusi si allontana dalla capitale della natura essenziale dei fenomeni, il vero aspetto della realtà, ed entra nel villaggio del pensiero illusorio e delle visioni rovesciate, è soggetto ai tre tipi di azione, fisica, verbale e mentale, che producono poche buone radici e molti atti malvagi.

            I testi dei sutra5 ci dicono che una singola persona, nel corso di un singolo giorno, ha otto milioni e quattromila pensieri. E tutti questi pensieri creano karma che condurrà alla rinascita nei tre cattivi sentieri.

              Noi esseri viventi di questo triplice mondo, con i suoi venticinque regni6, continuiamo a ripetere il ciclo di trasmigrazione: moriamo e rinasciamo, rinasciamo e poi moriamo, come uccelli che svolazzano nella foresta da un albero all’altro. E, come ruote di un carro, continuiamo a girare e girare, in un ciclo di nascita e morte che non ha inizio né fine, gravati dal fardello del karma malvagio.

                Il Sutra dell’Osservazione della mente come la terra afferma: «Gli esseri senzienti trasmigrano e nascono nei sei regni dell’esistenza, come ruote di un carro, che girano senza inizio né fine. A tratti siamo padri o madri, a tratti siamo uomini o donne, e, nascita dopo nascita, vita dopo vita, contraiamo debiti di gratitudine, gli uni nei confronti degli altri».

                  Il secondo volume del Sutra del Loto dice: «Non vi è salvezza nel triplice mondo; esso è come una casa in fiamme, pieno di innumerevoli sofferenze»7.

                    E il volume ventidue del Sutra del Nirvana afferma: «I bodhisattva, i mahasattva, osservano gli esseri viventi e vedono che, per via delle cause e delle condizioni create con colore, profumo, gusto e tatto, essi soffrono da innumerevoli, incalcolabili kalpa. Le ossa che ogni individuo lascia dietro di sé in un kalpa si accatastano fino a raggiungere l’altezza del monte Vipula presso Rajagriha, e il latte che succhia è pari all’acqua dei quattro mari. Il sangue che sparge supera la quantità di acqua dei quattro mari e così le lacrime che versa per la morte di genitori, fratelli maggiori e minori, mogli, figli e parenti.

                      «E anche se per contarli usasse tutte le piante e gli alberi della terra divisi in pezzetti di dodici centimetri, non potrebbe enumerare tutti i genitori avuti nelle passate esistenze. Le sofferenze patite da innumerevoli kalpa fino a ora, nascendo nei mondi d’inferno, degli animali o degli spiriti affamati sono impossibili da calcolare: E i corpi morti di tutti gli esseri viventi subiscono questa sorte!».

                        Così i cadaveri di coloro che hanno gettato via vanamente la propria vita si accatastano, più alti del monte Vipula, e le lacrime versate per la morte dei propri cari sono più copiose delle acque dei quattro mari. Ma, poiché nemmeno un osso è stato dedicato agli insegnamenti buddisti e non una sola lacrima è stata versata udendo anche una sola frase o verso dei sutra, questi esseri viventi non sfuggiranno mai alla gabbia, alla prigione del triplice mondo, bensì continueranno a trasmigrare attraverso i suoi venticinque regni.

                          Come possono allora liberarsi dal triplice mondo? Devono cancellare l’ignoranza con il potere degli insegnamenti buddisti e della loro pratica e risvegliarsi all’illuminazione della natura essenziale dei fenomeni, il vero aspetto della realtà.

                            Bene dunque, tra questi insegnamenti buddisti, cosa bisogna praticare per liberarsi dalle sofferenze di nascita e morte? Semplicemente la pratica della Legge meravigliosa dell’unico veicolo.

                              Il Supervisore del clero Eshin si ritirò nel Santuario di Kamo8 per sette giorni, pregando affinché gli fosse detto quale insegnamento permette di liberarsi dalle sofferenze di nascita e morte, e la divinità del santuario gli comunicò questo messaggio: «Gli insegnamenti di Shakyamuni sono contenuti nell’unico veicolo. Il cammino che conduce i Budda al raggiungimento della via è la Legge meravigliosa. Le sei paramita dei bodhisattva si trovano nel Loto. È questo il sutra che permette alle persone dei due veicoli di raggiungere la via».

                                Il Sutra di Virtù Universale afferma: «Questo sutra del grande veicolo è il forziere dei tesori dei Budda, l’occhio dei Budda delle dieci direzioni e delle tre esistenze, il seme da cui nascono i Tathagata delle tre esistenze».

                                  A eccezione di questo Sutra del Loto, il conseguimento della Buddità non è ritenuto possibile. Al di fuori di questo sutra non c’è alcuna indicazione che le donne possano conseguire la Buddità. In realtà, nei sutra predicati prima del Sutra del Loto, le donne erano viste con disgusto.

                                    Così il Sutra della Ghirlanda di fiori afferma: «Le donne sono messaggere dell’inferno che possono distruggere il seme della Buddità. Esteriormente possono sembrare bodhisattva, ma nel loro cuore sono come demoni yaksha». E il Sutra della Donna Argentea dice: «Anche se gli occhi dei Budda delle tre esistenze dovessero cadere a terra, nessuna donna di qualsiasi regno dell’esistenza potrà mai conseguire la Buddità».

                                      Inoltre le donne portano un pesante fardello di colpa sotto forma dei cinque ostacoli e delle tre obbedienze. I cinque ostacoli sono spiegati nelle opere del canone buddista e le tre obbedienze sono esposte negli scritti non buddisti.

                                        Secondo le tre obbedienze, una donna da giovane deve sottomettersi ai propri genitori, da adulta deve sottomettersi al marito, e da vecchia deve sottomettersi al figlio. Dunque, in nessun momento della sua vita è libera di fare ciò che vuole. Perciò, quando Ch’i-ch’i scrisse una canzone che descriveva le sue “tre gioie” nella vita9, menzionò, fra queste, il fatto di non essere nato donna.

                                          Il Gran Maestro T’ien-t’ai afferma: «Gli altri sutra predicono la Buddità solo ai bodhisattva, non alle persone dei due veicoli. Essi predicono la Buddità solo agli uomini, non alle donne»10. Il suo commentario spiega chiaramente che nessuno degli altri sutra predice che una donna possa conseguire la Buddità.

                                            Inoltre, quando i due Budda, Shakyamuni e Molti Tesori, erano seduti fianco a fianco nella torre preziosa, Manjushri entrò nel grande mare per propagare la Legge meravigliosa e poi ritornò al cospetto dei due Budda. A quel tempo un bodhisattva chiamato Accumulo di Saggezza, discepolo del Budda Molti Tesori del Mondo della Purezza Preziosa, obiettò con queste parole all’asserzione che la figlia del re drago potesse conseguire la Buddità: «Quando osservo il Tathagata Shakyamuni, mi rendo conto che per innumerevoli kalpa egli ha portato avanti severe e difficili pratiche, accumulando meriti e virtù, cercando la via del bodhisattva senza mai riposare. Osservo che in tutto il sistema maggiore di mondi non c’è un solo luogo, fosse anche piccolo come un seme di senape, in cui questo bodhisattva non abbia sacrificato il corpo e la vita a beneficio degli esseri viventi»11.

                                              Mentre Accumulo di Saggezza e Manjushri si scambiavano due o tre domande e risposte, gli ottantamila bodhisattva e i dodicimila ascoltatori della voce abbassarono gli orecchi, ascoltando attentamente la discussione senza azzardarsi ad aggiungere una parola.

                                                Ma Shariputra, il primo in saggezza, senza criticare direttamente ciò che aveva detto Manjushri, avanzò molte ragioni per le quali era difficile credere che la figlia del re drago potesse conseguire la Buddità. Fece notare che il corpo di una donna, come spiegano gli insegnamenti hinayana e quelli provvisori, essendo impuro e corrotto, non può essere un vaso della Legge. Ma Manjushri rispose che, per dimostrare se ella poteva o meno conseguire la Buddità, la figlia del re drago sarebbe apparsa al cospetto del Budda.

                                                  E proprio come aveva detto, la figlia di otto anni del re drago, senza cambiare il suo corpo di drago, apparve alla presenza del Budda e gli donò un gioiello che esaudisce i desideri, prezioso come il sistema maggiore di mondi. Il Budda, lieto, accettò il gioiello.

                                                    A quel tempo, il Bodhisattva Accumulo di Saggezza e Shariputra, risolti i loro dubbi, giunsero a comprendere che una donna può davvero conseguire la Buddità. Perciò questo è considerato un modello di come le donne possono conseguire la Buddità. Se desiderate conoscere maggiori dettagli, potete leggerli nel quinto volume del Sutra del Loto12.

                                                      In Gli eminenti princìpi del Sutra del Loto il Gran Maestro Dengyo afferma: «La figlia del re drago, che insegnò agli altri, non dovette sottoporsi a innumerevoli kalpa di pratiche austere e nemmeno gli esseri viventi a cui ella insegnò, devono sottoporsi a tali pratiche. Così, né chi insegna, né chi impara, deve sottoporsi a innumerevoli kalpa di pratiche austere per conseguire la Buddità. Grazie al potere del Sutra del Loto della Legge meravigliosa, essi possono farlo nella loro forma presente».

                                                        T’ien-t’ai afferma nel suo commentario: «Accumulo di Saggezza, attaccato all’insegnamento specifico, dubitava che ciò fosse possibile. Ma la figlia del re drago, illustrando il perfetto insegnamento, dissolse tutti questi dubbi. Shariputra, limitato dalle dottrine provvisorie del Tripitaka, espresse le sue obiezioni, ma la figlia del re drago, affidandosi all’insegnamento dell’unico vero veicolo, fugò ogni dubbio»13.

                                                          Il Sutra del Re Drago del Mare14 afferma: «La figlia del re drago conseguì la Buddità col nome di Tathagata Comprensione Immacolata e la sua terra fu chiamata Fulgida Luce».

                                                            A detta dei sutra predicati prima del Sutra del Loto, non si potrebbe immaginare che potessero conseguire la Buddità nemmeno le donne del regno umano e di quello celeste. Eppure la figlia del re drago, un essere del regno degli animali, senza cambiare la forma nella quale era nata come effetto della scarsa osservanza dei precetti, conseguì la Buddità con quello stesso corpo. Che cosa meravigliosa!

                                                              Dopo questo inizio, la zia materna di Shakyamuni, la monaca Mahaprajapati e le altre monache che l’accompagnavano ricevettero tutte, come narra il capitolo “Esortazione alla devozione”, la profezia che avrebbero conseguito la Buddità. Mahaprajapati avrebbe preso il nome di Tathagata Gioia per gli Occhi di Tutti gli Esseri. La madre di Rahula, la Signora Yashodhara, insieme alle monache del suo seguito, ricevette la profezia che sarebbe diventata una Budda di nome Tathagata Dotato di Mille, Diecimila Segni Splendenti. E anche le dieci fanciulle demoni, donne del regno degli spiriti affamati, furono in grado di conseguire la Buddità.

                                                                Stando così le cose, le donne in particolare dovrebbero fare del Sutra del Loto l’oggetto della loro fede e devozione.

                                                                  Leggere anche una sola frase di questo sutra o scriverne anche un solo carattere o tratto può diventare la causa che permette di sfuggire alle sofferenze di nascita e morte e ottenere una grande illuminazione. Fu così che una persona, grazie alla relazione formata con le parole di questo sutra, poté ritornare alla vita dal palazzo di Yama, il giudice dei morti15. E quando un’altra persona scrisse i sessantaquattro caratteri dai quali sono composti i titoli degli otto volumi del Sutra del Loto16, il suo defunto padre fu condotto nel regno del cielo.

                                                                    Perché è una realtà che sia gli esseri sia l’ambiente dell’inferno Avichi esistono nella vita del supremo santo [il Budda] e sia l’inferno sia i palazzi del cielo fanno parte della struttura del Tathagata. La vita e l’ambiente del [Budda] Vairochana non trascendono le vite degli esseri comuni; la sua forma illuminata non si discosta mai dai vaneggiamenti e dalle illusioni degli esseri comuni.

                                                                      Le parole meravigliose del Sutra del Loto aumentano la luminosità della pura terra del Picco dell’Aquila; i sessantanovemila caratteri con cui è scritto incrementano lo splendore dell’oro purissimo dalle sfumature violacee17.

                                                                        In particolare il defunto, mentre era in vita, diede prova di una fede straordinaria nel Sutra del Loto. E adesso, grazie al potere di queste lezioni sul sutra, quella persona rinascerà alla presenza del Budda, creando meravigliose cause che la condurranno all’ottenimento dell’illuminazione del Budda. Nam-myoho-renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo.

                                                                            Cenni Storici

                                                                            Si ritiene che questa lettera sia stata scritta nel 1265, quando Nichiren risiedeva a Kamakura. Non si conosce il destinatario, ma, a giudicare dal contenuto, è molto probabile che fosse una donna.

                                                                            Il Daishonin parte dalla storia del capitolo del Sutra del Loto “Devadatta” in Cina, che, a un certo punto, era stato omesso dalla traduzione di Kumarajiva, per essere poi scoperto e reinserito in un secondo tempo. Citando vari sutra, egli conferma che il mezzo per liberarsi dalle sofferenze di nascita e morte si trova solo nella pratica della Legge meravigliosa dell’unico veicolo. Egli scrive: «A eccezione di questo Sutra del Loto, il conseguimento della Buddità non è ritenuto possibile». In particolar modo, il Daishonin fa notare che tutti gli altri sutra negano che le donne possano conseguire la Buddità e che «in realtà, nei sutra predicati prima del Sutra del Loto, le donne erano viste con disgusto». A sostegno della sua tesi, il Daishonin cita passi di sutra che sminuiscono le donne e negano loro la possibilità dell’illuminazione.

                                                                            Il Daishonin introduce poi l’esempio del conseguimento della Buddità da parte della figlia del re drago, che si trova nel dodicesimo capitolo del Sutra del Loto “Devadatta”; esso significa che tutte le donne hanno il potenziale di ottenere l’illuminazione. Egli menziona anche il tredicesimo capitolo “Esortazione alla Devozione”, nel quale viene predetto che la monaca Mahaprajapati, zia e madre adottiva di Shakyamuni, la monaca Yashodhara, sua moglie prima che egli rinunciasse alla vita secolare, e le altre monache del loro seguito, diventeranno tutte dei Budda. Ciò distingue ulteriormente il Sutra del Loto, il quale conferma che le donne hanno il potenziale di conseguire la Buddità.

                                                                            Note

                                                                            1. Il Sutra del Loto, cap. 12, p. 260.
                                                                            2. Due ammonimenti: la profezia dell’illuminazione di Devadatta e il conseguimento della Buddità da parte della figlia del re drago. La prima dimostra che le persone malvagie come Devadatta possono diventare Budda, e la seconda che le donne possono diventare Budda. Il Daishonin li chiama ammonimenti perché possiamo ritenere che in questo capitolo, successivo alle tre dichiarazioni del capitolo “L’apparizione della torre preziosa”, Shakyamuni riveli con questi esempi il grande potere del Sutra del Loto per ammonire l’assemblea ad abbracciarlo e propagarlo. Le “tre dichiarazioni” sono tre esortazioni di Shakyamuni che, desiderando perpetuare il Sutra del Loto dopo la sua morte, si rivolge all’assemblea chiedendo: 1) di predicarlo, 2) di proteggerlo e sostenerlo, leggerlo e recitarlo, 3) di fare il grande voto di riuscire a realizzare tali difficili imprese, a proposito delle quali espone il concetto delle sei azioni difficili e nove azioni facili. (Vedi Glossario).
                                                                            3. Secondo il capitolo “Devadatta” in una vita passata Devadatta era l’eremita Asita, che insegnò il Sutra del Loto a un re, il quale in seguito rinacque come Shakyamuni e conseguì la Buddità.
                                                                            4. Maestro del Dharma Man: prete vissuto in Cina nel periodo della dinastia Liang (502-577). Secondo Parole e frasi del Sutra del Loto, nei primi anni della dinastia Liang il Maestro del Dharma Man predicò il Sutra del Loto cento volte e inserì il capitolo “Devadatta” prima del capitolo “Esortazione alla devozione”, restituendo così al sutra la sua forma originale di ventotto capitoli.
                                                                            5. Fonte sconosciuta; un enunciato simile si trova nella Raccolta di saggi sul Mondo di Pace e Beatitudine.
                                                                            6. I venticinque regni sono le suddivisioni del triplice mondo nel quale gli esseri viventi ripetono il ciclo di nascita e morte. Essi sono: i quattordici regni del mondo del desiderio, i sette regni del mondo della forma e i quattro regni del mondo della non forma.
                                                                            7. Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 120.
                                                                            8. Il santuario di Kamo indica due santuari shintoisti, indipendenti ma strettamente legati, con sede a Kyoto: il santuario di Kamigamo e quello di Shimogamo.
                                                                            9. Jung Ch’i-ch’i visse in Cina nel Periodo di Primavera e Autunno (770-403 a.C.). Secondo il Lieh Tzu, egli disse a Confucio di aver avuto tre piaceri in questo mondo: nascere essere umano, nascere maschio e aver goduto di lunga vita.
                                                                            10. Parole e frasi.
                                                                            11. Il Sutra del Loto, cap. 12, p. 262.
                                                                            12. Il quinto degli otto volumi del Sutra del Loto contiene i quattro capitoli che vanno dal capitolo “Devadatta”(dodicesimo) al capitolo “Emergere dalla terra” (quindicesimo). Qui il Daishonin si riferisce al capitolo “Devadatta”.
                                                                            13. Parole e frasi.
                                                                            14. Sutra del Re Drago del Mare: sutra tradotto in cinese da Dharmaraksha, un monaco di Dunhuang che si recò in Cina durante la dinastia Chin occidentale (265-316).
                                                                            15. Questa storia è narrata in Il Sutra del Loto e le sue tradizioni.
                                                                            16. “Sessantaquattro” è il numero totale dei caratteri che compongono i titoli degli otto volumi del sutra, otto per ciascun titolo. “Myoho-renge-kyo” è formato da cinque caratteri e il numero del volume da tre caratteri. La storia è narrata in Il Sutra del Loto e le sue tradizioni. (vedi Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, pp. 458-459 e p. 976).
                                                                            17. Si dice che questo sia il più prezioso di tutti i tipi di oro.
                                                                            La Biblioteca di Nichiren
                                                                            istituto buddista italiano soka gakkai
                                                                            senzamotica
                                                                            Eredità della vita
                                                                            otto per mille
                                                                            nuovo rinascimento
                                                                            buddismo e società
                                                                            volo continuo
                                                                            esperia

                                                                            © Soka Gakkai. © Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. | Via di Bellagio 2/E 50141 Firenze FI | C.F. 94069310483 | P.I. 04935120487 | Privacy & Cookie Policy.

                                                                            Gestisci consenso