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309. Sul meritorio atto di devozione filiale

RSND, VOLUME II

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Luogo sconosciuto, Data sconosciuta. Indirizzata a Kubo, monaca laica di

Ho ricevuto puntualmente, nel numero che mi hai elencato, le offerte che mi hai inviato. Adesso siamo nel quinto mese e i contadini sono nel momento di massima attività, e in più c’è la ricostruzione del santuario1. Quanto è stata grande la tua gentilezza nel pensare a noi che viviamo in queste montagne, inviandoci questi doni in una stagione di così intenso lavoro!

    Il grande sovrano di nome Re Ashoka regnò su quasi tutto il continente di Jambudvipa, laddove giungono i raggi del sole. In un’esistenza passata, quando il re era un bambino di cinque anni di nome Virtù Vittoriosa, egli regalò una torta di fango al Budda Shakyamuni in segno di offerta. E grazie a questo rinacque come un grande re. Questo bambino non aveva una profonda motivazione per ciò che fece, stava semplicemente giocando, ma, poiché il Budda è un essere così profondamente degno di venerazione, per quest’unico piccolo gesto egli poté ricevere tale splendida ricompensa. Il Sutra del Loto è ancor più degno di venerazione del Budda, come la luna con la sua luce è superiore alle stelle o il sole a una lampada. La tua motivazione nell’inviare questi doni è ben superiore a quella del ragazzo Virtù Vittoriosa.

      Di conseguenza, il tuo defunto marito, il prete laico, ha senza dubbio conseguito la Buddità. E la tua unica figlia godrà di una vita lunga e felice e sarà conosciuta come una figlia degna di suo padre. Anche se è ancora piccola, sa come trattare sua madre con devozione filiale e senza dubbio aiuterà anche suo padre nella sua prossima vita.

        In Cina viveva una donna chiamata Hsi-shih che si recò sulle montagne a raccogliere tenere erbe per prendersi cura della madre anziana. Gli dèi ebbero pietà di lei e spinsero il re, il sovrano dello stato di Yüeh2, a uscire a caccia; così, quand’egli la vide, ne fece la sua sposa. Poiché tua figlia si comporta con devozione filiale, sia il cielo sia i Budda la proteggeranno. Tra tutte le buone radici, o azioni meritorie, la più importante è la devozione filiale verso i propri genitori. E tua figlia fa tutto questo animata dalla fede nel Sutra del Loto. Una fede simile è come acqua pura versata in un vaso d’oro; nemmeno una goccia andrà sprecata. È meraviglioso, davvero meraviglioso!

          Con profondo rispetto,

            Nichiren

              Il quarto giorno del quinto mese

                Risposta alla monaca laica di Kubo

                    Cenni Storici

                    L’anno di stesura di questa lettera non è indicato, ma si ritiene che fosse il 1279. Questo perché in un’altra lettera scritta nello stesso mese del 1279 vi è un riferimento simile ai lavori agricoli e alla costruzione di un santuario. La lettera in questione, indirizzata al prete laico Nishiyama, è intitolata Gli impareggiabili benefici della Legge, e in essa si legge: «Inoltre, al momento presente, per via dei lavori agricoli e della costruzione del santuario, le persone non hanno tempo libero» (Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, p. 864). Si pensa che il santuario fosse quello di Fuji Sengen.

                    La monaca laica di Kubo era una vedova che abitava con la figlia piccola a Kubo, nel distretto di Fuji, provincia di Suruga. Non si hanno molte notizie sul suo conto, ma si ritiene che fosse la moglie del prete laico Takahashi Rokuro Hyoe, morto di malattia nel 1277. Dal contenuto di più lettere a lei indirizzate si può dedurre che fosse una credente dalla fede pura, la quale inviava spesso offerte al Daishonin.

                    Note

                    1. Il “santuario” è il santuario Fuji Sengen, nel distretto di Fuji, provincia di Suruga, dove viveva la monaca laica di Kubo.
                    2. Riferimento al re cinese Kou-chien (r. 496-465 a.C.).
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