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208. Sul modo adeguato di predicare la dottrina

RSND, VOLUME II

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Kamakura, 1269. Indirizzata a Sammi-bo

Riguardo al modo adeguato di predicare la dottrina, intanto dovresti mettere da parte Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa. In generale, comincia citando il passo del secondo volume del Sutra del Loto nel quale il Budda afferma: «Tuttavia questo triplice mondo costituisce il mio dominio e gli esseri che ci vivono sono tutti miei figli»1. Accertati che i tuoi ascoltatori capiscano che Shakyamuni è il nostro padre.

    Che tipo di Budda è questo nostro genitore? Gli oltre tremila volumi dei classici non buddisti espongono nei dettagli i due concetti di lealtà e pietà filiale e affermano che la lealtà è un principio che deriva dalla pietà filiale. Dunque i testi non buddisti possono essere un primo passo verso le sacre scritture del Buddismo, perché il succo di questi insegnamenti non differisce da ciò che si trova nei testi buddisti. Tutte queste opere spiegano che ogni persona, eminente o umile, di alto o di basso rango, dovrebbe comunque trattare i propri genitori con la giusta pietà filiale.

      Il Budda Shakyamuni è il nostro genitore e tutti i sacri insegnamenti della sua vita sono nei testi dei sutra che egli, il padre, ha affidato ai suoi figli allo scopo di istruirli.

        Nel regno del cielo, nei palazzi dei re draghi e in India vi è un numero incalcolabile e sconfinato di sutra, ma in Cina e in Giappone ne possediamo solo cinquemila o settemila volumi. Riguardo a questi sutra non sta a noi avanzare opinioni personali su quale venga prima e quale dopo, su quale sia superiore o quale inferiore. È improbabile che la saggezza di coloro che vivono in quest’ultima epoca possa superare quella degli studiosi, dei gran maestri e delle persone di eminente virtù delle epoche precedenti, e perciò faremmo meglio a basarci sulle valutazioni che ci hanno tramandato.

          La scuola della Ghirlanda di fiori parla dei cinque insegnamenti o dei quattro insegnamenti, la scuola delle Caratteristiche dei dharma e quella dei Tre trattati parlano dei tre periodi e dei due depositi della dottrina o della triplice messa in moto della ruota della Legge. Ma esse contrastano con le parole pronunciate dal Budda nel Sutra del Loto: «L’Onorato dal Mondo ha esposto a lungo le sue dottrine e adesso deve rivelare la verità»2, un’esplicita dichiarazione emessa dalla sua aurea bocca.

            Questa dichiarazione del Budda spiega chiaramente che gli insegnamenti nel loro complesso si dividono in due categorie. È come se, in ambito secolare, un padre avesse lasciato ai suoi eredi due testamenti, il primo e l’ultimo; anzi, forse la consuetudine di lasciare un primo testamento e poi un ultimo testamento nella vita secolare deriva da queste auree parole del Tathagata. In ogni caso, ciò che alla fine determina se qualcuno abbia una buona o una cattiva condotta filiale nei confronti del proprio genitore, il Budda, dipende dal fatto che segua le sue prime o le sue ultime volontà.

              Se presenti la tua argomentazione così, è probabile che le persone capiscano e ­siano d’accordo con ciò che dici. Poi, farai meglio a precisare ciò che segue.

                I sutra sui quali si fondano le varie scuole, come i tre sutra della Pura terra per la scuola omonima, appartengono al gruppo degli insegnamenti temporanei che il Budda espose nei primi quarant’anni e più della sua vita di predicazione. L’Onorato dal Mondo, che è il nostro amorevole padre, affermò: «In questi quarant’anni e più non ho ancora rivelato la verità»3. Intendeva forse con ciò che dovremmo aderire ai sutra predicati in questi quarant’anni e più? O voleva piuttosto attirare la nostra attenzione sull’affermazione del Sutra del Loto che egli «ha esposto a lungo le sue dottrine e adesso deve rivelare la verità»? Le persone dotate di discernimento dovrebbero riflettere con buon senso su tale questione!

                  A questo punto dovresti fare una pausa e osservare le reazioni dei tuoi ascoltatori. Poi, chiedi loro se il Budda, che considera tutti gli esseri viventi come suoi figli, avrebbe forse insegnato loro a mettere da parte la verità per abbracciare invece falsità che, per sua stessa definizione, appartengono a un periodo in cui «non ho ancora rivelato la verità».

                    E se invece bisogna convertirsi al Sutra del Loto, dobbiamo semplicemente farlo, accantonando i vari sutra predicati nei precedenti quarant’anni e più, oppure dobbiamo farlo continuando allo stesso tempo a seguire quei primi sutra e pronunciando le parole “Namu-Amida-butsu”?

                      Nell’esaminare la questione dovremmo guardarci dall’esprimere giudizi basati sulle opinioni personali di una persona comune, indipendentemente dal fatto che tali giudizi si rivelino corretti o meno, ma dovremmo piuttosto attenerci alle parole pronunciate dal Budda, che è il nostro padre.

                        Il Budda stesso disse chiaramente: «Mettendo da parte onestamente gli espedienti, esporrò unicamente la via suprema»4. Il termine espedienti è lo stesso usato nel Sutra degli Innumerevoli significati nel passo immediatamente precedente all’affermazione del Budda «non ho ancora rivelato la verità». In tale passo egli afferma: «Esposi la Legge in vari modi usando il potere degli espedienti». Dunque, ogni singola parola o frase dei tre sutra della Pura terra e degli altri sutra esposti nei primi quarant’anni e più della sua vita di predicazione fa parte, senza nessuna eccezione, degli espedienti ai quali si riferisce il Budda quando parla del “potere degli espedienti”.

                          Se è così, allora chiunque non metta da parte questi sutra predicati nei primi quarant’anni e più per prender fede invece nel Sutra del Loto, che sia considerato un buon figlio o un cattivo figlio secondo i criteri della società, è in realtà una persona dalla pessima condotta filiale secondo la Legge del Budda.

                            Perciò nel capitolo “Parabola e similitudine” del Sutra del Loto il Budda afferma: «Tuttavia questo triplice mondo costituisce il mio dominio e gli esseri che ci vivono sono tutti miei figli. […] Ma, benché io li istruisca e li ammonisca, essi non accettano i miei insegnamenti»5. Le persone che non mettono da parte i sutra predicati nei precedenti quarant’anni e più, e cercano di usarli insieme al Sutra del Loto, stanno rifiutando di prestare ascolto alle parole di tre persone: il loro sovrano, il loro maestro e il loro genitore.

                              Nel passo suddetto, quando il Budda parla di istruire i suoi figli, si riferisce alle parole di insegnamento pronunciate da un maestro e da un genitore e, quando parla di ammonirli, sta parlando dei comandi o degli editti emanati da un sovrano. Il Budda era il più saggio dei sovrani, il più sapiente dei maestri, il più saggio dei padri dell’intero continente di Jambudvipa. Perciò chiunque segua i sutra predicati nei precedenti quarant’anni e più, rifiutandosi di prender fede nel Sutra del Loto, oppure chiunque, pur prendendo fede nel Sutra del Loto, trascuri di mettere da parte contemporaneamente tali sutra, sta rifiutandosi di obbedire alle parole del proprio padre, quel padre che riassume in sé le tre virtù di sovrano, maestro e genitore.

                                Una persona simile non merita di vivere nel mondo. E il sutra ci rivela il destino che attende una persona dal comportamento filiale tanto cattivo, quando dice: «Chi non riesce ad avere fede e invece offende questo sutra […] Allorché la sua vita giungerà al termine egli cadrà nell’inferno Avichi»6. Anche se una persona non arriva a offendere il Sutra del Loto, se si rifiuta di abbracciarne gli insegnamenti, sta dimostrando un cattivo comportamento filiale. E chi si rende colpevole di cattiva condotta filiale è certamente destinato a rinascere nei cattivi sentieri dell’esistenza. Perciò il Budda disse che questa persona sarebbe caduta nell’inferno Avichi.

                                  A maggior ragione sarà così per coloro che si attaccano tenacemente ai sutra predicati prima del Sutra del Loto e, non solo si rifiutano di prender fede nel Sutra del Loto, ma giungono a dire, come fece Shan-tao, che «neanche una persona su mille»7 può essere salvata da opere come il Sutra del Loto oppure, come fece Honen, insistono che tali opere si dovrebbero «scartare, chiudere, ignorare e abbandonare»8. Come potrebbero mai evitare di cadere nell’inferno Avichi? Inutile dire che la stessa sorte attende anche i loro discepoli e sostenitori laici.

                                    Riguardo al passo già citato nel quale il Budda afferma che «benché io li istruisca e li ammonisca, essi non accettano i miei insegnamenti», occorre considerare due tipi di pietà filiale. Nel caso in cui vogliamo chiedere se una persona sta dimostrando un comportamento filiale appropriato secondo i criteri mondani, possiamo avere risposta consultando persone che hanno dimestichezza con i testi non buddisti. Ma, volendo considerare la buona o cattiva condotta filiale in base ai testi buddisti, se qualcuno, pur studiando il Buddismo, è uno studioso dell’ultima epoca che accetta le dottrine di altri eruditi, i quali non riconoscono il vero insegnamento e predicano invece gli insegnamenti provvisori, chissà quale sorte lo attenderà nella prossima esistenza! E sarà ancor peggio se si tratta di persone comuni che vivono nell’ultima epoca!

                                      Il trentaquattresimo volume del Sutra del Nirvana afferma: «Coloro che rinasceranno in forma umana saranno pochi come il terriccio che può stare su un’unghia, mentre coloro che cadranno nei tre cattivi sentieri dell’esistenza saranno numerosi come i granelli di polvere dei mondi delle dieci direzioni. Coloro che commetteranno le quattro offese maggiori o i cinque peccati capitali o che offenderanno il Sutra del Nirvana saranno numerosi come i granelli di polvere dei mondi delle dieci direzioni, mentre coloro che si asterranno dal commettere le quattro offese maggiori o i cinque peccati capitali o che prenderanno fede nel Sutra del Nirvana saranno pochi come il terriccio che può stare su un’unghia».

                                        Il sutra sta dicendo che, in quest’ultima epoca, coloro che commettono i cinque peccati capitali oppure offendono la Legge saranno numerosi come i granelli di polvere dei mondi delle dieci direzioni. Tuttavia, se oggi ci guardiamo intorno, dovremmo dire che coloro i quali commettono i cinque peccati capitali sono pochi come il terriccio che può stare su un’unghia, mentre coloro che si astengono dal farlo sono numerosi come i granelli di polvere dei mondi delle dieci direzioni. Perciò sembrerebbe che il sutra stia dicendo una cosa non vera.

                                          Ma, esaminando il passo più attentamente, possiamo chiederci se coloro che non obbediscono ai dettami della pietà filiale non siano uguali a quelli che commettono i cinque peccati capitali, anche se tale condotta non appartiene alle categorie delle colpe simili ai cinque peccati capitali9.

                                            Da questo punto di vista, vediamo che mentre i sovrani dei tempi antichi abbracciavano la dottrina corretta e si adoperavano per propagare la vera dottrina, i sovrani attuali sostengono le dottrine provvisorie e tributano rispetto a una dottrina che è solo apparentemente corretta. Perciò sostengono sempre meno i templi della dottrina corretta, usati come luoghi di culto dove si prega la stella guardiana del sovrano, e al tempo stesso costruiscono in ogni provincia del paese sempre più templi dedicati alle dottrine provvisorie o alle dottrine errate.

                                              Agli occhi degli stupidi può sembrare che il Buddismo prosperi, ma, agli occhi del Budda, degli dèi e delle persone di saggezza, è ovvio che i templi dei tempi antichi che onorano la dottrina corretta stanno man mano calando di numero. Questo anzitutto è un segno di cattivo comportamento filiale, perché vengono abbandonati i templi dei nostri saggi genitori, e inoltre è un’indicazione che si sta offendendo la Legge. Se è così, dobbiamo concludere che il Giappone attuale è un paese in cui tutti sono colpevoli di cattiva condotta filiale e di offesa alla Legge.

                                                Questo paese è il dominio del Tathagata Shakyamuni ed egli ha dato, senza dubbio, ordini ai suoi primi ministri della sinistra e della destra, al grande re celeste Brahma e al re demone del sesto cielo. Proprio come il mare si rifiuta di essere un deposito per i cadaveri e una montagna ricca di tesori odia la presenza di alberi contorti, il Budda ha ordinato che si prendano misure nei confronti di queste persone che offendono la Legge.

                                                  Questo è ciò che dovresti dire ai tuoi ascoltatori.

                                                    Qualcuno forse farà obiezioni, chiedendo perché questi sutra predicati nei primi quarant’anni e più continuino a meritare attenzione se, come affermato in precedenza, avrebbero dovuto essere abbandonati.

                                                      Dovresti replicare dicendo che, quando si erige una torre, si costruisce un’impalcatura attorno a essa, ma, una volta che la torre è stata ultimata, l’impalcatura viene fatta a pezzi e rimossa. Questa analogia è implicita nel secondo volume di Il significato profondo del Sutra del Loto, dove si afferma: «Adesso che il grande insegnamento è stato esposto, gli espedienti diventano obsoleti». “Meraviglioso” [come nel titolo “Sutra del Loto della Legge meravigliosa”] significa che rimpiazza o elimina gli altri insegnamenti. Rimpiazzare significa che, una volta che il sutra è stato esposto, gli insegnamenti dei vari sutra predicati in precedenza hanno perso la loro validità e vengono eliminati. Questo intende il Budda con le parole «mettendo da parte onestamente gli espedienti».

                                                        Chia-hsiang espresse la stessa idea dicendo che, quando il sole sorge, le stelle svaniscono alla vista. Così, dato che i sutra predicati prima del Loto fungevano da impalcatura intorno alla torre, dopo il completamento di essa vengono smantellati. Possono essere riutilizzati se la torre necessita riparazioni, ma dopo verranno di nuovo smantellati.

                                                          Questa è la procedura seguita da tutti i Budda delle tre esistenze di passato, presente e futuro quando essi predicano l’insegnamento.

                                                            Un laico potrebbe sollevare obiezioni facendo notare che il Gran Maestro Jikaku edificò la Sala della meditazione attiva costante10 [sul monte Hiei per la pratica del Nembutsu].

                                                              Dovresti rispondere che a volte chi segue le scritture buddiste legge anche testi non buddisti, non per raggiungere la via, ma per acquisire maggiore erudizione. I ragazzi che vengono addestrati nei templi sul monte Hiei o all’Onjo-ji recitano i versi di Il tesoro dell’Abhidharma, ma non lo fanno per raggiungere la via.

                                                                Dengyo e Jikaku studiarono accuratamente le dottrine delle otto scuole di Buddismo e lessero tutti i vari sutra, perché lo consideravano un passo verso la comprensione di come il Sutra del Loto rappresenti l’ultimo e il più fondamentale di tali insegnamenti.

                                                                  Un altro laico potrebbe chiedere allora perché tu stesso non reciti il Nembutsu. Dovresti rispondere facendo notare che il Gran Maestro Dengyo rifiutò i duecentocinquanta precetti [dell’insegnamento hinayana] e lo fece in modo che non fossero confusi in quest’epoca con i precetti della perfetta e immediata illuminazione contenuti nel Sutra del Loto.

                                                                    Ai giorni nostri le varie scuole buddiste svolgono molti tipi diversi di pratiche. Ma oggi le persone tendono a concentrarsi soltanto sulla pratica Nembutsu e a parlare in maniera offensiva del Sutra del Loto. Dovresti spiegare che, facendo così, è facile confondere l’oro con semplici sassi, ed è per questo che tu non reciti il Nembutsu.

                                                                      Durante i primi dodici anni della sua vita di predicazione, il Budda evitò di menzionare i concetti di eternità, felicità, vero io e purezza. Per la stessa ragione nel periodo in cui si celebra la festività non buddista del Cibo freddo11 si evita di nominare il fuoco o qualsiasi altra cosa di colore rosso. O, per la stessa ragione, se un paese è noto per la sua mancanza di pietà filiale, chi onora tale ideale eviterà persino di attraversarlo. È sempre lo stesso principio.

                                                                        Perciò dovresti smettere di fare tutte queste obiezioni riguardo a Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa e procedere così come ti ho spiegato.

                                                                          Nella tua lettera dici che sei stato invitato a predicare la dottrina in una sala privata dedicata al Budda e che ti sei comportato come si conviene. Comunque debba intenderla, la tua osservazione mi sembra assai strana.

                                                                            La ragione è questa. Tu, non solo sei un prete, ma predichi la migliore dottrina dell’intero continente di Jambudvipa. Anche se fossi stato alla presenza di un bodhisattva che aveva ottenuto l’illuminazione quasi perfetta, non avresti avuto alcun motivo di preoccuparti di esserti comportato “come si conviene” o no.

                                                                              Inoltre, gli dèi Brahma e Shakra presiedono il dominio del Tathagata Shakyamuni, che è il nostro padre, e sono incaricati di proteggere i preti come noi che predicano l’insegnamento corretto. Vaishravana e gli altri tre re celesti sono semplici guardiani e portieri di questi dèi, Brahma e Shakra, e i sovrani dei quattro continenti sono meri servitori di Vaishravana e degli altri re celesti.

                                                                                E [il sovrano di] Akitsushima, l’isola del Giappone, non può nemmeno esser paragonato ai servitori dei re che mettono in moto la ruota dei quattro continenti. Il sovrano del Giappone è semplicemente il capo di questo paese insulare. La maniera in cui parli di essere stato “convocato” da persone al servizio del sovrano, di essere comparso davanti ad “alti esponenti” e di esserti comportato “come si conviene”, comunque la intenda, alla fine è un insulto nei miei confronti!

                                                                                  Pare che i discepoli di Nichiren, dopo esser giunti nella capitale12, sulle prime stiano attenti a non dimenticare il loro scopo, ma, dopo un po’ di tempo, sviati dal demone celeste perdano completamente la testa. Sho-bo13 si stava comportando così e tu faresti meglio a evitare di comportarti nello stesso modo e attirarti la collera del cielo.

                                                                                    Dunque sei stato nella capitale e, nel giro di poco, hai cambiato nome, una cosa assolutamente insensata. Di certo avrai cambiato anche modo di parlare e avrai assunto l’accento della capitale. Come un topo che si è trasformato in pipistrello e che non è più né uccello né topo, adesso non sei né un prete di campagna né un prete della capitale. Ti stai comportando proprio come Sho-bo.

                                                                                      Dovresti continuare a parlare come una persona di campagna, altrimenti suonerai soltanto ridicolo. Per quanto riguarda il cambio del tuo nome in Sonjo, i cui caratteri sono gli stessi del nome proprio dell’ex imperatore di Oki14, mi sembra una cosa del tutto assurda!

                                                                                        Poi, come è ben noto, le preghiere condotte dai preti eminenti dei nostri tempi, uomini della scuola della Vera parola e Tendai, non producono risultati favorevoli. L’ho fatto notare molte volte nel passato. Quest’anno i maestri della Vera parola di Kamakura stanno continuando a tenere le cerimonie che avevano iniziato l’anno scorso per cambiare il sesso del bambino mentre è nel grembo, in modo da far nascere un figlio maschio. Ryuben15 e altri sono smisuratamente orgogliosi del loro operato in questo campo. Più di sette o ottocento maestri della Vera parola hanno eseguito le grandi cerimonie e i rituali segreti tramandati dal tempio To e dalla scuola Tendai, che però non hanno prodotto alcun effetto. I preti delle scuole Zen e dei Precetti si sono uniti ai riti, ma non è servito a niente.

                                                                                          Avevo già espresso la mia opinione sull’inutilità di tali cerimonie, facendo infuriare a tal punto i partecipanti che mi avevano minacciato, e, com’era ovvio, tutti loro sforzi si sono dimostrati infruttuosi.

                                                                                            Se non sono capaci di ottenere risposta nemmeno a preghiere che riguardano piccole cose dell’esistenza presente, come possono sperare di averne per ciò che riguarda le cose importanti dell’esistenza futura?

                                                                                              Quando la scuola della Vera parola fu introdotta per la prima volta in Cina, i suoi capi rubarono il principio dei tremila regni in un singolo istante di vita esposto da T’ien-t’ai e lo introdussero nelle dottrine della Vera parola. Usando questo come principio fondamentale della scuola, aggiunsero poi le mudra e i mantra, che sono secondari, e li considerarono la cosa fondamentale della loro scuola, disdegnando la scuola T’ien-t’ai come un insegnamento inferiore. Questa fu l’origine della loro offesa alla Legge.

                                                                                                Prima che la scuola T’ien-t’ai fosse introdotta in Giappone, nessuno aveva capito in questo paese che gli insegnamenti delle scuole della Ghirlanda di fiori, delle Caratteristiche dei dharma e dei Tre trattati in realtà erano offese alla Legge. Ma, dopo che il Gran Maestro Dengyo ebbe propagato il perfetto insegnamento della scuola T’ien-t’ai o Tendai, si seppe che queste altre scuole costituivano offese alla Legge.

                                                                                                  Così i seguaci della scuola della Vera parola e delle altre scuole dei giorni nostri, sette scuole in tutto, in realtà sono persone che offendono la Legge. E quindi non c’è motivo di aspettarsi che quando pregano per qualcosa di serio le loro preghiere ­siano efficaci.

                                                                                                    Per quanto riguarda i seguaci della scuola Tendai, anche se la dottrina della loro scuola è corretta, hanno cominciato a considerarsi identici alle altre scuole che sono erronee, e non si rendono più conto della correttezza del proprio insegnamento. Sono come persone confuse su dove si trovi l’est, che di conseguenza non sanno dire dove sia l’ovest e alla fine sono incapaci di determinare correttamente una qualsiasi delle dieci direzioni.

                                                                                                      Le dottrine delle religioni non buddiste derivano originariamente dal Buddismo16 eppure vengono usate come armi contro il Buddismo. Allo stesso modo le varie scuole buddiste di cui ho trattato derivano dal Sutra del Loto e i loro seguaci studiano gli insegnamenti della scuola Tendai, eppure cercano di eliminare la scuola Tendai.

                                                                                                        I seguaci della scuola Tendai, inconsapevoli del fatto che la loro scuola rappresenta la vera dottrina, agiscono in modo da distruggerla e da farsi disprezzare. Senza rendersi conto che questo è ciò che stanno facendo, prestano aiuto alle altre scuole affrettando così la loro stessa rovina.

                                                                                                          Se le persone che aderiscono alla scuola del Loto mancano di recitare il daimoku del Sutra del Loto, Nam-myoho-renge-kyo, ma al contrario recitano continuamente Namu-Amida-butsu, allora esse sono dei distruttori del Sutra del Loto.

                                                                                                            I seguaci degli insegnamenti non buddisti, per esempio, affermano di onorare i tre tesori, ma, per onorare il Budda, uno dei tre tesori, recitano le parole Namu-Maheshvara, ovvero Devozione a Maheshvara. I discepoli del Budda considerano questa una fede falsa nei tre tesori e recitano le parole Namu-Shakyamuni-butsu, ovvero Devozione al Budda Shakyamuni. Così si distinguono i buddisti dai non buddisti.

                                                                                                              La formula Namu-Amida-butsu deriva dal daimoku dei sutra sui quali si fonda la scuola della Pura terra. Se le persone che in cuor loro si considerano devote del Sutra del Loto recitano anche le parole Namu-Amida-butsu, coloro che li osservano penseranno che siano credenti Nembutsu e immagineranno che abbiano abbandonato la fede nel Sutra del Loto.

                                                                                                                I tremila preti del Monte Hiei non l’hanno capito e si comportano in modo da alienarsi il sostegno dell’autorità imperiale, causando essi stessi la distruzione del Monte Hiei. Così, anche se offrono preghiere ai tre tesori, tali preghiere ovviamente non hanno risposta.

                                                                                                                  Questo dovresti far notare ai tuoi ascoltatori.

                                                                                                                    Uno di loro potrebbe dubitare e chiedere se i commentari di T’ien-t’ai, Miao-lo e Dengyo affermino effettivamente che una persona come lui, che sa ben poco del Sutra del Loto e degli altri sutra, sia destinata a rinascere nei cattivi sentieri dell’esistenza.

                                                                                                                      Dovresti rispondere citando i passi del volume tre di Il significato profondo del Sutra del Loto e del volume tre di Annotazioni su “Il significato profondo del Sutra del Loto” e il passo del Sutra del Loto che lo definisce il sutra supremo fra tutti quelli predicati nel passato, nel presente e nel futuro.

                                                                                                                        Il Gran Maestro Dengyo, rimproverando quattordici uomini, capi delle sei scuole di Buddismo, afferma nell’ultimo volume di Chiarificazione dei precetti: «Così come in Cina, durante la dinastia Ch’i, ci fu Hui-kuang, l’arrogante sovrintendente dei preti, adesso nel nostro paese ci sono questi sei sovrintendenti dei preti. Com’era vera [la predizione del Budda nel] Sutra del Loto che la situazione sarebbe stata molto peggiore dopo la sua morte».

                                                                                                                          Ed egli rimproverò le quattro scuole, quella della Ghirlanda di fiori, della Vera parola, delle Caratteristiche dei dharma e dei Tre trattati, affermando in Chiarimento sulle scuole basate sulla dottrina di T’ien-t’ai: «La scuola della Vera parola, introdotta di recente in Giappone, oscura deliberatamente il modo in cui la sua trasmissione fu falsificata nella compilazione [da parte di I-hsing, che fu ingannato da Shan-wu-wei17], mentre la scuola della Ghirlanda di fiori, introdotta in tempi più lontani, cerca di nascondere di essere stata influenzata dalle dottrine di T’ien-t’ai18. La scuola dei Tre trattati, attaccata al concetto di “vacuità”, dimenticando l’umiliazione di Chia-hsiang19, nasconde il fatto che egli fu persuaso da Chang-an ad abbracciare gli insegnamenti di T’ien-t’ai. La scuola delle Caratteristiche dei dharma, attaccata al concetto dell’essere20, nega che Chih-chou21 sia stato convertito agli insegnamenti della scuola T’ien-t’ai e che Liang-pi si sia servito di quegli insegnamenti per interpretare il Sutra dei Re benevolenti».

                                                                                                                            T’ien-t’ai, Miao-lo e Dengyo erano dell’opinione che i seguaci della Vera parola, e delle altre scuole che formano le sette scuole di cui abbiamo parlato, anche se possono essere abbastanza corretti nell’osservanza dei precetti e nella pratica della meditazione, sono comunque colpevoli di offesa alla Legge e quindi non potranno di certo evitare la rinascita nei cattivi sentieri. Inutile dire che ciò è ancor più vero per quanto riguarda i seguaci delle scuole Zen e della Pura terra!

                                                                                                                              Per questa ragione T’ien-t’ai in Grande concentrazione e visione profonda condanna in modo così esplicito gli insegnamenti di Bodhidharma. Però i seguaci della scuola Tendai dei nostri giorni non solo dichiarano che si può raggiungere la via attraverso gli insegnamenti delle altre scuole, ma giungono persino a saccheggiare le pratiche religiose delle altre scuole per inserirle nella propria. Cosa dovremmo pensare di una situazione del genere?

                                                                                                                                In particolar modo la gente di quest’epoca può fare domande sulla scuola della Vera parola. In tal caso, dovresti rispondere così. Fai notare che in Giappone ci sono otto scuole di Buddismo e che gli insegnamenti della Vera parola si dividono in due grandi rami, il ramo del To-ji e il ramo Tendai.

                                                                                                                                  Le scuole delle Caratteristiche dei dharma, della Ghirlanda di fiori e della Vera parola che hanno sede presso il To-ji sono tutte mahayana. Ma, pur seguendo i princìpi mahayana nella pratica della meditazione e della saggezza, esse osservano i precetti hinayana amministrati dal tempio Todai. Così, per quanto riguarda i precetti, sono hinayana. Si tratta di persone che rifiutano il Mahayana e scelgono lo Hinayana, quindi, dopotutto, sono seguaci hinayana.

                                                                                                                                    La dottrina della Vera parola del Monte Hiei, invece, segue i precetti della perfetta e immediata illuminazione insegnati dalla scuola Tendai e non contiene alcun precetto della Vera parola. Potremmo descriverla come una scuola della Vera parola che, per quanto riguarda i precetti, si è convertita a quelli della perfetta e immediata illuminazione insegnati dalla scuola Tendai. Eppure i capi dei preti e altri preti eminenti del Monte Hiei, pur definendosi aderenti alla scuola Tendai, si associano alla Vera parola nel relegare la loro stessa scuola, quella del Loto, in una posizione inferiore. Dunque tutte le persone del Monte Hiei sono colpevoli di offesa alla Legge e perciò le loro preghiere non hanno alcuna efficacia.

                                                                                                                                      Domanda: Puoi citare qualche testo per comprovare che, nella scuola Tendai, mentre veniva usato il termine scuola Tendai Loto, si evitava deliberatamente il termine scuola della Vera parola?

                                                                                                                                        Risposta: In Regolamento per gli allievi della scuola della montagna (scritto dal Gran Maestro Dengyo), nella parte che si intitola “Regolamento per gli studenti ammessi annualmente alla scuola Tendai Loto” (un documento22) si afferma: «Riguardo agli studenti ammessi annualmente (per decreto del defunto imperatore di Kashiwabara23 allo scopo di propagare la dottrina della scuola Tendai Loto), di norma coloro che sono ammessi a frequentare annualmente la scuola Tendai del Loto, a partire dal nono mese dell’era Konin [818] risiederanno sul monte Hiei dove rimarranno, senza mai lasciare il monastero, per un periodo di dodici mesi, praticando le due discipline. Di norma, coloro che praticano la disciplina della concentrazione e visione profonda24 […] di norma, coloro che praticano la disciplina Vairochana…».

                                                                                                                                          Il primo volume dei Documenti relativi a “Chiarificazione dei precetti” afferma: «Richiesta di autorizzazione riguardo alla Nuova scuola del Loto (un documento), sottoposta dallo shramana Saicho […] due persone per la scuola della Ghirlanda di fiori, due persone per la scuola Tendai Loto». E dice inoltre: «Due persone per praticare le discipline Tendai. (A una sarà assegnata la lettura del Sutra di Mahavairochana e all’altra la lettura di Grande concentrazione e visione profonda)». Questi passi mostrano che la scuola della Vera parola era considerata parte della scuola Tendai.

                                                                                                                                            In alcune disposizioni aggiuntive, datate quindicesimo giorno del sesto mese del primo anno dell’era Kasho [848], si legge: «Riguardo alla petizione sottoposta dal Maestro del Dharma che Trasmette la Lampada Ennin25 che, come già detto, si recò nella Cina T’ang per ricevere gli insegnamenti: egli affermò rispettosamente che, rispetto all’introduzione della scuola Tendai nel nostro paese […] nel ventiquattresimo anno di Enryaku [805] […]. Nel venticinquesimo anno [806] la scuola Tendai fu autorizzata ad ammettere annualmente due persone debitamente nominate, una per praticare la disciplina della Vera parola e l’altra per praticare la disciplina della concentrazione e visione profonda […]. La ragione di ciò è che le due discipline della scuola Tendai, quella della concentrazione e visione profonda e quella della Vera parola, erano riverite e approvate dall’imperatore Kammu».

                                                                                                                                              Vediamo così che sul Monte Hiei, mentre il termine scuola Tendai era in uso, si evitava deliberatamente di menzionare il termine scuola della Vera parola. La scuola Tendai era paragonabile alle ossa, e quella della Vera parola alla carne.

                                                                                                                                                In quest’ultima epoca però le relazioni fra le due scuole sono difficili e le ossa e la carne hanno preso due strade separate. I capi dei preti del Monte Hiei sembrano prediligere esclusivamente la dottrina della Vera parola, e quindi, per così dire, sono privi di ossa, mentre la maggior parte dei preti comuni preferisce la scuola Tendai e quindi è priva di carne.

                                                                                                                                                  Queste dispute sorte in materia di insegnamenti buddisti hanno creato controversie anche nelle questioni secolari; sul Monte Hiei non regna più la pace e spesso ciò causa disordini anche nella capitale. Ma queste sono cose gravi che farai meglio a tenere per te. Non ho ancora rivelato questo insegnamento, ma tu dovresti capirlo bene.

                                                                                                                                                    Anche la scuola Nembutsu ha voltato le spalle al Sutra del Loto per basarsi invece sui tre sutra della Pura terra, facendo del Budda Amida il proprio oggetto di culto e trattando con disprezzo il Budda Shakyamuni. I maestri della scuola della Vera parola considerano importante solo Mahavairochana, e quindi anch’essi disdegnano il Tathagata Shakyamuni.

                                                                                                                                                      Riguardo ai precetti, ci sono due diverse categorie di precetti mahayana e hinayana, ma, in tutti i casi, si onora il Budda Shakyamuni come origine degli insegnamenti e gli altri Budda come meri testimoni della loro validità. Allo stesso modo, anche se vi sono molte diverse scuole di Buddismo, tutte devono riverire Shakyamuni.

                                                                                                                                                        Sono i vermi nati dal corpo del leone che divoreranno il leone. Gli insegnamenti del Budda non possono essere distrutti dagli insegnamenti non buddisti. Forze interne al Buddismo distruggeranno la via del Budda. Questa è una predizione che il Budda stesso ci ha lasciato.

                                                                                                                                                          All’interno del Buddismo gli insegnamenti hinayana sovvertiranno il Mahayana e il Mahayana provvisorio sovvertirà il vero Mahayana. In tali casi lo Hinayana e il Mahayana provvisorio si comporteranno come forze non buddiste che attaccano la verità buddista. Ma ci saranno anche casi in cui, non lo Hinayana o il Mahayana provvisorio, bensì proprio coloro che si dedicano al Sutra del Loto del vero Mahayana agiranno in modo di sovvertire il Sutra del Loto, e questa sarà una faccenda veramente molto grave.

                                                                                                                                                            Dipende dal Monte Hiei se l’insegnamento del Budda sarà distrutto o no. E non è forse perchè il Monte Hiei ha distrutto l’insegnamento del Budda che i paesi stranieri stanno cercando adesso di distruggere il nostro paese? Il Monte Hiei ha fatto sparire l’insegnamento corretto e perciò il grande demone celeste è apparso in Giappone impossessandosi di individui come Honen e Dainichi, per poi usarli come tramite per entrare nel corpo del sovrano e dei suoi ministri e, da lì, prendere possesso di tutti i tremila preti del Monte Hiei. Per questa ragione è sorta la discordia tra i capi buddisti e i loro seguaci laici, e le preghiere e le suppliche dei primi non hanno più alcuna efficacia. E, poiché tali preghiere non sono efficaci, i tremila preti dell’assemblea della montagna sono stati abbandonati dai loro sostenitori laici.

                                                                                                                                                              Il sovrano e i suoi ministri potrebbero interrogare gli studiosi della dottrina della Vera parola della scuola Tendai, chiedendogli: «La verità fondamentale insegnata dalle scuole Nembutsu e Zen è la stessa di quella insegnata dalla dottrina della Vera parola della scuola Tendai?».

                                                                                                                                                                Allora gli eminenti preti, che di nome sono seguaci della dottrina della Vera parola della scuola Tendai, ma di fatto non hanno alcuna comprensione dei suoi insegnamenti, posseduti dal demone celeste, risponderebbero: «La verità fondamentale della scuola Zen è la verità fondamentale della dottrina della Vera parola della scuola Tendai. Il Nembutsu di Amida è il cuore e il nucleo del Sutra del Loto».

                                                                                                                                                                  I seguaci delle scuole Nembutsu e Zen, anch’essi ispirati dal demone celeste, sono assai più astuti dei preti della Vera parola della scuola Tendai e alla domanda risponderebbero: «Assolutamente no! Lo Zen insegna una verità fondamentale che va ben oltre la dottrina della Vera parola della scuola Tendai!».

                                                                                                                                                                    O forse direbbero: «I vari insegnamenti del Buddismo sono profondi e la nostra comprensione di persone comuni è superficiale. Tali insegnamenti non sono adatti alle nostre capacità innate; non potremo mai sperare di raggiungere la via grazie a essi!».

                                                                                                                                                                      Per aver risposto in questo modo, gli studiosi della dottrina della Vera parola della scuola Tendai si ritroveranno privati del sostegno del sovrano, dei suoi ministri e degli altri sostenitori laici che non crederanno più nella loro dottrina. Nell’esistenza presente cadranno nel regno degli spiriti affamati, dove si nutriranno della carne dei propri compagni. Inveiranno contro il Budda e gli dèi, malediranno i sostenitori laici e, anno dopo anno, creeranno disastri. A volte bruceranno la grande sala delle conferenze che ospita come oggetto di culto il Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, colui che assunse una forma vivente per salvarli; altre volte distruggeranno il Bodhisattva Maitreya che assumerà ugualmente una forma vivente per il loro bene. Nella loro follia giungeranno a comportarsi da nemici giurati di Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, o trameranno per impedire l’apparizione nel mondo di Maitreya, il Budda del futuro.

                                                                                                                                                                        Commetteranno terribili offese, come non sono mai state descritte nei sutra e nei trattati, e tali orribili offese saranno colpa non solo dei tremila preti del Monte Hiei, ma anche dei nobili di corte e dei clan guerrieri.

                                                                                                                                                                          L’intero paese del Giappone, dal sovrano al popolo, senza eccezione alcuna, è colpevole di offesa alla Legge. Perciò il grande re celeste Brahma, insieme al re celeste Shakra e alla Dea del Sole, ha istruito i santi dei paesi vicini a prendere delle misure per correggere questa offesa alla Legge.

                                                                                                                                                                            È come il caso del prete laico Taira no Kiyomori che, pur essendo un semplice suddito, cercò di piegare alla propria volontà le leggi del sovrano, e giunse a bruciare il santuario del dio Re della Montagna e la Sala del Grande Budda26. La Dea del Sole, il Grande Bodhisattva Hachiman e il dio Re della Montagna prestarono il loro ausilio divino a Minamoto no Yoritomo, il discendente di Minamoto no Yoriyoshi, ordinandogli di provocare la rovina del clan Taira e ristabilire pace e sicurezza nel paese.

                                                                                                                                                                              Adesso tutto il paese, senza eccezione, sta agendo come nemico del Budda e degli dèi, e non c’è nessuno in Giappone che sia in grado di riportarvi l’ordine. Sembrerebbe che questa sia la ragione per cui il grande Impero mongolo ha deciso di attaccarci. È come il caso della Cina e del Koryo˘. Anche se sono paesi che, per la loro eredità buddista, sono secondi solo all’India, si sono convertiti agli insegnamenti Nembutsu e Zen e perciò sono stati sconfitti dai mongoli.

                                                                                                                                                                                Nelle questioni religiose il nostro paese è discepolo di questi due paesi. Se essi vengono sconfitti, come può sperare il nostro paese di rimanere in pace e al sicuro? Tutti coloro che vogliono aiutare il loro paese e si preoccupano della propria famiglia dovrebbero affrettarsi a proibire le attività dei sostenitori dello Zen e del Nembutsu, come è spiegato nei testi dei sutra. Perché se tali testi sono corretti, il Budda e gli dèi non potranno più risiedere in Giappone. E, anche volendo chiedere il loro aiuto, non sarebbe facile farlo.

                                                                                                                                                                                  Tutte le persone di alta o bassa condizione sociale dicono: «Il Grande Bodhisattva Hachiman elegge a sua dimora la testa di una persona onesta. Egli non dimora in alcun altro luogo!».

                                                                                                                                                                                    Ma, se nel mondo in questo momento non c’è nemmeno una persona onesta, allora il Grande Bodhisattva Hachiman non avrà alcun luogo in cui dimorare. Inoltre, tra i vari insegnamenti del Budda, solo il Sutra del Loto merita di essere chiamato un sutra onesto. Se non c’è alcun devoto del Sutra del Loto, allora il Grande Bodhisattva Hachiman non avrà alcun luogo in cui dimorare, no?

                                                                                                                                                                                      Però in Giappone solo io, Nichiren, posso esser chiamato una persona onesta, sia dal punto di vista del mondo secolare, sia fra quelli che si sono ritirati dal mondo. E il motivo è che io ho informato il defunto prete laico del Saimyo-ji che la scuola Zen è un’invenzione del demone celeste e in seguito ho scritto un trattato27 in cui lo mettevo al corrente della situazione.

                                                                                                                                                                                        «Tutte le persone del Giappone sono destinate a cadere nell’inferno di incessante sofferenza» gli dissi. Nelle epoche passate c’è mai stato un altro esempio di qualcuno che abbia parlato in maniera così onesta? Da ciò puoi giudicare come stanno le cose. Se ho parlato così in questo caso, ti sembra forse che parlerei in modo ingannevole di questioni di minore importanza?

                                                                                                                                                                                          Un santo, si dice, usa un linguaggio semplice e schietto. Inoltre si può chiamare santo chi conosce le cose che non hanno ancora fatto la loro apparizione. Così, in un certo senso, Nichiren è un santo. Invece, per aver espresso le mie opinioni dottrinali in materia, sono stato cacciato da vari luoghi più di una ventina di volte e alla fine mi hanno esiliato. Mi hanno ferito varie volte e molti dei miei discepoli sono stati uccisi. È peggio di ciò che fecero a Pi-kan e non meno di ciò che dovette subire Wu Tzu-hsü. Sono stato maltrattato come il Bodhisattva Aryadeva che fu ucciso da un non buddista o il Venerabile Aryasimha che fu decapitato dal re Dammira.

                                                                                                                                                                                            Se vengo trattato così e il Grande Bodhisattva Hachiman dovesse lasciare la mia testa, su quale testa andrebbe a dimorare? Che cosa ne sarà di questo paese, se non presta ascolto a Nichiren?

                                                                                                                                                                                              Nichiren è profondamente addolorato al pensiero di ciò. Questo dovresti dire ai tuoi ascoltatori. E riferisci loro anche che il prete Nichiren ha questo da dire: se volete far tornare in questo paese il Budda, i bodhisattva e le grandi divinità benevolenti, c’è un solo modo per farlo. Dovete smettere di dare sostegno a qualsiasi tempio della scuola Zen e Nembutsu, rimproverare severamente i loro preti, costruire una sala delle conferenze sul monte Hiei e insediarvi lo spirito del Budda Shakyamuni del Picco dell’Aquila. Non c’è altro modo per far tornare gli dèi e persuadere i Budda a venire in aiuto di questo paese!

                                                                                                                                                                                                  Cenni Storici

                                                                                                                                                                                                  Si ritiene che questa lettera sia stata scritta nel 1269 quando Nichiren Daishonin risiedeva a Kamakura, e che il destinatario fosse Sammi-bo Nichigyo, un discepolo del Daishonin, che si era recato a Kyoto per motivi di studio. C’è chi sostiene che sia stata scritta prima del 1269, ma questa ipotesi appare improbabile. Alcune affermazioni all’interno della lettera, quali «che i paesi stranieri stanno cercando adesso di distruggere il nostro paese» e «il grande Impero mongolo ha deciso di attaccarci», indicano che deve essere stata scritta dopo l’arrivo della missiva che ordinava al Giappone di prestare fedeltà all’imperatore mongolo e minacciava l’invasione del paese qualora tale richiesta fosse stata rifiutata. La missiva arrivò in Giappone durante il primo mese intercalare del 1268.

                                                                                                                                                                                                  Il titolo Sul modo adeguato di predicare la dottrina, tratto dalla prima riga del testo, fu attribuito allo scritto in un secondo tempo. Il destinatario della lettera, Sammi-bo Nichigyo, fu uno dei primi discepoli del Daishonin. All’epoca in cui fu scritta la lettera, Sammi-bo, originario della regione natale del Daishonin, la provincia di Shimosa, risiedeva a Kyoto dove si era recato per studiare le dottrine buddiste. Egli era stimato tra i discepoli del Daishonin per la sua erudizione e la sua abilità nei dibattiti. Tali capacità furono evidenti quando ebbe la meglio su Ryuzo-bo, un prete della scuola Tendai, in un dibattito noto come il dibattito di Kuwagayatsu, del 1277.

                                                                                                                                                                                                  Nonostante ciò, Sammi-bo dava segni di arroganza, era desideroso di fama e ambiva a una posizione sociale di prestigio. Sembra anche che a volte ignorasse i consigli che riceveva dal Daishonin. In questa lettera il Daishonin risponde a un resoconto di Sammi-bo sulla lezione che questi aveva tenuto nella sala dedicata al Budda di un nobile di corte, impartendogli chiare e severe istruzioni su come propagare gli insegnamenti e sulla condotta da adottare come discepolo.

                                                                                                                                                                                                  In seguito, Sammi-bo fu mandato ad Atsuhara a sostenere Nikko nella propagazione degli insegnamenti del Daishonin nella zona di Fuji, ma durante la persecuzione di Atsuhara abbandonò la fede. Sembra che di lì a poco Sammi-bo morì, poiché in diverse lettere il Daishonin fa riferimento alla sua morte prematura. Ad esempio, in Le persecuzioni che colpiscono il santo egli scrive: «C’è stato qualcosa di molto strano a proposito di Sammi-bo. […] Ma col tempo le sue malvagie ambizioni lo hanno condotto al tradimento e infine a una tragica morte» (Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, p. 886). E in Istituire i quattro bodhisattva come oggetto di culto il Daishonin afferma: «Il prete Nichigyo [Sammi-bo] ha fatto davvero una triste fine. Ho recitato per lui qui a Minobu il Sutra del Loto e Nam-myoho-renge-kyo e ho pregato sinceramente Shakyamuni, Molti Tesori e i Budda delle dieci direzioni perché lo accolgano sul Picco dell’Aquila» (Ibidem, p. 870).

                                                                                                                                                                                                  Sin dalla prima riga si può vedere che questo scritto illustra il modo migliore per far conoscere gli insegnamenti del Daishonin, e offre numerose risposte da usare nei dibattiti con i rappresentanti delle altre scuole buddiste dell’epoca. Il Daishonin afferma che Sammi-bo doveva evitare di discutere l’opera di Honen Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa, e iniziare sottolineando il principio secondo cui si dovrebbe fare affidamento sulla Legge piuttosto che sulla persona. Procedendo in accordo con ciò che ha insegnato il Budda, doveva poi spiegare che Shakyamuni è il Budda che possiede le tre virtù di sovrano, maestro e genitore e che tra tutti i sutra esposti dal Budda nell’arco della sua vita, solamente il Sutra del Loto rappresenta la verità. Nell’ambito del Buddismo, accettare il Sutra del Loto e credere in esso equivale quindi a praticare la vera pietà filiale. Il Daishonin procede poi istruendo Sammi-bo su come confutare la scuola Nembutsu.

                                                                                                                                                                                                  Nell’ultima parte della lettera il Daishonin confuta gli errori delle dottrine esoteriche all’interno della scuola Tendai del Monte Hiei, la quale aveva confuso i sutra Mahayana provvisori con il vero sutra Mahayana, cioè il Sutra del Loto, andando contro gli insegnamenti di Dengyo, il fondatore della scuola stessa. Il Daishonin fa notare che, riconoscendo la validità della scuola del Nembutsu e della scuola Zen, i preti del Monte Hiei commettevano un’offesa alla Legge. Così facendo avrebbero condotto il paese alla rovina. D’altro canto, il Daishonin aveva dimostrato di essere un santo, spiegando direttamente le misure da intraprendere per proteggere il paese e predicendo quali calamità sarebbero accadute qualora i suoi consigli non fossero stati ascoltati.

                                                                                                                                                                                                  Note

                                                                                                                                                                                                  1. Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 120.
                                                                                                                                                                                                  2. Ibidem, cap. 2, p. 68.
                                                                                                                                                                                                  3. Sutra degli Innumerevoli significati, prologo del Sutra del Loto, p. 17.
                                                                                                                                                                                                  4. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 90.
                                                                                                                                                                                                  5. Ibidem, cap. 3, p. 120.
                                                                                                                                                                                                  6. Ibidem, pp. 125-126.
                                                                                                                                                                                                  7. Lode alla rinascita nella Pura terra.
                                                                                                                                                                                                  8. Riassunto da Preferire il Nembutsu a qual­siasi altra cosa.
                                                                                                                                                                                                  9. Il tesoro dell’Abhidharma descrive comportamenti ritenuti simili ai cinque peccati capitali, ovvero appartenenti alla stessa categoria. Per esempio distruggere gli edifici e le strutture dell’ordine buddista può disperderne i membri e quindi equivale al peccato di causare disunità nell’ordine buddista. Distruggere uno stupa dedicato al Budda equivale a versare il sangue di un Budda poiché si credeva che lo stupa ospitasse il corpo del Budda.
                                                                                                                                                                                                  10. La meditazione attiva costante è un tipo di meditazione in cui, per un periodo di novanta giorni, il praticante si concentra sul Budda Amida e ne recita il nome, portandone in giro l’effigie.
                                                                                                                                                                                                  11. In Cina la festa del Cibo freddo, o Han-shih, ha inizio circa 105 giorni dopo il solstizio invernale, e dura tre giorni nei quali si mangia solo cibo freddo o precotto perché è proibito accendere il fuoco.
                                                                                                                                                                                                  12. Qui la “capitale” è Kyoto, sede della corte dell’imperatore.
                                                                                                                                                                                                  13. Un discepolo di Nichiren Daishonin che abbandonò la fede al tempo dell’esilio di Izu nel 1261, e infine si rivoltò contro il suo maestro.
                                                                                                                                                                                                  14. Il nome dell’imperatore Gotoba, chiamato anche ex imperatore di Oki, era Takahira, che è un altro modo di leggere i caratteri con cui si scrive il nome “Sonjo”.
                                                                                                                                                                                                  15. Ryuben (1206-1283): eminente prete della scuola Tendai, che godeva dei favori delle autorità di governo per le quali eseguiva rituali esoterici.
                                                                                                                                                                                                  16. Nel Sutra del Nirvana c’è un passo in cui si afferma che tutte le scritture e le opere non buddiste della società sono in realtà testi buddisti e non testi non buddisti.
                                                                                                                                                                                                  17. Nella sua lezione sul Sutra di Mahavairochana, Shan-wu-wei sostenne che il Sutra di Mahavairochana e quello del Loto erano uguali dal punto di vista dei princìpi in quanto entrambi rivelavano la dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita, ma quello di Mahavairochana era superiore nella pratica perché conteneva le descrizioni delle mudra e dei mantra. I-hsing riferisce questa affermazione di Shan-wu-wei in Annotazioni sul Sutra di Mahavairochana.
                                                                                                                                                                                                  18. Fa-tsang classificò i sutra buddisti in cinque gruppi a seconda del livello di insegnamento: insegnamento hinayana, mahayana elementare, mahayana definitivo, immediato e perfetto. È un sistema modellato sulla classificazione dei cinque periodi di T’ien-t’ai.
                                                                                                                                                                                                  19. Mentre teneva una lezione, Chia-hsiang fu confutato da un giovane prete della scuola T’ien-t’ai.
                                                                                                                                                                                                  20. La scuola delle Caratteristiche dei dharma si concentra sullo studio dei dharma, o elementi dell’esistenza. Mira a spiegare la realtà fondamentale analizzando gli aspetti e le caratteristiche delle cose e dei fenomeni. Essa sostiene che tutti i fenomeni sorgono dalla coscienza alaya e che, senza di essa, niente può esistere.
                                                                                                                                                                                                  21. Chih-chou (678-733): terzo patriarca della scuola delle Caratteristiche dei dharma; visse a P’u-yang e scrisse un commentario al Sutra della Rete di Brahma, basato sulle dottrine di T’ien-t’ai. Liang-pi del tempio Ch’ing-lung interpretò il Sutra dei Re benevolenti, il sutra conclusivo dei sutra della Saggezza, seguendo le annotazioni di T’ien-t’ai.
                                                                                                                                                                                                  22. Regolamenti per gli studenti della scuola della montagna è diviso in tre parti; si tratta di tre documenti separati che furono sottoposti per l’approvazione all’imperatore Kammu.
                                                                                                                                                                                                  23. Riferimento all’imperatore Kammu (vedi Glossario).
                                                                                                                                                                                                  24. La disciplina della concentrazione e visione profonda consiste nello studio del Sutra del Loto, di altri sutra e dell’opera di T’ien-t’ai Grande concentrazione e visione profonda, accompagnato dalle pratiche meditative T’ien-t’ai, come le quattro forme di meditazione. La disciplina Vairochana consiste nella recitazione e nello studio degli insegnamenti esoterici.
                                                                                                                                                                                                  25. Ennin è un altro nome del Gran Maestro Jikaku. “Che Trasmette la Lampada” era il secondo grado più alto nella gerarchia dei preti.
                                                                                                                                                                                                  26. Il Re della Montagna è la divinità guardiana del tempio Enryaku sul monte Hiei, il tempio principale della scuola Tendai. La Sala del Grande Budda è la sala del Todai-ji, il tempio principale della scuola della Ghirlanda di fiori a Nara, nel quale è custodita la grande immagine del Budda.
                                                                                                                                                                                                  27. Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, sottoposto dal Daishonin a Hojo Tokiyori, detto anche prete laico del Saimyo-ji, che pur essendo l’ex reggente era ancora la figura più potente del clan che governava il Giappone.
                                                                                                                                                                                                  La Biblioteca di Nichiren
                                                                                                                                                                                                  istituto buddista italiano soka gakkai
                                                                                                                                                                                                  senzamotica
                                                                                                                                                                                                  Eredità della vita
                                                                                                                                                                                                  otto per mille
                                                                                                                                                                                                  nuovo rinascimento
                                                                                                                                                                                                  buddismo e società
                                                                                                                                                                                                  volo continuo
                                                                                                                                                                                                  esperia

                                                                                                                                                                                                  © Soka Gakkai. © Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. | Via di Bellagio 2/E 50141 Firenze FI | C.F. 94069310483 | P.I. 04935120487 | Privacy & Cookie Policy.

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