335. Sul rimproverare Hachiman
Minobu, 1280. Indirizzata a Seguaci in generale
Quando un cavallo ha solo un anno o due, anche se ha le giunture lasse, gli stinchi esili e incurvati, le zampe posteriori malferme, non sembra malato. Ma, quando raggiunge i sette, otto anni, accumula grasso, ha le arterie ispessite e le zampe troppo fragili per sostenere il peso del corpo. È come un enorme masso su una barchetta o un grande frutto su un piccolo albero. Comincia ad avere vari acciacchi e a non essere più adatto per l’uso umano; la sua forza diminuisce e ben presto la sua vita giunge al termine.
Per gli dèi celesti è lo stesso. All’inizio di un kalpa della formazione, gli esseri che hanno accumulato karma positivo nelle esistenze precedenti nascono come dèi nel regno del cielo e, fra gli esseri umani, c’è poca malvagità. I corpi degli dèi celesti emanano una luce brillante, le loro menti sono acute, ed essi risplendono come il sole o la luna e sono forti come leoni o elefanti.
Ma, quando il kalpa della formazione è giunto al termine e il kalpa della continuità avanza, questi stessi dèi celesti, nati in precedenza, con il passare degli anni invecchiano e calano come la luna nell’ultimo terzo del mese. Gli dèi che nascono nel regno del cielo in quel periodo hanno accumulato meno karma positivo di quelli nati prima e cominciano ad apparire molti esseri di natura inferiore.
Di conseguenza, nel mondo compaiono le tre calamità ed è assai probabile che le terre comprese fra i quattro mari siano colpite dai sette disastri. A quel tempo gli esseri viventi conoscono per la prima volta il significato di sofferenza e gioia.
Se, in un’epoca simile, nel mondo apparisse un Budda ed esponesse gli insegnamenti buddisti come medicina per gli esseri celesti, gli dèi e gli uomini, tali insegnamenti sarebbero come l’olio per una lampada o un bastone per una persona anziana. Gli dèi celesti brillerebbero di rinnovato splendore, riacquisterebbero le forze e tornerebbero a essere come nel kalpa della formazione.
Gli insegnamenti buddisti si possono classificare in cinque categorie che corrispondono ai cinque gusti del latte fresco, della panna, del latte cagliato, del burro e del ghee. Gli esseri viventi al tempo dell’apparizione nel mondo del Budda Shakyamuni godevano ancora di una notevole dose di karma positivo. Perciò, qualsiasi gusto, fra i cinque gusti degli insegnamenti, assaggiassero, accresceva la loro forza e il loro splendore. Ma adesso, dopo la morte del Budda, i duemila anni del Primo e del Medio giorno della Legge sono passati ed è arrivato l’Ultimo giorno della Legge, e gli dèi celesti, gli asura, i grandi draghi e gli altri esseri di allora sono diventati assai vecchi, fragili nel corpo e deboli nella mente. E gli esseri celesti, gli asura e gli altri, nati più di recente, hanno solo una piccola riserva di karma positivo oppure sono esseri celesti dalla natura cattiva. Nutrire questi esseri con il latte fresco, la panna, il latte cagliato o il burro degli insegnamenti hinayana o mahayana provvisori sarebbe come offrire cibo scadente a un anziano o un umile piatto di grano a una persona di alto rango.
Gli uomini eruditi dell’epoca attuale, che non hanno capito queste cose, si limitano a seguire le pratiche del passato e in tutto il Giappone offrono agli dèi la recitazione dei sutra Agama, di quelli Corretti ed equi, della Saggezza, della Ghirlanda di fiori e di Mahavairochana. E, per condurre tali cerimonie, vengono nominati preti delle scuole del Tesoro dell’Abhidharma, dell’Affermazione della verità, dei Precetti, delle Caratteristiche dei dharma, dei Tre tesori, della Ghirlanda di fiori, della Pura terra e Zen. Ciò equivale a offrire cibo mal cotto a un anziano o riso duro e indigeribile a un bambino piccolo.
E questo è ancor più vero se si considera che i sutra hinayana e le loro scuole, così come i sutra mahayana e le loro scuole dei nostri giorni, non sono uguali a quelli del passato! Quando il Buddismo fu portato dall’India alla Cina, le auree parole del Budda, contenute nei vari sutra hinayana e mahayana, si mescolarono a speculazioni personali. E, per quanto riguarda le varie scuole, gli studiosi buddisti e i maestri dell’India e della Cina, talora insistettero a predicare insegnamenti hinayana spacciandoli per mahayana, a definire Hinayana il Mahayana, a mescolare Hinayana e Mahayana o a introdurre idee mahayana nello Hinayana. Dicevano che sutra predicati all’inizio della vita del Budda appartenevano a un periodo successivo, collocavano prima quelli predicati dopo, e dopo quelli predicati prima. Chiamavano esoterici i sutra essoterici e viceversa. Era come annacquare il latte o mescolare la medicina con il veleno.
Nel Sutra del Nirvana il Budda, parlando di ciò che sarebbe accaduto in futuro, dice: «A quel tempo i vari ladri prenderanno gli insegnamenti simili al ghee e li annacqueranno. E aggiungeranno così tanta acqua che gli insegnamenti paragonabili al latte fresco, alla panna e al ghee perderanno tutto il loro sapore».
I sutra Agama dello Hinayana sono paragonabili al sapore del latte fresco. I sutra Corretti ed equi, come il Sutra della Grande raccolta, il Sutra di Amida, il Sutra dei Profondi segreti, il Sutra Lankavatara e il Sutra di Mahavairochana, sono paragonabili al sapore della panna. I sutra della Saggezza sono paragonabili al sapore del latte cagliato, il Sutra della Ghirlanda di fiori al sapore del burro e i sutra del Loto e del Nirvana al sapore del ghee. E, nonostante i sutra hinayana possano essere paragonati soltanto al sapore del latte fresco, se una persona li pratica come insegnò il Budda, come potrebbero non rappresentare una medicina di qualche genere? A maggior ragione dunque lo saranno i vari sutra mahayana e ancor di più il Sutra del Loto!
Bisogna tener presente, però, che complessivamente ci sono stati 187 traduttori, i quali hanno portato a termine il compito di trasmettere i sutra dall’India alla Cina. A eccezione di un unico uomo, il Maestro del Tripitaka Kumarajiva, tutti gli altri 186 nelle loro traduzioni hanno annacquato il latte degli insegnamenti e mescolato veleno alla medicina. Ma i vari maestri e studiosi inesperti, che non se ne rendono conto, non capiscono nemmeno che, anche recitando l’intero corpo dei sutra o imparando a memoria le dodici suddivisioni delle scritture, difficilmente potrebbero sfuggire alle sofferenze di nascita e morte.
Può sembrare che le preghiere offerte oggigiorno abbiano un qualche effetto, ma non si tratta del tipo di preghiere che possono essere comprese e accolte dalle divinità del cielo e della terra. In realtà è il demone del sesto cielo, con le sue schiere, a dare l’impressione che venga concessa protezione e che la dottrina stia avendo un effetto. E alla fine né le persone che offrono quelle preghiere né i loro sostenitori possono sperare di ottenere pace e tranquillità in questo modo.
Sono paragonabili ai discepoli di un medico anziano che rubano la medicina che egli ha lasciato mescolata con il veleno, oppure ne vengono in possesso senza sapere bene come, e cercano di usarla per guarire una persona malata. Com’è possibile che così facendo le restituiscano la salute?
Oggigiorno in Giappone gli studiosi della Vera parola e delle altre scuole che compongono le sette scuole1, e quelli della Pura terra e della scuola Zen, non comprendono che uomini come Kobo, Jikaku e Chisho hanno preso il Sutra del Loto, il supremo di tutti i sutra, paragonabile al gusto del ghee2 e l’hanno relegato al secondo o al terzo posto, mescolando al ghee l’acqua delle loro speculazioni personali3. Se le parole della predizione del Budda sono vere, come possono evitare il biasimo per la grave colpa di “aver fatto perdere il loro sapore a tutti [i vari insegnamenti]”?
Il Sutra di Mahavairochana è inferiore al Sutra del Loto e in paragone a esso è al settimo posto4. Eppure Kobo e altri sostennero una visione completamente opposta, dichiarando che quello di Mahavairochana era il supremo di tutti i sutra e diffondendo questa opinione in tutto il Giappone. Così in una singola porzione di latte del Sutra del Loto hanno introdotto sette parti d’acqua del Sutra di Mahavairochana. Il risultato non è acqua e nemmeno latte. Non è il Sutra di Mahavairochana e nemmeno il Sutra del Loto, anche se, per certi aspetti, ha una qualche rassomiglianza con il Sutra del Loto e per altri con il Sutra di Mahavairochana.
Shakyamuni, l’Onorato dal Mondo di Grande Illuminazione, aveva predetto tale situazione quando disse nel Sutra del Nirvana: «Dopo la mia morte, quando il corretto insegnamento starà per giungere al termine, a quel tempo ci saranno monaci che faranno molto male […] Alcuni di loro saranno simili a lattaie che, avide di maggiori profitti, diluiscono il latte che vendono con due parti d’acqua […] [Una persona che vuole comprare il latte dirà:] “Questo latte è molto annacquato” […] A quel tempo questo sutra sarà ampiamente propagato in tutto Jambudvipa. In quell’epoca ci saranno monaci malvagi che ruberanno questo sutra e lo divideranno in molte parti, perdendo così il colore, l’aroma e il gusto dell’insegnamento corretto che esso contiene. Questi uomini malvagi leggeranno e reciteranno questo sutra, ma ignoreranno e metteranno da parte i princìpi profondi e vitali che il Tathagata ha esposto […]. Staccheranno la prima parte del sutra per attaccarla alla fine, strapperanno la parte finale per metterla all’inizio, metteranno la fine e l’inizio nel mezzo e la parte di mezzo all’inizio o alla fine. Sappiate che questi monaci malvagi sono i compagni del diavolo».
Se consideriamo l’attuale condizione del Giappone, ci rendiamo conto che sono trascorsi molti secoli dalla sua fondazione. Le divinità benevolenti che hanno protetto il paese sin dai tempi passati sono senza dubbio invecchiate e la loro riserva di fortuna si è esaurita. La loro luce brillante si è affievolita, il loro potere è scemato. Se potessero assaggiare il gusto degli insegnamenti buddisti di certo riacquisterebbero l’antico splendore e potere. Ma i gusti degli insegnamenti buddisti che vengono loro offerti adesso sono sempre quelli sbagliati. Come possono queste divinità, già così avanti con gli anni, tener lontani i disastri che colpiscono il paese o garantire protezione a chi tributa loro onore?
Inoltre, anche se il Giappone è colpevole di offesa alla Legge, poiché queste sono le sue divinità patrone, non lo puniscono per la sua grave colpa, ma continuano invece a proteggerlo. Facendo così questi dèi stanno violando il giuramento che fecero alla presenza del Budda. Considerano i loro protetti come se si trattasse di un figlio adorato che sbaglia, e non li abbandonano, ma continuano a proteggerli. Così facendo, però, cioè non castigando il sovrano e il popolo di un paese che nutre malanimo nei confronti dei devoti del Sutra del Loto, e invece proteggendoli, si rendono colpevoli di un errore. Per una simile colpa Hachiman e le altre divinità devono essere state punite da Brahma e Shakra. Ma tale questione è di estrema rilevanza e gravità e richiede la massima segretezza!
In uno dei sutra5 si afferma che il Budda convocò insieme tutti i Brahma, gli Shakra, gli dèi del sole e della luna, i quattro re celesti e le divinità drago di questo mondo e di altri mondi, e disse che se nel Primo, Medio o Ultimo giorno della Legge il re demone del sesto cielo o altri spiriti maligni avessero preso possesso del sovrano umano e dei suoi sudditi per indurlo a vessare e perseguitare i discepoli del Budda, indipendentemente dal fatto che questi ultimi abbracciassero i precetti, li infrangessero e ne fossero del tutto privi, e se le divinità patrone, vedendo questi fatti o venendone a conoscenza, avessero lasciato trascorrere anche un solo momento prima di punire i colpevoli, allora Brahma e Shakra avrebbero inviato messaggeri ai quatto re celesti per ordinare che infliggessero le punizioni. E se le divinità patrone del paese non lo avessero fatto, allora Brahma, Shakra e i quattro re celesti avrebbero punito anche queste divinità. E lo stesso vale, egli afferma, per Brahma e Shakra stessi. Se non dovessero infliggere le punizioni, i Brahma e gli Shakra degli altri mondi arriverebbero immancabilmente a punire Brahma, Shakra, gli dèi del sole e della luna e i quattro re celesti di questo mondo. Se ciò non accadesse, i Budda delle tre esistenze di passato, presente e futuro cesserebbero di apparire nel mondo e Brahma, Shakra e gli altri perderebbero le loro posizioni e per lungo tempo sprofonderebbero nella grande fortezza dell’inferno di incessante sofferenza.
Questo è il voto che fu messo per iscritto al cospetto di Shakyamuni, Molti Tesori e degli altri Budda delle dieci direzioni.
Adesso, se riflettiamo sulla questione, capiremo che Hachiman è soltanto il sovrano e la divinità patrona di questo piccolo paese che è il Giappone. In termini di insegnamenti hinayana è un bodhisattva dei tre stadi di merito; in termini di insegnamenti mahayana è un bodhisattva che ha completato i dieci stadi della fede, e in termini del Sutra del Loto è un bodhisattva che ha acquisito una completa padronanza dei cinque stadi della pratica6, che corrispondono allo stadio di udire il nome e le parole della verità. Indipendentemente da chi sia la divinità patrona e da quanti inesauribili benefici possa avere acquisito grazie alla sua pratica religiosa, se non tiene conto delle parole del Sutra del Loto e non protegge coloro che meditano sui tremila regni in un singolo istante di vita, allora è un bodhisattva che non è stato all’altezza del suo compito e senza dubbio trascorrerà innumerevoli anni sprofondato nella grande fortezza dell’inferno di incessante sofferenza.
Una breve storia del Giappone dice: «Di nuovo, a beneficio del Grande Bodhisattva Hachiman, il Gran Maestro Dengyo in persona tenne una lezione sul Sutra del Loto nel tempio annesso al santuario del bodhisattva. Dopo che la grande divinità ebbe finito di ascoltare la lezione, parlò attraverso un medium, dicendo: “Sono trascorsi molti lunghi anni nei quali non ho potuto ascoltare il suono della Legge. Adesso, o Reverendo, ho avuto la fortuna di incontrarti e poter udire l’insegnamento corretto. Inoltre a mio beneficio tu hai svolto vari tipi di pratiche meritorie. Sono veramente colmo di gioia. Come potrò mai ripagare tanta gentilezza? Si dà il caso che abbia alcune vesti da prete, che possiedo da tempo”. Allora il medium che pronunciava l’oracolo aprì personalmente la teca del santuario, prese una cotta viola e una veste viola e le offrì al Gran Maestro Dengyo dicendo: “Confido che con il potere della tua grande compassione mi farai il favore di accettarle”.
«A quel tempo i preti shintoisti e i loro assistenti sospirarono meravigliati: “Mai nel passato abbiamo visto un simile prodigio, e non ne abbiamo mai nemmeno sentito parlare!” Le vesti elargite allora dalla grande divinità adesso sono conservate nel Monastero del Re della Montagna».7
Ora bisogna dire che Hachiman apparve molto tempo fa come imperatore Ojin, il sedicesimo sovrano del Giappone8. Ma a quel tempo in Giappone non esistevano sutra buddisti e quindi non poteva essere entrato in possesso di nessuna cotta o veste da prete.
In seguito, nel trentaduesimo anno del regno del trentesimo sovrano, l’imperatore Kimmei [571], Hachiman si manifestò come un dio9. Da allora, fino al quinto anno dell’era di Konin [814] [quando ebbe luogo il fatto sopradescritto], il santuario di Hachiman fu sempre custodito da una serie di preti shintoisti e dai loro assistenti. Durante il regno di quale sovrano dunque possiamo supporre che vi siano state depositate le vesti da prete? I preti shintoisti e i loro assistenti dissero che “mai nel passato avevano visto o udito una cosa simile!” Ma allora, come questo Grande Bodhisattva è venuto in possesso della cotta e della veste? È tutto molto strano, veramente strano!
Inoltre, il periodo che va dal tempo dell’imperatore Kimmei al quinto anno dell’era Konin abbraccia i regni di ventidue sovrani, cioè un arco di circa duecentosessanta anni di insegnamenti buddisti in Giappone. In quel periodo furono introdotte in Giappone le sei o sette scuole buddiste, cioè la scuola dei Tre trattati, dell’Affermazione della verità, delle Caratteristiche dei dharma, del Tesoro dell’Abhidharma, della Ghirlanda di fiori, dei Precetti e Zen, e le persone che tennero lezioni sui sutra alla presenza del Grande Bodhisattva Hachiman devono essere state così tante da non poterle enumerare. È impossibile pensare che nessuno di loro avesse mai letto o recitato il Sutra del Loto. Inoltre, accanto al santuario del Grande Bodhisattva Hachiman c’è il tempio annesso, chiamato Jingu, nel quale si tenevano lezioni sul Sutra del Loto e sugli altri sutra che compongono il canone, e che esisteva già prima del Gran Maestro Dengyo. Nel periodo successivo alla sua fondazione la divinità deve aver udito esporvi gli insegnamenti buddisti. Perché allora improvvisamente dichiarò attraverso un medium che molti lunghi anni erano trascorsi nei quali non aveva potuto udire il suono della Legge? E poiché un certo numero di persone in passato doveva aver tenuto lezioni a lui sul Sutra del Loto o sulle altre opere che compongono il canone, perché non regalò a una di loro la cotta e la veste?
Dovete sapere che, prima del tempo del Gran Maestro Dengyo, le parole e frasi del Sutra del Loto venivano soltanto lette, ma il loro vero significato non era ancora stato chiarito.
Nel ventesimo anno dell’era Enryaku [801], circa a metà dell’undicesimo mese, il Gran Maestro Dengyo invitò più di dieci uomini, eminenti capi buddisti dei sette maggiori templi e delle sei scuole di Nara, a incontrarlo sul Monte Hiei e tenne loro lezioni sul Sutra del Loto. Due funzionari di corte [Wake no] Hiroyo e [suo fratello minore] Matsuna, ascoltando le esposizioni della dottrina buddista dissero sospirando: «C’è da rammaricarsi che l’unico veicolo del Loto sia intralciato dagli insegnamenti provvisori e da addolorarsi che l’unificazione delle tre verità debba ancora essere resa manifesta». E aggiunsero: «Benché maestri e discepoli si siano liberati dai vincoli del triplice mondo, voi persistete ancora nella strada dell’illuminazione che richiede innumerevoli kalpa»10.
In seguito, nel ventunesimo anno dell’era Enryaku [802], il diciannovesimo giorno del primo mese, l’imperatore Kammu fece visita al tempio chiamato Takao-dera, dove convocò eminenti preti delle sei scuole di Nara insieme al Gran Maestro Dengyo e li ascoltò mentre dibattevano di pregi e difetti delle varie scuole. Ma i quattordici partecipanti di Nara non riuscirono a dire nemmeno una parola in propria difesa; le loro bocche, come se fossero nasi, divennero incapaci di parlare.
Più tardi sottoposero un memoriale in cui ammettevano la sconfitta e si scusavano. In esso si legge: «Nei duecento e più anni da quando il principe Shotoku diffuse gli insegnamenti buddisti in questo paese, sono state tenute lezioni su un gran numero di sutra e trattati, e i loro princìpi sono stati ampiamente discussi, ma finora erano rimasti molti dubbi da risolvere. Inoltre, la dottrina elevata e perfetta del Sutra del Loto non era ancora stata adeguatamente spiegata e resa nota».
Considerando questi fatti, vediamo che nel periodo prima del Gran Maestro Dengyo, il vero cuore e significato del Sutra del Loto non era ancora stato chiarito. Quando il Bodhisattva Hachiman dichiarò attraverso il medium che in precedenza non aveva visto né udito gli insegnamenti buddisti, è perfettamente ovvio che stava riferendosi a questo. È perfettamente ovvio!
Il quarto volume del Sutra del Loto dice: «Se dopo la mia morte uno fra questi uomini o donne devoti sarà in grado di trasmettere segretamente il Sutra del Loto a una sola persona, .[…] allora sappi che egli o ella è l’inviato del Tathagata. […] Il Tathagata le avvolgerà con il suo manto»11.
In un tempo futuro, il Budda Maitreya predicherà il Sutra del Loto e perciò il Budda Shakyamuni manderà come suo inviato il venerabile Mahakashyapa per donare una veste a Maitreya12. Allo stesso modo, il Gran Maestro Dengyo fu mandato come inviato del Budda per predicare il Sutra del Loto e perciò anche il Grande Bodhisattva Hachiman ha agito come un inviato e gli ha donato una veste.
Prima del Gran Maestro Dengyo, il Grande Bodhisattva Hachiman sorbì una versione annacquata del Sutra del Loto, ma, nonostante ciò, in virtù delle sue buone azioni nella vita passata poté nascere nel mondo come un grande sovrano, l’imperatore Ojin.
Come ulteriore beneficio derivante da queste buone azioni, poté apparire come un dio e concedere la sua protezione a questo nostro paese. Ma adesso i benefici di quel precedente accumulo di fortuna sono completamente esauriti ed egli non può più assaporare il gusto della Legge corretta. Anche se in questo paese ormai da molti anni abbondano i denigratori della Legge, Hachiman, che è stato così a lungo onorato dagli abitanti del Giappone e si sente vicino a loro, non può sopportare di abbandonarli, nonostante le loro gravi colpe. È come un anziano genitore che non può abbandonare un figlio sfortunato, e così suscita la disapprovazione delle altre divinità celesti.
In più la veste da prete di cui abbiamo parlato dovrebbe essere conferita alla persona che proclama la superiorità del Sutra del Loto rispetto a tutti gli altri sutra. Nel periodo successivo al Gran Maestro Dengyo, il reverendo Gishin, primo capo dei preti della scuola Tendai sul Monte Hiei, considerava il Sutra del Loto il supremo, e perciò era giusto che ereditasse la veste. Il secondo capo dei preti, il Gran Maestro Encho, pur essendo un discepolo del Gran Maestro Dengyo, era anche un discepolo del Gran Maestro Kobo e sembra che in qualche misura si sia reso colpevole di offesa nei confronti dell’insegnamento corretto. Non era una persona che meritava la veste.
Il terzo capo dei preti, Ennin, noto anche come Gran Maestro Jikaku, anche se di nome era un discepolo del Gran Maestro Dengyo, in cuor suo era un discepolo del Gran Maestro Kobo e dichiarò che il Sutra di Mahavairochana era il supremo di tutti i sutra e che al Sutra del Loto spettava solo il secondo posto. Egli non meritava in alcun modo la veste e, anche se la ricevette, non potrebbe mai essere considerato un devoto del Sutra del Loto.
Ancor peggio, ai giorni nostri i capi dei preti della scuola Tendai in realtà sono preti degli insegnamenti della Vera parola. Inoltre coloro che oggigiorno ricoprono la carica di sovrintendente del santuario di Hachiman, o sono alti funzionari del tempio Onjo, o sono seguaci del tempio To. Quindi sono acerrimi nemici di Shakyamuni, Molti Tesori e dei Budda delle dieci direzioni dei tempi antichi, e avversari giurati del Gran Maestro Dengyo dei tempi più recenti. Dare la veste a persone del genere è come offrire la veste dell’Onorato dal Mondo di Grande Illuminazione a Devadatta, o come un cacciatore che si camuffa con la veste di un Budda per ammazzare un leone e svignarsela con la sua pelle.
Attualmente i capi dei preti del Monte Hiei hanno indossato la veste che fu donata al Gran Maestro Dengyo dal grande Bodhisattva Hachiman e hanno seguitato a saccheggiare il dominio del Sutra del Loto per farne il dominio degli insegnamenti della Vera parola. Sono come il re Ajatashatru che fece di Devadatta il suo maestro. E il Grande Bodhisattva Hachiman, non spogliandoli della veste, sta commettendo una colpa della massima gravità.
Questo Grande Bodhisattva era presente all’assemblea in cui fu predicato il Sutra del Loto e a quel tempo giurò di proteggerne il devoto. Eppure adesso ormai, da vari anni, non punisce gli acerrimi nemici del Sutra del Loto, e ciò mi sembra assai strano. Inoltre, adesso che un devoto del Sutra del Loto è apparso sulla scena, Hachiman non lo protegge affatto. Vede con i suoi occhi con quale malvagità il sovrano del paese e gli altri attaccano il devoto, come cani che addentano una scimmia, come un serpente che inghiotte una rana, come un falco che aggredisce un fagiano o un leone che sbrana una lepre, eppure nemmeno una volta ha fatto alcunché per castigarli o, se lo ha fatto, è stato in maniera esitante e inefficace. Senza dubbio è questa la ragione per cui adesso il Grande Bodhisattva Hachiman è stato punito da Brahma, Shakra, dagli dèi del sole e della luna e dai quattro re celesti.
Considerate per esempio il caso degli imperatori Kimmei, Bidatsu e Yomei, tre sovrani dell’antichità13. Spinti dal Primo ministro Mononobe no Moriya emisero un editto che ordinava la distruzione col fuoco della statua di bronzo dorato del Budda Shakyamuni, l’incendio della sala nella quale era collocata, e la punizione dei preti e delle monache buddiste. Come effetto di queste azioni, il fuoco discese dal cielo e arse i quartieri residenziali del palazzo; inoltre, anche se le persone comuni del Giappone non avevano commesso alcuna colpa, si ricoprirono di piaghe maligne e più della metà di loro morì. Alla fine i tre imperatori e due dei loro gran ministri, così come numerosi principi e funzionari di corte, o morirono per le piaghe o furono uccisi in battaglia. A quel tempo i santuari, nei quali le molte diverse divinità del paese risiedevano, furono tutti rasi al suolo dal fuoco. Ciò fu dovuto alla grave colpa che commisero proteggendo i nemici del Budda Shakyamuni.
C’è anche il caso dell’Onjo-ji, un tempio più antico dell’Enryaku-ji sul monte Hiei, ma che ora insegna le dottrine della Vera parola sostenute dal Gran Maestro Chisho, e a capo del quale si trovano esponenti di quella scuola. Pur essendo senza dubbio un tempio affiliato all’Enryaku-ji, l’Onjo-ji ha usurpato il diritto di istituire un palco per l’ordinazione mahayana, diritto che spettava unicamente all’Enryaku-ji, e ha eretto tale palco, disobbedendo all’Enryaku-ji. Così facendo si è comportato come un funzionario di basso rango che si contrappone al sovrano o un bambino che disobbedisce ai suoi genitori.
Eppure la grande divinità di Silla14 erroneamente concede la sua protezione a questo malvagio tempio ribelle e di conseguenza il suo santuario è stato bruciato più volte dai preti dell’Enryaku-ji.
Adesso il Grande Bodhisattva Hachiman, per aver dato la sua protezione agli acerrimi nemici del Sutra del Loto, ha visto il suo santuario bruciato dal fuoco celeste. È come il caso del Primo imperatore della dinastia cinese Ch’in. Il lontano antenato del Primo imperatore era il re Hsiang, che agendo come una divinità elargì la sua protezione al Primo imperatore. Ma quest’ultimo si comportò con grande arroganza, bruciando i testi classici dei Tre sovrani e dei Cinque imperatori dell’antichità e distruggendo il Classico della pietà filiale e altre opere dei Tre saggi. Di conseguenza un uomo chiamato governatore di P’ei brandì la spada e tagliò in due il grande serpente che era la divinità dell’imperatore Ch’in; poco tempo dopo, la dinastia Ch’in giunse al termine15. Questo è un altro esempio di ciò che sto dicendo.
Inoltre, la grande divinità del santuario di Itsukushima nella provincia di Aki era il dio patrono del clan Taira. Ma, per aver permesso ai membri del clan Taira di comportarsi in modo arrogante, fu colpito dalla punizione divina, a opera del dio del grande santuario di Ise, di Hachiman e di altri, e poco tempo dopo il clan Taira andò in rovina. Questo è un altro esempio.
Il quarto volume del Sutra del Loto dice: «Se dopo l’estinzione del Budda, qualcuno potrà capire il significato di questo sutra, costui sarà l’occhio del mondo per gli dèi e per gli uomini»16. Nichiren propaga il daimoku che è il cuore e il nucleo del Sutra del Loto in tutto il paese del Giappone; non è forse “l’occhio del mondo per gli dèi e per gli uomini”?
Ci sono cinque tipi di visione: l’occhio fisico, l’occhio celeste, l’occhio della saggezza, l’occhio del Dharma e l’occhio del Budda. Questi occhi sono un prodotto e una creazione del Sutra del Loto. Perciò il Sutra di Virtù Universale dice: «Questo sutra corretto ed equo è l’occhio dei Budda. È grazie a esso che i Budda sono in grado di sviluppare i cinque tipi di visione». “Questo sutra corretto ed equo” è il Sutra del Loto. E lo stesso sutra dice che il sutra corretto ed equo è il campo di fortuna per gli dèi e per gli uomini ed è il supremo fra quelli degni di elemosine.
Come spiegano questi vari passi di sutra, il Sutra del Loto della Legge meravigliosa rappresenta l’occhio degli dèi e degli uomini, l’occhio delle persone dei due veicoli e dei bodhisattva e l’occhio dei vari Budda. E chi compie azioni malvagie nei confronti del devoto del Sutra del Loto in realtà sta cavando gli occhi agli dèi e agli uomini. Qualsiasi divinità che protegga una persona del genere, invece di punirla, sta aiutando, rendendosi complice, chi sta cavando gli occhi agli dèi e agli uomini.
Kobo, Jikaku, Chisho e gli altri hanno affermato chiaramente nelle loro opere che chi crede nel Sutra del Loto si trova nella regione dell’oscurità e non nel luogo dell’illuminazione17 e che, esaminato da uno stadio successivo18, il Sutra del Loto è una teoria puerile, che non è in grado nemmeno di portare il palanchino o di badare i sandali.19 Nei quattrocento anni e più da quando hanno scritto queste cose, tutti in Giappone, dal sovrano fino al popolo, hanno parlato con disprezzo del Sutra del Loto, cavando gli occhi a tutti gli esseri viventi, e il Grande Bodhisattva Hachiman, proteggendoli, ha agito come un loro complice, non è vero?
Anni fa, nell’era Kocho, e ancora nell’ottavo anno dell’era Bun’ei [1271], il dodicesimo giorno del nono mese20, anche se io, Nichiren, non avevo commesso alcun errore, fui accusato della grave colpa di propagare Nam-myoho-renge-kyo e, per ordine del governante, fui trascinato con la forza al cospetto del Grande Bodhisattva Hachiman e schernito dai denigratori della Legge provenienti da tutto il paese. Non è forse il Grande Bodhisattva Hachiman ad aver commesso una “grave colpa”?
Solo una volta ha agito per punire i colpevoli ed è stato al tempo in cui i membri di uno stesso clan si combattevano l’un l’altro21. Nel passato è apparso come un saggio sovrano del paese del Giappone e inoltre è una divinità del grado più alto o del secondo grado più alto. In verità ben poche divinità sono superiori a lui. E sarebbe difficile crederlo incline a parzialità o favoritismi. Eppure, se dobbiamo credere a ciò che è scritto nel Sutra del Loto e negli altri vari sutra che compongono il canone, questa divinità in effetti ha commesso una grave colpa.
Negli 11.307 templi delle sessantasei province e delle due isole [Iki e Tsushima] che compongono il paese del Giappone ci sono varie immagini del Budda, alcune dipinte, altre scolpite in legno, alcune nei templi fondati prima dell’introduzione delle dottrine della Vera parola, altre in quelli fondati dopo. Tutti questi Budda hanno origine dal Sutra del Loto, che costituisce i loro occhi. Come dice il sutra citato prima: «Questo sutra corretto ed equo è l’occhio dei Budda». E Miao-lo dice: «La sua gola [del Sutra del Loto] è la natura di Budda eterna e immutabile, i suoi occhi sono la meravigliosa pratica dell’unico veicolo, il suo cuore è il ritorno in vita dei semi bruciati e la sua vita è la rivelazione dell’illuminazione originale e dell’incommensurabile durata della vita del Budda»22.
Nonostante questo, però, è diventata consuetudine in Giappone, non solo nei templi della Vera parola, ma anche in quelli delle altre scuole, eseguire il mudra dell’Onorato Occhio del Budda allo scopo di “aprire gli occhi” delle effigi del Budda, e recitare il mantra del Budda Mahavairochana affinché siano dotate dei cinque tipi di saggezza. Ciò significa offrire i sutra provvisori della Vera parola agli esseri viventi che sono diventati Budda attraverso il Sutra del Loto. Chi agisce così in realtà sta uccidendo i Budda, cavando loro gli occhi, privandoli della vita, e tagliando loro la gola. Sono forse diversi da Devadatta, che fu punito sommariamente per aver versato il sangue di Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, o dal re Ajatashatru che fu punito in maniera simile per aver scelto Devadatta come maestro?
Il Grande Bodhisattva Hachiman era l’imperatore Ojin, un sovrano di un piccolo paese, mentre il re Ajatashatru era il potente sovrano del grande regno di Magadha; il primo è superiore al secondo come gli esseri celesti sono superiori agli esseri umani o i re ai popolani. Eppure il re Ajatashatru, a causa dell’inimicizia nei confronti del Budda Shakyamuni, fu punito con l’eruzione di piaghe virulente sul suo corpo. Come può dunque sperare il Grande Bodhisattva Hachiman di sfuggire alla punizione per le colpe che ha commesso?
Nell’undicesimo anno dell’era Bun’ei [1274], quando l’esercito mongolo attaccò il Giappone, non solo molti guerrieri giapponesi trovarono la morte in battaglia, ma furono anche bruciati gli edifici del santuario di Hachiman. A quel tempo, perché Hachiman non punì i guerrieri del paese invasore? Il fatto che non sia riuscito a farlo dimostra chiaramente che il grande re di quella terra straniera è più potente di Hachiman, la divinità del nostro paese. Il re Hsiang era la suprema divinità della Cina nei tempi antichi, ma, nonostante questo, fu tagliato a metà dalla spada affilata del governatore di P’ei. È un fatto sul quale riflettere!
Il prete buddista Dokyo, che si era guadagnato i favori dell’imperatrice Shotoku, ordì un complotto per diventare il sovrano del paese. Ma quando Kiyomaro si recò a rendere onore al grande Bodhisattva Hachiman, questi gli parlò attraverso un medium, dicendo: «Ci sono dèi grandi e dèi piccoli, dèi buoni e dèi cattivi […] I nostri avversari sono numerosi mentre noi siamo pochi, i malvagi sono forti e i giusti sono deboli. È meglio affidarsi per la protezione al potere del Budda garantendo così un’adeguata continuità alla discendenza imperiale»23.
Da ciò si deduce che il Grande Bodhisattva Hachiman impiegò il potere dell’insegnamento corretto per proteggere la casa reale e le sue istituzioni. [Ma, al tempo del tumulto di Jokyu] la corte imperiale si basò sugli insegnamenti errati della Vera parola dei preti del Monte Hiei e del To-ji nel tentativo di sconfiggere l’Amministratore incaricato [Hojo Yoshitoki] attraverso tali preghiere. L’amministratore incaricato, però, si dimostrò più potente e l’ex imperatore di Oki fu sconfitto. Questo è ciò [che il Sutra del Loto intende] quando dice: «Le maledizioni ricadranno su chi le aveva lanciate»24.
Al momento [le immagini del Budda degli] 11.307 templi e le divinità dei 3.132 santuari del Giappone sono debitamente venerate per garantire pace e sicurezza al paese. Ma i sovrintendenti di questi vari templi e i preti shintoisti dei vari santuari non sono in accordo col cuore dei Budda e delle divinità che dovrebbero venerare. Questi vari Budda e divinità sono diversi nella forma fisica, ma tutti uguali nel cuore in quanto divini protettori del Sutra del Loto. I sovrintendenti dei templi e i custodi dei santuari in alcuni casi sono maestri della Vera parola, in altri casi credenti Nembutsu, o preti Zen, o preti della scuola dei Precetti, ma tutti sono ugualmente nemici di Hachiman e delle altre divinità. Eppure Hachiman concede la sua protezione a coloro che offendono l’insegnamento corretto e dimostrano una cattiva condotta filiale, e invece permette che siano esiliati e condannati a morte quelli che sostengono l’insegnamento corretto. Per questo è stato castigato dalle altre divinità celesti.
Fra i miei discepoli, alcuni sembrano ancora offendere l’insegnamento corretto accusandomi così: «Questo prete sta comportandosi da nemico del Grande Bodhisattva Hachiman». Sembrano non capire che, nei casi in cui è ragionevole attendersi una risposta alle proprie preghiere e invece non accade, si ha tutto il diritto di rimproverare l’oggetto di culto. Nella scrittura intitolata Sutra dei Successori del Budda troviamo il seguente racconto relativo alla nascita del Venerabile Mahakashyapa:
«A quel tempo nel regno di Magadha c’era un brahmano di nome Nyagrodha. Nelle sue esistenze passate, per lungo tempo aveva compiuto azioni meritorie in virtù delle quali era diventato molto ricco; la sua fortuna era così vasta da essere incalcolabile ed era mille volte superiore a quella del sovrano di Magadha. Ma, pur possedendo cospicue ricchezze, non aveva figli e pensava che quando sarebbe diventato vecchio, debole e prossimo alla morte, non avrebbe avuto nessuno cui affidare i beni e i possedimenti contenuti nei suoi forzieri.
«Accanto alla casa del brahmano cresceva un albero sacro ed egli, nella speranza che gli fosse concesso un figlio, decise di pregare il dio dell’albero perché lo aiutasse. Ma, pur pregandolo ininterrottamente per anni, non ottenne alcuna risposta. Allora Nyagrodha andò su tutte le furie e disse al dio dell’albero: “Ormai sono molti anni che ti venero, ma tu non mi hai concesso il minimo beneficio. Continuerò a venerarti con la massima sincerità ancora per sette giorni, ma, se non mi darai alcun segno di risposta, sta sicuro che ti farò a pezzi e ti brucerò!”.
«Il dio dell’albero, udendo questo parole, fu colto dal terrore e andò a riferire la cosa ai quattro re celesti. Questi a loro volta si recarono a informare il dio Shakra. Shakra cercò in tutto il continente di Jambudvipa, ma non riuscì a trovare nessuno che fosse degno di diventare il figlio di una persona così abbondantemente dotata di fortuna come Nyagrodha. Si appellò allora al re celeste Brahma e gli spiegò dettagliatamente la situazione.
«A quel tempo Brahma si guardò intorno attentamente con il suo occhio celeste finché scorse un’altra divinità del cielo di Brahma la cui vita era prossima al termine. Egli disse alla divinità: “Se sei disposta a scendere dal regno degli esseri celesti, puoi nascere come figlio di una famiglia brahmana nel mondo di Jambudvipa”.
«Ma la divinità rispose: “Gli insegnamenti brahmani sono pieni di idee errate e malvagie. Non me la sento di diventare il figlio di una famiglia del genere”.
«Brahma allora parlò nuovamente e disse: “Questo brahmano è una persona di grande levatura e virtù e non c’è nessuno nel continente di Jambudvipa degno di diventarne il figlio. Se acconsentirai a nascere come suo figlio io ti proteggerò e veglierò affinché tu non cada mai vittima di idee errate”.
«“In tal caso” disse la divinità “sono disposta a soddisfare il tuo desiderio”. Allora Shakra andò a riferire al dio dell’albero ciò che era stato concluso e il dio dell’albero, entusiasta, ritornò dal brahmano e gli disse: “Non devi più essere in collera con me. Fra sette giorni il tuo desiderio sarà esaudito!”.
«Dopo sette giorni, si scoprì che la moglie del brahmano era incinta, e dopo dieci mesi ella diede alla luce un figlio che diventò l’uomo ora conosciuto come Mahakashyapa».
Dovresti notare che si dice: «Allora Nyagrodha andò su tutte le furie». In normali circostanze, quando qualcuno si arrabbia con una divinità patrona sarà privato della vita nell’esistenza presente e in seguito rinascerà in uno dei cattivi sentieri. Tuttavia, il ricco Nyagrodha s’infuriò moltissimo contro una divinità patrona, gli parlò in maniera offensiva, eppure il suo grande desiderio fu esaudito ed egli ebbe un nobile figlio. Da ciò dovresti renderti conto che la rabbia può essere sia buona sia cattiva.
Negli ultimi ventotto anni, dal quinto anno dell’era Kencho [1253], segno ciclico mizunoto-ushi, ventottesimo giorno del quarto mese25, fino a ora, il dodicesimo mese del terzo anno dell’era Koan [1280], segno ciclico kanoe-tatsu, io, Nichiren, non ho fatto altro che adoperarmi per mettere i cinque o sette caratteri di Myoho-renge-kyo in bocca a tutti gli esseri viventi del paese del Giappone. Così facendo ho dimostrato la compassione di una madre che si adopera per mettere il latte in bocca al suo bambino.
Inoltre, questo è proprio il tempo di agire così, perché siamo già entrati nel quinto periodo di cinquecento anni, il periodo in cui, secondo la predizione del Budda, sarebbe stato propagato il Sutra del Loto. Al tempo in cui vissero T’ien-t’ai e Dengyo il quinto periodo non era ancora iniziato, ma, poiché un certo numero di persone possedeva già le capacità richieste, questi uomini propagarono in qualche misura gli insegnamenti del Sutra del Loto. Ma adesso è cominciato il quinto periodo ed è ancor più appropriato che tali insegnamenti siano propagati. Anche se ci sono persone che non hanno le capacità adatte a riceverli, ma al contrario vi si oppongono come l’acqua al fuoco, come si potrebbe non propagarli?
Adesso, anche se dovessimo incontrare il tipo di persecuzione che subì il Bodhisattva Mai Sprezzante, essi devono essere propagati; non ci può essere alcun dubbio che sia così. Ma, a causa delle calunniose accuse dei credenti della Vera parola, dello Zen e del Nembutsu, il sovrano e coloro che lo circondano, nella loro ignoranza, creano difficoltà alla persona che lo fa. E la divinità patrona, il Grande Bodhisattva Hachiman, che dovrebbe correggerli, non li punisce per le loro gravi colpe. Perciò, quando Nichiren rimprovera questa divinità patrona, sta forse facendo qualcosa di poco ragionevole? Non è niente di diverso da ciò che fece il ricco Nyagrodha quando rimproverò il dio dell’albero.
Il Sutra Susiddhikara dice: «Si castiga l’oggetto di culto così come si farebbe con un demone o uno spirito maligno». Il significato di questo passo è che se qualcuno fa una richiesta alla divinità nella maniera prescritta dai sutra e svolge le pratiche appropriate per diversi anni, ma non ottiene la risposta desiderata, dovrebbe punire l’oggetto di culto legandolo con le corde o frustandolo. Quindi, quando il Reverendo So-o26 legò con le corde la statua del re di saggezza Inamovibile, probabilmente stava comportandosi secondo questo passo del sutra.
Ma la mia situazione non è paragonabile a queste. Tutti gli uomini devoti del Giappone osservano i precetti o distribuiscono elemosine, edificano templi e pagode come atto di pietà filiale a beneficio dei loro genitori, o lesinano il denaro alla moglie e ai figli per offrirlo invece ai preti nella speranza di conseguire la Buddità o di raggiungere la via. Ma, poiché questi preti in realtà offendono l’insegnamento corretto, è come se [quegli uomini devoti] involontariamente stessero offrendo rifugio ai ribelli o scegliessero di sposarsi con una persona priva di pietà filiale. Così si attirano la disgrazia nella vita presente e sono destinati a cadere nei cattivi sentieri nella prossima. Sto facendo tutto il possibile per aiutare queste persone, eppure le divinità benevolenti che dovrebbero proteggere il paese del Giappone si alleano con questi preti che offendono la Legge, e si comportano da nemiche dell’insegnamento corretto. Perciò è perfettamente ragionevole che le rimproveri come il sutra insegna a fare.
Alcuni dei miei discepoli, con un ragionamento stupido, affermano: «Anche se il nostro maestro cerca di propagare gli insegnamenti del Sutra del Loto, non solo non ci riesce, ma incontra queste grandi difficoltà. E questo perché va in giro a proclamare che “la Vera parola rovinerà il paese, il Nembutsu conduce all’inferno di incessante sofferenza, lo Zen è opera del demone celeste e i preti dei Precetti sono traditori del paese”. È come una persona che ha una buona ragione per inoltrare un reclamo e però lo infarcisce di ingiurie».
A questi discepoli vorrei rispondere: se ciò che voi dite è giusto, allora rispondete alla seguente domanda. Quando io esorto tutti i maestri della Vera parola, i credenti Nembutsu e i seguaci della scuola Zen a recitare Nam-myoho-renge-kyo, i maestri della Vera parola dicono: «Il nostro Gran Maestro Kobo ha dichiarato che il Sutra del Loto è una teoria puerile, che il Budda Shakyamuni è nella regione dell’oscurità e che il sutra non è in grado nemmeno di portare il palanchino o di badare i sandali. Invece di leggere o recitare quell’inutile testo faremmo meglio a usare la bocca per ripetere anche solo una volta i nostri piccoli incantesimi».
I devoti laici del Nembutsu rispondono: «Il Reverendo Shan-tao dichiarò che neanche una persona su mille può essere salvata dal Sutra del Loto27, l’Onorevole Honen ci esortò a “scartarlo, chiuderlo, ignorarlo e abbandonarlo”28 e il Maestro di Meditazione Tao-ch’o disse che nemmeno una singola persona ha mai conseguito la Buddità attraverso il Sutra del Loto29. Questo Nam-myoho-renge-kyo su cui insisti tanto ha un effetto negativo sulla nostra pratica Nembutsu. Anche se così facendo dovessimo creare un cattivo karma, noi non lo reciteremo mai!».
E i seguaci della scuola Zen dicono: «La nostra scuola rappresenta “una trasmissione separata al di fuori dei sutra”, la massima forma di insegnamento che è stata tramandata indipendentemente da tutti i vari sutra del canone. I sutra non sono altro che un dito che indica la luna, mentre lo Zen è la luna stessa. T’ien-t’ai e quegli altri uomini stupidi si sono occupati del dito perdendo di vista la luna. Il Sutra del Loto è il dito, lo Zen è la luna. Una volta che hai intravisto la luna, a cosa ti serve il dito?».
Adesso ditemi, dato che questi uomini parlano così, cosa si deve fare per fargli inghiottire la buona medicina di Nam-myoho-renge-kyo?
Il Budda prima predicò per un po’ di tempo i sutra Agama, poi progettò di condurre i praticanti di quei sutra agli insegnamenti del Sutra del Loto. Ma a quel tempo tutti i discepoli ascoltatori della voce erano attaccati ai sutra Agama e non accennavano minimamente ad abbracciare il Sutra del Loto.
Riflettendo su come affrontare questa situazione il Budda allora annunciò: «Anche se si compiono i cinque peccati capitali o si fanno elemosine a coloro che li commettono, le colpe commesse possono diventare i semi della Buddità. Ma le azioni meritorie compiute dai praticanti dei sutra Agama non potranno mai diventare semi della Buddità».
Anche se gli insegnamenti hinayana, o del piccolo veicolo, differiscono da quelli del Mahayana, il grande veicolo, sono simili perché entrambi sono stati predicati dal Budda. Quando il Budda refutò lo Hinayana per sostituirlo con il Mahayana e quando poi refutò il Mahayana e predicò ai suoi discepoli il Sutra del Loto, stava refutando cose diverse, cioè in un caso lo Hinayana e nell’altro il Mahayana, ma il suo scopo era lo stesso, cioè condurre i suoi discepoli al Sutra del Loto. Perciò nel Sutra degli Innumerevoli significati egli refuta i primi insegnamenti mahayana dicendo: «Ma, In questi quarant’anni e più non ho ancora rivelato la verità». E nel Sutra del Loto dice: «[Se impiegassi il Piccolo Veicolo per convertire anche una sola persona, sarei colpevole di avarizia], ma tale cosa sarebbe impossibile»30. Il Budda stesso dichiarò: «Se, dopo essere apparso in questo mondo, dovessi predicare i sutra della Ghirlanda di fiori e della Saggezza e poi entrare nel nirvana senza aver predicato il Sutra del Loto, sarei come un padre che non può tollerare di lasciare le sue ricchezze all’amato figlio, o come qualcuno che si rifiuta di dare una buona medicina a una persona malata e la lascia morire. Io stesso meriterei di cadere nell’inferno per una simile azione»31. Quando il Budda dice che è “impossibile” si riferisce a un’azione che condannerebbe all’inferno.
E ancor più colpevole è chi, dopo che il Sutra del Loto è stato predicato, si attacca ai sutra precedenti e si rifiuta di abbracciarlo! È come un suddito che si rifiuta di obbedire al re, o un bambino che non viene quando i genitori lo chiamano.
Anche se non si rifiuta il Sutra del Loto, se si lodano i sutra precedenti, in realtà si sta offendendo il Sutra del Loto. Miao-lo dice: «Se qualcuno loda il passato, non sta forse biasimando il presente?»32. E inoltre dice: «Anche se una persona ha la mente rivolta all’illuminazione, se non distingue fra insegnamenti parziali e perfetti, e non comprende ciò che il Budda ha fatto voto di compiere, allora, anche se ascolta l’esposizione della Legge, come può sfuggire all’accusa di offendere la Legge?»33.
Anche se Shan-wu-wei, Chin-kang-chih, Pu-k’ung, Kobo, Jikaku e Chisho, degli insegnamenti della Vera parola, non avessero discusso i meriti relativi del Sutra del Loto in confronto a quello di Mahavairochana, ma si fossero limitati a propagare il Sutra di Mahavairochana, comunque, in quanto maestri del Tripitaka vissuti nell’epoca successiva alla morte del Budda, non sarebbero mai potuti sfuggire all’etichetta di denigratori della Legge. A maggior ragione dunque sarà così, visto che questi tre maestri del Tripitaka, Shan-wu-wei, Chin-kang-chih, e Pu-k’ung trattarono il Sutra del Loto e quello di Mahavairochana come se fossero simili, dicendo che il primo è un’esposizione abbreviata e il secondo un’esposizione estesa, e ingannando inoltre i praticanti del Sutra del Loto per far loro accettare il Sutra di Mahavairochana! E a maggior ragione sarà così nel caso dei tre gran maestri, Kobo, Jikaku e Chisho: nominando il Sutra del Loto nei loro scritti lo chiamarono “teoria puerile”, di modo che la grave colpa che stavano commettendo non risultò chiara e tutte le persone per quattrocento anni e più furono indotte a offendere l’insegnamento corretto!
Si ricordi che, dopo la morte del Budda Grande Ornamento, quattro monaci suoi discepoli sviarono seicentodiecimila milioni di nayuta di persone facendole cadere tutte nell’inferno di incessante sofferenza e che, molto tempo dopo la morte del Budda Re Ruggito del Leone, il monaco Intento Superiore, sviò un numero infinito, incalcolabile, di monaci, monache, laici e laiche osservanti dei precetti, facendoli entrare tutti nella grande fortezza dell’inferno Avichi. E adesso, per aver seguito gli insegnamenti di questi tre gran maestri, i 4.589.659 uomini e donne, secondo la cifra indicata da Gyoki nelle Cronache del Giappone34, o i 4.994.828 abitanti del paese del Giappone, secondo altri calcoli, e poi ancora altre 4.900.000 persone, e altre 4.900.000 persone […e così via] per quattrocento anni e più sono state sviate, e dopo la morte sono cadute nell’inferno d’incessante sofferenza. E gli esseri di altri mondi, nati in seguito in Giappone, furono condotti allo stesso modo nell’inferno d’incessante sofferenza dopo la morte.
Vediamo dunque che le persone che sono cadute nell’inferno sono più numerose dei granelli di polvere della terra e tutto a causa delle colpe commesse da questi tre gran maestri. E anch’io, Nichiren, se, vedendo la situazione con i miei occhi, fingessi di ignorarla e mi astenessi dal denunciarla, dovrei inevitabilmente unirmi a quelli che sono caduti nell’inferno. Pur non avendo commesso tale colpa, sarei condannato ad attraversare tutti i grandi inferni Avichi dei mondi delle dieci direzioni. Stando così le cose, come posso evitare di parlare, anche se ciò dovesse costarmi la vita?
Il Sutra del Nirvana dice: «Le varie sofferenze a cui sono sottoposti tutti gli esseri viventi sono tutte sofferenze del Tathagata». E Nichiren dichiara che le sofferenze a cui sono sottoposti tutti gli esseri viventi, che originano tutte da quest’unica causa, sono tutte sofferenze di Nichiren. Nel regno dell’imperatore Heizei, Hachiman dichiarò nel suo oracolo: «Io sono il Grande Bodhisattva Hachiman, il guardiano del Giappone. Faccio voto di proteggere e difendere cento sovrani». Adesso la gente dice che l’ottantunesimo sovrano, l’ottantaduesimo, cioè l’ex imperatore di Oki, l’ottantatreesimo, l’ottantaquattresimo e l’ottantacinquesimo sono stati tutti detronizzati35 e sembrerebbe che anche i rimanenti sovrani, circa venti, saranno abbandonati al loro destino. Dicono che a quanto pare il voto di Hachiman ha perso la propria efficacia.
La mia valutazione della questione è la seguente. Quando Hachiman fece voto di proteggere cento sovrani, intendeva che avrebbe protetto cento sovrani onesti e retti. Nel suo voto Hachiman dice: «Eleggerò la mia residenza sulla testa di una persona onesta, ma non dimorerò nel cuore di una persona falsa e disonesta». È come la luna che proietta il suo riflesso sull’acqua chiara, ma non su quella torbida.
Un vero sovrano è una persona che non dice bugie. Il Generale della Destra [Minamoto no Yoritomo] e l’Amministratore Incaricato [Hojo Yoshitoki] erano uomini che non dicevano bugie. Meritavano di essere enumerati fra i cento sovrani, le persone oneste e rette sulla cui testa dimora il Grande Bodhisattva Hachiman.
Ci sono due tipi di onestà. Una riguarda le persone che vivono nel mondo secolare. Il carattere che significa re o governante unisce il cielo, gli uomini e la terra36. Le tre linee orizzontali rappresentano rispettivamente il cielo, gli esseri umani e la terra, e sono unite insieme da un’unica linea verticale. Un vero re è una persona come l’Imperatore Giallo37, un sovrano che sta al centro, e di fatto è il signore del cielo, il signore degli uomini e il signore della terra.
L’ex imperatore di Oki di nome era un sovrano del paese, ma nei fatti era un uomo che diceva bugie, un malfattore. L’Amministratore Incaricato, di nome era un suddito del sovrano, ma di fatto era un grande sovrano, un uomo che non diceva bugie, il tipo di persona sulla cui testa Hachiman aveva fatto il voto di risiedere.
Il secondo tipo di onestà riguarda il mondo non secolare. I sutra predicati prima del Sutra del Loto e i sutra, i trattati e i commentari delle sette scuole di Buddismo38 sono parole false mentre il Sutra del Loto e i commentari della scuola Tendai sono parole oneste. Colui che nella sua forma originale è il Budda Shakyamuni, che espose il sutra che non contiene parole false, nella sua manifestazione temporanea è il Grande Bodhisattva Hachiman che non pronuncia parole false. Il loto a otto petali rappresenta Hachiman, e la predella centrale rappresenta il Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti39. Sia Shakyamuni sia Hachiman nacquero l’ottavo giorno del quarto mese, il giorno della tigre, e dopo aver vissuto ottant’anni lasciarono questo mondo il quindicesimo giorno del secondo mese, il giorno della scimmia. Come si può dubitare allora che il signore degli insegnamenti sia nato qui, nel paese del Giappone?
Sulla lapide del Santuario di Hachiman a Osumi40 è scritto: «Tanto tempo fa, sul Picco dell’Aquila, egli predicò il Sutra del Loto della Legge meravigliosa. Adesso si è manifestato come il Grande Bodhisattva e risiede nel santuario principale».
Il Sutra del Loto dice: «Tuttavia questo triplice mondo costituisce il mio dominio e gli esseri che ci vivono sono tutti miei figli»41. E dice anche: «Sono sempre vissuto sul sacro Picco dell’Aquila»42. Tanto tempo fa tutti gli esseri viventi del sistema maggiore di mondi erano figli del Tathagata Shakyamuni. E in tempi più recenti i 4.994.828 abitanti di questo paese del Giappone sono stati i figli del Grande Bodhisattva Hachiman.
Adesso per tutti gli esseri viventi del Giappone, onorare Hachiman e al tempo stesso abbandonare il Budda Shakyamuni è come rispettare l’ombra e disprezzare la forma che la proietta, o dare il benvenuto al figlio e parlar male del genitore.
Nella sua forma originale egli apparve in India come Tathagata Shakyamuni che, «mettendo da parte onestamente gli espedienti»43, predicò il Sutra del Loto, e nella sua manifestazione temporanea nacque nella terra del Giappone, come un essere che dimora sulla testa delle persone oneste e rette.
La forma originale dei vari esseri provvisori è la singola vera realtà del Sutra del Loto, ma, nelle loro manifestazioni temporanee, essi seguono innumerevoli dottrine diverse. Così il Venerabile Bakkula44, vita dopo vita, osservò il precetto che proibisce di togliere la vita, mentre Angulimala, vita dopo vita, uccise esseri viventi, e Shariputra fu un seguace degli insegnamenti non buddisti45. Quindi all’inizio erano comuni seguaci di dottrine diverse. Poi, dopo aver conseguito la Buddità ed essersi dedicati a salvare gli altri, rivelarono il tipo di vita che avevano vissuto quando erano ancora esseri comuni e avevano concepito per la prima volta la decisione di raggiungere la via; e lo fecero allo scopo di dimostrare quale fosse la dottrina o il modo di vivere che li aveva condotti a raggiungere la via.
Così dice il Gran Maestro Miao-lo: «Se si parla di un Budda nella sua forma originale, allora, anche se in passato può avere ucciso o aver commesso altre azioni malvagie, egli ha ottenuto comunque l’emancipazione dalle sofferenze di nascita e morte. È dunque possibile che le sue manifestazioni temporanee abbiano anche ucciso degli esseri viventi e in tal modo essere state condotte alle dottrine che portano la salvezza agli altri»46.
Adesso questo Grande Bodhisattva Hachiman, la cui forma originale è quella di predicatore del Sutra del Loto in India, di un sutra che non dice bugie, è apparso in una manifestazione temporanea nel paese del Giappone, proclamando la parola “onestà”, che rappresenta il sutra, e facendo voto di dimorare sulla testa di una persona saggia. Allora, anche se il Grande Bodhisattva ha bruciato il suo santuario ed è asceso al cielo, se qui in Giappone vi sono praticanti del Sutra del Loto, egli dovrebbe comunque eleggere la sua residenza laddove essi sono.
Nel quinto volume del Sutra del Loto si legge: «Gli esseri celesti giorno e notte li proteggeranno e li difenderanno per amore della Legge»47. Secondo questo passo del sutra sembrerebbe che Brahma, Shakra, gli dèi del sole e della luna e i quattro re celesti debbano proteggere e difendere giorno e notte le persone che recitano Nam-myoho-renge-kyo.
Inoltre, nel sesto volume si dice: «Talvolta parlo di me stesso, talvolta di altri; talvolta presento me stesso, talvolta altri; talvolta mostro le mie azioni, talvolta quelle di altri»48. Il Bodhisattva Percettore dei Suoni del Mondo si manifesta in trentatré forme diverse e il Bodhisattva Suono Meraviglioso in trentaquattro. Perché dunque il Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, non dovrebbe manifestarsi come Grande Bodhisattva Hachiman?
T’ien-t’ai dice: «Il Tathagata manifesta la sua forma in ognuno dei dieci mondi, assumendo una varietà di aspetti diversi»49.
“Paese della Luna”50 è un altro nome dell’India, il luogo in cui il Budda fece la sua apparizione nel mondo. “Paese del Sole” è un altro nome del Giappone. Per quale ragione qui non dovrebbe apparire un santo?
La luna si muove da ovest verso est51, un segno di come il Buddismo dell’India si diffuse verso oriente. Il sole sorge a est, un segno propizio di come il Buddismo del Giappone è destinato a ritornare nel Paese della Luna.
La luce della luna non è molto intensa, perché il Budda insegnò [il Sutra del Loto in India] per soli otto anni della sua vita. Ma la luce del sole è brillante, e supera quella della luna, un segno propizio di come il Buddismo del Giappone è destinato a illuminare la lunga oscurità del [l’Ultimo giorno della Legge che ha inizio con il] quinto periodo di cinquecento anni.
Il Budda non prese misure per correggere quelli che offendevano l’insegnamento del Sutra del Loto, perché mentre era al mondo non c’erano persone di questo genere. Ma nell’Ultimo giorno della Legge i temibili nemici dell’unico veicolo si vedono dappertutto. Adesso è tempo di recare beneficio al mondo nella stessa maniera del Bodhisattva Mai Sprezzante. Voi che siete miei discepoli, ciascuno di voi dovrebbe impegnarsi diligentemente in questo, dovrebbe impegnarsi diligentemente in questo!
Nichiren
Il dodicesimo mese del terzo anno di Koan [1280], segno ciclico kanoe-tatsu
Cenni Storici
Nichiren Daishonin scrisse quest’opera a Minobu il dodicesimo mese del 1280 e la indirizzò a tutti i suoi seguaci, come appare evidente dalle righe conclusive: «Voi che siete miei discepoli, ciascuno di voi dovrebbe impegnarsi diligentemente in questo, dovrebbe impegnarsi diligentemente in questo!».
Hachiman, l’argomento di questa lettera, è uno degli dèi principali del Giappone. Le origini di questa divinità sono sconosciute, ma il suo primo santuario si trova a Usa nel Kyushu. Quando fu costruita la grande immagine del Budda a Nara, nel 749, si ritenne che Hachiman dovesse essere il suo protettore e da quel momento in poi fu considerato il protettore del Buddismo. La fede in questa divinità si affermò definitivamente quando fu costruito il santuario di Hachiman a Iwashimizu, Kyoto, come santuario derivato da quello di Usa. Inoltre, nei pressi dei santuari furono costruiti dei templi buddisti in modo che la divinità potesse «assaporare il gusto» del Buddismo, e Hachiman fu considerato una manifestazione temporanea del Budda Shakyamuni. Il sincretismo tra Shintoismo e Buddismo permise alla corte imperiale di conferire a Hachiman il titolo di Grande Bodhisattva; in seguito fu anche identificato con lo spirito deificato dell’imperatore Ojin, un sovrano leggendario del Giappone, precedente all’introduzione del Buddismo nel paese. Hachiman aveva un significato particolare per lo shogunato di Kamakura, in quanto divinità patrona del clan Minamoto, o Genji, il clan fondatore dello shogunato, ed era venerato dai samurai.
All’epoca di questo scritto l’Impero mongolo si preparava a una seconda invasione del Giappone e lo shogunato di Kamakura lavorava intensamente per approntare misure difensive. In quel momento critico un incendio distrusse il santuario di Hachiman a Tsurugaoka, Kamakura. Il fatto che il santuario della divinità patrona dello shogunato fosse stato distrutto dal fuoco creò un diffuso senso di allarme tra la gente.
In questo scritto Nichiren Daishonin analizza il significato dell’incendio del santuario di Hachiman e dell’invasione mongola dal punto di vista degli insegnamenti buddisti, e in particolar modo del Sutra del Loto. Egli considera questi disastri una punizione degli dèi protettori del Buddismo nei confronti di Hachiman per aver mancato di proteggere il Sutra del Loto e il suo devoto, il Daishonin, oltre che una punizione nei confronti del paese per aver commesso un’offesa nei confronti di entrambi.
Il ventottesimo giorno del decimo mese, un mese prima della stesura di quest’opera, la zona di Kamakura era stata colpita da un grande incendio, e un altro incendio era scoppiato il quattordicesimo giorno del dodicesimo mese, riducendo in cenere il santuario di Hachiman.
La presente opera può essere suddivisa in due parti. Nella prima il Daishonin ammonisce il Grande Bodhisattva Hachiman per aver mancato di proteggere le persone che sostengono e propagano il Sutra del Loto. Si riteneva che Hachiman avesse giurato al cospetto del Budda di proteggere coloro che sostengono l’insegnamento corretto. Il Daishonin afferma che, poiché Hachiman non punì le autorità di Kamakura per aver costantemente perseguitato Nichiren, gli dèi maggiori, come Brahma e Shakra, e gli dèi del sole e della luna, avevano ritenuto opportuno punire Hachiman incendiando il suo santuario. Egli ammonisce severamente Hachiman invitandolo a prendere provvedimenti immediati, punendo il governo di Kamakura per la sua offesa alla Legge, e proteggendo il devoto del Sutra del Loto.
Nella seconda parte di questo scritto il Daishonin affronta dubbi e critiche sorte a causa dal suo severo rimprovero indirizzato a una divinità così rispettata. Chi considerava le divinità come Hachiman esseri assolutamente superiori non poteva tollerare un comportamento men che reverenziale nei loro confronti, e reputava oltraggioso l’atteggiamento del Daishonin. Ma il Daishonin spiega il motivo del suo comportamento alla luce dei sutra buddisti. Egli narra una leggenda buddista in cui si insegna che, se una persona prega un dio protettore in modo sincero e corretto per un buon motivo, e quel dio manca di rispondergli, allora è lecito rimproverare quella divinità per la sua negligenza. Il Daishonin chiarisce che tutti i suoi sforzi, volti a refutare le dottrine errate e a propagare il Sutra del Loto nonostante grandi persecuzioni, sono motivati dall’unico scopo di salvare tutte le persone del Giappone dalla sofferenza. Per questo motivo il Grande Bodhisattva Hachiman dovrebbe affrettarsi a proteggere lui, che è il devoto del Sutra del Loto; in caso contrario, egli sarà punito dal Budda.
Nella conclusione il Daishonin afferma: «“Paese della Luna” è un altro nome dell’India, il luogo in cui il Budda fece la sua apparizione nel mondo. “Paese del Sole” è un altro nome del Giappone. Per quale ragione qui non dovrebbe apparire un santo? La luna si muove da ovest verso est, un segno di come il Buddismo dell’India si diffuse verso oriente. Il sole sorge a est, un segno proprizio di come il Buddismo del Giappone è destinato a ritornare nel Paese della Luna». Qui egli predice la diffusione globale del “Buddismo del Sole”, la grande e pura Legge di Nam-myoho-renge-kyo.