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181. Sulla protezione del paese

RSND, VOLUME II

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Luogo sconosciuto, Data sconosciuta. Indirizzata a Destinatario sconosciuto

Se ci soffermiamo a riflettere, non c’è dubbio che, tra gli esseri dei tre cattivi sentieri dell’esistenza, numerosi come i granelli di polvere dei mondi delle dieci direzioni, a volte ce ne sono alcuni, pochi come il terriccio che può stare su un’unghia, a cui capita di fuggire dai regni malvagi e nascere nella terra del Giappone, situata nel continente di Jambudvipa. E ce ne sono altri che abbandonano la loro esistenza nella terra del sol nascente, nel continente di Jambudvipa, dove erano pochi come il terriccio che può stare su un’unghia, per affrontare un’esistenza nei tre regni malvagi, dove gli esseri sono così numerosi come i granelli di polvere dei mondi delle dieci direzioni.

    Ma la causa che li costringe a lasciare la vita come esseri umani e a sprofondare nei regni malvagi non è sempre la stessa in tutti i casi. Per alcuni è la pietà e l’affetto nei confronti della moglie, dei figli o degli altri membri della famiglia1; per alcuni è il karma pesante che hanno creato uccidendo esseri viventi o commettendo altri atti malvagi; per alcuni è perché, dopo esser diventati sovrani di un paese, non hanno prestato ascolto alle sofferenze del popolo o non le hanno sapute comprendere; per altri è perché non distinguono la dottrina corretta dalla dottrina errata; e per altri ancora è perché hanno accordato la loro fiducia a maestri malvagi.

      Tra queste varie cause, quelle che riguardano ciò che è giusto o sbagliato nel comportamento quotidiano sono immediatamente visibili e anche uno sciocco può valutare quale sia la condotta appropriata, ma, quando si tratta di decidere cosa sia corretto nelle questioni che riguardano la dottrina buddista o di distinguere i buoni maestri dai cattivi maestri, anche un santo che ha ottenuto l’illuminazione come effetto di una lunga pratica religiosa si troverebbe in difficoltà, figuriamoci una persona comune di quest’ultima epoca!

        Inoltre, siccome il Budda, come il sole, è scomparso alla vista dietro le colline occidentali, lasciando i suoi ultimi raggi a risplendere su quelli di noi che si trovano nelle regioni orientali, la torcia della saggezza che i quattro ordini di saggi reggevano per noi si è affievolita ogni giorno di più e gli insegnamenti dottrinali dei maestri del Tripitaka si sono corrotti sempre di più con il passare dei mesi. Gli studiosi, che hanno una comprensione confusa del vero insegnamento, si interpongono come nuvole davanti alla luna della Verità e i traduttori delle sacre scritture che si dedicano ai sutra provvisori fanno a pezzi i gioielli dei veri sutra, riducendoli alle macerie dei sutra provvisori.

          Per di più, è difficile che non ci siano errori nei princìpi dottrinali esposti dai maestri buddisti delle varie scuole cinesi ed è ancor più probabile che, fra gli studiosi odierni di questa remota terra del Giappone, gli errori siano molteplici e raramente si trovi la verità. Di conseguenza, anche se le persone che si dedicano allo studio degli insegnamenti sono più numerose delle scaglie di un drago, quelle che veramente raggiungono la via sono più rare del corno di un ch’i-lin.

            Alcune persone sbagliano perché si affidano agli insegnamenti provvisori, alcune perché si affidano a insegnamenti che non sono in accordo con il tempo o con le capacità delle persone a cui si rivolgono. Alcuni sono sviati dall’incapacità di distinguere fra gli insegnamenti dei santi e quelli delle semplici persone comuni, alcuni dall’incapacità di distinguere fra insegnamenti provvisori e vero insegnamento, alcuni perché scambiano erroneamente gli insegnamenti provvisori per il vero insegnamento, e altri perché non capiscono il livello delle persone a cui gli insegnamenti sono indirizzati. Così questi vari tipi di persone ricercano, da esseri comuni, gli insegnamenti buddisti, e invece non fanno che accrescere il karma che li terrà legati alle sofferenze di nascita e morte, anche se la causa precisa in ciascun caso non è necessariamente la stessa.

              Alcuni anni fa apparve un prete eminente dalla sapienza di natura errata che, a beneficio delle persone ignoranti di quest’ultima epoca, mise da parte tutti i princìpi dottrinali e scrisse un’opera intitolata Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa. Prendendo a prestito le idee di tre precedenti maestri, T’an-luan, Tao-ch’o e Shan-tao, egli divise tutti gli insegnamenti della vita del Budda in due categorie2, prese in considerazione i sutra veri, ma li classificò insieme ai sutra provvisori, e chiuse la strada maestra per l’illuminazione additata dal Sutra del Loto e dagli insegnamenti della Vera parola, per aprire invece l’angusto sentiero indicato nei tre sutra della Pura terra.

                Inoltre, non si conformò ai princìpi stabiliti nei tre sutra della Pura terra, ma offese la Legge contravvenendo sia ai sutra provvisori sia a quelli veri; estirpò per sempre i semi che conducono ai quattro mondi nobili degli ascoltatori della voce, dei risvegliati all’origine dipendente, dei bodhisattva e dei Budda, ed espose opinioni errate che potevano soltanto condannarlo a cadere nelle profondità dell’inferno Avichi. Eppure tutta la gente del suo tempo si inchinava davanti alle sue dichiarazioni, come i rami dei piccoli alberi si piegano con un forte vento, e i suoi discepoli lo ammiravano, pieni di timore reverenziale, come se fosse il dio Shakra del regno celeste.

                  Apparvero molti scritti che cercavano di refutare queste dottrine malvagie, come Risoluzione dei dubbi riguardo alla Pura terra, Refutazione di “Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa”, o Refutazione delle dottrine errate, ma, sebbene gli autori di tali opere fossero uomini di eminente virtù i cui nomi erano famosi in tutto il paese, temo che non siano riusciti a spiegare con chiarezza le radici di queste offese alla Legge contenute in Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa, e quindi i suoi insegnamenti malvagi hanno continuato a prosperare più di prima. L’effetto di tali scritti è stato come quello di una pioggia leggera che cade in un periodo di prolungata siccità, lasciando piante e alberi più riarsi che mai, o come quello dell’inviare il più debole dei propri eserciti a condurre l’attacco contro un potente avversario, rendendo così il nemico ancor più sicuro di sé.

                    Profondamente addolorato da tale situazione ho scritto un’opera in un unico volume dal titolo Sulla protezione del paese nella quale ho cercato di spiegare la causa e l’origine di queste offese alla Legge contenute in Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa. Spero che tutte le persone, che appartengano al clero oppure ai laici, si prendano un po’ di tempo libero dai loro affari mondani e prestino attenzione a ciò che ho detto, piantando in tal modo buone radici che influenzeranno il loro futuro per infiniti kalpa a venire. Mi sono basato unicamente sui sutra e sui trattati per determinare ciò che è corretto e ciò che è errato, e sulle dichiarazioni dei Budda per chiarire ciò che è degno di fiducia e ciò che offende la Legge. Non mi sono azzardato a esporre alcuna mia teoria personale.

                      Ho diviso questo lavoro in sette sezioni. Nella prima sezione discuto gli insegnamenti dei sutra del Tathagata, chiarendo la distinzione fra i due tipi di insegnamenti, provvisori e veri. Nella seconda sezione spiego l’ascesa e il declino delle successive epoche del Primo, Medio e Ultimo giorno della Legge. La terza sezione rivela l’origine delle offese alla Legge contenute in Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa. La quarta mostra, attraverso prove documentarie, i passi da intraprendere nei confronti di coloro che commettono tali offese. La quinta tratta di quanto sia difficile incontrare la vera Legge o dottrina, e dei buoni amici che ci aiutino a comprenderla. Nella sesta sezione discuto le precauzioni e l’atteggiamento mentale che devono tenere le persone che praticano gli insegnamenti dei sutra del Loto e del Nirvana, e nella settima rispondo a varie domande che possono sorgere relativamente a tali questioni.

                        Nella prima sezione di quest’opera, come dicevo, discuto gli insegnamenti dei sutra del Tathagata e chiarisco la distinzione fra i due tipi di insegnamenti, quelli provvisori e quelli veri. Ciò sarà effettuato in quattro fasi.

                          In primo luogo chiarirò l’ordine in cui sono state prodotte le opere maggiori e le categorie alle quali appartengono queste e le altre varie opere che compongono il canone. In secondo luogo spiegherò la profondità in termini comparativi dei vari sutra. In terzo luogo mostrerò come essi vanno classificati in opere mahayana o hinayana. E in quarto luogo chiarirò perché si dovrebbero mettere da parte i sutra e gli insegnamenti provvisori per aderire invece agli insegnamenti veri.

                            In primo luogo, come ho appena detto, chiarirò l’ordine in cui sono state prodotte le opere maggiori e le categorie alle quali appartengono queste e le altre varie opere che compongono il canone.

                              Domanda: Quale fu il primo sutra in assoluto che il Budda predicò?

                                Risposta: Il Sutra della Ghirlanda di fiori.

                                  Domanda: Che prove abbiamo di ciò?

                                    Risposta: Il capitolo “Puro occhio non secolare”3 della versione in sessanta volumi del Sutra della Ghirlanda di fiori afferma: «Questo è ciò che io ho udito: un tempo il Budda si trovava nel regno di Magadha, nel luogo della meditazione, e là per la prima volta ottenne la corretta illuminazione».

                                      Nel capitolo “Introduzione” del Sutra del Loto, quando il Budda emise un fausto raggio di luce [dal ciuffo di peli candidi] in mezzo alle sopracciglia e il Bodhisattva Maitreya poté vedere i Budda dei mondi delle dieci direzioni esporre, uno dopo l’altro, gli insegnamenti dei cinque periodi, egli interrogò il Bodhisattva Manjushri, dicendo: «Possiamo vedere anche i Budda, quei saggi sovrani, quei leoni, esporre e predicare sutra sottili, meravigliosi e supremi. Le loro voci chiare e pure risuonano soavi e gentili mentre istruiscono innumerevoli milioni di bodhisattva»4.

                                        E ancora, nel capitolo “Espedienti”, dove il Budda stesso descrive il tempo in cui ottenne per la prima volta l’illuminazione, egli afferma: «La prima volta che sedetti nel luogo della meditazione contemplai l’albero e vi camminai intorno […] A quel tempo i re Brahma, il dio celeste Shakra, i quattro re celesti che proteggono il mondo, e il re celeste Grande Libertà, insieme agli altri esseri celesti e alle loro centinaia, migliaia, decine di migliaia di seguaci, con reverenza giunsero le mani e si inchinarono pregandomi di mettere in moto la ruota della Legge»5.

                                          Questi passi del Sutra del Loto si riferiscono al tempo in cui fu predicato il Sutra della Ghirlanda di fiori. Perciò il primo volume del Sutra della Ghirlanda di fiori dice che esso fu predicato «al re celeste Vaishravana, […] al dio della luna, […] al dio del sole, […] a Shakra Devanam Indra, […] a Brahma, […] a Mahesvara e ad altri».

                                            Il Sutra del Nirvana descrive così il tempo in cui fu predicato il Sutra della Ghirlanda di fiori: «Dopo che il Budda ebbe ottenuto l’illuminazione, il dio Brahma gli fece un’accorata richiesta: “Imploro il Tathagata che adesso, per il bene degli esseri viventi, spalanchi le porte della dottrina della dolce rugiada!”[…] Poi il dio Brahma parlò ancora una volta: “Onorato dal Mondo, tutti gli esseri viventi appartengono a tre categorie, quelli di capacità acute, quelli di capacità medie e quelli di scarse capacità. Le persone dalle capacità acute sono in grado di ricevere la dottrina perciò ti imploro di esporgliela”.

                                              «Il Budda disse: “Brahma, ascolta con attenzione! Adesso, per il bene di tutti gli esseri viventi spalancherò le porte della dottrina della dolce rugiada”».

                                                E il volume trentatré del Sutra del Nirvana si riferisce al tempo in cui fu predicato il Sutra della Ghirlanda di fiori con queste parole: «Già in passato ho esposto a beneficio dei bodhisattva l’opera dal significato più sottile fra tutte le dodici suddivisioni dei sutra».

                                                  Tutti questi passi dimostrano che quando un Budda appare nel mondo, fra tutti i vari sutra, invariabilmente egli predica per primo il Sutra della Ghirlanda di fiori.

                                                    Domanda: Nel Sutra degli Innumerevoli significati si afferma: «All’inizio predicai le quattro nobili verità. […] Poi predicai le dodici suddivisioni dei sutra corretti ed equi, l’insegnamento della grande saggezza e l’insegnamento della Ghirlanda di fiori della meditazione sui riflessi sulla superficie del grande mare». Questo passo dice che il Sutra della Ghirlanda di fiori fu esposto dopo i sutra della Saggezza. Come spieghi questa discrepanza?

                                                      Risposta: Probabilmente questo è un riferimento all’ordine col quale i sutra sono classificati in termini di profondità. O forse si riferisce a qualche versione successiva del Sutra della Ghirlanda di fiori. Quando il capitolo “Espedienti” del Sutra del Loto dice: «[I Tathagata hanno solo l’unico veicolo del Budda…] Essi non hanno nessun altro veicolo (cioè il Sutra della Ghirlanda di fiori), né un secondo (i sutra della Saggezza), né un terzo (i sutra Corretti ed equi)»6, sta parlando dell’ordine col quale vanno classificati, in base alla loro profondità, i sutra che furono predicati durante la vita del Budda.

                                                        Domanda: Quale sutra o quali sutra il Budda predicò dopo il Sutra della Ghirlanda di fiori?

                                                          Risposta: Egli predicò i sutra Agama.

                                                            Domanda: Come lo sappiamo?

                                                              Risposta: Quando il capitolo “Introduzione” del Sutra del Loto dice: «Se una persona è angosciata detestando la vecchiaia, la malattia e la morte, a lei i Budda predicano il nirvana, [spiegando come possa por fine a ogni pena]»7, si riferisce ai sutra predicati dopo il Sutra della Ghirlanda di fiori. E il capitolo “Espedienti” dice: «Mi avviai subito verso Varanasi […] per predicare ai cinque asceti»8.

                                                                Quando il Sutra del Nirvana dice: «Poi, nel paese di Varanasi ho messo in moto la ruota della Legge corretta, esponendo la Via di mezzo», si riferisce al sutra che fu predicato dopo il Sutra della Ghirlanda di fiori. Questi passi indicano che i sutra Agama furono predicati dopo il Sutra della Ghirlanda di fiori.

                                                                  Domanda: Quali sutra predicò il Budda dopo i sutra Agama?

                                                                    Risposta. I sutra Corretti ed equi.

                                                                      Domanda: Come lo sappiamo?

                                                                        Risposta: Il Sutra degli Innumerevoli significati dice: «All’inizio ho predicato le quattro nobili verità. […] Poi ho predicato le dodici suddivisioni dei sutra corretti ed equi». E il Sutra del Nirvana dice: «Dai vari sutra egli generò i sutra corretti ed equi».

                                                                          Domanda: Il termine “corretto ed equo” è la traduzione di una parola indiana [vaipulya]. In questo paese ci riferiamo a tali sutra chiamandoli Mahayana, o grande veicolo. Il Sutra della Ghirlanda di fiori, i sutra della Saggezza, il Sutra del Loto, il Sutra del Nirvana, sono tutti sutra corretti ed equi. Perché allora selezionare un certo numero di essi e chiamarli specificamente con il nome “sutra Corretti ed equi”?

                                                                            Risposta: In effetti, è ovvio che i sutra della Ghirlanda di fiori, della Saggezza, del Loto e gli altri sono tutti sutra corretti ed equi, ma questa pratica di selezionare un certo numero di essi e chiamarli sutra Corretti ed equi non è qualcosa che ho inventato io. Il passo che ho appena citato dal Sutra degli Innumerevoli significati e dal Sutra del Nirvana segue chiaramente lo stesso tipo di consuetudine.

                                                                              Il frutto dell’illuminazione ottenibile nei sutra Agama è classificato semplicemente come Hinayana, o piccolo veicolo. Dopo gli Agama, il Budda predicò i sutra mahayana, o del grande veicolo. Quindi tutti i sutra predicati dai sutra Corretti ed equi in poi sono chiamati Mahayana, o grande veicolo. Tuttavia, poiché i sutra nella categoria Corretta ed equa rappresentano l’inizio degli insegnamenti mahayana [o corretti ed equi], ci si riferisce ad essi come sutra Corretti ed equi9. È come nel caso dei diciotto regni o elementi. Solo i primi dieci e mezzo di essi10 appartengono al regno della forma [e i rimanenti appartengono al regno della mente], ma poiché essi vengono prima, ci riferiamo all’intero insieme di diciotto elementi come al “regno della forma”.

                                                                                Domanda: Quali sutra predicò il Budda dopo i sutra Corretti ed equi?

                                                                                  Risposta: Egli predicò i sutra della Saggezza.

                                                                                    Domanda: Come lo sappiamo?

                                                                                      Risposta: Il Sutra del Nirvana dice: «Dai sutra corretti ed equi egli generò la dottrina della saggezza».

                                                                                        Domanda: Quale sutra o quali sutra il Budda predicò dopo i sutra della Saggezza?

                                                                                          Risposta: Egli predicò il Sutra degli Innumerevoli significati.

                                                                                            Domanda: Come lo sappiamo?

                                                                                              Risposta: Il Sutra dei Re benevolenti parla del «periodo di ventinove anni11 [durante il quale il Budda predicò i sutra della Saggezza]», e il Sutra degli Innumerevoli significati dice: «Ma in questi quarant’anni e più, [non ho ancora rivelato la verità]».

                                                                                                Domanda: Nel Sutra degli Innumerevoli significati, il Sutra della Ghirlanda di fiori è elencato dopo i sutra della Saggezza e, nel Sutra del Nirvana, il Sutra del Nirvana è elencato dopo i sutra della Saggezza. Ma, nell’ordine dei sutra che tu proponi, il Sutra degli Innumerevoli significati viene dopo i sutra della Saggezza. Come spieghi questa discrepanza?

                                                                                                  Risposta: Se guardi il passo del volume quattordici del Sutra del Nirvana, vedrai che elenca in ordine i sutra predicati prima del Sutra del Nirvana, e li discute nei termini del loro valore in paragone al Sutra del Nirvana. Esso non fa menzione del Sutra del Loto. Nel volume nove del Sutra del Nirvana si spiega che il Sutra del Loto fu predicato prima del Sutra del Nirvana. E se consideriamo il capitolo “Introduzione” del Sutra del Loto, vediamo che il Sutra degli Innumerevoli significati fu predicato come introduzione al Sutra del Loto. Perciò, anche se il Sutra degli Innumerevoli significati elenca il Sutra della Ghirlanda di fiori come predicato dopo i sutra della Saggezza, se assegniamo il Sutra della Ghirlanda di fiori al periodo iniziale della vita di predicazione del Budda, allora possiamo dire che, dopo i sutra della Saggezza, il Budda predicò il Sutra degli Innumerevoli significati.

                                                                                                    Domanda: Quale sutra predicò il Budda dopo il Sutra degli Innumerevoli significati?

                                                                                                      Risposta: Egli predicò il Sutra del Loto.

                                                                                                        Domanda: Come lo sappiamo?

                                                                                                          Risposta: Il capitolo “Introduzione” del Sutra del Loto dice: «E a beneficio dei bodhisattva egli predicò il sutra del grande veicolo chiamato Sutra degli Innumerevoli significati, una Legge per istruire i bodhisattva, che è custodita e tenuta a mente dai Budda.

                                                                                                            «Quando il Budda ebbe finito di predicare questo sutra, sedette con le gambe incrociate nella posizione del loto ed entrò nella meditazione sull’origine degli innumerevoli significati»12.

                                                                                                              Domanda: Quale sutra predicò il Budda dopo il Sutra del Loto?

                                                                                                                Risposta: Egli predicò il Sutra di Virtù Universale.

                                                                                                                  Domanda: Come lo sappiamo?

                                                                                                                    Risposta: Il Sutra di Virtù Universale dice: «Il Budda annunciò ai monaci: “Fra tre mesi da adesso entrerò nel nirvana. […] In passato io, il Tathagata, ho già ampiamente spiegato nei dettagli la via dell’unica verità sul monte Gridhrakuta e in altri luoghi. Ora, in questo luogo…”».

                                                                                                                      Domanda: Quale sutra predicò il Budda dopo il Sutra di Virtù Universale?

                                                                                                                        Risposta: Egli predicò il Sutra del Nirvana.

                                                                                                                          Domanda: Come lo sappiamo?

                                                                                                                            Risposta: Il Sutra di Virtù Universale dice: «Il Budda annunciò ai monaci: “Fra tre mesi da adesso entrerò nel nirvana”». E il volume trenta del Sutra del Nirvana afferma: «“Tathagata, perché entrerai nel nirvana nel secondo mese dell’anno? […] Tathagata, la tua nascita, il tuo abbandono della vita familiare, il tuo ottenimento dell’illuminazione, il tuo aver messo in moto la ruota della Legge, tutti questi eventi ebbero luogo nell’ottavo giorno del mese. Perché allora solo l’entrata del Budda nel nirvana avverrà il quindicesimo giorno del mese?”».

                                                                                                                              In generale l’ordine con cui furono predicati i sutra principali è quello che ho descritto qui. Per quanto riguarda gli altri sutra mahayana e hinayana diversi da quelli che ho citato, il loro ordine di predicazione è incerto. Alcuni dicono che il Sutra della Ghirlanda di fiori fu predicato dopo i sutra Agama, altri dicono che i sutra Corretti ed equi e della Saggezza furono predicati dopo il Sutra del Loto. Ma, in tutti i casi, i vari sutra sono assegnati all’uno e all’altro dei periodi che ho indicato sulla base dei princìpi che hanno in comune con le opere principali di quel periodo.

                                                                                                                                In secondo luogo, per chiarire la profondità in termini comparativi dei vari sutra, vorrei far notare che il Sutra degli Innumerevoli significati afferma: «All’inizio ho predicato le quattro nobili verità (sutra Agama). […] Poi ho predicato le dodici suddivisioni dei sutra corretti ed equi, l’insegnamento della grande saggezza e l’insegnamento della Ghirlanda di fiori della meditazione sui riflessi sulla superficie del grande mare, descrivendo i molti kalpa della pratica per i bodhisattva». Lo stesso sutra dice: «Ma in questi quarant’anni e più non ho ancora rivelato la verità». E dice inoltre: «Questo Sutra degli Innumerevoli significati è degno di insuperata venerazione».

                                                                                                                                  A giudicare da questi passi, non c’è alcun dubbio che i vari sutra predicati nei quarant’anni e più che hanno preceduto il Sutra degli Innumerevoli significati sono inferiori a esso.

                                                                                                                                    Domanda: Il Sutra della Solennità Segreta afferma che «il Sutra della Solennità Segreta è il più grande di tutti i sutra». Il Sutra della Grande nuvola dice: «Questo sutra è il re che mette in moto la ruota fra tutti gli altri sutra». Il Sutra della Luce dorata dice: «Questo è il re dei sutra». Come vediamo da tali passi, i vari sutra mahayana fanno regolarmente affermazioni come queste. Perché allora, sulla base di quel solo passo, dovremmo concludere che il Sutra degli Innumerevoli significati è superiore a tutti i sutra predicati nei precedenti quarant’anni e più?

                                                                                                                                      Risposta: Se il Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, non avesse tracciato alcuna distinzione in merito alla superiorità o all’inferiorità dei vari sutra, allora non avremmo le diverse categorie del Mahayana e dello Hinayana o le distinzioni tra insegnamenti provvisori e veri insegnamenti. E se egli avesse postulato distinzioni riguardo alla profondità in termini comparativi dei sutra, quando in realtà tali distinzioni non sussistevano, avrebbe semplicemente posto le basi per una disputa, le cause di cattive azioni e della perpetrazione di errori.

                                                                                                                                        Dovremmo capire che, quando il termine “supremo” è usato nei sutra predicati prima del Sutra del Loto, il suo significato non è sempre lo stesso, ma varia secondo il contesto. Così a volte è usato per indicare il primo o il supremo in contrasto con i sutra hinayana, altre volte significa il supremo nel rivelare la durata della vita del Budda dal corpo di ricompensa, e altre volte ancora significa il supremo nell’esporre la verità secolare, la verità suprema e la verità della Via di mezzo. Non significa che quel particolare sutra è il supremo in tutti i sensi.

                                                                                                                                          Ma adesso, quando il Sutra degli Innumerevoli significati fa il tipo di affermazione che abbiamo appena visto, significa che esso è al primo posto in paragone ai vari sutra predicati nei precedenti quarant’anni e più.

                                                                                                                                            Domanda: Qual è superiore, il Sutra del Loto o il Sutra degli Innumerevoli significati?

                                                                                                                                              Risposta: Il Sutra del Loto.

                                                                                                                                                Domanda: Come lo sappiamo?

                                                                                                                                                  Risposta: Perché nel Sutra degli Innumerevoli significati non è ancora rivelato chiaramente che le persone dei due veicoli possono conseguire la Buddità, o che il Budda ottenne l’illuminazione in un passato inconcepibilmente remoto. Perciò, nel Sutra del Loto il Budda lo relega in una posizione inferiore fra i sutra che “ora” sta predicando [dicendo: «Tra quelli che ho predicato, che ora predico e che predicherò, questo Sutra del Loto è il più difficile da credere e il più difficile da comprendere»13].

                                                                                                                                                    Domanda: Qual è superiore, il Sutra del Loto o il Sutra del Nirvana?

                                                                                                                                                      Risposta: Il Sutra del Loto.

                                                                                                                                                        Domanda. Come lo sappiamo?

                                                                                                                                                          Risposta: Il Sutra del Nirvana stesso afferma: «[Quando questo sutra fu predicato […] Gli ottomila ascoltatori della voce avevano già ricevuto] nel Sutra del Loto [la predizione della futura illuminazione. Questa predizione era come un grande raccolto. Così, conclusa la mietitura autunnale e immagazzinate le messi per l’inverno] non rimaneva più nulla da fare», e il Sutra del Loto parla del Sutra del Nirvana come di un’opera che il Budda “predicherà”, ma non dice che è “la più difficile da credere e la più difficile da comprendere”.

                                                                                                                                                            Domanda: Se esaminiamo il testo del Sutra del Nirvana, troviamo che esso dice che tutti i sutra predicati prima del Sutra del Nirvana rappresentano visioni erronee. Come lo spieghi?

                                                                                                                                                              Risposta: Il Sutra del Loto rappresenta l’intenzione originale per la quale il Tathagata apparve nel mondo. Perciò in esso il Budda dice: «E quello in cui ho sperato a lungo ora si è realizzato»14; «Ma adesso è il momento giusto in cui devo insegnare risolutamente il Grande veicolo»15; «Uomini devoti, sono trascorsi innumerevoli, infinite centinaia, migliaia, decine di migliaia, milioni di nayuta di kalpa da quando ho realmente conseguito la Buddità»16.

                                                                                                                                                                Tuttavia, riguardo alla superiorità o inferiorità comparativa dei vari sutra, il Budda stesso dice: «Ho predicato un numero incalcolabile di sutra, migliaia, decine di migliaia, milioni»17. E poi prosegue parlando di tutti quelli che «ho predicato, che ora predico e che predicherò». A quel tempo il Budda Molti Tesori emerse dalla terra e dichiarò: «Shakyamuni, Onorato dal Mondo, tutto ciò che hai esposto è la verità!»18, e i Budda che sono emanazioni di Shakyamuni fecero un segno con le loro lingue, estendendole fino al cielo di Brahma. A quel tempo la superiorità e inferiorità comparativa del Sutra del Loto e degli altri sutra fu chiaramente indicata.

                                                                                                                                                                  In casi diversi da questo, il Budda sta parlando in qualità del singolo Budda Shakyamuni e, perciò, non è appropriato per lui discutere della superiorità del Sutra del Loto in paragone agli altri sutra. Perciò, nel Sutra del Nirvana, quando sembra che gli altri sutra predicati prima del Sutra del Nirvana siano stati rifiutati, il Sutra del Loto non è incluso fra questi. Ciò spiega dunque che il Sutra del Loto è superiore agli altri sutra.

                                                                                                                                                                    Riguardo al passo del Sutra del Nirvana che parla di opinioni errate, questa osservazione è fatta da un gruppo di persone che non sono a conoscenza del Sutra del Loto. Perciò dicono che, adesso che hanno udito il Sutra del Nirvana, hanno ottenuto l’illuminazione. Così Kashyapa stesso, insieme a quelli che lo accompagnano, dice che prima di ascoltare il Sutra del Nirvana essi nutrivano opinioni errate. Questa osservazione non va considerata un commento sulla superiorità o inferiorità comparativa dei sutra.

                                                                                                                                                                      In terzo luogo, spiegherò se un’opera deve essere classificata come mahayana o hinayana.

                                                                                                                                                                        Domanda: Come si distingue fra Mahayana, o grande veicolo, e Hinayana, o piccolo veicolo?

                                                                                                                                                                          Risposta: Comunemente parlando si denotano i sutra Agama come Hinayana e i sutra della Ghirlanda di fiori, Corretti ed equi, della Saggezza, del Loto e del Nirvana come Mahayana. Ovvero si potrebbe dire che i sutra che spiegano i sei mondi, o regni dell’esistenza, inferiori, sono Hinayana e che quelli che spiegano i Dieci mondi sono Mahayana. In aggiunta a tali punti di vista, se si discutono i princìpi del vero insegnamento per come sono rivelati nel Sutra del Loto, si può dire che tutti i sutra mahayana predicati nei quarant’anni e più che hanno preceduto la predicazione del Sutra del Loto devono essere definiti Hinayana, o del piccolo veicolo, e il Sutra del Loto deve essere definito Mahayana.

                                                                                                                                                                            Domanda: Le varie scuole designano tradizionalmente il particolare sutra sul quale si basano come “vero Mahayana” e i sutra sui quali si basano le altre scuole come “Mahayana provvisorio”. Così, una persona di scarsa erudizione come me trova assai difficile determinare come stanno le cose. Ma non ho mai sentito chiamare “Hinayana” gli altri sutra mahayana, se paragonati al Sutra del Loto. Quali passi puoi citare per avvalorare questo punto di vista?

                                                                                                                                                                              Risposta: Nell’esporre le loro dottrine le varie scuole entrano in conflitto su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. E adesso in particolare, nell’Ultimo giorno della Legge, sia nella cerchia dei monaci sia fra i laici, si trovano persone che mettono al primo posto ciò che è sbagliato e all’ultimo ciò che è giusto, al punto che giusto e sbagliato non si riescono più a distinguere e l’ignorante non può far altro che lamentarsi. Comunque, proviamo a usare la saggezza che abbiamo e a esaminare il passo [del Sutra degli Innumerevoli significati nel quale il Budda] afferma chiaramente: «In questi quarant’anni e più non ho ancora rivelato la verità». Se non troviamo asserzioni che invalidino questo passo, allora non dovremmo dare alcun credito a ciò che gli altri possono dire riguardo a ciò che è giusto o sbagliato.

                                                                                                                                                                                Inoltre, riguardo al fatto che, in paragone al Sutra del Loto, gli altri sutra mahayana andrebbero definiti Hinayana, non occorre che mi affanni a trovare una mia risposta. Il capitolo “Espedienti” del Sutra del Loto afferma: «Il Budda stesso dimora nel grande veicolo, […]. Egli stesso testimonia la via insuperata, il grande veicolo, la Legge in cui tutte le cose sono uguali. Se impiegassi il piccolo veicolo per convertire una sola persona, sarei colpevole di avarizia, ma tale cosa sarebbe impossibile»19.

                                                                                                                                                                                  Il significato di questo passo è che tutti gli altri sutra diversi dal Loto sono da considerare Hinayana, o piccolo veicolo. E nel capitolo “Durata della vita” il Budda parla di coloro che «aspirano a insegnamenti inferiori»20. Questi passi stanno tutti dicendo che i sutra diversi dal Sutra del Loto, quelli predicati «in questi quarant’anni e più» sono tutti da considerare Hinayana.

                                                                                                                                                                                    T’ien-t’ai e Miao-lo nei loro commentari designano i sutra predicati nei quarant’anni e più che hanno preceduto la predicazione del Sutra del Loto come Hinayana. Ma i capi delle altre scuole forse non sono disposti ad accettare le loro parole in proposito e perciò ho citato altri passi dai sutra stessi.

                                                                                                                                                                                      In quarto luogo, chiarirò perché si dovrebbero mettere da parte i sutra provvisori e aderire ai sutra o agli insegnamenti veri.

                                                                                                                                                                                        Domanda: Che prove documentarie puoi addurre?

                                                                                                                                                                                          Risposta: Ci sono dieci passi che lo provano. Il Sutra del Loto dice: «Desiderano abbracciare soltanto il sutra del grande veicolo, non accettando un solo verso degli altri sutra».21 (Questo è il primo passo).

                                                                                                                                                                                            Il Sutra del Nirvana dice: «Affidatevi ai sutra completi e definitivi, non a quelli incompleti e non definitivi». (Quelli predicati nei quarant’anni e più prima del Sutra del Loto sono sutra incompleti e non definitivi. Questo è il secondo passo).

                                                                                                                                                                                              Il Sutra del Loto dice: «Questo sutra è difficile da sostenere; se qualcuno potrà sostenerlo anche solo per un breve tempo, certo io ne gioirò e così faranno tutti gli altri Budda. Chi è in grado di fare questo si guadagna la stima dei Budda. Questo si intende per valore, questo si intende per diligenza. Questo si chiama osservare i precetti e praticare la dhuta».22 (Nell’Ultimo giorno della Legge non vi è più l’osservanza dei precetti come nei quarant’anni e più prima del Sutra del Loto. Sostenere il Sutra del Loto costituisce la sola “osservanza dei precetti”. Questo è il terzo passo).

                                                                                                                                                                                                Il Sutra del Nirvana afferma: «Chi è negligente nei confronti [degli insegnamenti] dei veicoli può veramente essere definito negligente, ma chi è negligente nel mantenere i precetti non può essere chiamato negligente. Se i bodhisattva e i mahasattva non sono pigri e indolenti nella mente riguardo al grande veicolo, allora possono essere chiamati osservanti dei precetti. Per custodire la Legge corretta essi si bagnano nelle acque del grande veicolo. Perciò, sebbene possa sembrare che i bodhisattva violino i precetti, non possono essere chiamati negligenti». (Questo passo si riferisce alla propagazione e trasmissione dei precetti del Sutra del Loto. Questo è il quarto passo).

                                                                                                                                                                                                  Nel quarto volume del Sutra del Loto si legge: «Il Sutra del Loto della Legge meravigliosa […] tutto ciò che hai esposto è la verità!»23. (Questo passo è la convalida della verità del sutra da parte del Budda Molti Tesori. Questo è il quinto passo).

                                                                                                                                                                                                    Nell’ottavo volume del Sutra del Loto, il Bodhisattva Virtù Universale formula questo voto: «E dopo l’estinzione del Tathagata, farò in modo che [il Sutra del Loto] sia propagato in tutto Jambudvipa e che non abbia mai fine»24. (Questo è il sesto passo).

                                                                                                                                                                                                      Nel settimo volume del Sutra del Loto si afferma: «Dopo la mia estinzione, nell’ultimo periodo di cinquecento anni, dovrai diffonderlo in tutto Jambudvipa e non permettere mai che [la sua diffusione] sia interrotta»25. (Questo è il voto del Tathagata Shakyamuni. Questo è il settimo passo).

                                                                                                                                                                                                        Nel quarto volume del Sutra del Loto, è spiegata con queste parole la ragione per cui il Tathagata Molti Tesori e i Budda delle dieci direzioni si sono radunati: «Ciascuno di loro […] giungendo in questo luogo per assicurare che la Legge duri a lungo nel tempo»26. (Questo è l’ottavo passo).

                                                                                                                                                                                                          Il settimo volume del Sutra del Loto spiega come i devoti del Sutra del Loto dovrebbero comportarsi: «Dopo l’estinzione del Tathagata, voi con tutto il cuore dovete accettarlo, sostenerlo, leggerlo, recitarlo, esporlo, predicarlo, trascriverlo e praticarlo come ho insegnato. In una qualsiasi delle diverse terre, […] ovunque i rotoli dei sutra vengano custoditi, sia in un giardino, in una foresta, sotto un albero, in un monastero, nella dimora di laici vestiti di bianco, nei palazzi, in vallate montane, sia in luoghi selvaggi e deserti, in uno qualsiasi di questi luoghi bisognerebbe erigere torri e fare offerte. Perché? Sappiate che tali posti sono i luoghi della pratica religiosa. In tali luoghi i Budda hanno conseguito la suprema perfetta illuminazione»27. (Questo è il nono passo).

                                                                                                                                                                                                            E il nono volume del Sutra del Nirvana, parlando della propagazione del Sutra del Loto, afferma: «Dopo che sarò entrato nel nirvana, negli ultimi ottant’anni prima che il corretto insegnamento si estingua, a quel tempo questo sutra sarà ampiamente propagato in tutto Jambudvipa. In quell’epoca ci saranno monaci malvagi che ruberanno questo sutra e lo divideranno in molte parti, perdendo così il colore, l’aroma e il gusto dell’insegnamento corretto che esso contiene. Questi uomini malvagi leggeranno e reciteranno questo sutra, ma ignoreranno e metteranno da parte i princìpi profondi e vitali che il Tathagata ha esposto in esso, per sostituirli con fiorita retorica e chiacchiere senza senso. Staccheranno la prima parte del sutra per attaccarla alla fine, strapperanno la parte finale per metterla all’inizio, metteranno la fine e l’inizio nel mezzo, e la parte di mezzo all’inizio o alla fine. Sappiate che questi monaci malvagi sono i compagni del diavolo. […]

                                                                                                                                                                                                              «Per esempio, le lattaie spesso aggiungono una grande quantità d’acqua al loro latte. E questi monaci malvagi fanno pressoché la stessa cosa. Essi mescolano qua e là massime secolari, presentando così visioni errate dei sutra e rendendo impossibile a un gran numero di esseri viventi esporre il sutra correttamente, copiarlo correttamente, apprenderlo correttamente, onorarlo, lodarlo, fare offerte a esso e tributargli rispetto. Poiché questi monaci malvagi sono interessati solo a ottenere seguito e profitto, sono incapaci di propagare ampiamente questo sutra. Toccano ben poche località nei loro viaggi di propagazione, dei quali non vale nemmeno la pena di parlare. Le lattaie in miseria vanno di luogo in luogo a vendere il loro latte annacquato, ma, anche se esso può essere usato per preparare una sbobba, non avrà il vero sapore del latte. E questa scrittura del grande veicolo, questo Sutra del Grande nirvana è la stessa cosa. Man mano che passa da un luogo all’altro si diluisce sempre di più, diventa sempre più insipido fino a non avere più alcun sapore.

                                                                                                                                                                                                                «Ma, anche se non ha alcun sapore, è ancora mille volte superiore agli altri sutra, proprio come il sapore del latte annacquato è mille volte superiore ai sapori amari. Perché? Perché questa scrittura del grande veicolo, questo Sutra del Grande nirvana è il migliore di tutti i sutra che il Budda ha predicato per i suoi discepoli ascoltatori della voce». (Questo è il decimo passo).

                                                                                                                                                                                                                  Domanda: Ci viene detto di scartare i sutra incompleti e non definitivi e aderire a quelli completi e definitivi. Ma che dire di quei sutra come il Sutra dell’Insegnamento completo e definitivo sulla perfetta illuminazione o il Sutra della Grande sommità del capo del Budda sul significato completo e definitivo della pratica della causa segreta del Tathagata28, che sono mahayana e contengono nel titolo le parole “completo e definitivo”? Possiamo fare affidamento su di essi?

                                                                                                                                                                                                                    Risposta: Le parole “completo e definitivo” o “incompleto e non definitivo” hanno un diverso significato a seconda del contesto. Paragonate alle dichiarazioni delle persone dei due veicoli e dei bodhisattva, che sono incomplete e non definitive, tutte le dichiarazioni fatte dal Budda durante la sua vita di predicazione vanno considerate complete e definitive. Fra le dichiarazioni del Budda, i sutra hinayana sono incompleti e non definitivi, mentre i sutra mahayana sono completi e definitivi. Tra i sutra mahayana, quelli predicati nei quarant’anni e più, prima del Sutra del Loto, sono incompleti e non definitivi, mentre il Sutra del Loto, il Sutra del Nirvana e il Sutra di Mahavairochana sono completi e definitivi.

                                                                                                                                                                                                                      Per quanto riguarda sutra come il Sutra della Perfetta illuminazione e il Sutra della Grande sommità del capo del Budda, paragonati ai sutra hinayana o ai sutra nei quali per conseguire la Buddità occorrono innumerevoli kalpa di pratiche religiose, che sono sutra incompleti e non definitivi, essi possono essere considerati completi e definitivi. Ma paragonati al Sutra del Loto sono incompleti e non definitivi.

                                                                                                                                                                                                                        Domanda: I fondatori delle varie scuole diverse da quelle Tendai e della Vera parola, come la scuola della Ghirlanda di fiori, delle Caratteristiche dei dharma e dei Tre trattati, studiavano tutti il particolare o i particolari sutra sui quali si basavano, e credevano di averne compreso il profondo significato. Pensi che lo avessero davvero compreso?

                                                                                                                                                                                                                          Risposta: Nel caso della scuola della Ghirlanda di fiori, essa usa il Sutra della Ghirlanda di fiori come pietra di paragone per valutare gli altri sutra, che considera espedienti per guidare le persone verso il Sutra della Ghirlanda di fiori.

                                                                                                                                                                                                                            La scuola delle Caratteristiche dei dharma colloca i sutra Agama e della Saggezza in una categoria inferiore e considera i sutra della Ghirlanda di fiori, del Loto e del Nirvana sullo stesso livello del Sutra dei Profondi segreti, in quanto tutti insegnano la dottrina della Via di mezzo. Ma, poiché i sutra del Loto e del Nirvana rivelano meramente che una sola categoria di persone [quella dei due veicoli degli ascoltatori della voce e dei risvegliati all’origine dipendente] può conseguire la Buddità, essi sono considerati incompleti e non definitivi, mentre il Sutra dei Profondi segreti, che analizza le cinque categorie nelle quali gli esseri vanno suddivisi29 a seconda della loro natura innata, è considerato completo e definitivo.

                                                                                                                                                                                                                              La scuola dei Tre trattati divide tutti i sutra predicati dal Budda nel corso della sua vita in due categorie [quelli predicati per le persone dei due veicoli e quelli per i bodhisattva]. Ma non cerca di determinare la profondità relativa delle opere che appartengono all’ultima categoria, quella dei sutra mahayana, sebbene ritenga particolarmente affidabili i sutra della Saggezza.

                                                                                                                                                                                                                                I fondatori di queste varie scuole molto probabilmente appartenevano ai quattro ordini di bodhisattva e senza dubbio avevano le loro ragioni per queste decisioni. Non sta a me quindi esprimere un giudizio sulla loro correttezza.

                                                                                                                                                                                                                                  Detto questo, allo scopo di chiarire i miei stessi dubbi sulla questione vorrei mettere da parte per il momento le diverse interpretazioni di questi maestri, ed esaminare i vari sutra sui quali basano i loro insegnamenti.

                                                                                                                                                                                                                                    Del Sutra della Ghirlanda di fiori esistono le due “vecchie traduzioni”, rispettivamente in cinquanta e in sessanta volumi, e le “nuove traduzioni”, in ottanta e in quaranta volumi. Ma, in nessuna di esse, a differenza di ciò che accade per i sutra del Loto e del Nirvana, si trova qualche passo che indichi che tutti gli altri sutra predicati dal Budda durante la sua vita sono da considerare espedienti che guidano verso il Sutra della Ghirlanda di fiori. Inoltre, sebbene il Sutra della Ghirlanda di fiori descriva i quattro veicoli degli ascoltatori della voce, dei risvegliati all’origine dipendente, dei bodhisattva e del Budda, per quanto riguarda il veicolo del Budda esso non espone in alcun punto la dottrina del mutuo possesso dei Dieci mondi, né rivela che il Budda ottenne l’illuminazione in un passato inconcepibilmente remoto. I maestri successivi hanno semplicemente sostenuto la teoria delle cinque categorie degli insegnamenti, assegnando tutti gli altri vari sutra all’una o all’altra delle prime quattro categorie, e trattandoli come espedienti che guidano verso il Sutra della Ghirlanda di fiori.

                                                                                                                                                                                                                                      Nel caso della scuola delle Caratteristiche dei dharma, quando gli studiosi sostennero la loro teoria degli insegnamenti dei tre periodi, misero il Sutra del Loto nella stessa categoria del Sutra dei Profondi segreti [come testo che insegna la dottrina della Via di mezzo]. Ma, se esaminiamo i cinque volumi del Sutra dei Profondi segreti, non troviamo alcuna menzione del Sutra del Loto come testo che espone la Via di mezzo.

                                                                                                                                                                                                                                        Per quanto riguarda la scuola dei Tre trattati, quando essa postula la teoria delle due categorie in cui vanno divisi i sutra, assegna i sutra della Ghirlanda di fiori, del Loto e altri alla seconda categoria, quella dei sutra predicati per i bodhisattva, collocandoli così nella stessa categoria dei sutra della Saggezza. Ma, quando esaminiamo il testo delle vecchie e delle nuove traduzioni del Sutra della Grande saggezza30, non troviamo alcun passo che indichi che questo sutra appartiene alla stessa categoria dei sutra del Loto e del Nirvana.

                                                                                                                                                                                                                                          Per quanto riguarda poi le affermazioni che il Sutra della Ghirlanda di fiori rappresenta un insegnamento che conduce all’illuminazione “immediata” e che il Sutra del Loto conduce a un’illuminazione “graduale”, non si tratta altro che di illusioni degli studiosi successivi e non dell’insegnamento del Budda.

                                                                                                                                                                                                                                            Nel caso del Sutra del Loto, però, il Sutra degli Innumerevoli significati, che serve da introduzione al Sutra del Loto, stabilisce un periodo di tempo ben definito, “in questi quarant’anni e più”, e cita i nomi dei maggiori sutra, della Ghirlanda di fiori, Corretti ed equi e della Saggezza, nei quali, come afferma chiaramente, [il Budda] “non ha ancora rivelato la verità”. E, nel Sutra del Loto stesso, che costituisce la principale esposizione della dottrina, quando il Budda chiarisce la superiorità comparativa dei vari sutra predicati nel corso della sua vita, egli pronuncia queste auree parole: «Ho predicato un numero incalcolabile di sutra, migliaia, decine di migliaia, milioni. Tra quelli che ho predicato, che ora predico e che predicherò…». E quando prosegue affermando che «questo Sutra del Loto è il più difficile da credere e il più difficile da comprendere», il Budda Molti Tesori, emergendo dalla terra, testimonia la verità delle parole di Shakyamuni, dicendo: «Il Sutra del Loto della Legge meravigliosa […] tutto ciò che hai esposto è la verità!». E i Budda delle dieci direzioni che sono emanazioni del Budda Shakyamuni si radunano insieme in un unico punto ed estendono le loro lingue in alto, fino al cielo di Brahma [per testimoniare il loro assenso].

                                                                                                                                                                                                                                              Ora, sulla base di queste prove, vorrei permettermi di tirare le mie conclusioni. Fra i più di cinquemila o settemila volumi di sutra introdotti in Cina e in Giappone, o tra gli altri che possono esistere in India o nei palazzi dei re draghi o nel cielo dei quattro re celesti, o fra i sutra che furono predicati dai sette Budda del passato o che non furono raccolti da Ananda, di tutti questi sutra numerosi come i granelli di polvere dei mondi delle dieci direzioni, a me è chiaro quali sono superiori e quali inferiori, quali profondi e quali superficiali, quali facili e quali difficili, come se fossero qui nel palmo della mia mano. Come potrebbero queste “incalcolabili migliaia, decine di migliaia, milioni” di sutra non comprendere tutti i sutra predicati dal Tathagata Shakyamuni? E come potrebbe esistere un sutra che non è compreso nel periodo di tempo indicato dalla dichiarazione del Budda riguardo ai sutra che «io ho predicato, che ora predico e che predicherò»?

                                                                                                                                                                                                                                                È mio desiderio che le persone di quest’ultima epoca mettano da parte le argomentazioni deboli e le asserzioni insensate dei fondatori delle varie scuole e ripongano fede nelle argomentazioni forti e nelle dichiarazioni sensate di Shakyamuni, Molti Tesori e dei Budda delle dieci direzioni. Perché dovrebbero dare la precedenza alle idee distorte di questi eruditi delle varie scuole dei giorni nostri, perché dare fiducia a questi capi ignoranti dell’epoca presente, perché affidarsi a persone che hanno scartato i sutra e i commentari?

                                                                                                                                                                                                                                                  Perciò, quando il Budda nelle sue ultime ore nel boschetto di alberi di sal predicò il Sutra del Nirvana, in cui chiese di trasmettere il Sutra del Loto, egli rivolse queste parole finali al Bodhisattva Kashyapa: «Affidatevi alla Legge, non alla persona; affidatevi al significato dell’insegnamento, non alle parole; affidatevi alla saggezza, non al pensiero discriminante; affidatevi ai sutra completi e definitivi, non a quelli incompleti e non definitivi».

                                                                                                                                                                                                                                                    Osservando la situazione del mondo attuale vedo che, anche se le persone pretendono che i capi delle loro particolari scuole siano i primi nella saggezza acquisita con l’ottenimento dell’illuminazione attraverso la meditazione, questi capi non esortano i comuni membri non illuminati del loro seguito ad affidarsi ai veri sutra e riporre fede nei loro insegnamenti. Invece si appigliano a sutra come quello della Meditazione che sono incompleti e non definitivi, dichiarando che rappresentano un insegnamento adatto alla nostra epoca e alle capacità delle persone; mettono da parte i sutra del Loto e del Nirvana, che sono completi e definitivi, parlandone male, affermando che i loro princìpi sono troppo profondi e che si tratta di sutra troppo difficili da comprendere. Non stanno forse rivoltandosi contro le ultime parole pronunciate dal Tathagata prima di morire, quando di fatto affermano che “si dovrebbe affidarsi alla persona e non alla Legge, affidarsi alle parole e non al significato, affidarsi al pensiero discriminante e non alla saggezza, affidarsi ai sutra incompleti e non definitivi e non a quelli completi e definitivi”?

                                                                                                                                                                                                                                                      Spero sinceramente che le persone di buon senso riflettano attentamente su tale questione.

                                                                                                                                                                                                                                                        Adesso sono trascorsi duemiladuecento anni da quando il Tathagata si è estinto. Dopo che i suoi discepoli, Manjushri, Mahakashyapa e Ananda, si furono radunati per mettere in ordine i sutra, i quattro ordini di bodhisattva apparvero uno dopo l’altro e scrissero trattati per spiegare il significato dei sutra, e adesso sono arrivati questi eruditi dell’ultima epoca che, poco a poco, hanno introdotto errori nella tradizione.

                                                                                                                                                                                                                                                          Inoltre, fra i traduttori dei testi sacri, c’erano quelli che non avevano una perfetta conoscenza del sanscrito o del cinese e quelli che, abituati dalle vite precedenti agli insegnamenti provvisori, distorcevano il significato dei sutra e dei trattati riguardanti il vero insegnamento in modo che si accordassero al significato dei sutra e dei trattati provvisori. Analogamente, fra i maestri buddisti della Cina c’erano quelli che, abituati agli insegnamenti provvisori conosciuti nelle esistenze passate, trovavano più congeniali al loro modo di pensare i sutra e i trattati provvisori e rifiutavano di accettare i princìpi dei veri sutra. Quando s’imbattevano in passi anche minimamente diversi dalle loro idee in materia, cambiavano la costruzione logica del passo e ne davano un’interpretazione distorta che si accordasse con i propri princìpi. E, anche se in seguito giungevano a comprendere la verità sulla questione, siccome pensavano alla propria reputazione, o avevano in mente il profitto, o non volevano contraddire le propensioni dei loro sostenitori laici, non abbandonavano le scuole che aderivano agli insegnamenti provvisori per aderire a quelle che sostenevano il vero insegnamento.

                                                                                                                                                                                                                                                            Al giorno d’oggi le persone, preti e laici, nella loro ignoranza non riescono a distinguere ciò che è giusto o sbagliato in materia, ma si limitano ad affidarsi alla persona invece che alla Legge. Anche davanti a una dottrina malvagia preferiscono conformarsi ai princìpi errati della maggioranza, piuttosto che affidarsi alle dichiarazioni vere di un’unica persona. Di conseguenza le capacità della maggior parte di loro non fanno che condurle sul sentiero della ripetuta trasmigrazione nei regni inferiori dell’esistenza. Sebbene tali persone sperino di trovare una via per sfuggire a questi regni, la maggior parte continua ad affidarsi ai sutra provvisori. Purtroppo dunque, che si sforzino di far bene o di far male, saranno oppressi dal peso del loro cattivo karma e troveranno difficile sfuggire alle sofferenze di nascita e morte.

                                                                                                                                                                                                                                                              Comunque sia, le persone comuni del mondo attuale, anche se dovesse costar loro la vita in questa esistenza, dovrebbero affidarsi al passo del volume nove del Sutra del Nirvana che ho citato prima [«Questa scrittura del grande veicolo, questo Sutra del Grande nirvana è il migliore di tutti i sutra che il Budda ha predicato per i suoi discepoli ascoltatori della voce»] e riporre fede nei sutra del Loto e del Nirvana.

                                                                                                                                                                                                                                                                Lo dico perché, anche nelle banali questioni mondane, qualcosa che è stato tramandato per un lungo periodo di tempo sarà pieno di asserzioni false e conterrà poca verità. A maggior ragione sarà così per princìpi tanto profondi come gli insegnamenti del Budda. Nei duemila anni e più dall’estinzione del Tathagata si sono insinuate così tante idee errate negli insegnamenti del Budda che c’è a malapena un’asserzione su diecimila valida dal punto di vista dottrinale.

                                                                                                                                                                                                                                                                  Inoltre, sembrano esservi errori persino in alcuni dei sacri insegnamenti esposti dal Budda nel corso della sua vita. Così, per esempio, il Sutra dell’Osservazione della mente come la terra parla di «semi del Dharma stesso che è libero da efflussi»31. Nel Sutra del Loto della Legge corretta il capitolo “Affidamento” è collocato alla fine del sutra. Il grande commentario all’Abhidharma comprende un passo di sedici caratteri cinesi che non c’era nell’originale32. Il Compendio del Mahayana parla, in una versione [di Hsüan-tsang], di otto livelli di coscienza e, in un’altra [di Paramartha], di nove livelli33. Ci sono discrepanze fra il Trattato sul Sutra del Loto e il Sutra del Loto della Legge meravigliosa34. Il Trattato sul Sutra del Nirvana parla in un passo del «Sutra del Loto contaminato dalle illusioni e dai desideri». La scuola delle Caratteristiche dei dharma afferma che le persone che appartengono al gruppo determinato e quelle prive della natura dell’illuminazione35 non potranno mai conseguire la Buddità. E la scuola del Compendio del Mahayana afferma che il passo del Sutra del Loto in cui si afferma: «Se esclamano anche una sola volta: “Salve Budda!”, allora hanno tutte raggiunto la via del Budda»36 si riferisce al raggiungimento [della via del Budda] in qualche altro tempo. Sono tutti esempi di errori introdotti dai traduttori o dai capi delle scuole buddiste delle epoche successive.

                                                                                                                                                                                                                                                                    In aggiunta a questi, vi sono molti errori nei sutra predicati dal Budda nei quarant’anni e più, prima della predicazione del Sutra del Loto. Che ci siano o no errori anche nei Sutra del Loto e del Nirvana, è chiaro che si dovrebbero mettere da parte queste altre opere predicate nei quarant’anni e più, e affidarsi ai sutra del Loto e del Nirvana. Ho già citato in precedenza le prove sulle quali è basata questa mia affermazione. Chi ripone fede in questi altri sutra erronei come può mai sperare di sfuggire alle sofferenze di nascita e morte?

                                                                                                                                                                                                                                                                      Passerò adesso alla seconda sezione della mia opera nella quale chiarisco l’ascesa e il declino degli insegnamenti del Budda nelle ere successive del Primo, Medio e Ultimo giorno della Legge. A questo riguardo ci sono due questioni da considerare. Primo, dobbiamo chiarire ciò che “durerà a lungo” e ciò che “non durerà a lungo” nell’Ultimo giorno della Legge, secondo i sutra predicati negli oltre quarant’anni prima del Sutra del Loto e i tre sutra della Pura terra. Secondo, dobbiamo chiarire che cosa “durerà a lungo” e che cosa “non durerà a lungo” secondo i sutra del Loto e del Nirvana, e paragonarlo con i tre sutra della Pura terra e gli altri sutra.

                                                                                                                                                                                                                                                                        Primo: chiarire ciò “che durerà a lungo” e ciò che “non durerà a lungo” nell’Ultimo giorno della Legge, secondo i sutra predicati negli oltre quarant’anni prima del Sutra del Loto e i tre sutra della Pura terra.

                                                                                                                                                                                                                                                                          Domanda: Riguardo agli insegnamenti del Budda, si potrebbe ritenere che, indipendentemente dal fatto che si tratti di insegnamenti mahayana o hinayana, superficiali o profondi, superiori o inferiori, se nel praticarli si prende semplicemente in considerazione il tempo e la capacità delle persone, essi produrranno invariabilmente risultati benefici. Tuttavia, se esaminiamo vari sutra come il Sutra del Kalpa della saggezza, il Sutra dei Grandi mezzi e il Sutra della Grande raccolta37, ci viene detto che quando saranno trascorsi i duemila anni e più dopo l’estinzione del Budda, gli insegnamenti di quest’ultimo scompariranno completamente. Le scritture rimarranno, ma non ci sarà più alcuna pratica religiosa, né alcun ottenimento dell’illuminazione. Perciò il Gran Maestro Dengyo nel suo Trattato sulla lampada per l’Ultimo giorno della Legge scrive: «[Dalla morte del Budda] a ora, il ventesimo anno dell’era Enryaku del nostro paese, anno con segno ciclico kanoto-mi [801], sono trascorsi 1750 anni». (Questa è una teoria)38. E, dal ventesimo anno dell’era Enryaku, sono trascorsi ormai 450 anni, dunque siamo già entrati nell’Ultimo giorno della Legge. Così, anche se possono essere rimasti gli insegnamenti del Budda, non ci sono più né pratica né illuminazione. Sembrerebbe perciò che, anche praticando gli insegnamenti del Budda, non si avrebbe più di una possibilità su diecimila di raggiungere la via, non è vero?

                                                                                                                                                                                                                                                                            Per questo nel Sutra del Budda Vita Infinita troviamo un passo che recita: «Nell’epoca futura, la strada delle scritture scomparirà. Io [Shakyamuni], animato da compassione, lascio quest’unico sutra che durerà per cento anni. Se ci saranno esseri viventi che incontreranno questo sutra, allora potranno raggiungere la via in accordo con i loro desideri». Quando esaminiamo questo passo vediamo che, dopo che tutti i sacri insegnamenti esposti dal Tathagata Shakyamuni nel corso della sua vita saranno scomparsi, soltanto il Nembutsu esposto nel Sutra del Budda Vita Infinita rimarrà e recherà meriti e benefici agli esseri viventi.

                                                                                                                                                                                                                                                                              Se esaminiamo i commentari scritti dai capi della scuola della Pura terra con questa idea in mente, vediamo che non vi è nessuno che non la sottoscriva. Così il Maestro di Meditazione Tao-ch’o scrive: «Quest’Ultimo giorno della Legge che abbiamo davanti è un’epoca malvagia e macchiata dalle cinque impurità e solo la dottrina della Pura terra è la strada che permette di entrare [nella via]»39. Il Reverendo Shan-tao proclama: «Nel corso dei diecimila anni [dell’Ultimo giorno della Legge] i tre tesori del Buddismo scompariranno. Solo questo sutra durerà per cento anni»40. E il Gran Maestro Tz’u-en ci assicura che «nei diecimila anni dell’Ultimo giorno della Legge tutti gli altri sutra scompariranno. Rimarrà solo l’insegnamento di Amida che recherà benefici sempre più grandi».41

                                                                                                                                                                                                                                                                                In Giappone il Supervisore dei preti Eshin42, un antico saggio del Monte Hiei, raccolse vari passi chiave dai sacri insegnamenti predicati dal Budda nel corso della sua vita e li compilò in un’opera intitolata I fondamenti per la rinascita nella Pura terra, affinché potessero servire da guida alle persone in quest’ultima epoca. Nella prefazione alla sua opera scrive: «L’insegnamento e la pratica che permettono di rinascere nella Terra della Perfetta Beatitudine sono gli occhi e i piedi43 di coloro che vivono in questa ultima epoca corrotta. Che si tratti di preti o di laici, di persone di elevata o di umile condizione sociale, chi non si rivolgerebbe a essi? Ma i testi degli insegnamenti, sia essoterici sia esoterici, non sono uniformi e ci sono molte pratiche attive e meditative differenti44. Esse possono non presentare alcuna difficoltà alle persone di saggezza acuta e pratica diligente, ma come può addentrarsi in tali questioni una persona caparbiamente ottusa come me?». E in seguito scrive: «Nell’ultima epoca, dopo che la strada delle scritture è scomparsa, sono soprattutto questi insegnamenti che riguardano solo il Nembutsu che molto probabilmente recheranno beneficio agli esseri viventi di quest’epoca corrotta e malvagia».

                                                                                                                                                                                                                                                                                  In generale gli eruditi delle varie scuole concordano su questa opinione. In particolare, tra gli studiosi della scuola Tendai, ce n’è qualcuno che la mette in discussione?

                                                                                                                                                                                                                                                                                    Risposta: Ciascuno dei sutra predicati negli oltre quarant’anni prima del Sutra del Loto fu sempre esposto in accordo con il tempo e le capacità particolari degli ascoltatori, e quindi essi sono adatti a un determinato periodo, dopo di che cessano di esserlo. È probabile, perciò, che cessino di esistere prima dei tre sutra della Pura terra. Questo perché tali sutra in molti casi spiegano come le persone dei tre veicoli, ascoltatori della voce, risvegliati all’origine dipendente e bodhisattva, possono ottenere l’illuminazione nell’esistenza presente. Ma, nell’Ultimo giorno della Legge, pochissime persone possono ottenere l’illuminazione nell’esistenza presente.

                                                                                                                                                                                                                                                                                      Invece, le varie pure terre che si trovano nelle dieci direzioni in molti casi sono assai adatte alle capacità delle persone di quest’ultima epoca. Ciò è particolarmente vero per la Terra di Perfetta Beatitudine situata a ovest, perché è la più vicina a questo mondo di saha e, fra le pure terre, è quella di grado inferiore. Così, giacché il sole sorge a est e tramonta a ovest, molti di questi sutra ci esortano a cercare di rinascere in questo paradiso occidentale.

                                                                                                                                                                                                                                                                                        Scopriamo così che non solo i fondatori e i patriarchi degli insegnamenti della Pura terra esortano le persone ad abbracciare questa dottrina, ma anche T’ien-t’ai e Miao-lo, trattando dei sutra predicati prima del Sutra del Loto, appoggiano temporaneamente questo punto di vista. E non vale soltanto per questi maestri della Cina, in quanto anche Nagarjuna e Vasubandhu ne parlano, sebbene soltanto come uno dei tanti punti di vista possibili.

                                                                                                                                                                                                                                                                                          Inoltre ci sono opere come il Sutra dei Re benevolenti che, si dice, durerà più a lungo dei tre sutra della Pura terra; durerà per ottomila dei diecimila anni che formano l’Ultimo giorno della Legge. Dunque non c’è un’opinione comune su quanto dureranno i sutra predicati prima del Sutra del Loto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                            Secondo, riguardo ai sutra del Loto e del Nirvana e ai tre sutra della Pura terra vorrei considerare quale di questi due gruppi di sutra “durerà a lungo” e quale “non durerà a lungo”.

                                                                                                                                                                                                                                                                                              Domanda: Per quanto riguarda i sutra del Loto e del Nirvana e i tre sutra della Pura terra, quale cesserà di esistere per primo?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                Risposta: I tre sutra della Pura terra molto probabilmente cesseranno di esistere prima dei sutra del Loto e del Nirvana.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Domanda: Come lo sappiamo?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Risposta: Il Sutra degli Innumerevoli significati, riferendosi al gran numero di sutra predicati nei precedenti quarant’anni e più dice: «Non ho ancora rivelato la verità». Perciò, anche se il Sutra del Budda Vita Infinita dice: «Io […] lascio quest’unico sutra che durerà cento anni», queste parole sono tutte meri espedienti, invenzioni. I sutra della Ghirlanda di fiori, Corretti ed equi, della Saggezza, della Meditazione e altri, dicono che si può ottenere la rinascita in un’altra terra, o la Buddità, rapidamente oppure dopo numerosi kalpa. Ma, se esaminiamo queste affermazioni alla luce dei veri princìpi stabiliti nel Sutra degli Innumerevoli significati, allora vedremo che, come il sutra stesso afferma: «Neppure se dovesse trascorrere un infinito e illimitato numero di asamkhya di kalpa, essi saranno in grado di ottenere la suprema illuminazione. Perché […] percorreranno perigliose vie traverse, assaliti da numerosi ostacoli e prove».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                      La rinascita in un’altra terra, così come il conseguimento della Buddità di cui si parla in questi sutra, è qualcosa che viene sempre raggiunto in qualche altro tempo45.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Riguardo a tali sutra, come il Sutra della Grande raccolta e quello del Budda Vita Infinita, la questione di quale durerà e quale cesserà di esistere è una mera asserzione formulata secondo le capacità degli ascoltatori. Questi sutra furono predicati prima che apparisse il Sutra del Loto e in tal senso sono come le dichiarazioni dei maestri non buddisti. Sono paragonabili a fiumi che non affluiscono al mare o a sudditi che non obbediscono al loro sovrano. Il praticarli, anche a prezzo di grandi sofferenze personali, non arrecherà nemmeno una briciola di beneficio, se non si attende la venuta dei sutra del Loto e del Nirvana; sarà come per le pratiche impegnative ma infruttuose dei maestri non buddisti.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Tali pratiche, sia mentre il Budda è ancora nel mondo sia dopo la sua morte, esistono come dottrine, ma senza qualcuno che le metta in pratica. Esistono come pratiche, ma non ci sono prove della loro efficacia.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Ma, anche se gli altri alberi possono perdere le foglie, il pino e il cipresso manterranno le loro chiome, e sebbene le altre piante possano appassire, il bambù rimarrà inalterato. Così è per il Sutra del Loto. Il Budda Shakyamuni affermò che è il supremo fra i sutra predicati nel passato, nel presente e nel futuro. Il Budda Molti Tesori ne testimoniò la verità e gli altri Budda fecero il segno della lingua unicamente «per assicurare che la Legge duri a lungo nel tempo».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Domanda: Che prova hai che, dopo che gli altri sutra avranno cessato di esistere, solo il Sutra del Loto rimarrà?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Risposta: Nel capitolo “Maestro della Legge” del Sutra del Loto, il Budda Shakyamuni stesso, parlando della trasmissione del sutra, dice: «Ho predicato un numero incalcolabile di sutra, migliaia, decine di migliaia, milioni. Tra quelli che ho predicato, che ora predico e che predicherò, questo Sutra del Loto è il più difficile da credere e il più difficile da comprendere».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Questo passo significa che, tra tutti i sutra predicati nei tre periodi di passato, presente e futuro dei cinquant’anni di predicazione del Budda, questo sutra è il supremo. Il Budda sta dicendo che, fra tutti gli ottantamila sacri insegnamenti, egli desidera che questo, in particolar modo, sia preservato nelle epoche future.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Perciò, nel capitolo seguente, il Tathagata Molti Tesori emerge dalla terra e i vari Budda delle dieci direzioni, che sono emanazioni del Budda Shakyamuni, si radunano tutti in un unico luogo. Allora il Tathagata Shakyamuni, inviando questi Budda come suoi messaggeri, li manda a parlare ai bodhisattva, alle persone dei due veicoli, agli esseri umani, agli dèi e agli otto tipi di esseri non umani che riempiono quattrocentodiecimila milioni di nayuta di mondi nelle otto direzioni, dicendo: «La ragione per cui il Tathagata Molti Tesori è emerso dalla terra e questi Budda delle dieci direzioni si sono radunati qui è unicamente di assicurarsi che questa Legge duri a lungo nel tempo. Dopo che tutti gli altri vari sutra predicati nel passato, nel presente e nel futuro avranno cessato di esistere, nel mondo delle cinque impurità che allora sicuramente verrà, quando sarà difficile credere, voglio che facciate voto di propagare questo sutra». A quel tempo i ventimila bodhisattva e le ottocento migliaia di milioni di nayuta di bodhisattva espressero così il loro voto: «Senza curarci dei nostri corpi e delle nostre vite, avremo a cuore solo la via suprema»46. E i bodhisattva numerosi come i granelli di polvere di mille mondi, insieme a Manjushri e agli altri, dissero tutti: «Dopo l’estinzione del Budda […] noi predicheremo sicuramente questo sutra in ogni direzione»47.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Dopodiché, il Budda espose le dieci similitudini riguardo al Sutra del Loto. Nella prima egli paragona i sutra predicati nei precedenti quarant’anni e più a fiumi e ruscelli, e il Sutra del Loto al grande mare. Egli spiega che nella malvagia e confusa ultima epoca, un tempo di grande siccità in cui la società è ormai priva di ogni pudore o coscienza, i fiumi e i ruscelli, paragonabili ai primi quattro dei cinque gusti, potranno seccarsi, ma il Sutra del Loto, paragonabile al grande mare, non diminuirà minimamente. Conclude poi affermando in maniera chiara: «Dopo la mia estinzione, nell’ultimo periodo di cinquecento anni, dovrai diffonderlo in tutto Jambudvipa e non permettere mai che [la sua diffusione] sia interrotta».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Se consideriamo attentamente la formulazione della frase suddetta vedremo che la parola “ultimo” nell’espressione “ultimo periodo di cinquecento anni” indica il periodo dopo che i sutra predicati nei primi quarant’anni e più della vita di predicazione del Budda avranno tutti cessato di esistere. Perciò il Sutra del Nirvana, che riguarda la trasmissione degli insegnamenti del Sutra del Loto, afferma: «L’insuperato insegnamento buddista dovrebbe essere affidato ai bodhisattva. I bodhisattva sono abili nelle domande e nelle risposte e, per questa ragione, il tesoro della Legge potrà durare a lungo nel tempo. Prospererà per infinite migliaia di epoche, sempre più splendente, recando benefici e pace agli esseri viventi».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Questi vari passi indicano tutti che i sutra del Loto e del Nirvana sono sutra che non cesseranno mai di esistere, anche se passassero infinite centinaia di anni. Ma certi studiosi del mondo attuale, che non capiscono il significato di questi passi, suppongono che il quinto periodo di cinquecento anni [in cui la pura Legge sarà oscurata e perduta] menzionato nel Sutra della Grande raccolta, un’opera che appartiene agli insegnamenti provvisori, si riferisca allo stesso periodo, e che i sutra del Loto e del Nirvana cesseranno di esistere allo stesso tempo del Sutra della Grande raccolta. Perciò essi sostengono che questi sutra cesseranno di esistere prima dei tre sutra della Pura terra. Ma sostenere un’asserzione simile significa dimenticare ciò che il Budda ha detto riguardo al Sutra del Loto e alla quantità di tempo che esso durerà rispetto agli altri sutra.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Domanda: Riguardo a ciò che hai appena detto, eruditi come T’an-luan, Tao-ch’o, Shan-tao ed Eshin sostengono che i sutra del Loto e degli insegnamenti della Vera parola non sono adatti per questa nostra ultima epoca. Così, basandosi su tale interpretazione, Genku48 e i discepoli da lui convertiti definiscono gli insegnamenti del Loto e della Vera parola “pratiche diverse”, rifuggendoli in quanto “via difficile da praticare”, e ne insultano i devoti chiamandoli banda di ladri, marmaglia, gente dalle idee malvagie. Affermano che tali insegnamenti sono come le scarpe del proprio nonno (l’opinione di Shoko-bo) o pretendono che valgano meno delle canzoni e della musica degli strumenti a corda (l’opinione di Namu-bo). E, indagando sul motivo di queste loro opinioni, si scopre che sono dovute interamente al fatto che considerano questi insegnamenti inadatti al tempo e alle capacità delle persone di quest’epoca. Qual è il tuo punto di vista su questa interpretazione avanzata da tali studiosi?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Risposta: Il Tathagata Shakyamuni espose vari insegnamenti nei cinquant’anni della sua vita di predicazione. Tali auree parole di quest’unico Budda si dividono in due categorie: l’insegnamento provvisorio e il vero insegnamento. E le parole del Budda indicano chiaramente che si devono accantonare i sutra provvisori e abbracciare i veri sutra.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                A questo riguardo il Budda disse: «Se avessi magnificato soltanto il veicolo del Budda, gli esseri viventi sprofondati nella sofferenza [sarebbero stati incapaci di credere in questa Legge]»49. E, poiché temeva che ciò si verificasse, nei primi quarantadue anni della sua vita di predicazione egli espose i sutra provvisori. Però disse anche: «Se impiegassi il piccolo veicolo per convertire anche una sola persona, sarei colpevole di avarizia». E così, per evitare un simile errore, dichiarò: «Il mio obiettivo fondamentale è di guidarli [gli esseri viventi] al grande veicolo»50 e di conseguenza predicò per loro il Sutra del Loto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Quando il Budda però giunse a predicare il Sutra del Nirvana, promise che, anche se egli si sarebbe estinto, avrebbe inviato di certo i quattro ordini di saggi nel mondo a propagare le dottrine degli insegnamenti provvisori e veri.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Così, ottocento anni dopo la morte del Tathagata, apparve nel mondo il Bodhisattva Nagarjuna che scrisse il suo Commentario al Sutra dei Dieci stadi e altri trattati sugli insegnamenti provvisori, descrivendo i concetti dei sutra della Ghirlanda di fiori, Corretti ed equi e della Saggezza; egli scrisse anche il Trattato sulla grande perfezione della saggezza per chiarire la distinzione tra i sutra della Saggezza e il Sutra del Loto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Novecento anni dopo la morte del Tathagata apparve nel mondo il Bodhisattva Vasubandhu che scrisse Il tesoro dell’Abhidharma per esporre i concetti del piccolo veicolo, il Trattato sulla dottrina della coscienza come unica realtà per descrivere le dottrine dei sutra Corretti ed equi e infine il Trattato sulla natura di Budda che analizza le idee dei sutra del Loto e del Nirvana e chiarisce la distinzione tra sutra “completi e definitivi” e sutra “incompleti e non definitivi”. Dunque, nessuno di loro osò violare la promessa fatta dal Budda appena prima che questi morisse.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Ma, se consideriamo gli studiosi delle epoche più tarde e i traduttori delle opere buddiste, vediamo che molti di loro aderiscono unicamente ai sutra provvisori. Perciò distorcono il significato dei sutra del vero insegnamento, accomunandoli indistintamente ai sutra provvisori, e commettendo l’errore di confondere e mescolare gli insegnamenti provvisori e quelli veri.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Inoltre, se consideriamo i maestri mediocri degli ultimi tempi, vediamo che tendono ad assumere come fondamento dottrinale il particolare sutra su cui si basano, e a trattare tutti gli altri sutra come opere provvisorie; così facendo deviano sempre di più dalla vera intenzione del Budda.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Tuttavia si dovrebbe osservare che, dei tre studiosi della Pura terra, T’an-luan, Tao-ch’o e Shan-tao, i primi due, basandosi sul Commentario al Sutra dei Dieci stadi, stabilirono le duplici categorie degli insegnamenti difficili da praticare e di quelli facili da praticare, e delle dottrine della Sacra via e di quelle della Pura terra. Se nel farlo fossero andati contro l’intenzione del Commentario al Sutra dei Dieci stadi e avessero incluso il Sutra del Loto e le dottrine della Vera parola nelle categorie di ciò che è difficile da praticare o facile da praticare, allora si potrebbe dire che le loro asserzioni non meritavano di essere credute. Ma, se esaminiamo il Commentario al “Trattato sulla Pura terra” di T’an-luan e la Raccolta di saggi sul Mondo di Pace e Beatitudine di Tao-ch’o, vediamo che nel complesso essi non violano l’intenzione del Commentario al Sutra dei Dieci stadi.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Il Reverendo Shan-tao si basò sui tre sutra della Pura terra e sostenne la pratica di invocare il nome del Budda Amida, l’unica pratica e l’unico voto51 che, secondo lui, avrebbe portato alla rinascita nella Pura terra.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                A quel punto gli studiosi della scuola del Compendio del Mahayana delle dinastie Liang, Ch’en, Sui e T’ang insistettero tutti che la rinascita nella Pura terra di cui si parlava nei vari sacri insegnamenti esposti dal Budda nella sua vita di predicazione si riferiva alla rinascita in qualche altro tempo futuro. Ma ciò contrastava con l’opinione del Reverendo Shan-tao e, perciò, egli attaccò tali studiosi della scuola del Compendio del Mahayana paragonandoli a una banda di ladri, perché rubavano ai credenti il beneficio di rinascere nella Pura terra nell’esistenza immediatamente successiva. Egli criticò anche le pratiche sostenute dagli studiosi del Compendio del Mahayana come una via difficile da praticare, perché sembrava che fosse necessario svolgere diecimila pratiche diverse prima di poter raggiungere il proprio scopo originario di rinascere nella Pura terra.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Così, quando Shan-tao rimproverava questi studiosi, lamentava che «neanche una persona su mille»52 avrebbe potuto ottenere la rinascita attraverso la loro dottrina. Va osservato però che, quando il Reverendo Shan-tao si riferisce a queste pratiche diverse delle altre scuole, egli non osa mai includervi il Sutra del Loto e gli insegnamenti della Vera parola.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Il Supervisore del clero Genshin del Giappone era un discepolo del Gran Maestro Jie, il diciottesimo capo dei preti del Monte Hiei, e scrisse molte opere, tutte mirate a diffondere gli insegnamenti del Sutra del Loto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Quando scrisse l’opera nota come I fondamenti per la rinascita nella Pura terra, la sua intenzione era mettere in luce che, nei vari sutra esposti nei quarant’anni e più della vita di predicazione del Budda, venivano stabiliti due scopi: la rinascita in un’altra terra e il conseguimento della Buddità. Ed egli sottolineava che, al contrario del conseguimento della Buddità, che è difficile da raggiungere, la rinascita in una pura terra si raggiunge facilmente. Tra le azioni che conducono al raggiungimento di questa rinascita egli riteneva che il Nembutsu, cioè il meditare sul Budda Amida con la mente che aspira all’illuminazione, fosse quella di maggior valore.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Così nella decima grande sezione di I fondamenti per la rinascita nella Pura terra dal titolo “Domande e risposte a scopo di chiarimento”, nel settimo capitolo che tratta della superiorità comparativa fra le varie pratiche religiose, egli designa il Nembutsu come quella suprema. Ma in seguito, quando giunge a paragonare [i benefici del] Nembutsu, la pratica suprema fra quelle descritte nei sutra predicati prima del Sutra del Loto, con i benefici che si acquisiscono attraverso un singolo istante di fede e comprensione nel Sutra del Loto, per decidere quali fossero superiori, egli osserva che i benefici acquisiti attraverso un singolo istante di fede e comprensione nel Sutra del Loto sono cento, mille, diecimila volte più grandi di quelli acquisiti attraverso la totale concentrazione sul Nembutsu.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Perciò si dovrebbe comprendere che lo scopo di I fondamenti per la rinascita nella Pura terra è di mettere in rilievo come [i benefici del] Nembutsu, la suprema delle pratiche esposte nei sutra precedenti, vadano paragonati ai benefici che si acquisiscono attraverso la più infima delle pratiche contenute nel Sutra del Loto53. Il libro fu scritto per guidare le persone alla pratica del Sutra del Loto. Di conseguenza, dopo che Genshin ebbe completato la stesura di I fondamenti per la rinascita nella Pura terra egli scrisse I fondamenti dell’insegnamento dell’unico veicolo, nel quale descrisse la sua illuminazione personale, spiegando che essa era basata sul Sutra del Loto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Ma Genku e i seguaci che egli convertì non capirono queste cose e fecero d’ogni erba un fascio, accomunando il Sutra del Loto e gli insegnamenti della Vera parola alla via difficile da praticare, alla Sacra via, e alle pratiche diverse – cioè le categorie di insegnamenti che i tre studiosi cinesi della Pura terra, T’an-luan, Tao-ch’o e Shan-tao refutavano – e agli insegnamenti essoterici ed esoterici ai quali si riferiva Genshin nella prefazione di I fondamenti per la rinascita nella Pura terra54. Così fecero apparire i tre studiosi cinesi e Genshin come denigratori del Sutra del Loto e degli insegnamenti della Vera parola55.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Inoltre, essi avevano convertito al loro modo di pensare tutti i preti e i credenti laici del Giappone, indottrinandoli in modo che credessero che il Sutra del Loto e gli insegnamenti della Vera parola non erano adatti ai tempi e alle capacità delle persone, e impedendo così sia ai laici sia a coloro che avevano lasciato la vita familiare di stabilire una relazione con il Sutra del Loto e gli insegnamenti della Vera parola.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Non sono forse proprio queste le persone delle quali il Budda aveva predetto l’apparizione quando disse: «In quell’epoca malvagia ci saranno monaci di saggezza perversa, adulatori e sleali»56? Come possono sfuggire all’accusa di aver commesso l’errore a cui si riferiva il Budda quando disse: «Distruggerà immediatamente tutti i semi per divenire Budda in questo mondo»57?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Oltre a ciò, Genku paragonò gli uomini dei rami della Montagna e del Tempio della scuola Tendai58, del To-ji e degli insegnamenti Tendai [esoterici]59, e tutte le altre persone che in Giappone praticavano il Sutra del Loto e le dottrine della Vera parola a una banda di ladri, marmaglia, persone dalle idee malvagie. Quanti kalpa dovrà soffrire prima di aver scontato una colpa così grave?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Nel capitolo “Il maestro della Legge” del Sutra del Loto, il Budda descrive la colpa commessa da coloro che insultano i sostenitori del sutra dicendo: «Se una persona malvagia con malanimo comparisse davanti al Budda, lo maledicesse e lo ingiuriasse ininterrottamente per un intero kalpa, la sua offesa sarebbe ancora alquanto lieve. Ma se una persona pronunciasse una sola parola malvagia per maledire e diffamare i laici, i monaci o le monache che leggono e recitano il Sutra del Loto, la sua offesa sarebbe molto grave»60. E se già la colpa di insultare un sostenitore del sutra è così grave, quanto lo sarà quella di chi scrive un libro che induce all’insulto tutto il popolo del Giappone?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      E che dire della colpa di qualcuno che dichiara che neanche una persona su mille otterrà mai la salvezza attraverso questo sutra, insinuando così dubbi nella mente di coloro che praticano il Sutra del Loto? O della colpa di qualcuno che offende la Legge, dicendo che si dovrebbe mettere da parte questo sutra e invece riporre fede nei sutra provvisori come il Sutra della Meditazione?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Il mio appello è che tutti questi monaci, monache, laici e laiche che si sono convertiti alle dottrine di Genku gettino via sommariamente gli insegnamenti errati esposti in Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa e ripongano invece immediatamente fede nel Sutra del Loto in modo da poter sfuggire in futuro alle fiamme dell’inferno Avichi!

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Domanda: Quali passi puoi citare come prova che Genku è colpevole di offesa nei confronti del Sutra del Loto?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Risposta: Nel secondo volume del Sutra del Loto si dice: «Chi non riesce ad avere fede e invece offende questo sutra, distruggerà immediatamente tutti i semi per divenire Budda in questo mondo»61. E qualcuno che induce gli altri a mettere da parte il Sutra del Loto sta dando prova di questa mancanza di fede.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Perciò il Bodhisattva Vasubandhu, nel primo volume del suo Trattato sulla natura di Budda, afferma: «Odiare e rifiutare gli insegnamenti mahayana fa di una persona un icchantika, o persona di incorreggibile miscredenza, perché così facendo induce gli esseri viventi a mettere da parte questi insegnamenti». La prova che una persona sta offendendo la Legge risiede nel fatto che sta inducendo a mettere da parte questa Legge o questi insegnamenti.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                E Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa non è forse un libro che induce le persone a mettere da parte il Sutra del Loto? E le ingiunzioni di Genku a “ignorare e abbandonare” il Sutra del Loto non sono forse uguali alle parole “odiare e rifiutare” nel passo che ho appena citato dal Trattato sulla natura di Budda?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Un’ulteriore prova che qualcuno sta offendendo il Sutra del Loto è l’asserire che la spiegazione del sutra, relativa al fatto che anche minuscoli atti di bontà possono condurre al conseguimento della Buddità, equivale ad altre frasi simili che si trovano nei sutra predicati nei precedenti quarant’anni e più, perché riguarda il conseguimento della Buddità in qualche altro tempo. Perciò T’ien-t’ai nel suo commentario afferma: «Se non si ha fede nel fatto che piccoli atti di bontà possono condurre al conseguimento della Buddità, si distruggeranno i semi per divenire Budda in questo mondo»62.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Miao-lo ribadisce la stessa idea, quando dice: «Questo sutra [del Loto] apre i semi della Buddità inerenti negli esseri di ciascuno dei sei sentieri. Ma, se si offende questo sutra, i semi saranno distrutti»63.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Così, stando a ciò che intendono Shakyamuni, il Budda Molti Tesori e i Budda delle dieci direzioni e a ciò che affermano Vasubandhu, T’ien-t’ai e Miao-lo, Genku deve essere considerato una persona che offende la Legge. Dopo tutto, la sua intenzione nello scrivere Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa era evidentemente di incoraggiare le persone a mettere da parte il Sutra del loto e gli insegnamenti della Vera parola. Quindi non c’è dubbio che abbia offeso la Legge.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Veniamo ora alla terza sezione della mia opera, nella quale discuterò l’origine delle offese alla Legge contenute in Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Domanda: Che prova hai che Genku meriti di essere chiamato un denigratore della Legge?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Risposta: Se esaminiamo le affermazioni contenute in Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa vediamo che tutti i sacri insegnamenti della vita di predicazione del Budda vengono divisi in due categorie. Una è chiamata “insegnamenti della Sacra via”, “via difficile da praticare”, o “pratiche diverse”. L’altra è chiamata “insegnamenti della Pura terra”, “via facile da praticare”, o “pratiche corrette”. Di queste due categorie, quella chiamata la Sacra via, difficile da praticare, o delle [pratiche] diverse, si riferisce agli insegnamenti esposti nei sutra della Ghirlanda di fiori, Agama, Corretti ed equi, della Saggezza, del Loto, del Nirvana e di Mahavairochana, mentre quella chiamata Pura terra, facile da praticare, o delle [pratiche] corrette, si riferisce al Nembutsu, o invocazione del nome di Amida e alle altre pratiche descritte nei tre sutra della Pura terra.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Nel far notare l’erroneità della Sacra via, la via difficile da praticare, o delle pratiche diverse, il testo afferma che se le persone comuni di questa nostra ultima epoca svolgono tali pratiche, allora su cento di loro che lo fanno, non più di una o due, e in rari casi, otterrà la salvezza; su mille, non più di tre o cinque, e in rari casi, otterranno la salvezza; e a volte, su mille, neanche una sarà salvata. Il testo si riferisce poi a queste persone chiamandole banda di ladri, marmaglia, persone dalle idee malvagie e dalle pratiche diverse ed errate.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Riguardo all’efficacia della Pura terra, della via facile da praticare, o delle pratiche corrette, il testo asserisce che, se le persone comuni di quest’ultima epoca le svolgono, allora, su dieci che lo fanno, dieci otterranno la rinascita nella Pura terra, e su cento, cento otterranno tale rinascita. Queste sono affermazioni errate che costituiscono un’offesa alla Legge.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Domanda: L’idea di dividere i sacri insegnamenti della vita del Budda in due categorie, la Sacra via e la Pura terra, la via difficile da praticare e la via facile da praticare, le pratiche diverse e le pratiche corrette, e di condannare la Sacra via, la via difficile da praticare, e le pratiche diverse come inadatte all’epoca e alle capacità delle persone, non fu un’idea originale di Genku, ma era stata esposta in precedenza dai tre eruditi cinesi T’an-luan, Tao-ch’o e Shan-tao. E non era qualcosa che questi tre eruditi avevano concepito arbitrariamente, bensì aveva le sue origini nel Commentario al Sutra dei Dieci stadi del Bodhisattva Nagarjuna. Perciò, se Genku deve essere tacciato di essere un denigratore della Legge, allora non dovrebbero esserlo anche Nagarjuna e i tre eruditi cinesi?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Risposta: Il Bodhisattva Nagarjuna e i tre eruditi cinesi affermavano che, nei vari sutra predicati nei quarant’anni e più precedenti al Sutra del Loto, si potevano trovare la via difficile da praticare e la via facile da praticare. Ma fu Genku che per primo prese a prestito queste categorie, proposte in precedenza dal Bodhisattva Nagarjuna e dai tre eruditi cinesi, e aggiunse il Sutra del Loto e gli insegnamenti della Vera parola alla categoria della via difficile da praticare, o delle pratiche diverse.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      E i discepoli che si erano convertiti alle sue idee, inconsapevoli dell’errore del loro maestro, continuarono a sostenere questa interpretazione errata come se fosse corretta, propagandola in tutto il paese. Di conseguenza, tutte le persone comuni del nostro paese sono arrivate a credere che il Sutra del Loto e gli insegnamenti della Vera parola non siano adatti per loro natura all’epoca attuale e alle capacità delle persone.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        E come se non bastasse, certi studiosi Tendai e della Vera parola, avidi di fama mondana, hanno seguito la tendenza dei tempi, vomitando affermazioni maligne miranti a sostenere che il Sutra del Loto e gli insegnamenti della Vera parola non sono adatti all’epoca e alle capacità della gente e contribuendo così a rafforzare le dottrine errate di Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa. A causa di un cedimento momentaneo al proprio desiderio, hanno contravvenuto alle parole veritiere di Shakyamuni, Molti Tesori e dei Budda delle dieci direzioni che si erano raccomandati al mondo di «assicurare che la Legge duri a lungo nel tempo» e di «diffonderla [in lungo e in largo] in tutto Jambudvipa» e, così facendo, hanno ridotto tutti gli esseri viventi a rendersi colpevoli del crimine di tagliare la lingua dei Budda delle tre esistenze e delle dieci direzioni. È veramente come ha detto il sutra: «In quell’epoca malvagia ci saranno monaci di saggezza perversa, adulatori e sleali, che pretenderanno di aver conseguito ciò che non hanno conseguito»64. «Demoni malvagi si impossesseranno di altre persone»65, in modo che essi «non comprendano gli espedienti usati dal Budda per predicare la Legge nel modo più appropriato»66.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Domanda: Tu dici che il Bodhisattva Nagarjuna e i tre eruditi cinesi non inclusero il Sutra del Loto e gli insegnamenti della Vera parola nella categoria che essi chiamavano Sacra via, via difficile da praticare, o delle pratiche diverse, ma che Genku lo fece di sua iniziativa. Come facciamo a saperlo?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Risposta: Non occorre andare troppo lontano per averne la prova. Essa si trova proprio in Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Domanda: In quale passo di quell’opera?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Risposta: Nel primo capitolo di Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa c’è un punto in cui si dice: «Riguardo al passo in cui il Maestro di Meditazione Tao-ch’o distinse tra gli insegnamenti della Sacra via e gli insegnamenti della Pura terra ed esortò ad abbandonare i primi e ad abbracciare subito i secondi». L’autore, Genku, prima cita dalla Raccolta di saggi sul Mondo di Pace e Beatitudine e poi, in un passo che esprime la sua opinione personale in merito, afferma: «Prima di tutto ci sono due tipi di insegnamenti della Sacra via, uno è il Mahayana e l’altro è lo Hinayana. All’interno del Mahayana ci sono varie categorie, come gli insegnamenti essoterici ed esoterici e gli insegnamenti provvisori e veri, ma, dal punto di vista di questo trattato, [Raccolta di saggi sul Mondo di Pace e Beatitudine], vengono presi in considerazione solo il Mahayana essoterico e il Mahayana provvisorio, nei quali si richiedono innumerevoli kalpa di pratica religiosa prima di poter ottenere l’illuminazione. A giudicare da questo, possiamo presumere che le dottrine del Mahayana esoterico e i veri insegnamenti mahayana siano entrambi inclusi nella Sacra via». Questo è un passo di Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Il significato di questo passo è che, mentre il Maestro di Meditazione Tao-ch’o, nella sua Raccolta di saggi sul Mondo di Pace e Beatitudine, divide i sutra mahayana e hinayana predicati nei quarant’anni e più prima del Sutra del Loto in due categorie, gli insegnamenti della Sacra via e gli insegnamenti della Pura terra, Genku, sulla base della sua opinione personale, considera il vero Mahayana del Sutra del Loto e il Mahayana esoterico degli insegnamenti della Vera parola uguali al Mahayana provvisorio esposto nei sutra predicati nei precedenti quarant’anni e più, definendoli una parte degli insegnamenti della Sacra via. Come egli afferma: «A giudicare da questo, possiamo presumere…».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Siccome Genku impiega questo tipo di approccio alla questione quando discute le due categorie degli insegnamenti difficili da praticare e degli insegnamenti facili da praticare esposte da T’an-luan, ugualmente, in base alla sua opinione personale, mette il Sutra del Loto e gli insegnamenti della Vera parola nella categoria difficile da praticare. E quando giunge a discutere le due categorie delle pratiche corrette e delle pratiche diverse esposte dal Reverendo Shan-tao, sempre in base alla sua opinione personale, mette il Sutra del Loto e gli insegnamenti della Vera parola nella categoria delle pratiche diverse.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Questa offesa alla Legge di proporzioni incalcolabili, che si trova in tutte le sedici sezioni di Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa, scaturisce interamente dall’errore espresso in quell’unico breve passo in cui l’autore afferma: «A giudicare da questo, possiamo presumere…». Che cosa spaventosa!

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Permettetemi di osservare qui che i discepoli di Genku, nel tentativo di riscattare il loro maestro dalle conseguenze della sua visione errata, hanno dato questa spiegazione. È tradizione nelle varie scuole buddiste, essi dicono, anche ove non esistano passi ben definiti nei sutra o nei trattati da poter citare come prova, riunire insieme pratiche o dichiarazioni di natura simile a metterle tutte in un’unica categoria. Perciò, quando Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa colloca il Sutra del Loto e gli insegnamenti della Vera parola nella categoria chiamata “pratiche diverse”, ponendoli in contrasto con le pratiche corrette e consigliando di abbandonarli, non sta affatto esprimendo disapprovazione nei confronti di quegli insegnamenti in sé e per sé. È solo che in quest’ultima epoca, in cui c’è scarsa inclinazione all’impegno religioso, la maggior parte degli esseri viventi sono persone comuni costantemente immerse nell’illusione e nella sofferenza. E, volendo trovare un tipo di pratica religiosa facile da portare avanti e adatta alle capacità di queste persone, si dovrebbe raccomandare il Nembutsu, o invocazione del nome di Amida, in quanto adatto alle loro capacità, facile da praticare e, in tal senso, superiore alle pratiche raccomandate dalle altre dottrine.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Ciò non significa che stiamo cercando di decidere riguardo alla superiorità comparativa fra gli insegnamenti provvisori e i veri insegnamenti, né che stiamo argomentando sulla loro superficialità o profondità relativa. Quando parliamo di pratiche diverse, il termine “diverso” non ha un significato dispregiativo, ma significa semplicemente che queste pratiche “non sono pure”, che, per loro natura, si tratta di varie pratiche mischiate insieme.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Dichiarazioni di questo tipo non sono assenti nemmeno nei sutra, nei trattati e negli scritti di vari studiosi buddisti. Così, per esempio, I fondamenti per la rinascita nella Pura terra, un’opera dell’eminente santo del Monte Hiei, esprime esattamente la stessa idea.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Perciò, nell’introduzione a I fondamenti per la rinascita nella Pura terra, l’autore afferma: «Ma i testi degli insegnamenti, sia essoterici sia esoterici, non sono uniformi e ci sono molte pratiche attive e meditative differenti. Esse possono non presentare alcuna difficoltà alle persone dalla saggezza acuta e dalla pratica diligente, ma come può addentrarsi in tali questioni una persona caparbiamente ottusa come me? Perciò mi affido a quest’unico metodo del Nembutsu».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                In questo passo dell’introduzione, il santo dei tempi antichi Eshin non sta cercando di refutare il Sutra del Loto e gli insegnamenti della Vera parola. Sta semplicemente dicendo che, per le persone caparbiamente ottuse come lui, essi sono difficili da apprendere e difficili da praticare. Tuttavia, considerandosi una persona priva di ingegno, egli non si azzarda a criticare gli insegnamenti stessi.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Oltre all’introduzione, il corpo principale dell’opera contiene dieci sezioni e, nell’ottava di queste grandi sezioni, si afferma: «Nel raccomandare la pratica del Nembutsu come sto facendo adesso, non intendo porre fine alle altre varie ed eccellenti pratiche religiose. Sto semplicemente dicendo che, indipendentemente dal fatto che si tratti di un uomo o di una donna, di una persona eminente o umile, di qualcuno che cammina, sta fermo in piedi, seduto o sdraiato, e indipendentemente dal tempo e dal luogo, questa pratica non è difficile da svolgere. Nell’ora finale, quando ci si concentra sul desiderio di rinascere nella Pura terra, non c’è pratica più comoda ed efficace del Nembutsu».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Se esaminiamo questi passi vediamo che, anche se Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa di Genku è un’opera in un unico volume, mentre I fondamenti per la rinascita nella Pura terra di Genshin è in tre volumi, essi sono simili nello scegliere, fra i sacri insegnamenti della vita del Budda, questo Nembutsu “facile da praticare”, e nel raccomandarlo come adatto alle persone stolte di quest’ultima epoca che desiderano guadagnare la salvezza. Se il Reverendo Genku deve cadere nei cattivi sentieri dell’esistenza per aver messo il Sutra del Loto e gli insegnamenti della Vera parola nella categoria difficile da praticare, allora il santo dei tempi antichi Eshin difficilmente può sfuggire all’accusa di aver commesso lo stesso errore.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      A questi discepoli di Genku rispondo così: per riscattare il vostro maestro dall’accusa di offesa alla Legge siete andati a tirare in ballo I fondamenti per la rinascita nella Pura terra di Eshin, ma, così facendo, correte il rischio di commettere voi stessi un ulteriore grave errore in aggiunta all’offesa alla Legge.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Dico questo perché il Tathagata Shakyamuni, parlando di tutte le dottrine esposte nei suoi cinquant’anni di insegnamento, nel Sutra degli Innumerevoli significati afferma che coloro che seguono le dottrine predicate nei primi quarantadue anni «percorreranno perigliose vie traverse, irte di ostacoli e ardue prove». E, parlando di coloro che seguono le dottrine predicate dopo il Sutra degli Innumerevoli significati, egli afferma che chi lo fa «percorre una grande e diretta Via priva di ostacoli e prove». Così il Budda stesso ha definito per noi quale di queste strade è facile da praticare e quale è difficile, quale è superiore e quale è inferiore.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Da allora in poi, qualunque persona, a cominciare da quelle la cui illuminazione è quasi uguale a quella del Budda, per finire con i maestri mediocri di quest’ultima epoca, se definisce queste due vie in una maniera che contrasta con quella del Budda, in realtà sta predicando le dottrine dei non buddisti o del re demone.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Perciò il Bodhisattva Nagarjuna, che fa parte dei quattro ordini di saggi, nel suo Commentario al Sutra dei Dieci stadi, divise gli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto nelle categorie di quelli “difficili da praticare” e “facili da praticare”, ma non si azzardò ad applicare il termine “difficili da praticare” alle dottrine predicate dopo i primi quarant’anni e più.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Inoltre, volendo usare la facilità di pratica come criterio per stabilire una categoria “facile da praticare”, la propagazione continua fino alla cinquantesima persona descritta nel Sutra del Loto è cento, mille, diecimila, un milione di volte più facile della pratica del Nembutsu, o invocazione del nome di Amida.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                E volendo usare la quantità di benefici guadagnati come criterio per stabilire una categoria “facile da praticare”, se, sulla base del capitolo del Sutra del Loto “Distinzioni nei benefici”, consideriamo tutti i benefici guadagnati con la pratica delle cinque paramita descritte nei sutra precedenti, e cioè, l’elemosina, l’osservanza dei precetti, la perseveranza, l’assiduità e la concentrazione Nembutsu per un periodo di ottocentomila milioni di kalpa, e li confrontiamo ai benefici guadagnati con un singolo istante di fede e comprensione nel Sutra del Loto, vediamo che i benefici guadagnati con tale fede e comprensione sono cento, mille, diecimila, un milione di volte più grandi dei benefici guadagnati con la concentrazione Nembutsu e le altre quattro delle cinque paramita predicate precedentemente.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Che si parli in termini di pratiche difficili o facili, superiori o inferiori, o in termini di pratiche che, anche se semplici, portano i maggiori benefici, è chiaro che, paragonata al Sutra del Loto, la concentrazione Nembutsu descritta nel Sutra della Meditazione e nei sutra simili è la più difficile di tutte le pratiche difficili e la più infima di tutte le pratiche definite “inferiori”.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Inoltre, la misura in cui gli insegnamenti sono in grado di aiutare le persone stolte o malvagie dipende da quanto essi sono profondi.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Secondo gli insegnamenti sui precetti esposti nei dodici anni rappresentati dai sutra Agama, nessuna persona che abbia commesso le quattro offese maggiori o i cinque peccati capitali può sperare di ottenere l’illuminazione nella propria esistenza presente.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Gli insegnamenti esposti nei sutra della Ghirlanda di fiori, Corretti ed equi, della Saggezza e del Budda Vita Infinita sono più profondi di quelli dei sutra Agama. Perciò, quando questi sutra espongono dottrine per incoraggiare la ricerca dell’illuminazione, fra le persone che sperano di raggiungere tale illuminazione includono anche persone colpevoli di gravi offese. Ma, quando si tratta degli insegnamenti relativi ai precetti, essi non permettono a persone colpevoli dei sette peccati capitali di sottoporsi alla cerimonia dell’accettazione dei precetti nella loro presente esistenza. Inoltre, né gli insegnamenti di incoraggiamento né quelli di proibizione esposti in questi sutra ammettono la possibilità di ottenere l’illuminazione per le persone che, per loro natura, sono destinate a seguire i due veicoli degli ascoltatori della voce e dei risvegliati all’origine dipendente, e per coloro che sono intrinsecamente icchantika, o persone di incorreggibile miscredenza, e che sono privi della natura dell’illuminazione.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Secondo i sutra del Loto e del Nirvana, però, non solo le persone che hanno commesso i cinque o i sette peccati capitali o che hanno offeso la Legge sono comprese in coloro che possono sperare di guadagnare la salvezza, ma fanno parte di questo gruppo anche quelli che sono destinati per loro natura a seguire i due veicoli, quelli che sono intrinsecamente miscredenti incorreggibili e mancano della natura dell’illuminazione.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Il fatto è che, nell’Ultimo giorno della Legge, tali persone di incorreggibile miscredenza, costantemente immerse nell’illusione e nella sofferenza, sono assai numerose. Come possono aiutarle il Sutra della Meditazione e gli altri sutra predicati nei quarant’anni e più della vita di predicazione del Budda? Solo i sutra del Loto e del Nirvana possono aiutare quelli che per loro natura sono costantemente immersi nell’illusione e nella sofferenza o che, per natura, sono destinati ai due veicoli.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Quando i maestri buddisti, che basano i loro insegnamenti sui sutra predicati nei primi quarant’anni e più, affermano che tali sutra sono adatti alle capacità delle persone, lo fanno perché non hanno ancora compreso la vera natura degli insegnamenti del Budda.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                A dire il vero, quando guardiamo i passi citati in precedenza dall’introduzione di I fondamenti per la rinascita nella Pura terra sembrerebbe che l’autore stia accomunando sommariamente il Sutra del Loto e gli insegnamenti della Vera parola agli altri insegnamenti essoterici ed esoterici, sostenendo che per la maggior parte non sono adatti alle capacità delle persone in quest’ultima epoca. Però, se esaminiamo attentamente dall’inizio alla fine i tre volumi di cui quest’opera è composta, vedremo che nella decima grande sezione intitolata “Domande e risposte a scopo di chiarimento”, nell’ultima parte, dove egli giudica la superiorità comparativa delle varie pratiche religiose, cita passi di vari sutra pre-Loto, come i sutra della Meditazione sul Budda, della Meditazione per contemplare i Budda, dell’Accumulo di gioielli, della Grande raccolta, e di trattati come il Commentario al Sutra dei Dieci stadi, e dichiara che, di tutte le diecimila differenti pratiche religiose, la concentrazione Nembutsu va considerata il re di tutte le pratiche di concentrazione. Ma poi c’è un passo, in forma di domanda e risposta, nel quale egli sostiene che la concentrazione Nembutsu o la pratica meditativa descritta nei sutra predicati prima del Sutra del Loto è cento, mille, diecimila, un milione di volte meno efficace di un solo istante di fede e comprensione nel Sutra del Loto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  E, ulteriormente interrogato sul significato di ciò, egli spiega che, quando dice che la concentrazione Nembutsu è la suprema fra tutte le diecimila pratiche, sta parlando solo delle pratiche esposte nei sutra predicati prima del Loto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Si dovrebbe intendere dunque che lo scopo di Eshin nella stesura di I fondamenti per la rinascita nella Pura terra fosse di addestrare le capacità ottuse delle persone di quest’ultima epoca e di guidarle alla comprensione del Sutra del Loto. È simile al caso del Budda che, nei sutra predicati nei primi quarant’anni e più della sua vita di predicazione, allenò le capacità dei suoi ascoltatori attraverso gli insegnamenti provvisori, per guidarli così agli insegnamenti del Sutra del Loto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Perciò, negli ultimi anni della sua vita Eshin scrisse I fondamenti dell’insegnamento dell’unico veicolo. Nell’introduzione a quest’opera egli afferma: «Sin dai tempi passati le varie scuole di Buddismo hanno discusso su quali insegnamenti fossero provvisori e quali veri, citando i differenti sutra e trattati sui quali si basavano, e insistendo sulla correttezza delle proprie opinioni e sull’erroneità delle opinioni degli altri. Durante l’inverno, nel decimo mese dell’anno dell’era di Kanto con il segno ciclico hinoe-uma [1006], mentre ero malato, sospirando mi dissi: “Anche se ho incontrato gli insegnamenti buddisti, se non riesco a comprendere ciò che il Budda veramente intendeva e termino la mia vita a mani vuote, come potrò mai liberarmi da un simile rimpianto?”. Perciò, cominciai ad approfondire il significato dei sutra, dei trattati, e dei commentari di saggi e sapienti, in alcuni casi chiedendo assistenza, in altri portando avanti da solo le mie ricerche, mettendo da parte tutte le interpretazioni faziose e unilaterali della mia stessa scuola e delle altre scuole, e concentrandomi sulla scoperta del significato fondamentale della saggezza provvisoria e della vera saggezza. Alla fine giunsi alla conclusione che l’unico veicolo rappresenta il vero principio, mentre i cinque veicoli designati per gli esseri umani, gli esseri celesti, gli ascoltatori della voce, i risvegliati all’origine dipendente e i bodhisattva, furono predicati dal Budda come espedienti. E, adesso che ho dissolto l’ignoranza che mi affliggeva in questa esistenza presente, posso morire in qualsiasi momento senza provare rimpianti!».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Questo passo dell’introduzione rivela completamente il vero punto di vista di Eshin sulla questione. Quando dice di aver messo da parte le interpretazioni faziose e unilaterali della sua stessa scuola e delle altre scuole, non vuol forse dire che ha messo da parte la dottrina della Pura terra? E, quando dice che ha compreso che l’unico veicolo è il vero principio, non si sta forse basando sul Sutra del Loto?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Il Supervisore del clero Genshin cominciò la stesura di I fondamenti per la rinascita nella Pura terra in inverno, l’undicesimo mese del secondo anno dell’era Eikan [984], l’anno con segno ciclico kinoe-saru. E scrisse I fondamenti dell’insegnamento dell’unico veicolo quasi in inverno, il decimo mese del secondo anno dell’era Kanko67, l’anno con segno ciclico hinoe-uma. Così le due opere sono separate da un intervallo di oltre vent’anni. Nell’esporre prima gli insegnamenti provvisori e poi il vero insegnamento, egli sta facendo proprio come il Budda e altri maestri, come Nagarjuna, Vasubandhu e T’ien-t’ai.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Voi [discepoli di Genku] citate I fondamenti per la rinascita nella Pura terra nel tentativo di scagionare il vostro maestro dalle accuse di offesa alla Legge. Ma, così facendo, state deliberatamente mettendo nella stessa categoria opere che di fatto non appartengono alla stessa categoria.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Se, come voi dite, in realtà state mettendo in un’unica categoria opere che vanno veramente classificate insieme, allora quali sono i punti che hanno in comune?68

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Opere come il Sutra della Ghirlanda di fiori negano l’ottenimento della completa illuminazione alle persone dei due veicoli. Perciò possiamo dire che in esse manca il principio del mutuo possesso dei Dieci mondi. Allo stesso modo, i sutra Corretti ed equi e della Saggezza non riconoscono il principio del mutuo possesso dei Dieci mondi. E quando il Sutra della Meditazione e sutra simili parlano di rinascita nella Pura Terra di Perfetta Beatitudine stanno descrivendo una rinascita che è un espediente. Nessuno di questi conseguimenti della Buddità o di queste rinascite è paragonabile al tipo di rinascita descritto nel Sutra del Loto. Tutti si riferiscono a una rinascita o a un conseguimento della Buddità che accadrà in qualche altro tempo.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Inoltre, voi dite che il Supervisore del clero Genshin chiamò il Nembutsu la via facile da praticare, perché è facile da praticare nel corso delle quattro attività della vita quotidiana, e cioè camminare, stare in piedi, stare seduto e stare sdraiato, e chiamò il Sutra del Loto una via difficile da praticare nel corso delle quattro attività quotidiane; ma allora Genshin si sta opponendo all’interpretazione sostenuta da T’ien-t’ai e Miao-lo.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    La ragione è che il Gran Maestro Miao-lo dichiarò che, se le persone di capacità ottuse o quelle che mancano di saggezza in quest’ultima epoca svolgono la pratica del Sutra del Loto, la troveranno facile da praticare perché appariranno loro il Bodhisattva Virtù Universale, Molti Tesori e i Budda delle dieci direzioni. Così egli afferma: «Recita il Sutra del Loto con la tua comune mente distratta. Non occorre che tu entri in uno stato di concentrazione mentale. Stando seduto, in piedi o camminando, fissa semplicemente la tua intera mente sulle parole del Sutra del Loto»69.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Lo scopo di questo passo del commentario è assicurare alle persone stolte di quest’ultima epoca che esse sono comprese fra quelle che possono praticare. Il termine “comune mente distratta” viene usato in contrapposizione al termine “mente fissa nella concentrazione”. Recitare il Sutra del Loto significa recitare tutti gli otto volumi, un volume, una parola, una frase, un verso o il daimoku, o titolo, e comprende il rispondere con gioia al sutra per un singolo istante e la propagazione continua fino alla cinquantesima persona. Le parole «stando seduto, in piedi, o camminando» significano che non ci sono obiezioni [a fissare la propria intera mente sulle parole del Sutra del Loto], mentre si svolgono le quattro attività della vita quotidiana. Il termine “intera mente” non denota la mente che è concentrata in meditazione e nemmeno la mente che osserva la verità. È la mente che si trova all’interno della comune mente distratta della vita quotidiana.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        La pratica di fissare la mente sulle parole del Sutra del Loto non è come fissare la mente sulle parole di altri sutra. Anche se si recita soltanto un’unica parola del Sutra del Loto, in quell’unica parola sono contenute tutte le parole delle ottantamila preziose dottrine di Shakyamuni, e in essa sono racchiusi i meriti e i benefici di tutti i Budda.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Il Gran Maestro T’ien-t’ai afferma nel volume otto di Il significato profondo del Sutra del Loto: «Anche se voi non tenete in mano un rotolo del sutra, state costantemente leggendo il sutra; anche se le vostre bocche non emettono alcuna parola, state recitando tutti i numerosi testi sacri; anche se nessun Budda sta predicando la Legge, in ogni momento ne potete udire i puri suoni; anche se non meditate nella vostra mente, illuminate ovunque l’intero regno dei fenomeni»70.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Questo passo significa che, sebbene tu possa non avere in mano gli otto rotoli che compongono il Sutra del Loto, se hai fede nel sutra, allora sei una persona che “sostiene il sutra” ventiquattro ore su ventiquattro. Anche se la tua bocca non emette il suono di chi sta recitando il sutra, se hai fede nel Sutra del Loto, allora, ogni giorno, ogni ora e ogni istante, sei una persona che sta leggendo tutti i sutra.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Anche se sono già trascorsi più di duemila anni da quando il Budda si è estinto, dove c’è una persona che ha fede nel Sutra del Loto, là risuona ancora la voce del Budda e, un’ora dopo l’altra, un minuto dopo l’altro, un istante dopo l’altro, quella persona sente il Budda rassicurarla che egli, il Budda, non è mai morto. Anche se quella persona non sta meditando nella sua mente sul principio dei tremila regni in un singolo istante di vita, illuminerà ovunque l’intero regno dei fenomeni nelle dieci direzioni. Tutte queste virtù appartengono unicamente alle persone che praticano il Sutra del Loto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Per questa ragione, quando qualcuno che ha fede nel Sutra del Loto si avvicina alla sua ultima ora, godrà di questi benefici. Anche se la sua mente non è fissa nella concentrazione sul Budda, anche se la sua bocca non recita i sutra, anche se non si trova nel luogo della pratica religiosa, senza impiegare la propria mente quella persona illuminerà l’intero regno dei fenomeni, senza emettere alcun suono reciterà tutti i sutra, e senza prendere in mano un solo rotolo impugnerà tutti gli otto rotoli del Sutra del Loto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Questa non è forse una pratica facile che è cento, mille, diecimila, un milione di volte superiore a quella di chi crede nella pratica Nembutsu degli insegnamenti provvisori, e, nel tentativo di correggere i propri pensieri nella sua ultima ora, cerca di praticare le dieci recitazioni del nome del Budda?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Perciò, il Gran Maestro T’ien-t’ai nel volume dieci di Parole e frasi del Sutra del Loto dice: «È perché è superiore a tutti gli altri insegnamenti che il capitolo che lo descrive si chiama “I benefici di chi risponde con gioia”».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Il Gran Maestro Miao-lo spiega che il Sutra del Loto è più adatto degli altri sutra alle persone di capacità superficiali. Così egli refuta l’idea degli altri maestri buddisti che non capiscono ciò, e suppongono invece che il Sutra del Loto sia adatto solo alle persone dalle capacità profonde. Egli afferma: «Probabilmente le persone si sbagliano su tale questione perché non comprendono quanto sia grande il beneficio che anche un principiante [nella pratica del Sutra del Loto] può ottenere. Esse ritengono che il beneficio sia riservato a chi è più avanzato nella pratica e disprezzano i principianti. Perciò, il sutra qui dimostra il suo potere rivelando che, anche se la loro pratica è superficiale, il beneficio che ne risulta è assai profondo»71.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Le parole «il sutra qui dimostra il suo potere rivelando…», in questo passo del commentario, significano che il Sutra del Loto è superiore al Sutra della Meditazione e agli altri sutra provvisori. Perciò, anche se la pratica è superficiale, i benefici sono profondi, e questo indica che il Sutra del Loto è adatto anche alle persone di capacità superficiali.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Se il santo dei tempi antichi Eshin avesse veramente dichiarato che il Sutra del Loto è più difficile da praticare del Nembutsu e che non è adatto per le persone caparbiamente ottuse, allora sarebbe stato colpevole dello stesso tipo di offesa degli Anti-Lokayata72, non ti pare? Sarebbe stato fra coloro che ha in mente Miao-lo, quando parla delle “persone che si sbagliano”.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Si può affermare categoricamente che le tre opere maggiori di T’ien-t’ai73 e tutti i commentari su di esse di Miao-lo chiariscono che il Sutra del Loto è inteso per la salvezza delle persone stolte, delle persone malvagie, delle donne, delle persone di incorreggibile miscredenza, costantemente immerse nell’illusione e nella sofferenza, persone che sono trascurate dagli altri sutra.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Ma, poiché gli altri maestri buddisti non capiscono l’intenzione del Budda, pensano che il Sutra del Loto sia esattamente uguale agli altri sutra. Oppure affermano che è adatto alle persone che, per le loro capacità, si trovano ai dieci stadi dello sviluppo, o ai dieci stadi della sicurezza; oppure che, anche se il sutra apparentemente garantisce il conseguimento della Buddità alle persone comuni, in realtà ciò avrà luogo in qualche altro tempo.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                T’ien-t’ai, però, ha refutato tutte queste interpretazioni erronee e ha dimostrato che tutti gli esseri dei regni umano e celeste e dei quattro regni malvagi dell’esistenza hanno la capacità di ottenere l’illuminazione attraverso il Sutra del Loto. E ha messo in evidenza che sia le azioni buone sia quelle cattive, compiute da una persona nelle passate esistenze, possono diventare i semi dell’illuminazione, quando vengono considerate nei termini dei semi di specie simili e dei semi degli opposti74, e che se qualcuno è nato nel regno umano o in quello celeste, è impossibile supporre che non abbia osservato i cinque precetti e i dieci buoni precetti nelle sue passate esistenze.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Se Eshin avesse realmente contraddetto questi princìpi dottrinali, come potrebbe dire di aver compreso gli insegnamenti della scuola Tendai? Ma Genku aveva una comprensione assai confusa di tali princìpi e così diede una lettura errata, basata sulle proprie opinioni distorte, di I fondamenti per la rinascita nella Pura terra, cadendo personalmente in errore e sviando al tempo stesso anche gli altri.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Poiché si dava il caso che avesse un buon karma che derivava dal suo passato, egli poté apprendere il vero insegnamento, ma poi cambiò strada e cercò di convertire tutti gli esseri viventi agli insegnamenti provvisori, inducendo persino altri a condannare il vero insegnamento. Non fu forse un maestro malvagio?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Le persone che avevano ricevuto i semi della Buddità in un passato inconcepibilmente remoto o quelle che avevano formato una relazione con l’uno o l’altro dei sedici figli del Budda Grande Saggezza Universale soffrirono nei cattivi sentieri rispettivamente per un numero di kalpa pari ai granelli di polvere di infiniti sistemi maggiori di mondi o per un numero di kalpa pari ai granelli di polvere di un sistema maggiore di mondi. E questo accadde perché avevano messo da parte le grandi dottrine del Sutra del Loto per ritornare invece agli insegnamenti provvisori e hinayana dei sutra predicati prima del Sutra del Loto. E in seguito essi accantonarono i sutra provvisori per ritornare alla trasmigrazione attraverso i sei regni inferiori dell’esistenza. Quelle persone che disprezzarono e attaccarono il Bodhisattva Mai Sprezzante, caddero nell’inferno Avichi per un periodo di mille kalpa, perché avevano riposto fede nei maestri degli insegnamenti provvisori e avevano parlato in maniera offensiva della persona che propagava il vero sutra.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Genku non si limitò ad accantonare i veri sutra per rivolgersi ai sutra provvisori, ma incoraggiò anche gli altri a farlo. Egli non solo impedì alle persone che credevano nei sutra provvisori di rivolgersi invece ai veri sutra, ma si spinse ancora oltre, ricoprendo di insulti coloro che praticavano gli insegnamenti dei sutra veri. La sua offesa è tale che dovranno trascorrere molti lunghi kalpa prima che egli possa sperare di ­riemergere dall’inferno!

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Domanda: Il Commentario al Sutra dei Dieci stadi è un trattato completo che analizza tutti gli insegnamenti della vita del Budda. Perché allora, nella sua trattazione delle due categorie della via facile da praticare e della via difficile da praticare, non sono compresi il Sutra del Loto, gli insegnamenti della Vera parola e il Sutra del Nirvana?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Risposta: Tra i vari sutra mahayana esposti durante la vita del Budda, ci sono opere come il Sutra della Ghirlanda di fiori, che è composto da una sezione predicata subito dopo la sua illuminazione e da un’altra sezione aggiunta in seguito. Nella sezione del Sutra della Ghirlanda di fiori predicata subito dopo la sua illuminazione non si dice se le persone dei due veicoli possono conseguire la Buddità oppure no.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              I vari sutra della categoria Corretta ed equa negano tutti che le persone dei due veicoli o quelle di incorreggibile miscredenza, che sono prive della natura dell’illuminazione, possano conseguire la Buddità, e i sutra della categoria della Saggezza assumono la stessa posizione.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                In linea generale, dunque, i sutra mahayana predicati negli oltre quarant’anni precedenti al Sutra del Loto non ammettono, al contrario dei sutra del Loto, del Nirvana e di Mahavairochana, che le persone dei due veicoli e quelle di incorreggibile miscredenza che sono prive della natura dell’illuminazione possano conseguire la Buddità. Esaminandoli sotto questa luce, vediamo allora che i sutra predicati prima del Sutra del Loto e il Sutra del Loto stesso sono essenzialmente opposti l’uno all’altro come l’acqua e il fuoco.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Nel periodo successivo alla morte del Budda, gli studiosi Nagarjuna e Vasubandhu produssero entrambi qualcosa come mille trattati, divisi in due categorie: i trattati generali che riguardano più sutra o più opere e i trattati particolari che riguardano uno specifico sutra o opera. I trattati generali si dividono a loro volta in due categorie: quelli che riguardano in generale i sutra predicati nei primi quarant’anni e più della vita di predicazione del Budda e quelli che riguardano tutte le opere dei suoi cinquant’anni di predicazione. Ognuno di questi trattati viene assegnato alla categoria degli insegnamenti provvisori oppure a quella degli insegnamenti veri, a seconda che ammetta o neghi la possibilità di conseguire la Buddità per le persone destinate per natura ai due veicoli e per le persone di incorreggibile miscredenza prive della natura dell’illuminazione.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Per esempio, Grande perfezione della saggezza fu scritto dal Bodhisattva Nagarjuna e tradotto in cinese dal Maestro del Tripitaka Kumarajiva.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      [Quando tale trattato si basa sui sutra della Saggezza esso nega che le persone dei due veicoli possano conseguire la Buddità, ma quando fa riferimento al Sutra del Loto esso dichiara che le persone dei due veicoli possono farlo. Anche il Commentario al Sutra dei Dieci stadi fu scritto dal Bodhisattva Nagarjuna e tradotto in cinese dal maestro del Tripitaka Kumarajiva]75. Anche questo trattato, il Commentario al Sutra dei dieci stadi, nega che le persone dei due veicoli possano conseguire la Buddità, sostenendo dunque il punto di vista affermato in molti sutra mahayana predicati prima del Sutra del Loto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Domanda: Dove si afferma, nel Commentario al Sutra dei Dieci stadi, che le persone dei due veicoli non possono conseguire la Buddità?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Risposta: Il volume cinque del Commentario al Sutra dei Dieci stadi dice: «Se una persona cade nel regno degli ascoltatori della voce o dei pratyekabuddha, sarà la morte della sua pratica di bodhisattva perché, così facendo, perderà qualsiasi genere di beneficio. Se una persona cade nell’inferno non è il caso di aver paura, ma, se cade nel regno dei due veicoli, c’è da essere terrorizzati. Perché chi è caduto nell’inferno comunque alla fine potrà ancora conseguire la Buddità, mentre, a chi è caduto nei regni dei due veicoli, il sentiero della Buddità sarà precluso per sempre».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Questo passo nega la possibilità del conseguimento della Buddità alle persone dei due veicoli. È come il passo del Sutra di Vimalakirti che dice: «Fra gli insegnamenti del Budda essi sono come semi già rovinati».76

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Domanda: Tu dici che quando Grande perfezione della saggezza si basa sui sutra della Saggezza esso nega che le persone dei due veicoli possano conseguire la Buddità, ma quando fa riferimento al Sutra del Loto, dichiara che le persone dei due veicoli possono farlo. Quali passi avvalorano le tue affermazioni?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Risposta: Il volume cento di Grande perfezione della saggezza afferma: «Domanda: Esiste una dottrina profondissima e superiore a quelle dei sutra della Saggezza, tale per cui, mentre i sutra della Saggezza sono affidati ad Ananda, questi altri sutra sono affidati ai bodhisattva? Risposta: Gli insegnamenti della prajina-paramita77 dei sutra della Saggezza non sono una dottrina segreta. Ma gli altri sutra, come quello del Loto contengono profezie che riguardano il conseguimento della Buddità futura da parte di vari arhat. Perciò i grandi bodhisattva sono i più qualificati a ricevere questi sutra e a farne uso. Questi sutra sono come un grande medico in grado di trasformare il veleno in medicina».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  E il volume novantatré di Grande perfezione della saggezza afferma: «Il fatto che questi arhat siano capaci di conseguire la Buddità non è qualcosa che possono capire coloro che discutono i princìpi della dottrina. Solo i Budda sono in grado di comprenderlo».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Se esaminiamo questi passi, vediamo che, ad assegnare i trattati degli studiosi agli insegnamenti provvisori o a quelli veri, non sono altro che gli insegnamenti provvisori e quelli veri del Budda.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Tuttavia i maestri che si basano sui sutra provvisori presumono in modo sconsiderato che il Sutra del Loto sia uguale agli insegnamenti provvisori esposti nel Sutra della Meditazione e in sutra simili. Essi prendono a prestito i princìpi dei sutra del Loto e del Nirvana e li enumerano fra le virtù dei tre sutra della Pura terra, pretendendo che, attraverso questi sutra, le persone destinate per natura ai due veicoli o le persone di incorreggibile miscredenza, che sono prive della natura dell’illuminazione e sono immerse costantemente nell’illusione e nella sofferenza, possano ottenere la rinascita nella Pura terra. Se li accusiamo di confondere gli insegnamenti provvisori con i veri insegnamenti, come possono dichiararsi innocenti? Sono come i confuciani con i loro scritti secolari, che rubano le idee dai testi buddisti e le usano per abbellire opere non buddiste. Queste persone difficilmente possono sfuggire all’accusa di offesa alla Legge.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Il Budda stesso aveva chiarito la distinzione tra insegnamenti provvisori e veri insegnamenti. Esaminando la questione scopriamo che il punto cruciale è la possibilità o meno di conseguire la Buddità per le persone destinate per natura ai due veicoli e per quelle che sono prive della natura dell’illuminazione.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          I traduttori che non hanno capito questo punto, quando traducono i sutra predicati prima del Sutra del Loto, fanno sembrare che questi sutra permettano alle persone dei due veicoli di diventare Budda e alle persone prive della natura dell’illuminazione di conseguire la Buddità. Ma i traduttori che capiscono questo punto, quando traducono i sutra pre-Loto, non garantiscono la possibilità di conseguire la Buddità alle persone dei due veicoli o a quelle che sono prive della natura dell’illuminazione.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            A causa della situazione che ho appena descritto, i maestri che non comprendono ciò che intendeva il Budda affermano che, nei sutra pre-Loto, le persone destinate ai due veicoli e quelle prive della natura dell’illuminazione possono chiaramente conseguire la Buddità, e perciò considerano il Sutra del Loto identico ai sutra precedenti al Loto. O, se incontrano passi nei sutra pre-Loto che parlano con disprezzo delle persone destinate ai due veicoli o di quelle prive della natura dell’illuminazione, decidono in base a ciò che tale visione è caratteristica dei “sutra completi e definitivi”, mentre il punto di vista più indulgente che si trova nei sutra del Loto e del Nirvana è caratteristico dei “sutra incompleti e non definitivi”. Entrambe le posizioni che ho descritto fraintendono l’intento del Budda e confondono gli insegnamenti provvisori con quelli veri.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Ma non è soltanto Genku a essere colpevole di aver sostenuto simili idee errate. Anche altri, dagli studiosi e traduttori dei sutra in India ai maestri buddisti della Cina, avevano idee simili. Così i maestri della scuola del Trattato sul Sutra dei Dieci stadi e di quella del Compendio del Mahayana affermano che le possibilità di conseguire immediatamente la Buddità di cui si parla negli insegnamenti predicati durante la vita del Budda in realtà sono riferite al conseguimento della Buddità in un altro tempo molto diverso. E similmente Shan-tao e Hui-kan affermano che il passo del Sutra del Loto in cui si dice: «“Salve Budda!”[allora hanno tutte guadagnato la via del Budda]» si riferisce al conseguimento della Buddità in un altro tempo molto diverso.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Tutte queste opinioni sono errori che risultano dalla mancanza di una distinzione corretta fra insegnamenti provvisori e veri insegnamenti. Se perfino i bodhisattva che composero i trattati, i Maestri del Tripitaka che tradussero i sutra, e i maestri che avevano ottenuto l’illuminazione con la meditazione potevano ancora commettere errori come questi, a maggior ragione saranno soggetti a errore i maestri mediocri di quest’ultima epoca!

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Domanda: Poiché tu stesso sei un uomo di quest’ultima epoca, quale diritto hai di criticare in questa maniera gli studiosi, i traduttori e i maestri?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Risposta: In genere non ci si dovrebbe azzardare ad avanzare simili critiche, ma i commentari scritti dai maestri della scuola del Compendio del Mahayana e da Shan-tao e gli altri non colgono la distinzione tra insegnamenti provvisori e veri insegnamenti, e asseriscono sconsideratamente che il Sutra del Loto sta promettendo il conseguimento della Buddità in qualche altro tempo futuro.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Perciò, sono diversi dai commentari di T’ien-t’ai e Miao-lo come l’acqua lo è dal fuoco.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Ma, quando metto da parte queste asserzioni contraddittorie dei maestri e, per decidere la verità, esamino i sutra e trattati, trovo che la distinzione tra i due tipi di insegnamenti, provvisori e veri, si basa sulle dichiarazioni stesse del Budda, e in seguito fu ribadita da Nagarjuna e Vasubandhu. Perciò, rispetto i maestri che si attengono a questa distinzione e ignoro quelli che non si attengono a questa distinzione. Non sto avanzando opinioni personali su ciò che sia giusto a riguardo, sto soltanto mettendo in evidenza le discrepanze nelle opinioni sostenute da altri.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Veniamo ora alla quarta sezione della mia opera, nella quale citerò i passi che mostrano le misure da intraprendere nei confronti di coloro che offendono la Legge.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Essi sono di due tipi. Il primo tipo comprende i passi in cui si chiarisce che la Legge buddista è affidata alla custodia del sovrano del paese, dei suoi alti ministri, e dei quattro tipi di credenti. Il secondo tipo comprende i passi in cui si descrivono le misure da intraprendere nei confronti di coloro che offendono la Legge all’interno della giurisdizione del sovrano.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Riguardo al primo tipo, cioè i passi in cui si chiarisce che la Legge buddista è affidata alla custodia del sovrano del paese, dei suoi alti ministri, e dei quattro tipi di credenti, vedo che il Sutra dei Re benevolenti dice: «Il Budda annunciò al re Prasenajit: “Così io affido i miei insegnamenti al sovrano del paese invece che ai monaci e alle monache o agli uomini e alle donne di fede pura.78 Perché lo faccio? Perché essi non possiedono il potere e l’autorità del re. […] Affido dunque i tre tesori di questo sutra ai sovrani del paese e ai miei discepoli fra i quattro tipi di credenti”».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                E il volume ventotto del Sutra della Grande raccolta afferma: «Anche se un sovrano per innumerevoli esistenze passate ha svolto la pratica dell’offerta, osservato i precetti e coltivato la saggezza, se vede che il mio insegnamento rischia di estinguersi e rimane indifferente senza far niente per proteggerlo, allora [tutte le inestimabili radici del bene, piantate attraverso le pratiche suddette,] saranno completamente annientate e la sua terra diventerà teatro di tre eventi funesti. […] Dopo la morte rinascerà nel grande inferno».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Il passo del Sutra dei Re benevolenti indica che la Legge buddista è affidata anzitutto al sovrano del paese e poi ai quattro tipi di credenti. Cioè, il compito di usare la Legge buddista per portare ordine nel paese è affidato prima di tutto al sovrano, che occupa la posizione di re, e ai ministri, che ne mettono in atto le direttive di governo.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Il passo del Sutra della Grande raccolta evidenzia che, anche se per il bene della Legge buddista il sovrano e i suoi ministri hanno, per innumerevoli kalpa, offerto la loro testa o i loro occhi, hanno osservato gli ottantamila precetti, e hanno studiato e compreso a fondo un numero infinito di dottrine buddiste, se non prendono misure per garantire che in tutto il paese siano propagati gli insegnamenti corretti e non quelli scorretti, allora il paese sarà colpito da tre disastri: venti violenti, siccità prolungata e piogge torrenziali; il popolo sarà costretto a fuggire in un altro paese e il sovrano e i ministri cadranno invariabilmente nei tre regni malvagi dell’esistenza.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Inoltre il Sutra del Nirvana, predicato dal Budda nelle sue ultime ore nel boschetto di alberi di sal, nel terzo volume afferma: «Adesso affido l’insegnamento corretto ai sovrani, ai ministri, agli alti dignitari, e ai quattro tipi di credenti. […] Coloro che non proteggeranno la Legge saranno chiamati laici dalla zucca pelata».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        E dice anche: «Uomini devoti, i difensori dell’insegnamento corretto non hanno bisogno di osservare i cinque precetti e le regole della buona condotta. Piuttosto dovrebbero impugnare coltelli e spade, archi e frecce, aste e lance».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          E ancora: «Anche se non osserva i cinque precetti, se difende l’insegnamento corretto, può essere chiamato praticante del grande veicolo. I difensori dell’insegnamento corretto dovranno armarsi di coltelli e spade, armi e bastoni».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Durante i quarant’anni e più della vita di predicazione del Budda, come è chiaro dai precetti esposti nel Sutra della Rete di Brahma e in altri testi, al sovrano del paese, ai ministri e ad altri era proibito portare o detenere qualsiasi tipo di spada, bastone, freccia, lancia, ascia da guerra o altre armi da offesa. Se lo avessero fatto avrebbero immancabilmente perso la loro posizione di sovrano nel paese o di monaco o monaca nell’esistenza presente, e nella prossima sarebbero caduti nei tre cattivi sentieri dell’esistenza.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Eppure nella nostra epoca presente vediamo che sia i membri del clero sia i comuni laici portano archi e frecce, spade e bastoni. Per attenerci al testo del Sutra della Rete di Brahma, dovremmo dire che essi sono destinati senza dubbio a cadere nei sentieri malvagi dell’esistenza. Se non ci fossero i passi sopra citati del Sutra del Nirvana, non ci sarebbe speranza di salvezza per queste persone.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Ma, attenendoci a questi vari passi del Sutra del Nirvana, vediamo che quelli che portano archi e frecce, spade e bastoni, e li usano per tenere a bada i monaci che seguono insegnamenti errati e per proteggere e difendere i monaci che abbracciano l’insegnamento corretto, saranno in grado di cancellare i cattivi effetti delle quattro offese maggiori e dei cinque peccati capitali che hanno commesso nelle esistenze passate, e otterranno con certezza la comprensione della via insuperata.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Nel volume sei del Sutra della Luce dorata leggiamo: «Sebbene questo sutra esista nel paese, i governanti non hanno mai permesso che fosse propagato. Essi vi si oppongono e non hanno piacere di ascoltarlo. Non gli fanno offerte, non lo rispettano, non ne tessono le lodi, né vogliono rispettare o fare offerte alle quattro categorie di buddisti che abbracciano il sutra. In definitiva, essi hanno reso impossibile a noi e agli altri innumerevoli esseri celesti, nostri seguaci, ascoltare questo profondo e meraviglioso insegnamento. Ci hanno così impedito di gustare la dolce rugiada delle sue parole e ci hanno escluso dalla corrente dell’insegnamento corretto, così che la nostra autorità e il nostro potere si sono gradualmente esauriti. Perciò gli esseri dei cattivi sentieri aumentano, mentre quelli dei mondi umano e celeste diminuiscono. La gente cade nel fiume della nascita e della morte e volta le spalle alla strada del nirvana.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    «Oh, Onorato dal Mondo, noi quattro re celesti, così come i nostri vari seguaci, gli yaksha e altri esseri, osservando questo stato di cose abbiamo lasciato il paese, perché non ci sentiamo di proteggerlo. E non siamo i soli ad abbandonare i governanti: anche le grandi divinità benevolenti che proteggono le innumerevoli regioni del paese li abbandoneranno. E quando avremo abbandonato il paese e ce ne saremo andati, accadranno vari tipi di calamità e disastri e i governanti perderanno il potere. Neppure una singola persona dell’intera popolazione avrà un cuore virtuoso; non vi sarà altro che costrizione e schiavitù, uccisioni e ferimenti, ira e conflitti. Le persone si calunnieranno oppure si aduleranno ignobilmente a vicenda, distorcendo le leggi per colpire gli innocenti. Le pestilenze dilagheranno, appariranno molte comete, due soli sorgeranno l’uno accanto all’altro e le eclissi si susseguiranno con insolita frequenza. Arcobaleni bianchi e neri, forieri di sventure, attraverseranno il cielo, le stelle cadranno, la terra si scuoterà e dalle voragini proverranno strani rumori. Piogge torrenziali e venti di inaudita violenza arriveranno fuori stagione, vi sarà una costante carestia e i cereali e la frutta non matureranno. Predoni provenienti da molte altre regioni invaderanno e saccheggeranno il paese, la gente soffrirà ogni sorta di tribolazione e non vi sarà luogo dove vivere al sicuro».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Esaminando questo passo del sutra, comprendiamo che, pur pregando per la pace e la sicurezza dei tempi in cui si vive, è possibile che le tre calamità colpiscano il paese, e ciò sarà dovuto al fatto che in esso vengono propagati insegnamenti malvagi.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Attualmente vengono offerte numerose preghiere per la sicurezza del paese. Eppure nel primo anno dell’era Shoka [1257] ci fu un grave terremoto, e nel secondo anno della stessa era infuriarono piogge torrenziali e venti violenti, e il riso non maturò. A me sembra evidente che in questo paese ci sia qualche insegnamento malvagio che ne sta provocando la distruzione.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa afferma a un certo punto: «Per quanto riguarda la prima pratica diversa, cioè la lettura e la recitazione dei sutra, è da considerare una pratica diversa abbracciare, leggere e recitare tutti i sutra, sia mahayana sia hinayana, essoterici o esoterici, con l’eccezione della recitazione del Sutra della Meditazione sul Budda Vita Infinita e degli altri sutra che predicono la rinascita nella Pura terra».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Dopo questa affermazione Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa prosegue: «Per quanto riguarda poi l’efficacia o meno di questi due tipi di pratiche [corrette e diverse], è mia opinione che le pratiche diverse, quelle esposte nel Sutra del Loto e negli insegnamenti della Vera parola, non siano efficaci, mentre [le pratiche corrette descritte ne] i tre sutra della Pura terra siano efficaci»79.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa riprende poi l’affermazione del Reverendo Shan-tao in Lode alla rinascita nella Pura terra sul fatto che, attraverso le pratiche corrette, dieci persone su dieci e cento persone su cento rinasceranno nella Pura terra, mentre attraverso le pratiche diverse neanche una persona su mille sarà salvata.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa osserva inoltre: « Alla luce di questo passo [di Shan-tao], è chiaro che si dovrebbero tralasciare tali pratiche [diverse], concentrandosi sulla pratica della Pura terra. Che ragione avremmo di abbandonare le pratiche corrette della Pura terra, le quali ci assicurano che, su cento persone, tutte e cento rinasceranno nella Pura terra, e aderire invece alle pratiche diverse che non possono salvare neanche una persona su mille? I seguaci della via dovrebbero meditare su ciò attentamente!».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Leggendo passi come questi viene da chiedersi come ci si potrebbe aspettare che preti e laici del mondo attuale abbiano fede nei sutra [diversi dai tre sutra della Pura terra].

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    In seguito, Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa discute la questione di quali pratiche siano superiori e di quali siano più facili, fra le pratiche diverse del Sutra del Loto e le pratiche corrette dell’insegnamento Nembutsu: «In primo luogo, per quanto riguarda ciò che è superiore e, in secondo luogo, per quanto riguarda ciò che è più facile da praticare, posso affermare che, in quanto alla superiorità, il Nembutsu è superiore e le altre pratiche sono inferiori. Per quanto riguarda la facilità di pratica, il Nembutsu è più facile da praticare e le altre sono difficili da praticare».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Poi, dichiarando che il Sutra del Loto e gli insegnamenti della Vera parola sono in errore, il testo dice: «Perciò sappiate che le pratiche religiose diverse dal Nembutsu non si accordano con le capacità delle persone. Non sono appropriate ai tempi. Solo la pratica Nembutsu per la rinascita nella Pura terra è adatta ai tempi e alle capacità delle persone».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Più avanti il testo parla di come il Budda cessò di insegnare le pratiche diverse del Sutra del Loto e degli insegnamenti della Vera parola, affermando: «[Sappiate che] mentre il Budda stava predicando in accordo con la capacità dei suoi vari ascoltatori, per un certo tempo egli insegnò i due metodi di meditazione concentrata e di meditazione non concentrata. Ma, in seguito, quando rivelò la sua stessa illuminazione, cessò di insegnare questi due metodi. Il solo insegnamento che, una volta rivelato, non cessò mai di essere insegnato è l’unica dottrina del Nembutsu».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Infine Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa esprime questa convinzione: «Se si vuole sfuggire rapidamente alle sofferenze di nascita e morte, si devono confrontare questi due insegnamenti superiori e quindi mettere da parte le dottrine della Sacra via e scegliere quelle della Pura terra. E se si vuole seguire la dottrina della Pura terra, si devono confrontare le pratiche corrette e quelle diverse, e quindi abbandonare quelle diverse per dedicarsi solo a quelle corrette».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            I discepoli di Genku hanno preso questo suo libro, Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa, e l’hanno diffuso in tutte le sessanta e più province del Giappone. Così, questi discepoli, rivolgendosi alle persone ignoranti del tempo, dicono: «Questo nostro reverendo prete è un uomo di suprema saggezza e conoscenza. Egli ha scritto quest’opera allo scopo di definire quali siano i princìpi veri riguardo a tale questione. Egli ha chiuso la porta al Sutra del Loto e alle dottrine della Vera parola, dimostrando che non c’è alcuna ragione per riaprirla nuovamente, dimostrando che simili dottrine vanno abbandonate e che non ci sarà mai alcuna ragione di ritornare ad esse».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Quando essi sostengono simili idee, i credenti, sia preti sia laici, annuiscono con la testa in segno di assenso. Quando le persone chiedono di saperne di più, i discepoli diffondono le dottrine attraverso riassunti di Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa, scritti con uno stile di caratteri semplificato, oppure scrivono opere che descrivono la vita dell’Onorevole Honen [Genku]. In tal modo diffondono le loro critiche al Sutra del Loto e agli insegnamenti della Vera parola, dicendo che sono inutili come il calendario dell’anno passato o le scarpe del proprio nonno, o che la recitazione del Sutra del Loto ha meno valore della semplice musica dei flauti e degli strumenti a corda.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Di insegnamenti malvagi di questo tipo è pieno tutto il paese. Sebbene il Sutra del Loto e gli insegnamenti della Vera parola continuino a esistere sul territorio, nessuno si sforza di seguirli. Anche se vi sono persone che li praticano, nessuno dimostra loro rispetto e riverenza. Inoltre, poiché coloro che riveriscono unicamente il Nembutsu dicono a queste persone che creando una relazione con il Sutra del Loto non potranno più rinascere nella Pura terra, il loro unico pensiero è di lasciar perdere il Sutra del Loto e gettarlo via.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Per questa ragione gli esseri celesti, incapaci di udire i meravigliosi insegnamenti del Sutra del Loto, privati dell’opportunità di assaporare il gusto della Legge, hanno perso la maestà e il potere che una volta possedevano. I quattro re celesti, insieme ai loro seguaci, hanno abbandonato questo paese e le divinità benevolenti, che proteggevano il Giappone e vegliavano su di esso, l’hanno lasciato e hanno già preso commiato.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Di conseguenza, nel primo anno di Shoka, vi fu un grande terremoto e nel secondo anno della stessa era si verificarono piogge torrenziali in primavera che danneggiarono le pianticelle di riso; in estate vi fu una grave siccità che inaridì piante ed alberi, e in autunno soffiarono venti violenti, e cereali e frutta non maturarono. Il paese fu colpito dalla carestia e le persone furono costrette ad abbandonare le proprie dimore e a vagare raminghe in altri luoghi.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Tutto questo rispecchia esattamente la predizione contenuta nel passo del Sutra della Luce dorata, e non è forse interamente dovuto agli errori di Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa? Le parole del Budda non furono pronunciate invano. Sono stati propagati insegnamenti malvagi e come effetto sono già sorte le tre calamità che affliggono il paese. Se non verranno prese misure per combattere queste dottrine malvagie, come potranno coloro che le seguono non cadere nei tre cattivi sentieri dell’esistenza, come il Budda ha predetto?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Tuttavia, negli ultimi anni ho riflettuto profondamente sul passo del Sutra del Loto che recita: «Senza curarci dei nostri corpi o delle nostre vite, avremo a cuore solo la via suprema»80. Ho sviluppato la stessa mente del ragazzo delle Montagne Nevose e del Bodhisattva Sempre Dolente, determinato a dare la mia vita per la propagazione del grande veicolo, proclamando a gran voce la verità e dichiarando: «Coloro che ripongono fede in Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa, sperando che li aiuterà nelle vite future, cadranno nell’inferno di incessante sofferenza!».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          In simili tempi i discepoli dell’Onorevole Honen, sperando di camuffarne le sue dottrine malvagie che ho menzionato in precedenza, dichiarano che si può ottenere la rinascita nella Pura terra attraverso pratiche religiose diverse dal Nembutsu, oppure sostengono che Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa non refuta il Sutra del Loto e gli insegnamenti della Vera parola. Oppure, per impedire che i credenti laici si rendano conto delle dottrine errate di Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa, inventano bugie e vanno dicendo: «Nichiren afferma che coloro che praticano il Nembutsu cadranno nei tre cattivi sentieri dell’esistenza!»81.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Domanda: Allora i discepoli dell’Onorevole Honen sbagliano ad affermare che si può rinascere nella Pura terra anche con pratiche diverse dal Nembutsu?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Risposta: Se i discepoli di Honen dichiarano che si può ottenere la rinascita nella Pura terra anche con pratiche diverse dal Nembutsu si stanno comportando come i membri della scuola Anti-Lokayata, che tradirono gli insegnamenti del loro stesso maestro. In effetti al giorno d’oggi c’è chi dice che si può ottenere la rinascita nella Pura terra attraverso altre pratiche. Ma, in cuor loro, queste persone credono che sia possibile farlo solo attraverso il Nembutsu e, se dicono cose diverse, è soltanto per evitare l’accusa di parlare in maniera offensiva di altre pratiche religiose.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Alla fine, coloro che parlano in questo modo non sono forse convinti invece che Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa abbia rivelato l’errore del Sutra del Loto e degli insegnamenti della Vera parola, che si dovrebbero “scartare, chiudere, ignorare e abbandonare” tali insegnamenti, che coloro che li sostengono sono “una banda di ladri, persone dalle vedute errate, dalle vedute malvagie, persone dalle pratiche erronee e diverse” e che attraverso tali insegnamenti “neanche una persona su mille” può essere salvata?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Veniamo adesso al secondo tipo di passi delle scritture, quelli che descrivono le misure da intraprendere nei confronti di coloro che offendono la Legge all’interno della giurisdizione del sovrano. Il volume tre del Sutra del Nirvana dice: «Se qualcuno dovesse essere pigro e indolente, violare i precetti e diffamare l’insegnamento corretto, allora i sovrani, i ministri e i quattro tipi di buddisti dovrebbero rimproverarlo e riportarlo all’ordine. Uomini devoti, nel far questo i sovrani e i quattro tipi di credenti commettono qualche colpa, oppure no? Io dico che non la commettono, Onorato dal Mondo. Uomini devoti, i sovrani e i quattro tipi di buddisti non commettono alcuna colpa».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    E il volume dodici dello stesso sutra dice: «Riandando al passato, ricordo di essere stato re di un grande stato in questo continente di Jambudvipa. Il mio nome era Sen’yo. Amavo e veneravo le scritture del grande veicolo. Il mio cuore era puro, buono e privo di cattiveria, gelosia o grettezza. […] Uomini devoti, a quel tempo avevo un grande rispetto per gli insegnamenti del grande veicolo e, udendo dei brahmani offendere questi sutra corretti ed equi, li feci immediatamente mettere a morte. Uomini devoti, il risultato di questa mia azione è stato che da allora io non sono mai caduto nell’inferno».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Domanda: Se consultiamo il Sutra della Rete di Brahma, vediamo che il parlare in maniera critica dei monaci o di altre persone che appartengono ai quattro tipi di credenti buddisti è una delle cosiddette offese parajika, colpe per le quali è prevista l’espulsione dall’ordine. Quando tu metti in luce gli errori di Genku nell’offendere la Legge, non stai commettendo un’azione che ti condannerà all’inferno Avichi?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Risposta: Il Sutra del Nirvana afferma: «Il Bodhisattva Kashyapa disse all’Onorato dal Mondo: “Tathagata, perché hai predetto che quest’uomo [Sunakshatra] cadrà nell’inferno Avichi?”.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          «“Uomini devoti, questo monaco Sunakshatra ha molti seguaci e tutti loro credono che Sunakshatra sia un arhat che ha ottenuto i frutti della via [del Budda]. Perciò voglio scacciare dalle loro menti queste idee errate e malvagie. Per questa ragione ho profetizzato che Sunakshatra cadrà nell’inferno a causa della sua mancanza di ritegno e della sua indulgenza verso se stesso”».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            In questo passo “mancanza di ritegno e indulgenza verso se stesso” è un’espressione che indica “offesa alla Legge”. Genku, come Sunakshatra, è colpevole di offendere la Legge e perciò cadrà nell’inferno di incessante sofferenza. Le varie persone che egli ha convertito non sono consapevoli che i suoi sono insegnamenti errati e, perciò, si riferiscono tutte a Genku come a un uomo dalla saggezza omnicomprensiva82, o affermano che è la reincarnazione del bodhisattva Grande Potere o di Shan-Tao.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Siccome vorrei cancellare dalla loro mente queste idee errate e malvagie, ho denunciato la fonte da cui scaturiscono tali offese alla Legge. Il passo del Sutra della Rete di Brahma a cui ti riferisci tratta delle critiche rivolte a persone che appartengono ai quattro tipi di credenti, ma che non hanno offeso la Legge.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Il Budda stesso diede questo ammonimento: «Se qualcuno vede una persona offendere la Legge e non ne denuncia l’errore, non è un mio discepolo!»83.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Perciò il Sutra del Nirvana dice: «Se, dopo la mia entrata nel nirvana, ci sono monaci che osservano i precetti che si accordano ai costumi delle rispettive regioni, che hanno un retto comportamento e proteggono e difendono la Legge corretta, quando vedono qualcuno che cerca di distruggere la Legge dovrebbero immediatamente espellerlo, rimproverarlo e sottoporlo a punizione. Sappi che facendo così essi accumuleranno una fortuna incalcolabile».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    E dice anche: «Se un buon monaco vede qualcuno distruggere l’insegnamento e non se ne cura, non lo rimprovera, lo espelle o lo punisce per la sua offesa, dovresti comprendere che quel monaco sta tradendo l’insegnamento del Budda. Ma se espelle il distruttore della Legge, lo rimprovera o lo punisce, allora questi è un mio discepolo, un vero ascoltatore della voce».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Poiché spero di essere enumerato fra i discepoli del Budda, sto scrivendo quest’opera per farla circolare nella società attuale e denunciare gli errori di coloro che offendono la Legge. Il mio desiderio è che i Budda delle dieci direzioni assistano la mia opera con il loro potere per aiutarmi a porre fine agli insegnamenti di grande malvagità che vengono diffusi, in modo da poter salvare tutti gli esseri viventi dalla colpa dell’offesa alla Legge.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Veniamo ora alla quinta sezione della mia opera nella quale si discute di quanto sia difficile incontrare buoni amici e incontrare la vera Legge.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          La mia discussione si svolgerà in tre stadi. Primo, chiarirò quanto sia difficile nascere come essere umano e quanto sia difficile incontrare la Legge buddista. Secondo, dimostrerò che, pur avendo la fortuna di esser nati come esseri umani e di aver incontrato la Legge buddista, è possibile incontrare cattivi amici e di conseguenza cadere nei tre cattivi sentieri dell’esistenza. Terzo, chiarirò quali tipi di persone sono davvero buoni amici per le persone comuni di questa nostra ultima epoca.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Primo, chiarirò quanto sia difficile nascere come essere umano e quanto sia difficile incontrare la Legge buddista.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Il volume trentatré del Sutra del Nirvana afferma: «A quel tempo l’Onorato dal Mondo raccolse un po’ di terriccio dal suolo, lo pose sulla sua unghia e disse a Kashyapa: “È di più questo terriccio, o la terra di tutti i mondi delle dieci direzioni?”.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                «Il Bodhisattva Kashyapa rispose: “Onorato dal Mondo, il terriccio che può stare su un’unghia non è paragonabile alla quantità di terra di tutti i mondi delle dieci direzioni!”.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  «[Il Budda disse:] “Uomo devoto, coloro i quali, dopo una singola esistenza come esseri umani, sono capaci di rinascere umani, o coloro i quali, dopo aver vissuto nei tre cattivi sentieri dell’esistenza sono capaci di nascere umani, quelli che sono nati con tutte le loro facoltà in buono stato, che sono nati in una terra centrale84 dove possono apprendere la vera fede, che sono in grado di guadagnare la via [buddista], che praticano la via, dopodiché sono capaci di guadagnare la via corretta e di praticare la via corretta [per l’emancipazione], e poi sono capaci di ottenere l’emancipazione e dopo aver ottenuto l’emancipazione riescono a entrare nel nirvana, sono pochi come il terriccio che può stare su un’unghia. Ma, quelli che dopo un’esistenza come esseri umani nascono nei tre cattivi sentieri e, dopo esserci vissuti, vi rinascono nuovamente, le cui facoltà non sono in buono stato, che sono nati in una terra lontana dove si ha fede in idee errate e distorte, che praticano una via erronea, e che non otterranno mai l’emancipazione o l’eterna beatitudine del nirvana, sono numerosi come la quantità di terra di tutti i mondi delle dieci direzioni”».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Questo passo riassume in un unico paragrafo vari insegnamenti diversi. Sta affermando che, dopo aver vissuto una singola esistenza come esseri umani, coloro che nascono di nuovo umani sono pochi come i granelli di terra che possono stare su un’unghia. Ma quelli che, dopo aver vissuto da esseri umani, cadono nei tre cattivi sentieri sono tanti quanti i granelli di polvere dei mondi delle dieci direzioni.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Quelli che, avendo vissuto nei tre cattivi sentieri, rinascono come esseri umani sono pochi come i granelli di terra che possono stare su un’unghia. Ma, quelli che, avendo vissuto nei tre cattivi sentieri, rinascono nei tre cattivi sentieri sono come i granelli di polvere dei mondi delle dieci direzioni.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Quelli che nascono come esseri umani e le cui sei facoltà sono integre sono pochi come i granelli di terra che possono stare su un’unghia. Ma quelli che, pur essendo nati come esseri umani e con le sei facoltà integre, sono venuti al mondo in una terra remota sono numerosi come i granelli di polvere dei mondi delle dieci direzioni.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Quelli che nascono in una terra centrale sono pochi come i granelli di terra su un’unghia. Ma, anche se coloro che sono nati in una terra centrale fossero numerosi come i granelli di polvere dei mondi delle dieci direzioni, quelli che incontrano la Legge buddista sarebbero pochi come il terriccio su un’unghia.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Il Sutra del Nirvana afferma inoltre: «Coloro che non agiscono da icchantika o che non recidono le radici del bene, ma al contrario sono capaci di credere in opere come il Sutra del Nirvana, sono pochi come il terriccio che può stare su un’unghia. […] Ma coloro che diventano icchantika, recidono tutte le loro buone radici e non riescono a credere in questo sutra, sono tanti come la terra di tutti i mondi delle dieci direzioni».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              A giudicare da questo passo, coloro che non riescono a riporre fede nei sutra del Loto e del Nirvana, e diventano persone di incorreggibile miscredenza, sono come i granelli di polvere delle dieci direzioni, mentre coloro che hanno fede nei sutra del Loto e del Nirvana sono pochi come i granelli di terra su un’unghia. Leggendo questo passo del sutra riesco a stento a trattenere le lacrime.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Osservando adesso il popolo del Giappone mi pare che la maggior parte di esso pratichi insegnamenti provvisori. Anche se sembrano praticare i veri insegnamenti con la bocca e con il corpo, le loro menti sono ancora occupate dagli insegnamenti provvisori.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Perciò il Gran Maestro T’ien-t’ai, nel quinto volume di Grande concentrazione e visione profonda, scrive: «Queste persone ottuse e stolte hanno profondamente assorbito le esalazioni velenose e hanno perso la loro mente originale. Perciò non hanno più fede e non cercano aiuto. […] Sono persone oppresse da una grave colpa. […] Persino coloro che hanno voltato le spalle al mondo si dilettano con un veicolo inferiore, attaccandosi a semplici rami e foglie. Sono come cani che vanno dietro ai servi [e dimenticano il padrone]. Rendono onore alle scimmie, considerandole come il dio Shakra; riveriscono cocci e detriti, considerandoli gemme splendenti. Come si può discutere della via con persone così ignoranti e ottenebrate?».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Genku e quelli che egli ha convertito si sono ubriacati con il vino dei tre veleni di avidità, collera e stupidità e hanno dimenticato le loro menti originali che avevano formato un legame con l’uno o l’altro dei sedici figli del Budda Grande Saggezza Universale. Hanno abiurato alla loro fede nei sutra del Loto e del Nirvana e sono diventate persone di miscredenza incorreggibile. Si basano sul veicolo inferiore esposto nel Sutra della Meditazione e in sutra simili, si dilettano con tegole e cocci come gli espedienti chiamati Nembutsu, onorano scimmie come il prete Honen [Genku] e credono che egli sia un uomo di suprema saggezza, uno Shakra. Mettono da parte i sutra del Loto e del Nirvana, autentici gioielli che esaudiscono i desideri, e fraintendono i sacri insegnamenti della vita del Budda perché sono incapaci di distinguere correttamente gli insegnamenti provvisori da quelli veri.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Perciò il primo volume di Annotazioni su “Grande concentrazione e visione profonda” afferma: «La ragione per cui le persone sentono parlare di questo insegnamento di perfetta e immediata illuminazione, ma mancano di rispettarlo, è che in tempi recenti c’è molta confusione e mancanza di comprensione fra coloro che praticano le dottrine mahayana».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Le parole “confusione e mancanza di comprensione” qui si riferiscono al fatto che, riguardo alle dottrine mahayana, le persone non riescono a distinguere tra insegnamenti provvisori e veri insegnamenti. Perciò, in questa nostra ultima epoca coloro che hanno fede nel Sutra del Loto sono pochi come il terriccio su un’unghia, mentre coloro che non riescono ad avere fede nel Sutra del Loto e cadono nel regno degli insegnamenti provvisori sono numerosi come i granelli di polvere dei mondi delle dieci direzioni.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Perciò Miao-lo in Su “Grande concentrazione e visione profonda” si lamenta così: «La situazione è ancor peggiore perché nel Medio e nell’Ultimo giorno della Legge le persone hanno scarso sentimento e poca fede. Anche se le biblioteche straripano dell’insegnamento della perfetta e immediata illuminazione e le scatole dei sutra sono stracolme dei suoi rotoli, le persone non lo considerano nemmeno per un momento, ma, al contrario, lo rifiutano a occhi chiusi. Che dolore pensare a queste persone, che nascono invano, e muoiono invano!».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Leggendo questo passo del commentario, sembra quasi che il Gran Maestro Miao-lo, la reincarnazione di un bodhisattva, stia scrutando nel futuro del Giappone del nostro tempo e predicendo come sarebbe stata la situazione attuale.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Domanda: Tra i discepoli dell’Onorevole Honen ci sono quelli che conservano copie di tutte le sacre scritture e che praticano gli insegnamenti del Sutra del Loto. Come puoi dire che tutti i suoi discepoli sono persone che offendono la Legge?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Risposta: Sebbene essi aprano le varie scritture e leggano il Sutra del Loto, lo fanno soltanto per confermare l’asserzione errata, contenuta in Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa, per cui queste scritture sono la “via difficile da praticare”. Più consultano i sutra e i trattati, più stanno offendendo la Legge. È come il caso di Sunakshatra e della sua lettura delle dodici suddivisioni delle scritture o come quello di Devadatta che aveva imparato a memoria sessantamila sacri testi. Si definivano uomini sapienti, ma la loro sapienza non serviva che ad alimentare la loro boria e favorire i loro insegnamenti malvagi.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Secondo, dimostrerò che, pur avendo la fortuna di esser nati come esseri umani e di aver incontrato la Legge buddista, è possibile incontrare cattivi amici e di conseguenza cadere nei tre cattivi sentieri dell’esistenza.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Il Sutra del Tesoro del Budda dice: «Dopo la morte del Budda Grande Ornamento, ci furono cinque monaci; uno di loro comprese la via corretta e salvò molti milioni di persone, ma gli altri quattro nutrirono opinioni errate. Quando la vita di questi quattro giunse al termine, essi caddero nell’inferno Avichi. Giacquero supini, giacquero proni, si girarono sul fianco sinistro, si girarono sul fianco destro, e ognuno di loro soffrì così per novecentodiecimila milioni di anni. […] I credenti laici e i religiosi che avevano rapporti amichevoli con questi monaci, insieme ai loro sostenitori fra i laici, ammontavano a seicentoquarantamila milioni di persone. Essi erano nati nello stesso regno di quei quattro monaci e morirono insieme a loro, rinascendo nel grande inferno, dove arsero e bollirono per la durata di un kalpa maggiore. Dopo di che, queste seicentoquarantamila persone emersero tutte dall’inferno Avichi, insieme ai quattro monaci malvagi, e rinacquero in un altro grande inferno»85.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Il volume trentatré del Sutra del Nirvana afferma: «A quel tempo in città c’era un seguace del maestro non buddista Nirgrantha86 che si chiamava Ottenuto Dolorosamente. […] Sunakshatra interrogò Ottenuto Dolorosamente ed egli rispose: “Sono rinato come uno spirito che mangia ciò che gli altri hanno vomitato. Sunakshatra, ascolta attentamente!” […] A quel tempo Sunakshatra fece ritorno dal Budda e [mentendo] disse: “Onorato dal Mondo, quando la vita di Ottenuto Dolorosamente, il seguace di Nirgrantha, giunse al termine, egli rinacque nel cielo dei trentatré dèi!” […] A quel tempo87 il Tathagata e Kashyapa si recarono dove si trovava Sunakshatra. Il monaco Sunakshatra li vide arrivare da lontano e subito nella sua mente sorsero pensieri malvagi. E, a causa di questo male nella sua mente, egli cadde da vivo nell’inferno Avichi».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Il monaco Sunakshatra era un figlio del Budda Shakyamuni dal tempo in cui quest’ultimo era un bodhisattva. Seguendo il padre lasciò la vita familiare per diventare monaco e studiò le dodici suddivisioni dei sacri testi. Si liberò dalle passioni carnali del mondo del desiderio e riuscì a dominare i quattro livelli della meditazione. Ma, avendo incontrato un cattivo amico, il seguace degli insegnamenti non buddisti Ottenuto Dolorosamente, cessò di aver fede nelle dottrine corrette della Legge buddista. Di conseguenza perse i benefici che aveva acquisito accettando i precetti di monaco e studiando le dodici suddivisioni delle scritture, e cadde da vivo nell’inferno Avichi.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          [Come si dice nel Sutra del Tesoro del Budda], i seicentoquarantamila milioni di persone che avevano uno stretto legame con i quattro monaci malvagi, fra cui Riva della Sofferenza, rinacquero ripetutamente negli inferni Avichi delle dieci direzioni, insieme ai loro quattro maestri. E adesso i preti e i laici della nostra epoca attuale, in segno di stima nei confronti di Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa, si inchinano davanti alle immagini di Genku e leggono quest’opera in cui vi è la dottrina errata che tutti i sutra [eccetto i sutra della Pura terra] rappresentano la “via difficile da praticare”. Sono come i seguaci del maestro non buddista Nirgrantha, che resero omaggio alle spoglie di Nirgrantha e perciò caddero nei tre cattivi sentieri.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Il mio desiderio è che preti e credenti laici della nostra epoca attuale si rendano conto anzitutto se le dottrine di Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa sono corrette o errate, prima di mettersi a fare offerte e a tributare onori. Altrimenti temo che in seguito lo rimpiangeranno di certo.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Perciò il Sutra del Nirvana afferma: «Bodhisattva e mahasattva, non abbiate paura di elefanti impazziti! Abbiate paura dei cattivi compagni! Perché? Perché un elefante impazzito può distruggere il vostro corpo, ma non distrugge la vostra mente, mentre un cattivo compagno può distruggere il corpo e la mente. Un elefante impazzito distrugge un solo corpo, mentre un cattivo compagno può distruggere innumerevoli buoni corpi e buone menti. Un elefante impazzito distrugge solo un corpo impuro e puzzolente, un cattivo compagno può distruggere sia un corpo puro sia una mente pura. Un elefante impazzito può distruggere il corpo fisico, ma un cattivo compagno distrugge il corpo del Dharma. Se sarete uccisi da un elefante impazzito non cadrete nei tre cattivi sentieri, ma se sarete uccisi da un cattivo compagno, senza dubbio vi cadrete. Un elefante impazzito è nemico soltanto del tuo corpo, mentre un cattivo compagno è nemico della buona Legge. Perciò, bodhisattva, dovreste sempre tenervi bene alla larga dai cattivi amici».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Il mio desiderio, perciò, è che i preti e i credenti laici, anche se pensano che questa mia opera possa contenere idee errate, mettano da parte per il momento simili pensieri e aprano invece il Commentario al Sutra dei Dieci stadi per vedere se tale opera colloca o no il Sutra del Loto nella categoria di ciò che è “difficile da praticare”, e considerino attentamente il passo di Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa che recita: «A giudicare da questo, possiamo presumere [che le dottrine del Mahayana esoterico e i veri insegnamenti mahayana siano entrambi inclusi nella Sacra via]». Dopo di che, potranno decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato. Spero che non commetteranno l’errore di aver fede nei cattivi amici, di prestare orecchio agli insegnamenti errati, e così trascorrere invano la loro esistenza presente.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Terzo, chiarirò quali tipi di persone sono davvero buoni amici per una persona comune di questa nostra ultima epoca.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Domanda: Il ragazzo Buoni Tesori incontrò più di cinquanta buoni amici, fra cui Virtù Universale, Manjushri, Percettore dei Suoni del Mondo, e Maitreya. Sempre Dolente, Piedi Maculati, il re Ornamento Meraviglioso e il re Ajatashatru furono capaci di liberarsi dalle sofferenze di nascita e morte con l’aiuto di Dharmodgata, di Splendore Universale, di Jivaka, della moglie e dei due figli del re Ornamento Meraviglioso, ma tutte queste persone erano grandi santi.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Da quando il Budda ha lasciato questo mondo, però, è diventato difficile trovare maestri come questi. Uomini come Nagarjuna e Vasubandhu, che vissero dopo la morte del Budda, non sono più con noi, e ci è impossibile anche incontrare uomini come Nan-yüeh o T’ien-t’ai. Come possiamo liberarci allora dalle sofferenze di nascita e morte?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Risposta: In quest’ultima epoca si possono trovare dei veri buoni amici. Essi non sono altro che i sutra del Loto e del Nirvana.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Domanda: Essere un buon amico è una cosa normalissima per una persona, ma esiste una prova che anche la Legge può esserlo?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Risposta: È piuttosto normale che una persona possa essere un buon amico, ma in quest’ultima epoca non si trova alcun vero amico, e quindi è ampiamente dimostrato che la Legge può essere un simile amico.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Grande concentrazione e visione profonda dice: «A volte seguendo un amico, a volte seguendo i rotoli dei sutra, si ascolta l’unico vero insegnamento dell’illuminazione che è stato descritto sopra».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Il significato di questo passo è che si dovrebbero considerare come propri buoni amici i rotoli del sutra.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Il Sutra del Loto afferma: «Quando il Sutra del Loto sarà propagato in tutto Jambudvipa, se vi sarà chi lo accetta e lo sostiene, costui dovrà pensare dentro di sé: “Tutto questo dipende dall’autorità e dal potere sovrannaturale di Virtù Universale!”»88.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Questo passo significa che quando le persone comuni di quest’ultima epoca ripongono fede nel Sutra del Loto, stanno basandosi sul potere del loro buon amico Virtù Universale.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Il sutra dice anche: «Se vi sono persone che accettano, sostengono, leggono e recitano questo Sutra del Loto, lo memorizzano correttamente, lo praticano e lo ricopiano, sappi che queste persone hanno visto il Budda Shakyamuni. È come se avessero udito questo sutra dalla bocca del Budda. Sappi che tali persone hanno fatto offerte al Budda Shakyamuni»89.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Leggendo questo passo vediamo che il Sutra del Loto non è altro che il Budda Shakyamuni stesso. Per le persone che non hanno fede nel Sutra del Loto, il Budda Shakyamuni si è estinto, ma per coloro che ripongono fede in questo sutra, anche se il Budda Shakyamuni sembra estinto, egli è ancora presente nel mondo.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Dice ancora il sutra: «Dopo che [io, Molti Tesori] sarò diventato Budda e mi sarò estinto, se nelle terre delle dieci direzioni vi sarà un luogo in cui sia predicato il Sutra del Loto, allora la mia torre funeraria emergerà e apparirà in quel luogo, affinché io possa ascoltare il sutra, [e] rendergli testimonianza»90.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Questo passo ci sta dicendo che quando recitiamo il nome del Sutra del Loto, il Tathagata Molti Tesori in virtù di questo voto originale che ha formulato, apparirà invariabilmente davanti a noi.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              E il sutra afferma ancora: «Se qualcuno desidera che io [Molti Tesori] mostri il mio corpo alle quattro categorie di credenti, allora fate ritornare tutti i vari Budda, che sono emanazioni di quel Budda e che predicano la Legge nei mondi delle dieci direzioni, e riuniteli intorno a quel Budda in un unico luogo»91.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Shakyamuni, Molti Tesori e gli altri vari Budda delle dieci direzioni, il Bodhisattva Virtù Universale e gli altri sono nostri buoni amici. Se confidiamo in questo, allora, con il buon karma che abbiamo accumulato dalle passate esistenze, possiamo fare ancor meglio del ragazzo Buoni Tesori, di Sempre Dolente, Piedi Maculati e degli altri. Essi incontrarono i buoni amici dei sutra provvisori, ma noi incontreremo i buoni amici dei veri sutra. Quindi, anche se loro incontrarono soltanto i bodhisattva dei sutra provvisori, noi saremo tanto fortunati da incontrare i Budda e i bodhisattva dei veri sutra.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Il Sutra del Nirvana dice: «Affidatevi alla Legge, non alla persona; […] affidatevi alla saggezza, non al pensiero discriminante».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Affidarsi alla Legge significa affidarsi alla Legge eterna e immutabile dei sutra del Loto e del Nirvana. Non affidarsi alla persona significa non affidarsi alle persone che non si affidano ai sutra del Loto e del Nirvana. Anche se possono essere dei Budda o dei bodhisattva, se non si basano sui sutra del Loto e del Nirvana, non potranno essere buoni amici. E a maggior ragione sarà così se si tratterà di semplici eruditi, traduttori dei testi sacri o maestri comuni!

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Affidarsi alla saggezza significa affidarsi al Budda. Non affidarsi al pensiero discriminante significa non affidarsi a coloro che si trovano al livello dell’illuminazione quasi perfetta o ai livelli inferiori.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Oggigiorno molti preti e laici, sperando di celare l’offesa alla Legge commessa da Genku, vanno lodandone le virtù per tutto il paese, sostenendo che è la reincarnazione [del Bodhisattva Grande Potere], ma non bisogna dar retta alle loro affermazioni.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Ci sono credenti non buddisti che hanno acquisito i cinque poteri trascendenti e possono abbattere le montagne e prosciugare i mari, e tuttavia non sono lontanamente paragonabili alle persone comuni che non posseggono simili poteri, ma abbracciano i sutra Agama. Ci sono persone dei due veicoli che hanno ottenuto lo stato di arhat e possono manifestare i sei poteri trascendenti, ma non sono lontanamente paragonabili alle persone comuni che abbracciano il Sutra della Ghirlanda di fiori o i sutra Corretti ed equi e della Saggezza. Ci sono bodhisattva che hanno raggiunto il livello di illuminazione quasi perfetta attraverso il Sutra della Ghirlanda di fiori, o attraverso i sutra Corretti ed equi e della Saggezza, ma non sono lontanamente paragonabili alle persone comuni che hanno raggiunto soltanto lo stadio di ascoltare il nome e le parole della verità, e lo stadio della percezione e dell’azione nella pratica del Sutra del Loto. Una persona può anche possedere poteri sovrannaturali e grande saggezza, ma, se è un buon amico di chi espone gli insegnamenti provvisori, non devi darle ascolto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Quando noi esseri comuni, persone di incorreggibile miscredenza, costantemente immerse nell’illusione e nella sofferenza, desideriamo prendere fede nel Sutra del Loto, è un segno che la natura di Budda dentro di noi sta cominciando a manifestarsi.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Perciò il Gran Maestro Miao-lo dice: «Se non ci fosse la fragranza della vera realtà dentro di noi, come potrebbe avvenire l’illuminazione? Comprendete dunque che il potere che causa l’illuminazione è questa vera realtà. Perciò la fragranza della vera realtà interna si manifesta sotto forma di “protezione esterna”»92.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                I sutra predicati nei quarant’anni e più che hanno preceduto il Sutra del Loto non fanno menzione del mutuo possesso dei Dieci mondi. E, se il principio del mutuo possesso dei Dieci mondi non è enunciato, non abbiamo modo di comprendere la Buddità che esiste dentro le nostre stesse menti. E, se non comprendiamo la Buddità dentro le nostre menti, gli altri Budda che sono fuori di noi non si manifesteranno. Perciò, coloro che svolgono le pratiche provvisorie esposte nei sutra predicati nei primi quarant’anni e più sono incapaci di vedere il Budda [nella loro mente]. Anche se dovessero vedere il Budda, è un Budda esterno a loro. Anche le persone dei due veicoli non riescono a vedere il Budda dentro di loro e quindi sono incapaci di conseguire la Buddità.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Allo stesso modo i bodhisattva dei sutra predicati nei primi quarant’anni e più sono incapaci di vedere il mutuo possesso dei Dieci mondi nella loro stessa vita e, perciò, non possono vedere che le persone dei due veicoli sono capaci di conseguire la Buddità. Così, pur avendo formulato il voto che dice: «Gli esseri viventi sono innumerevoli, io faccio il voto di salvarli!», non sono in grado di adempiere il loro voto. Quindi anche questi bodhisattva non riescono a vedere il Budda.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Anche le persone comuni non riescono a comprendere il mutuo possesso dei Dieci mondi e così sono incapaci di manifestare la Buddità che è dentro di loro. Perciò, il Tathagata Amida non viene ad accoglierli, e gli altri Budda e Tathagata non li onorano della propria protezione. Sono come ciechi che non possono vedere la loro stessa ombra.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Ma infine nel Sutra del Loto viene rivelato il mondo di Budda dentro i nove mondi, e così i bodhisattva, le persone dei due veicoli e le persone comuni dei sei sentieri dell’esistenza possono per la prima volta, dopo quarant’anni e più, vedere la Buddità che è in loro. Adesso, per la prima volta, i Budda, i bodhisattva e le persone dei due veicoli appaiono di fronte alle persone comuni [che credono nel Sutra del Loto]. Adesso, per la prima volta, le persone dei due veicoli e i bodhisattva sono capaci di conseguire la Buddità, e anche le persone comuni possono per la prima volta rinascere nella Pura terra. Per questo il Sutra del Loto è veramente un buon amico per tutti gli esseri che vivono sia quando il Budda è ancora al mondo sia dopo la sua estinzione.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Alcuni studiosi di medio livello della scuola Tendai sostengono che si possa ottenere un certo grado di raggiungimento della via anche attraverso i sutra predicati prima del Sutra del Loto, ma, secondo la vera dottrina della scuola, questo raggiungimento parziale della via ottenibile attraverso tali sutra non esiste. Tuttavia, in questa mia opera non vorrei entrare ulteriormente nel merito di tale questione; mi limito a menzionarla, riservandomi di affrontarla in un’altra occasione.93

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Veniamo adesso alle sesta sezione della mia opera, in cui discuto le precauzioni e l’atteggiamento mentale che devono osservare le persone che praticano gli insegnamenti dei sutra del Loto e del Nirvana.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Nelle sezioni precedenti ho già discusso di quali, fra gli insegnamenti esposti dal Budda durante la sua vita, siano superiori e quali inferiori, quali superficiali e quali profondi, quali difficili da praticare e quali facili. In questa sezione darò consigli per le persone ignoranti di quest’ultima epoca, come coloro che commettono i cinque peccati capitali, coloro che offendono la Legge, e le persone di incorreggibile miscredenza che sono eternamente immerse nell’illusione e nella sofferenza, ma che pensano costantemente alla loro prossima esistenza.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Ho suddiviso la mia trattazione in tre parti. Primo, mostrerò come le persone che hanno una vita familiare, proteggendo e sostenendo l’insegnamento corretto, possono liberarsi dalle sofferenze di nascita e morte, e come invece, aderendo agli insegnamenti malvagi, siano destinate a cadere nei tre cattivi sentieri dell’esistenza. Secondo, mostrerò che, recitando semplicemente il nome del Sutra del Loto, si può sfuggire alla rinascita nei tre cattivi sentieri. Terzo, dimostrerò che il Sutra del Nirvana fu predicato per assicurare la trasmissione e la propagazione del Sutra del Loto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Primo, mostrerò come le persone che hanno una vita familiare, proteggendo e sostenendo l’insegnamento corretto, possono liberarsi dalle sofferenze di nascita e morte, e come invece, aderendo agli insegnamenti malvagi, siano destinate a cadere nei tre cattivi sentieri dell’esistenza.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Il terzo volume del Sutra del Nirvana afferma: «Il Budda replicò: “Kashyapa, è poiché sono stato un difensore dell’insegnamento corretto che ho potuto ottenere questo corpo simile al diamante”».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    E afferma inoltre: «Il re di allora si chiamava Possessore di Virtù. Quando ebbe notizia di ciò che stava accadendo, si precipitò presso il monaco che predicava la Legge per difenderlo, e combatté con tutte le sue forze contro i monaci malvagi che non osservavano i precetti. […] A quel tempo il re aveva già udito l’insegnamento e il suo cuore si riempì di gioia. Di lì a poco la sua vita giunse alla fine e rinacque nella terra del Budda Akshobhya».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Questi passi dimostrano che le persone che hanno una vita familiare, anche se non hanno alcuna particolare saggezza né svolgono alcuna particolare pratica religiosa, possono, attraverso i benefici guadagnati combattendo e sconfiggendo coloro che offendono la Legge, liberarsi dalle sofferenze di nascita e morte.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Domanda: Come fanno a proteggere e sostenere la Legge buddista le persone che hanno una vita familiare?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Risposta: Il Sutra del Nirvana dice: «Agli esseri viventi avidi di ricchezze e possedimenti io comincerò col dare ricchezze e dopo li esorterò a leggere questo grande veicolo del Sutra del Nirvana. [Alle persone di eminente rango] dirò cose gradevoli per ingraziarmele e poi, poco a poco, le incoraggerò a leggere questo grande veicolo del Sutra del Nirvana. Con i comuni popolani farò mostra di autorità per far loro leggere il sutra. Alle persone arroganti e altezzose farò da servo, ubbidendo ai loro comandi, compiacendole e soddisfacendole, e poi insegnerò loro e le guiderò a questo grande veicolo del Sutra del Nirvana. Con coloro che offendono i sutra del grande veicolo adopererò la forza per costringerli a cambiare il loro modo di agire e, dopo averli sottomessi, li incoraggerò a leggere il grande veicolo del Sutra del Nirvana, mentre da coloro che amano e apprezzano intensamente i sutra del grande veicolo andrò di persona, offrendo loro elemosine e venerazione, onorandoli e lodandoli».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Domanda: Nel mondo attuale preti e credenti laici seguono unicamente Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa e credono che i sutra del Loto e del Nirvana non siano adatti a loro. Perciò non sono propensi ad apprezzare e proteggere questi sutra. E se incontrano qualcuno che afferma che Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa è basato su princìpi erronei, sostengono che è colpevole di offesa al Nembutsu e diffondono voci maligne sul suo conto in tutto il paese. Cosa ne pensi?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Risposta: Invece di darti la mia risposta ti riferirò ciò che il Budda disse di una situazione del genere. Il Sutra dei Re benevolenti dice: «Grande Re, dopo la mia estinzione, le quattro categorie di discepoli buddisti delle epoche a venire, i sovrani, gli eredi al trono e gli altri principi dei vari piccoli paesi, quelle persone che dovrebbero sostenere e proteggere i tre tesori del Buddismo, diventeranno al contrario i distruttori dei tre tesori, proprio come i vermi nati dal corpo di un leone morto, che si cibano della sua carne. Non saranno i non buddisti, ma nella maggior parte dei casi i discepoli stessi del Budda, che distruggeranno questa mia Legge buddista, commettendo in tal modo una colpa gravissima. L’insegnamento corretto si inaridirà e svanirà, non ci saranno più persone che svolgeranno le pratiche corrette, e le pratiche malvagie prevarranno sempre di più; così la durata della vita delle persone si accorcerà ogni giorno di più, finché esse non vivranno più di un centinaio d’anni.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                «Se qualcuno distrugge gli insegnamenti del Budda, non godrà né del rispetto dei figli, né dell’armonia con i sei tipi di parenti94, né dell’assistenza delle divinità celesti. Malattie e demoni malvagi arriveranno giorno dopo giorno a tormentarlo, le disgrazie si abbatteranno incessantemente su di lui e la sfortuna lo seguirà ovunque egli vada. Quando morirà, cadrà nei regni dell’inferno, degli spiriti affamati e degli animali».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  E prosegue affermando: «Grande Re, nelle epoche future i re dei vari piccoli paesi e le quattro categorie di discepoli buddisti commetteranno di propria iniziativa colpe che porteranno alla distruzione del loro stesso paese. […] Monaci malvagi, sperando di ottenere fama e profitto, spesso compariranno davanti al sovrano, all’erede al trono e agli altri principi, arrogandosi il compito di predicare dottrine che condurranno alla violazione della Legge buddista e alla distruzione del paese. Il sovrano, non rendendosi conto della verità, li ascolterà e crederà a tali dottrine. […] Quando ciò accadrà, non trascorrerà molto tempo prima che il corretto insegnamento si estingua».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Se esaminiamo Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa vediamo che corrisponde perfettamente a queste predizioni del sutra. Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa afferma tassativamente che l’insegnamento corretto contenuto nel Sutra del Loto e negli insegnamenti della Vera parola è una “pratica diversa”, una “via difficile da praticare”, che per noi di quest’ultima epoca non è adatto sia per quanto riguarda il tempo, sia per le nostre capacità e che, di coloro che lo praticano, “neanche uno su mille” sarà salvato. Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa dice che, anche se il Budda predicò il Sutra del Loto e altri sutra, egli rifiutò le pratiche esposte nel Sutra del Loto e negli insegnamenti della Vera parola, e raccomandò soltanto un’unica pratica, il Nembutsu. Così quest’opera, etichettando come “banda di ladri” coloro che svolgono altre pratiche in quest’ultima epoca, ha fatto sì che oggigiorno tutti, preti e laici, credano in essa e ne considerino gli insegnamenti come auree parole del Tathagata stesso.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Di conseguenza, i preti e i laici dei nostri giorni non fanno alcun tentativo di stabilire la vera dottrina buddista e le acque del Dharma dell’insegnamento corretto esposto nel Sutra del Loto e negli insegnamenti della Vera parola si sono rapidamente prosciugate. Gli esseri umani e celesti diminuiscono, mentre quelli dei tre cattivi sentieri dell’esistenza diventano più numerosi ogni giorno che passa. E tutto ciò unicamente a causa delle opinioni erronee sostenute negli insegnamenti malvagi di Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Nel passo di sutra che ho citato in precedenza il Budda afferma nella sua predizione: «Dopo la mia estinzione». Indubbiamente si riferisce agli ultimi ottant’anni del Primo giorno della Legge, agli ultimi ottocento anni del Medio giorno della Legge o agli ultimi ottomila anni dell’Ultimo giorno della Legge. Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa apparve alla fine del Medio giorno della Legge e all’inizio dell’Ultimo giorno della Legge, e così cade nel periodo di ottocento anni, in accordo con le predizioni del Sutra dei Re benevolenti.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          L’espressione «i re dei vari piccoli paesi» si riferisce al sovrano del Giappone. Si tratta di sovrani di innumerevoli stati disseminati come chicchi di miglio, che fanno buone azioni di categoria media o inferiore.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            «I vermi nati dal corpo di un leone morto» è un riferimento ai discepoli del Budda, come Genku, e «monaci malvagi» si riferisce ai seguaci che si sono convertiti ai suoi insegnamenti.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Le parole «predicare dottrine che condurranno alla violazione della Legge buddista e alla distruzione del paese» si riferiscono alle affermazioni di Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa che ho citato prima. E le parole «Il sovrano, non rendendosi conto della verità, li ascolterà e crederà a tali dottrine» si riferiscono al fatto che preti e laici del mondo attuale, non riuscendo a cogliere che si tratta di dottrine errate, credono sconsideratamente a esse.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Il mio desiderio sincero è che questi preti e credenti laici arrivino a comprendere la differenza tra insegnamento corretto e insegnamenti errati e, di conseguenza, seguano l’insegnamento corretto preoccupandosi della loro prossima esistenza. Se aspetteranno fino a quando avranno perso la forma umana che adesso possiedono e saranno caduti nei tre cattivi sentieri, per rimpiangere ciò che hanno fatto, che bene potrà arrecare loro?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Secondo, dimostrerò che, semplicemente recitando il daimoku del Sutra del Loto, si può sfuggire alla rinascita nei tre cattivi sentieri.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Il quinto volume del Sutra del Loto afferma: «Manjushri, anche in un incalcolabile numero di terre non è possibile udire il nome di questo Sutra del Loto»95.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      E il volume otto dice: «Se voi proteggerete coloro che accettano e sostengono anche soltanto il nome del Sutra del Loto, il vostro merito sarà immenso»96.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Il capitolo “Devadatta” dice: «Se uomini o donne devoti, udendo il capitolo “Devadatta” del Sutra del Loto della Legge meravigliosa, crederanno in esso e lo riveriranno con cuore puro, senza dubbi né perplessità, essi non cadranno mai nell’inferno, nel regno degli spiriti affamati o in quello degli animali»97.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          E il capitolo del Sutra del Nirvana “Meriti del nome del sutra” afferma: «Se doveste sentir dire di uomini devoti o donne devote che, dopo aver udito il nome di questo sutra, sono rinati nei cattivi sentieri dell’esistenza, siate certi che una cosa del genere non può accadere». (Il Sutra del Nirvana ha la funzione di propagare gli insegnamenti del Sutra del Loto, per questo lo cito qui).

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Domanda: Se qualcuno ode solamente il daimoku, o titolo, del Sutra del Loto, ma non ha una mente in grado di comprendere, come può sfuggire ai tre cattivi sentieri?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Risposta: Se qualcuno nasce in un paese dove viene propagato il Sutra del Loto e, udendo il daimoku del sutra, è indotto a prendere fede in esso, è perché ha accumulato una ricca provvista di buone azioni nel passato. Così, anche se nella sua presente esistenza può essere una persona malvagia che manca di saggezza, quando ode il nome del sutra prenderà fede in esso e di conseguenza non cadrà nei cattivi sentieri.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Domanda: Cosa intendi con buone azioni compiute nel passato?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Risposta: Il volume due del Sutra del Loto dice: «Se vi è qualcuno che crede e accetta la Legge di questo sutra, quella persona ha già incontrato i Budda nel passato, ha fatto loro rispettose offerte e ha ascoltato questa Legge»98.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Il capitolo “Maestro della Legge” afferma: «Inoltre, se dopo l’estinzione del Tathagata qualcuno ascolterà il Sutra del Loto della Legge meravigliosa, anche un solo verso o una frase, e nella mente ne gioirà anche solo per un istante, […] sappi che tali persone hanno già offerto doni a centomila milioni di Budda»99.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      E il Sutra del Nirvana, che tratta della propagazione del Sutra del Loto, dice: «Se ci sono esseri viventi che, alla presenza di tanti Budda quanti le sabbie del fiume Hiranyavati, hanno concepito il desiderio dell’illuminazione, allora, quando nasceranno in un’epoca malvagia come questa, riusciranno ad accettare e sostenere un sutra come questo e non lo offenderanno mai. Uomo devoto, se qualcuno, alla presenza di tanti Budda, Onorati dal Mondo, quanti le sabbie del Gange, ha concepito il desiderio dell’illuminazione, allora, quando vivrà in un’epoca malvagia, non parlerà mai in maniera offensiva di questa Legge, ma amerà e rispetterà un sutra come questo».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        In base a ciò che questi passi affermano, anche se una persona può non avere inizialmente una mente in grado di comprendere, il fatto che possa ascoltare questo Sutra del Loto e non offenderlo mai è il risultato delle grandi buone azioni che ha compiuto nel passato.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Quelli che nascono nei tre cattivi sentieri sono più numerosi dei granelli di polvere della grande terra e quelli che nascono come esseri umani sono meno del terriccio che può stare su un’unghia. Quelli che incontrano i sutra predicati nei primi quarant’anni e più della vita del Budda sono più numerosi dei granelli di polvere della grande terra, mentre coloro che incontrano i sutra del Loto e del Nirvana sono meno del terriccio su un’unghia. E, come abbiamo visto nel passo del volume trentatré del Sutra del Nirvana che ho citato prima, quelli che possono credere in questo sutra, anche in una sola parola o frase, sono persone che hanno guadagnato molti meriti grazie alle azioni compiute nel passato.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Domanda: Se qualcuno, pur avendo fede nel Sutra del Loto, viene influenzato da cattivi amici, come può evitare di cadere nei tre cattivi sentieri?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Risposta: Chi manca di una mente in grado di comprendere può incontrare cattivi amici che sono sostenitori degli insegnamenti provvisori, e farsi persuadere ad abbandonare la propria devozione al vero insegnamento. Se questo accade, allora, poiché egli ha sbagliato a riporre fede in maestri malvagi, immancabilmente cadrà nei tre cattivi sentieri.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Le molte persone che maltrattarono e guardarono con disprezzo il Bodhisattva Mai Sprezzante erano seguaci degli insegnamenti provvisori. E, nel caso delle persone che avevano un legame dottrinale con i sedici figli del Budda Grande Saggezza Universale, e tuttavia dovettero attendere tanti kalpa quanti i granelli di polvere di un sistema maggiore di mondi prima di ottenere l’illuminazione, ciò accadde perché avevano abbandonato il Sutra del Loto per convertirsi agli insegnamenti provvisori.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Ma se qualcuno fa parte di quelli che hanno fede nel Sutra del Loto, allora, a meno che abbandoni la fede nel Loto per seguire chi sostiene gli insegnamenti provvisori, non cadrà mai nei tre cattivi sentieri, perché le cattive azioni comuni della vita secolare non hanno il potere di annullare i benefici del Sutra del Loto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Domanda: Il Giappone è un paese che ha un legame particolare con i sutra del Loto e del Nirvana?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Risposta: Il volume otto del Sutra del Loto afferma: «E dopo l’estinzione del Tathagata, farò in modo che [il Sutra del Loto] sia propagato in tutto Jambudvipa e che non abbia mai fine».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        E il volume sette dice: «[Dopo la mia estinzione…] dovrai diffonderlo in tutto Jambudvipa e non permettere mai che [la sua diffusione] sia interrotta».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Nel volume nove del Sutra del Nirvana leggiamo: «Questo sutra del grande veicolo, il Sutra del Grande nirvana, è così. Esso deve essere propagato ampiamente a beneficio dei bodhisattva della regione meridionale».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Anche se il sistema maggiore di mondi è assai vasto, il Budda stesso decretò di propagare i sutra del Loto e del Nirvana nella regione meridionale. E, tra i paesi della regione meridionale, in particolare il Giappone è un luogo in cui si dovrebbe propagare il Sutra del Loto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Domanda: Che prova esiste di ciò?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Risposta: Nella Postfazione alla traduzione del Sutra del Loto di Seng-chao si afferma che, quando Kumarajiva incontrò il Maestro del Tripitaka Shuryasoma e ricevette da lui il Sutra del Loto, quest’ultimo disse: «Il sole del Budda è tramontato a ovest, ma i suoi bagliori residui risplendono sulla regione nordorientale. Quest’opera è destinata alle terre del nord-est. Devi assicurarti che sia trasmessa in quei luoghi!».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  La parola “nord-est” si riferisce al Giappone, che è situato a nord-est dell’India, la quale si trova a sud-ovest. Perciò Eshin afferma in I fondamenti dell’insegnamento dell’unico veicolo: «Tutti in Giappone hanno la stessa capacità di conseguire la Buddità attraverso il perfetto insegnamento e, sia in provincia sia a corte, vicino o lontano, prendendo fede nell’unico veicolo, preti e laici, umili e nobili, tutti possono aspirare alla Buddità».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    È mia speranza che i membri del clero e i credenti laici del Giappone mettano da parte Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa, che hanno seguito per tanto tempo, e si basino sulle prove documentarie chiare costituite da questi passi dei sutra del Loto e del Nirvana, in modo da poter trovare la pace della mente attraverso la pratica del Sutra del Loto in accordo con ciò che Seng-chao ed Eshin predissero per il Giappone.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Domanda: A che tipo di pura terra può aspirare il praticante del Sutra del Loto?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Risposta: Il capitolo “Durata della vita”, che è il cuore e il nucleo dei ventotto capitoli del Sutra del Loto, afferma: «Ho sempre dimorato qui nel mondo di saha»100 e «Sono sempre qui»101; e ancora: «Questa, la mia terra, rimane salva e illesa»102.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Se dobbiamo dare ascolto a questi passi, allora il Budda del perfetto insegnamento, che nel suo stato originale ottenne l’illuminazione in un passato inconcepibilmente remoto, è qui in questo mondo. Perché dovremmo desiderare di abbandonare questa terra per andare a cercare altrove? Perciò i praticanti del Sutra del Loto dovrebbero pensare che la pura terra è il posto in cui si trovano. Perché preoccuparsi di andare in qualche altro luogo?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Infatti il capitolo “Poteri sovrannaturali” afferma: «Ovunque i rotoli dei sutra vengano custoditi, sia in un giardino, in una foresta, sotto un albero, in un monastero, nella dimora di laici vestiti di bianco, nei palazzi, in vallate montane, sia in luoghi selvaggi e deserti, […] sappiate che tali posti sono i luoghi della pratica religiosa».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Il Sutra del Nirvana dice: «Uomo devoto, sappi che ovunque si propaghi questo meraviglioso sutra del Grande nirvana, la terra sarà di diamante e le persone che vivranno in essa saranno come diamanti».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Coloro che hanno fede e praticano i sutra del Loto e del Nirvana non dovrebbero mai cercare qualche altro luogo. Il luogo dove si trovano coloro che hanno fede in questi sutra è la pura terra.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Domanda: Esaminando sutra come quelli della Ghirlanda di fiori, Corretti ed equi, della Saggezza, Agama e della Meditazione, vediamo che si viene esortati a ricercare la rinascita nel cielo Tushita, nella pura terra della regione occidentale o nelle pure terre delle dieci direzioni. Anche nel Sutra del Loto vi sono passi che esortano a ricercare il cielo Tushita, la pura terra della regione occidentale o le pure terre delle dieci direzioni. Perché allora tu contraddici tali passi esortando ad accontentarsi di questa impura terra fatta di cocci e detriti, di spine e rovi?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Risposta: Le pure terre descritte nei sutra predicati prima del Sutra del Loto, cioè le pure terre in cui si manifestò il Tathagata Shakyamuni, il vero Budda che ottenne l’illuminazione in un passato inconcepibilmente remoto, sono tutte terre impure.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      [Le parti importanti de] il Sutra del Loto sono i due capitoli, cioè il secondo capitolo, “Espedienti”, e il sedicesimo capitolo, “Durata della vita”. È solo con il capitolo “Durata della vita” che viene chiarita l’identità della vera pura terra. È allora che viene definitivamente affermato che questo mondo di saha è la pura terra.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        In quanto alla tua obiezione riguardo al fatto che nel Sutra del Loto sono citati il cielo Tushita, la Terra di Pace e Sostegno e le pure terre delle dieci direzioni, tali definizioni sono meramente trasposte, senza alcun cambiamento, dai sutra predicati prima del Sutra del Loto, ma, nel Sutra del Loto, questi nomi, come Tushita o Pace e Sostegno, si riferiscono al nostro mondo di saha.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Per esempio, anche se nel Sutra del Loto troviamo i nomi dei tre veicoli degli ascoltatori della voce, dei risvegliati all’origine dipendente e dei bodhisattva, sappiamo che non ci sono tre veicoli [ma solo l’unico veicolo]. Come spiega Miao-lo nel suo commentario: «Sappiate che questo non si riferisce a [la terra di Amida del] Sutra della Meditazione e di altri sutra»103.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Gli esseri viventi del mondo attuale che non hanno creato una relazione con il Sutra del Loto, quando anelano alla rinascita nella pura terra della regione occidentale stanno anelando a una terra fatta di tegole e cocci. Gli esseri viventi che non hanno fede nel Sutra del Loto in verità non hanno nemmeno una pura terra di una delle categorie sopra citate.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Terzo, dimostrerò che il Sutra del Nirvana fu predicato per garantire la trasmissione e la propagazione del Sutra del Loto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Domanda: Due preti assai eminenti, il Maestro del Dharma Fa-yün del tempio chiamato Kuang-che e Hui-kuan del tempio Tao-ch’ang, sostennero entrambi che quello del Loto è un sutra che appartiene al quarto periodo della vita di predicazione del Budda104, e che rappresenta il quarto gusto, quello del burro, che è ancora caratterizzato dall’impermanenza. Il Gran Maestro T’ien-t’ai Chih-che, invece, riteneva che sia il Sutra del Loto sia quello del Nirvana rappresentassero lo stesso gusto [quello del ghee], ma che il Sutra del Nirvana fosse una sorta di spigolatura [effettuata dopo il grande raccolto del Sutra del Loto].

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Entrambi questi grandi maestri, Fa-yün e T’ien-t’ai, sono reincarnazioni di bodhisattva e sono famosi per la loro eccellente pratica religiosa, e dunque sono perplesso su quale dei due abbia ragione? Puoi sciogliere i nostri dubbi?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Risposta: Anche se qualcuno è uno studioso o un traduttore dei sacri testi indiani, se va contro gli insegnamenti del Budda e non riesce a distinguere adeguatamente gli insegnamenti provvisori da quelli veri, andrebbe guardato con sospetto. A maggior ragione bisogna essere cauti quando si considerano i commentari dei maestri cinesi come T’ien-t’ai, Nan-yüeh, Fa-yün, Hui-kuan, Chih-yen, Chia-hsiang o Shan-tao! Ma, anche se qualcuno è un semplice studente di quest’ultima epoca, se osserva il principio di affidarsi alle Legge e non alla persona, e non va contro i sutra e i trattati fondamentali, si può avere pienamente fiducia in lui e dare ascolto al suo consiglio.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Domanda: Se esaminiamo il quattordicesimo volume del Sutra del Nirvana, troviamo che paragona i vari sutra del grande veicolo esposti dal Budda nei cinquant’anni della sua vita di predicazione ai primi quattro dei cinque gusti, e il Sutra del Nirvana al quinto gusto, quello del ghee, affermando così che gli altri sutra del grande veicolo sono cento, mille, diecimila volte inferiori al Sutra del Nirvana.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Inoltre il Bodhisattva Kashyapa, nella sua illuminazione e profonda comprensione, afferma: «Onorato dal Mondo, oggi ho imparato per la prima volta la visione corretta. Onorato dal Mondo, fino a oggi tutti siamo stati persone dalle opinioni errate».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Il significato di questo passo è che il Sutra del Loto e gli altri sacri testi che precedono il Sutra del Nirvana rappresentano tutti opinioni errate. Dobbiamo ritenere dunque che il Sutra del Loto sia un sutra che contiene opinioni errate e che non chiarisce la vera visione della natura di Budda. Perciò, quando il Bodhisattva Vasubandhu nel suo Trattato sul Sutra del Nirvana definì la superiorità comparativa del Sutra del Nirvana e degli altri sutra, dichiarò che il Sutra del Loto è uguale ai sutra della Saggezza e appartiene anch’esso al quarto dei cinque periodi di insegnamento. Come può il Sutra del Nirvana, che rappresenta la visione corretta, avere la funzione di trasmettere e propagare il Sutra del Loto che contiene opinioni errate?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Risposta: Se esaminiamo il testo vero e proprio del Sutra del Loto, troviamo che espone il vero intento del Budda senza tenere celato alcunché. Così il capitolo “Espedienti” afferma: «Ma adesso è il momento giusto in cui devo insegnare risolutamente il grande veicolo». Il capitolo “Durata della vita” recita: «Questo è il mio pensiero costante: come posso far sì che tutti gli esseri viventi accedano alla via suprema e acquisiscano rapidamente il corpo di Budda?»105 e nel capitolo “Poteri sovrannaturali” leggiamo: «Per spiegare in breve, tutte le dottrine possedute dal Tathagata, […] tutto questo è dichiarato, rivelato e chiaramente spiegato in questo sutra»106.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              In passi come questi l’illuminazione interiore del Tathagata Shakyamuni viene pienamente e completamente esposta dal sutra. Inoltre, quando Molti Tesori e i Budda delle dieci direzioni si riunirono in assemblea, testimoniarono la verità di ciò che il Tathagata Shakyamuni aveva dichiarato, cioè che il Sutra del Loto è il più difficile da credere e il più difficile da comprendere fra tutti i sutra «che ho predicato, che ora predico e che predicherò» e che nessun altro sutra può eguagliarlo. Chi potrebbe credere dunque che in seguito, quando Molti Tesori e gli altri Budda ebbero fatto ritorno alle rispettive terre, Shakyamuni, quest’unico e solo Budda, abbia cambiato idea, cominciando a predicare il Sutra del Nirvana nel quale denigrava il Sutra del Loto?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Riflettendo attentamente sui princìpi ai quali si fa riferimento, vedremo che il volume nove del Sutra del Nirvana parla della propagazione del Sutra del Loto quando dice: «Quando questo sutra [del Nirvana] fu predicato, era come se le messi avessero già recato grande profitto a tutte le persone; esse si sentivano in salvo e al sicuro perché ora potevano capire che gli esseri viventi possiedono la natura di Budda. Gli ottomila ascoltatori della voce avevano già ricevuto nel Sutra del Loto la predizione della futura illuminazione. Questa predizione era come un grande raccolto. Così, conclusa la mietitura autunnale e immagazzinate le messi per l’inverno, [quando fu esposto il Sutra del Nirvana] non rimaneva più nulla da fare».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  A giudicare da questo passo, se il Sutra del Loto contenesse opinioni errate, come potrebbe non contenerle anche il Sutra del Nirvana? È evidente dunque che il Sutra del Loto rappresenta un grande raccolto, mentre il Sutra del Nirvana rappresenta la spigolatura che segue ad esso. Il Sutra del Nirvana stesso dichiara la sua inferiorità rispetto al Sutra del Loto. E, quando il Budda nel Sutra del Loto parla dei sutra «che predicherò», non sta riferendosi altro che al Sutra del Nirvana.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Sia la comparazione dei sutra nel quattordicesimo volume del Sutra del Nirvana, sia il passo che riguarda Kashyapa, non mirano in realtà ad attribuire al Sutra del Loto un posto inferiore; stanno semplicemente dicendo che Kashyapa e gli altri monaci suoi seguaci [ora che avevano udito il Sutra del Nirvana] erano giunti per la prima volta a comprendere i princìpi, esposti nel Sutra del Loto, dell’eterna natura di Budda e del vero Budda che ottenne l’illuminazione in un passato inconcepibilmente remoto. Perciò, parlando di se stessi, essi dicevano che nel passato avevano nutrito opinioni errate.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Il Sutra degli Innumerevoli significati, che fu predicato prima del Sutra del Loto, aveva parlato con disprezzo degli altri sutra [quando il Budda disse: «Non ho ancora rivelato la verità»]. Il Sutra del Nirvana sta soltanto ripetendo questo giudizio di riprovazione nei confronti di tali sutra; non sta cercando di disprezzare il Sutra del Loto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Infine, riguardo al Trattato sul Sutra del Nirvana, risulta che esso fu scritto dal Bodhisattva Vasubandhu e tradotto in cinese da Bodhiruchi. [Anche il Trattato sul Sutra del Loto fu scritto dal Bodhisattva Vasubandhu e tradotto da Bodhiruchi]107. Nei trattati vi sono molti punti come questi, che contraddicono i testi dei sutra. Infatti, anche il Trattato sul Sutra del Nirvana parla in una maniera che contraddice il sutra sul quale è basato, il Sutra del Nirvana. Sappi che ciò è dovuto agli errori del traduttore e che tali passi non sono affidabili.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Domanda: Se interpretiamo il termine “trasmissione e propagazione” riferito al fatto che le persone escluse in una esposizione precedente degli insegnamenti vengono invece accettate in un’esposizione successiva e possono perciò raggiungere la via, allora possiamo dire che i sutra Agama rappresentano una trasmissione e una propagazione del Sutra della Ghirlanda di fiori? O che il Sutra del Loto rappresenta una trasmissione e una propagazione dei sutra precedenti che corrispondono ai primi quattro dei cinque gusti?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Risposta: Nei sutra che corrispondono ai primi quattro gusti, si affermava che i bodhisattva e gli esseri umani e celesti possono raggiungere la via, ma si negava che le persone destinate a seguire i due veicoli o quelle di incorreggibile miscredenza, prive della natura dell’illuminazione, potessero mai conseguire la Buddità. Inoltre, se esaminiamo attentamente le intenzioni del Budda e le consideriamo alla luce della verità, vedremo che anche i bodhisattva e gli esseri umani e celesti non possono mai raggiungere la via. Questo perché in tali sutra il principio del mutuo possesso dei Dieci mondi non è mai esposto, né vi si insegna che il Budda in realtà ottenne l’illuminazione in un passato inconcepibilmente remoto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Domanda: Quali passi puoi citare come prova di ciò?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Risposta: Il capitolo “Espedienti” del Sutra del Loto afferma: «Se impiegassi il piccolo veicolo per convertire anche una sola persona, sarei colpevole di avarizia, ma tale cosa sarebbe impossibile».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Tuttavia lo scopo della presente esposizione è refutare le dottrine erronee sostenute in Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa e, perciò, non desidero affrontare altre questioni in maniera dettagliata. Per tale ragione non prenderò in considerazione qui la domanda relativa alla possibilità o meno di raggiungere effettivamente la via attraverso i sutra predicati prima del Sutra del Loto, ma mi riserverò di affrontarla in un’altra occasione. Vorrei solo far notare che i sutra esposti nei primi quarant’anni e più della vita di predicazione del Budda non permettono alle persone comuni di raggiungere effettivamente la via e, perciò, il Sutra del Loto non può avere la funzione di una trasmissione e una propagazione di questi sutra precedenti. Ma nel Sutra del Loto le dottrine del mutuo possesso dei Dieci mondi e del vero Budda che ottenne l’illuminazione in un passato inconcepibilmente remoto sono esposte chiaramente e, perciò, si può dire che il Sutra del Nirvana rappresenti una trasmissione del Sutra del Loto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    In questa settima sezione della mia opera, risponderò alle domande che possono sorgere. Se le persone ignoranti di quest’ultima epoca, dopo aver letto le prime sei sezioni della mia opera dovessero per caso prendere fede nel Sutra del Loto, allora i seguaci delle scuole provvisorie, forse a causa del loro stato mentale confuso o dell’attaccamento ai propri pregiudizi, nel tentativo di confutare i praticanti del Sutra del Loto citeranno passi dai sutra esposti nei quarant’anni e più della vita di predicazione del Budda, oppure dal sutra del Nirvana, e solleveranno critiche nei loro confronti.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Sono molte le persone che hanno fede negli insegnamenti provvisori e che esprimeranno critiche per far sfoggio del loro potere e autorità, o per favorire i propri interessi mondani, o perché sono influenzate da altri, o perché pensano che sia una maniera comoda di vivere nel mondo. Ci sono molti studiosi che aderiscono agli insegnamenti provvisori e poche persone sapienti che sostengono il vero insegnamento. Quando si tratta di decidere quale parte abbia ragione, può darsi che non ci sia nessuno a dimostrare la correttezza della fede nel vero insegnamento. Perciò ho scritto quest’ultima sezione della mia opera per fornire una difesa contro le critiche errate sollevate dai sostenitori degli insegnamenti provvisori.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Domanda: Gli eruditi delle altre varie scuole esprimono critiche come la seguente: «Il Sutra della Ghirlanda di fiori fu predicato dal Tathagata dal corpo di ricompensa. Nei suoi sette luoghi e otto assemblee, il sutra predica una dottrina che assicura, in tutti i casi, l’ottenimento immediato dello scopo fondamentale, cioè l’illuminazione immediata. Il Sutra del Loto fu predicato dal Tathagata dal corpo manifesto. Dato che il predicatore e signore degli insegnamenti è superiore nel primo caso e inferiore in quest’ultimo, come possono non essere diverse, in quanto a profondità, anche le dottrine che espone? Così, nel caso del Sutra della Ghirlanda di fiori, gli insegnamenti sono rivolti a un gruppo composto dai bodhisattva Saggezza del Dharma, Foresta di meriti, Vessillo di Diamante e altri, un gruppo in cui non sono mai state comprese persone dei due veicoli. D’altro canto, il Sutra del Loto era rivolto a un gruppo che comprendeva Shariputra e altri ascoltatori della voce» (Questo è il tipo di critica dei membri della scuola della Ghirlanda di fiori).

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          I seguaci della scuola delle Caratteristiche dei dharma basano i propri insegnamenti sul Sutra dei Profondi segreti e formulano critiche come questa: «Il Sutra dei Profondi segreti si rivolge a un gruppo che comprende i bodhisattva Manjushri e Percettore dei Suoni del Mondo. In quel sutra, quando il Bodhisattva Aspetto della Verità Superlativa espone la sua “comprensione”, divide le dottrine predicate dal Budda Shakyamuni nel corso della sua vita in tre categorie: gli insegnamenti sull’essere, gli insegnamenti sulla vacuità e gli insegnamenti sulla Via di Mezzo. Gli insegnamenti della Via di mezzo si trovano dunque nei sutra della Ghirlanda di fiori, del Loto, del Nirvana e dei Profondi segreti. Ma la “comprensione” di cui si parla nel capitolo del Sutra del Loto “Fede e comprensione”, che rappresenta la dottrina dei cinque periodi degli insegnamenti, è esposta dai quattro grandi discepoli ascoltatori della voce.108 Dunque il Sutra dei Profondi segreti descrive la comprensione dei bodhisattva, mentre il Sutra del Loto descrive quella degli ascoltatori della voce; c’è una differenza, in quanto a superiorità dell’uno rispetto all’altro, grande come quella tra il cielo e la terra».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            I sostenitori della scuola della Pura terra cercheranno di sembrare ragionevoli dicendo: «Non stiamo cercando di offendere il Sutra del Loto o altri sutra. È solo che questi sutra erano intesi anzitutto per persone di grande levatura, e solo secondariamente per le persone comuni. Essi rappresentano dottrine profonde dal punto di vista teorico e mirano a porre fine all’illusione e a permettere l’ottenimento dell’illuminazione. Ma, se noi persone di quest’ultima epoca cerchiamo di praticarli, vedremo che neanche una persona su mille ha la capacità di farlo. La maggior parte dei credenti laici non sa leggere; essi non hanno mai sentito parlare degli insegnamenti della Ghirlanda di fiori o delle Caratteristiche dei dharma, e tantomeno sono in grado di comprenderne le dottrine.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              «Lo scopo della scuola della Pura terra è semplicemente di insegnare a queste persone ad aprire la bocca per recitare i sei caratteri che formano l’invocazione Namu-Amida-butsu. Se lo faranno, allora, in questa esistenza presente, il Tathagata Amida invierà i suoi venticinque bodhisattva e, come le ombre seguono una forma, essi circonderanno e proteggeranno i praticanti con cento, mille cerchi protettivi. Di conseguenza, in questa esistenza presente i sette disastri saranno spazzati via e le sette fortune109 appariranno. E quando si avvicinerà il momento della morte, i praticanti saranno immancabilmente accolti dal padrone di casa [il Budda Amida] che darà loro il benvenuto e, seduti sul seggio di loto di Percettore dei Suoni del Mondo, saranno trasportati istantaneamente nella Pura terra. Là, a seconda delle loro azioni passate, i fiori di loto si apriranno e queste persone ascolteranno il Sutra del Loto e giungeranno a comprendere il vero aspetto di tutti i fenomeni. Che bisogno c’è di darsi la pena di svolgere qualsiasi altra pratica religiosa in questa nostra terra impura? Che significato può avere? Mettete dunque da parte ogni preoccupazione e dedicatevi unicamente alla recitazione del Nembutsu!».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Gli uomini della scuola Zen dicono: «Gli insegnamenti della vita del Budda non sono che un dito che indica la luna. Cielo e terra, sole e luna, sono meramente il prodotto di una mente illusa e le pure terre delle dieci direzioni sono ombre e immagini proiettate da una mente attaccata alle cose. Shakyamuni e i Budda delle dieci direzioni sono manifestazioni della mente illuminata. Coloro che sono attaccati alle parole scritte sono come lo stupido che monta la guardia al ceppo.110 Il nostro Grande Maestro Bodhidharma non si basava sulle parole, non faceva uso di espedienti, ma trasmetteva la Legge che il Budda aveva affidato a Mahakashyapa con un sacro gesto111, una Legge che è al di fuori degli insegnamenti della vita del Budda. Così il Sutra del Loto non è in grado di comunicare agli altri la verità autentica».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Queste critiche delle varie scuole non sono soltanto di un unico tipo. Come potrebbero non avere un effetto dannoso sulla fede di coloro che credono nel Sutra del Loto?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Risposta: I praticanti del Sutra del Loto dovrebbero tenere a mente passi come: «In questi quarant’anni e più non ho ancora rivelato la verità», «Tra quelli che ho predicato, che ora predico e che predicherò, questo Sutra del Loto è il più difficile da credere», «Tutto ciò che hai esposto è la verità!», «Affidatevi alla Legge, non alla persona», ma non dovrebbero citarli sin dall’inizio. Piuttosto, per rispondere alle critiche, dovrebbero chiedere all’altra parte su quale sutra è fondata la dottrina della sua scuola.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Quando l’altra parte risponde con il nome del sutra, chiedetegli: «Tra i vari sutra esposti dal Budda durante i cinquant’anni della sua vita di predicazione, questo sutra è stato predicato prima, dopo, o nello stesso periodo del Sutra del Loto, oppure non è certo se sia stato predicato prima o dopo?».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Se la persona risponde che fu predicato prima del Sutra del Loto, allora affrontatela con il passo «in questi quarant’anni e più non ho ancora rivelato la verità» e basate il vostro attacco su questo, ma non cercate di entrare nel merito di quali dottrine siano predicate in quel particolare sutra.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Se risponde che fu predicato dopo il Sutra del Loto, allora usate il passo sui sutra «che predicherò» per attaccarlo. Se dice che fu predicato allo stesso tempo, allora affrontatelo con la parte che tratta dei sutra «che ora predico».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Se dice che la data del sutra è incerta, allora fategli notare che questi sutra la cui data è incerta non vanno annoverati fra le opere maggiori del canone, ma furono predicati semplicemente per un’epoca o un’occasione particolari, e non sono testi veramente importanti. Inoltre, nonostante l’incertezza della data di stesura, devono essere inclusi nell’una o nell’altra delle tre categorie dei sutra predicati nel passato, nel presente o nel futuro. Anche se un’opera spiega cento, mille, diecimila dottrine, se non è fra quelle che non sono invalidate dalla frase: «In questi quarant’anni e più non ho ancora rivelato la verità», non è affidabile. Questo perché il Budda stesso lasciò istruzioni di “non affidarsi ai sutra incompleti e non definitivi”.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Il tuo avversario potrebbe citare Chih-yen, Chia-hsiang, Tz’u-en, Shan-tao e altri, lodando le virtù di questi uomini e basando le sue critiche sui loro scritti. Ma tu dovresti rispondere che, se tali maestri vanno contro ciò che affermano i sutra del Loto e del Nirvana, non andrebbero seguiti. Questo perché il Budda ha lasciato le auree parole: «Affidatevi alla Legge, non alla persona».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Ci sono due atteggiamenti mentali rispetto alla fede nel Sutra del Loto che le comuni persone ignoranti possono adottare: uno, possono basare la loro fede su un Budda oppure, due, possono basare la loro fede su un sutra.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Se basano la loro fede su un Budda, allora gli eruditi delle scuole provvisorie le criticheranno dicendo: «Il reverendo Shan-tao era un maestro che ottenne l’illuminazione attraverso la meditazione, una reincarnazione del Budda Amida. Il Gran Maestro Tz’u-en era una reincarnazione di Percettore dei Suoni del Mondo dalle Undici Facce e dal suo pennello da scrittura grondavano copiose le reliquie del Budda. Questi uomini si basavano su un sutra oppure sull’altro ed entrambi ottennero così l’illuminazione. Perché non vi basate sui sutra che essi abbracciavano? E perché non prestate ascolto alle dottrine di questi maestri?».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Si dovrebbe rispondere così: «Ascoltatemi! Anche se tutti i grandi maestri ed eminenti predecessori delle scuole provvisorie, insieme a Shariputra, Maudgalyayana, Virtù Universale, Manjushri, Percettore dei Suoni del Mondo, o perfino i Tathagata Amida, Maestro della Medicina e Shakyamuni, dovessero adunarsi di fronte a noi e alle altre persone delle dieci direzioni, e dire: “Il Sutra del Loto non è adatto alle vostre capacità. Dovreste praticare il Nembutsu e le altre pratiche dei sutra provvisori e cercare la rinascita nella Pura terra, dopo di che potrete giungere a comprendere il Sutra del Loto!”, anche se dovessero predicare così, non dovremmo mai dare loro ascolto né obbedirli. La ragione è che in tutti i sutra esposti nei primi quarant’anni e più non viene menzionato nemmeno il titolo del Sutra del Loto. E dove mai, in quei sutra, viene discusso se esso sia adeguato o no alle nostre capacità?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      «Nel Sutra del Loto, Shakyamuni, Molti Tesori e i Budda delle dieci direzioni si radunarono in un unico luogo e si dichiararono a favore del Sutra del Loto dicendo: “Per assicurare che la Legge duri a lungo nel tempo” e “Dopo l’estinzione del Tathagata, farò in modo che sia propagato in tutto Jambudvipa e che non abbia mai fine”.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        «Se adesso dovesse apparire qualche altro Budda e dichiarare che il Sutra del Loto non è adatto alle persone di questa nostra ultima epoca, starebbe ovviamente contraddicendo il sutra stesso. Sappiamo dunque che egli sarebbe quel tipo di “Budda demone”112 di cui il Sutra del Nirvana ha predetto l’apparizione dopo che il Budda si sarà estinto, e che dunque non conviene fidarsi di lui. Inutile dire che lo stesso vale per quel genere di bodhisattva, ascoltatori della voce e monaci citati in precedenza. Sarebbero indubbiamente demoni che appaiono in forma di bodhisattva, e così via, proprio come il Sutra del Nirvana predice che accadrà dopo l’estinzione del Budda.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          «Questo perché, quando l’assemblea del Sutra del Loto ebbe luogo, essa abbracciava non soltanto questo sistema maggiore di mondi, ma anche quattrocentodiecimila milioni di asamkhya di altri mondi. E i vari bodhisattva, le persone dei due veicoli, gli esseri umani e celesti e gli otto tipi di esseri non umani ricevettero tutti l’ordine del Tathagata, e ciascuno fece voto di propagare il Sutra del Loto nella terra in cui egli o ella dimorava.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            «Se Shan-tao e gli altri sono reincarnazioni di Budda o bodhisattva, allora perché, come Nagarjuna e Vasubandhu, non propagano prima gli insegnamenti provvisori e poi il Sutra del Loto? Non sono forse compresi fra coloro ai quali il Budda ordinò di farlo nel Sutra del Loto? Perché, come fece il Budda stesso, essi non propagano prima gli insegnamenti provvisori e poi il Sutra del Loto?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              «Chiunque predica dottrine diverse da queste, anche se può essere un Budda, non va creduto».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Dunque la propria fede va riposta nel Budda che appare nel Sutra del Loto. Questo è ciò che intendo quando parlo di basare la propria fede su un Budda.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Domanda: Se è vero, come afferma il Tathagata, che gli altri Budda testimoniarono la verità del Sutra del Loto, allora non dovremmo forse aver fede nel Sutra di Amida [che contiene un passo simile]?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Risposta: Il Sutra di Amida non contiene alcuna testimonianza rispetto alla sua verità che assomigli a quella che esiste per il Sutra del Loto e perciò non si deve aver fede in esso.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Domanda: Se esaminiamo il Sutra di Amida, esso afferma che, quando il Tathagata Shakyamuni descrisse il Nembutsu, che andava praticato per un periodo da uno a sette giorni, i Budda delle sei direzioni estesero le loro lingue fino a ricoprire il sistema maggiore di mondi per attestarne la verità. Come puoi dire che non esiste alcuna testimonianza della sua verità?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Risposta: Nel Sutra di Amida non c’è alcuna testimonianza della verità del sutra, simile a quella che si trova nel Sutra del Loto. Un singolo Budda, Shakyamuni, predica a Shariputra dicendo: «Non sono io soltanto che espongo questo Sutra di Amida. I Budda delle sei direzioni estendono le loro lingue fino a ricoprire il sistema maggiore di mondi, predicando il Sutra di Amida». Questa è semplicemente una frase affermata da un singolo Budda, Shakyamuni, ma non arriva a dire che questi Budda sono venuti per prendere parte all’assemblea.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          In questi testi degli insegnamenti provvisori, il Budda è il signore degli insegnamenti dei primi quarant’anni e più, un Budda che ha ottenuto l’illuminazione per la prima volta in questa vita, l’illuminazione di un Budda provvisorio. Siccome è un Budda provvisorio, le dottrine che egli espone sono di natura altrettanto provvisoria. Perciò non si deve avere fede in ciò che predica questo Budda provvisorio dei primi quarant’anni e più.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            I sutra del Loto e del Nirvana, d’altra parte, rappresentano le vere dichiarazioni del Budda del perfetto insegnamento, che ottenne l’illuminazione in un passato inconcepibilmente remoto. Sono le vere parole che descrivono il mutuo possesso dei Dieci mondi. Inoltre, Molti Tesori e i Budda delle dieci direzioni vennero nell’assemblea per confermarne la verità. Perciò dovremmo aver fede in esse.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Le dichiarazioni del Sutra di Amida furono completamente annullate dall’affermazione nel Sutra degli Innumerevoli significati: «Non ho ancora rivelato la verità». Esse sono interamente parole di un singolo Budda, Shakyamuni, e gli altri Budda non ne hanno mai confermato la verità.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Secondo, come ho detto, si può basare la propria fede su un sutra.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Il Sutra degli Innumerevoli significati, riferendosi ai sutra predicati nei precedenti quarant’anni e più, dice: «Non ho ancora rivelato la verità».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Il Sutra del Nirvana afferma: «Sebbene il Tathagata non dica menzogne, se sapessi che dicendo il falso potrei aiutare gli esseri viventi ad acquisire i benefici della Legge, allora, per il loro bene, farei ciò che è meglio e pronuncerei tali parole come espedienti».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      E lo stesso sutra dice: «Affidatevi ai sutra completi e definitivi, non a quelli incompleti e non definitivi».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Esiste più di un passo del genere e tutti indicano che i sutra predicati dal Budda nei primi quarant’anni e più possono essere definiti falsi, espedienti, opere incomplete e non definitive, predicazioni del demone. Questi passi mirano tutti a condurre le persone a mettere da parte tali sutra e sostituirli con i sutra del Loto e del Nirvana. Che ragione ci potrebbe essere di continuare ad affidarsi a sutra composti da parole false, a svolgere le pratiche che essi raccomandano e ad aspettarsi di raggiungere la via in questo modo? Così, tutti coloro che si attaccano agli insegnamenti provvisori dovrebbero ora metterli da parte e riporre fede interamente nei sutra veri. Questo è ciò che significa basare la propria fede su un sutra.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Domanda: Anche il Reverendo Shan-tao dichiara che dovremmo riporre fede in una certa persona e in una certa pratica. Qual è la differenza rispetto a ciò che stai dicendo?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Risposta: Egli esorta le persone a basare la propria fede sul Sutra di Amida e sulle altre opere che costituiscono i tre sutra della Pura terra, ma, così facendo, non riesce a comprendere quali dei sutra predicati nella vita del Budda siano completi e definitivi e quali siano incompleti e non definitivi. Perciò, se esaminiamo criticamente le sue dichiarazioni alla luce delle dottrine esposte nei sutra del Loto e del Nirvana, vedremo che esse sono totalmente screditate.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Cenni Storici

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                In genere si ritiene che Nichiren Daishonin abbia scritto Sulla protezione del paese nel 1259, un anno prima di sottoporre il trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese a Hojo Tokiyori, il governante di fatto del Giappone. Entrambe queste opere spiegano, dal punto di vista del Buddismo, la causa fondamentale dei gravi disastri che affliggevano il paese da diversi anni.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                In Sulla protezione del paese il Daishonin scrive: «Attualmente vengono offerte numerose preghiere per la sicurezza del paese. Eppure nel primo anno dell’era Shoka [1257] ci fu un grave terremoto e nel secondo anno della stessa era infuriarono piogge torrenziali e venti violenti, e il riso non maturò. A me sembra evidente che in questo paese ci sia qualche insegnamento malvagio che ne sta provocando la distruzione». Con «qualche insegnamento malvagio» il Daishonin si riferisce a Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa scritto da Honen, il fondatore della scuola della Pura terra in Giappone. Il Daishonin descrive poi l’intento della sua opera: «Ho cercato di spiegare la causa e l’origine di queste offese alla Legge contenute in Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Come spiega il Daishonin, Sulla protezione del paese è suddiviso in sette sezioni.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Nella prima sezione il Daishonin chiarisce la distinzione effettuata dal Budda Shakyamuni tra insegnamenti provvisori e veri insegnamenti. Poi mette in luce l’errore di quelli che, come Honen, insegnano un Buddismo basato sugli insegnamenti provvisori. Per gli scopi della sua argomentazione, il Daishonin si riferisce al Sutra del Loto, al Sutra del Nirvana, a quello di Mahavairochana e agli altri sutra della Vera parola chiamandoli “veri sutra”, o sutra dei veri insegnamenti. La sua intenzione è quella di concentrarsi sulla confutazione di Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa che, non solo si basa su sutra provvisori, ma rifiuta i veri sutra.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Nella seconda sezione il Daishonin solleva la questione di quale sutra o insegnamento sia quello corretto per l’Ultimo giorno della Legge, esaminando l’ascesa e il declino dei vari insegnamenti, provvisori e veri, durante il Primo, Medio e Ultimo giorno della Legge.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Nella terza sezione, il Daishonin chiarisce perché Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa di Honen è in contraddizione con l’insegnamento corretto del Buddismo, sostenendo che esso rifiuta il vero insegnamento e promuove la pratica del Nembutsu (la recitazione del nome del Budda Amida), basata sui tre sutra della Pura terra che appartengono agli insegnamenti provvisori. Per questo motivo l’opera di Honen costituisce una grave offesa all’insegnamento corretto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Nella quarta sezione il Daishonin cita frasi da vari sutra per mostrare i passi da intraprendere per affrontare chi predica tali offese. Il Budda insegnò che bisogna refutare le dottrine che offendono l’insegnamento corretto, affermando che ai discepoli del Budda è stato affidato questo importante incarico.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Nella quinta sezione, il Daishonin sottolinea quanto sia difficile incontrare il vero insegnamento che porta alla Buddità e buoni amici che aiutino a comprenderlo. Nell’Ultimo giorno della Legge, quando le persone che agiscono da buoni amici sono rare, bisognerebbe considerare il Sutra del Loto stesso come un buon amico, poiché indica la via diretta per il conseguimento della Buddità.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Nella sesta sezione, il Daishonin spiega che semplicemente recitando il daimoku, o titolo, del Sutra del Loto, le persone saranno in grado di liberarsi dai tre cattivi sentieri dell’esistenza. Il Daishonin respinge la “via facile da praticare” del Nembutsu che, secondo Honen, conduce alla rinascita nella Pura terra. Il Daishonin sostiene che il Giappone è un paese il cui popolo ha un forte legame con il Sutra del Loto, e che la vera Pura terra (in netta opposizione con quella immaginaria di cui si parla in Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa) è il luogo in cui dimorano i praticanti del Sutra del Loto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Nell’ultima sezione, il Daishonin affronta una serie di dubbi sollevati da alcune scuole buddiste basate su insegnamenti provvisori, riguardo all’efficacia della fede nel Sutra del Loto. Dopo aver risposto a ognuno di questi dubbi, il Daishonin conclude esortando le persone ad abbracciare l’insegnamento corretto del Sutra del Loto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                La parola “paese”, nel titolo Sulla protezione del paese, si riferisce al Giappone, che all’epoca si trovava ad affrontare una serie di calamità. Nei precedenti periodi Nara e Heian i governanti del Giappone sostenevano il Buddismo poiché credevano che potesse garantire la sicurezza del paese come entità politica. Ma il Daishonin usa il termine “paese” per fare riferimento piuttosto alle persone. Nel suo utilizzo del termine, esso comprende l’ambiente sociale e naturale che sostiene la popolazione nel suo complesso. In linea di principio, quindi, “paese” non indica soltanto il Giappone, ma si riferisce al mondo intero.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                In passato il manoscritto originale di quest’opera era custodito nel tempio Kuon sul monte Minobu, ma poi andò distrutto a causa di un incendio nel 1875, e attualmente ne sono rimaste soltanto alcune copie.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Note

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                1. Per esempio, una persona può rubare, spinta dalla pietà per i propri congiunti in miseria.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                2. Due categorie: insegnamenti della Sacra via e insegnamenti della Pura terra. Vedi Glossario.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                3. Il capitolo introduttivo della versione in sessanta volumi del Sutra della Ghirlanda di fiori. Nella versione attualmente esistente del sutra lo stesso capitolo si chiama “Puro occhio del mondo”.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                4. Il Sutra del Loto, cap. 1, p. 46.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                5. Ibidem, cap. 2, pp. 87-88. Nell’edizione italiana del Sutra del Loto il luogo della meditazione è tradotto con il luogo dell’illuminazione.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                6. Ibidem, p. 74.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                7. Ibidem, cap. 1, p. 46.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                8. Ibidem, cap. 2, p. 89.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                9. L’espressione “corretti ed equi” è un altro modo di designare il Mahayana. I sutra all’inizio degli insegnamenti mahayana sono chiamati “Corretti ed equi” per mettere in evidenza la distinzione fra questi e i sutra hinayana che li precedono.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                10. I diciotto elementi comprendono i sei organi di senso (occhi, orecchi, naso, lingua, corpo e mente), i sei oggetti che essi percepiscono (colori e forme, suoni, odori, sapori, consistenza e fenomeni) e le sei coscienze (vista, udito, odorato, gusto, tatto e pensiero) che sorgono dal contatto fra i sei organi di senso e i loro rispettivi oggetti. Secondo Il tesoro dell’Abhidharma, i primi cinque dei sei organi di senso (occhi, orecchi, naso, lingua e corpo) e i cinque oggetti che essi percepiscono (colori e forme, suoni, odori, sapori e consistenza), appartengono al regno della forma. Questi sono i primi dieci dei diciotto regni. Il rimanente “mezzo regno” è una delle due categorie dei fenomeni percepiti dal pensiero, cioè, i fenomeni non manifesti. I “fenomeni non manifesti”, a differenza dei “fenomeni manifesti”, sono oggetti interni e invisibili che vengono considerati come materiali. Perciò si parla de “i primi dieci e mezzo dei diciotto regni”.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                11. Secondo la scuola T’ien-t’ai, la predicazione del Sutra della Ghirlanda di fiori, il primo sermone, durò solo tre settimane, la predicazione dei sutra Agama durò dodici anni, la predicazione dei sutra Corretti ed equi e dei sutra della Saggezza durò trent’anni, e poi seguì la predicazione del Sutra degli Innumerevoli significati. Così il periodo di predicazione precedente al Sutra degli Innumerevoli significati durò complessivamente quarantadue anni e tre settimane. Perciò il sutra dice: «In questi quarant’anni e più». Mentre per la scuola T’ien-t’ai il periodo dei sutra Corretti ed equi e dei sutra della Saggezza durò trent’anni, il Sutra dei Re benevolenti dice che si trattò di “ventinove anni”. Perché sussiste questa discrepanza? La scuola T’ien-t’ai spiega che nel trentesimo anno, fu predicato il Sutra dei Re benevolenti, o più precisamente il Sutra della Saggezza dei re benevolenti, come sutra conclusivo dei sutra della Saggezza.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                12. Il capitolo “Espedienti” che segue il capitolo “Introduzione” comincia con queste parole: «A quel tempo l’Onorato dal Mondo sorse serenamente dalla meditazione e, rivolto a Shariputra, disse…» (Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 65). Nella edizione italiana del Sutra del Loto invece della parola “meditazione” compare il corrispettivo sanscrito “samadhi”.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                13. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 235.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                14. Ibidem, cap. 2, p. 80.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                15. Ibidem, p. 78.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                16. Ibidem, cap. 16, p. 312.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                17. Ibidem, cap. 10, p. 235.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                18. Ibidem, cap. 11, p. 244.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                19. Ibidem, cap. 2, p. 80.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                20. Ibidem, cap. 16, p. 313.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                21. Ibidem, cap. 3, p. 131.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                22. Ibidem, cap. 11, p. 255. “Dhuta” (sans.) significa “regole di disciplina”.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                23. Ibidem, cap. 11, p. 244.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                24. Ibidem, cap. 28, p. 439.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                25. Ibidem, cap. 23, p. 394.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                26. Ibidem, cap. 11, p. 250.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                27. Ibidem, cap. 21, pp. 375-376.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                28. Detto anche Sutra della Grande sommità del capo del Budda.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                29. Riferimento al concetto delle cinque nature. Vedi Glossario.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                30. In questo contesto le vecchie e le nuove traduzioni del Sutra della Grande saggezza indicano rispettivamente il Sutra della Grande perfezione della saggezza (chiamato anche Ampio Sutra della saggezza), tradotto da Kumarajiva all’inizio del quinto secolo e il Sutra della Grande saggezza (chiamato anche Sutra della Grande perfezione della saggezza) tradotto da Hsüan-tsang a metà del settimo secolo.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                31. Riferimento a un’asserzione di Eshin, prete erudito della scuola Tendai, secondo la quale, quando il prete Reisen, che si era recato dal Giappone a Ch’ang-an, in Cina, nell’803, partecipò alla traduzione del Sutra dell’Osservazione della mente come la terra nell’810, aggiunse le parole «semi del Dharma stesso che è libero da efflussi», che non esistevano nel testo sanscrito.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                32. Il grande commentario all’Abhidharma è un’opera in duecento volumi, tradotta da Hsüan-tsang. Si dice che nel centocinquantottesimo volume egli abbia aggiunto un passo che non esisteva nel testo sanscrito.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                33. Nella versione cinese di Hsüan-tsang del Compendio del Mahayana è spiegato l’ottavo livello di coscienza, mentre nella versione cinese di Paramartha è spiegato il nono.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                34. È noto che il Sutra del Loto citato nel Trattato sul Sutra del Loto di Vasubandhu, che fu tradotto da Bodhiruchi e altri, differisce per molti aspetti dalla traduzione cinese del sutra ad opera di Kumarajiva, o Sutra del Loto della Legge meravigliosa.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                35. “Il gruppo determinato” corrisponde a due delle cinque nature in cui, secondo la scuola delle Caratteristiche dei dharma, vanno suddivise le persone: i predestinati a essere ascoltatori della voce e i predestinati a essere risvegliati all’origine dipendente. Secondo tale scuola nessuno di loro può diventare Budda. “Quelle prive della natura dell’illuminazione” corrisponde a una delle cinque nature: le persone prive della natura per ottenere l’illuminazione degli ascoltatori della voce, dei risvegliati all’origine dipendente o dei bodhisattva. E, poiché la Buddità è l’illuminazione dei bodhisattva, si dice che tali persone sono prive della natura per conseguire la Buddità. Vedi anche cinque nature nel Glossario.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                36. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 85.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                37. Questi sutra sono citati nel Trattato sulla lampada per l’Ultimo giorno della Legge di Dengyo. Non esiste alcun sutra chiamato “Sutra dei Grandi mezzi”, ma si ritiene che si tratti del Sutra di Maya.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                38. Nell’opera di Dengyo questa è una delle due teorie; l’altra afferma che nel ventesimo anno dell’era Enryaku sono trascorsi 1410 anni dalla morte del Budda.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                39. Raccolta di saggi sul Mondo di Pace e Beatitudine.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                40. Lode alla rinascita nella Pura terra.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                41. Risoluzione dei dubbi riguardo alla rinascita nel paradiso occidentale.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                42. Eshin (942-1017) è chiamato anche Genshin. In Sulla protezione del paese sono usati entrambi i nomi. Vedi Genshin nel Glossario.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                43. Gli occhi rappresentano gli insegnamenti e i piedi rappresentano la pratica.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                44. Le pratiche “attive” sono, per esempio, quelle delle sei paramita, mentre le pratiche “meditative” sono principalmente l’osservazione della mente o della verità, come nella meditazione di T’ien-t’ai.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                45. Il Budda, con l’intento di incoraggiare le persone a praticare con maggiore forza, dichiara che esse possono ottenere la rinascita in una pura terra oppure conseguire la Buddità adesso, anche se in realtà esse possono farlo solo in qualche altro tempo.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                46. Il Sutra del Loto, cap. 13, p. 272.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                47. Ibidem, cap. 21, p. 373.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                48. Genku è un altro nome di Honen, il fondatore della scuola della Pura terra in Giappone.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                49. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 88.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                50. Ibidem, p. 78.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                51. L’ “unica pratica” è quella di invocare il nome del Budda Amida e l’“unico voto” è il diciottesimo dei quarantotto voti formulati da Amida come Bodhisattva Tesoro del Dharma. Shan-tao disse che il solo invocare il nome di questo Budda e desiderare di rinascere nella sua Pura terra avrebbe di per sé condotto chiunque a rinascere in tale luogo.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                52. Lode alla rinascita nella Pura terra.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                53. Si riferisce allo stadio iniziale della pratica del Sutra del Loto, cioè quello sopra citato di “un singolo istante di fede e comprensione”.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                54. Vedi la prefazione a quest’opera citata a p. 104.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                55. T’an-luan, Tao-ch’o, Shan-tao e Genshin non inclusero il Sutra del Loto e gli insegnamenti della Vera parola nella via difficile da praticare, o Sacra via, o pratiche diverse. Perciò essi non offesero il Sutra del Loto e gli insegnamenti della Vera parola nel modo in cui lo fece Genku.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                56. Il Sutra del Loto, cap. 13, p. 270.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                57. Ibidem, cap. 3, p. 125.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                58. Il ramo della Montagna della scuola Tendai aveva sede presso il tempio Enryaku sul monte Hiei. Il ramo del Tempio aveva sede presso il tempio Onjo a Otsu.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                59. Il “To-ji” e “gli insegnamenti Tendai” indicano rispettivamente gli insegnamenti esoterici della scuola della Vera parola e quelli della scuola Tendai.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                60. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 233.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                61. Ibidem, cap. 3, p. 125.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                62. Parole e frasi del Sutra del Loto.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                63. Annotazioni su “Parole e frasi del Sutra del Loto”.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                64. Il Sutra del Loto, cap. 13, p. 270.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                65. Ibidem, p. 272.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                66. Ibidem, p. 272.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                67. “Il secondo anno dell’era Kanko” sembrerebbe essere un errore; l’anno con il segno ciclico hinoe-uma corrisponde al terzo anno dell’era Kanko (1006), che è quello in cui generalmente si ritiene che sia stata redatta l’opera in questione.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                68. Qui il Daishonin sostiene che I fondamenti per la rinascita nella Pura terra di Genshin e Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa di Genku non hanno gli stessi contenuti e quindi non appartengono alla stessa categoria.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                69. Annotazioni su “Grande concentrazione e visione profonda”.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                70. In questo contesto “voi” sono i praticanti del Sutra del Loto che osservano la vera natura della propria mente. Questo passo fa parte della spiegazione di T’ien-t’ai, relativa all’ultimo dei tre tipi di sutra che sono: 1) la predicazione orale del Budda nel corso della sua vita; 2) i suoi insegnamenti, compilati dopo la morte (cioè i sutra); 3) il Dharma, o la Legge, che diventa una sola cosa con la mente che medita, e indica la propria natura di Budda.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                71. Su “Parole e frasi”.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                72. La scuola Anti-Lokayata fu una scuola non buddista dell’antica India che si ritiene fosse sorta in contrapposizione alla scuola Lokayata. In seguito gli “Anti-Lokayata” furono spesso citati come esempio di traditori dei loro maestri.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                73. Il significato profondo del Sutra del Loto, Parole e frasi del Sutra del Loto, Grande concentrazione e visione profonda.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                74. L’espressione “semi di specie simili” si riferisce alla natura di Budda che è inerente a tutti gli esseri viventi. Più specificamente, i semi inerenti si riferiscono alle tre potenzialità inerenti alla natura di Budda, cioè, la natura di Budda innata, la saggezza per percepirla e le buone azioni per sviluppare questa saggezza e far emergere la natura di Budda. L’espressione “semi degli opposti” si riferisce ai tre sentieri, cioè, illusioni e desideri, karma e sofferenza. T’ien-t’ai asserisce che i tre sentieri di illusioni e desideri, karma e sofferenza non sono altro che le tre virtù del corpo del Dharma, della saggezza e dell’emancipazione.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                75. Questo passo non appare nel Nichiren Daishonin gosho zenshu, anche se esiste nelle copie di questo scritto che sono giunte fino a noi. La domanda che segue sembrerebbe riferirsi a tale passo che, per questo motivo, è stato inserito nella traduzione.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                76. Parafrasi di un passo del Sutra di Vimalakirti.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                77. Gli insegnamenti della perfezione della saggezza.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                78. Riferimento ai laici, uomini e donne.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                79. Riassunto di un passo di Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                80. Il Sutra del Loto, cap. 13, p. 272.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                81. Nichiren Daishonin non stava refutando la pratica del Nembutsu, ma piuttosto la dottrina errata di Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa, secondo la quale si dovrebbero abbandonare tutti gli insegnamenti a eccezione dei sutra della Pura terra. I discepoli di Honen cercavano di impedire che i laici si rendessero conto dell’errore dottrinale di Honen, inventando bugie, e trattando il Daishonin come qualcuno che voleva distruggere il Buddismo offendendo il Budda Amida e la pratica Nembutsu.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                82. Saggezza omnicomprensiva: è la saggezza del Budda che comprende la natura di tutti i fenomeni.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                83. Questa frase sembrerebbe un riassunto delle citazioni successive dal Sutra del Nirvana.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                84. Una “terra centrale” si riferisce al centro del Buddismo, mentre una “terra lontana” in questo passo del sutra fa riferimento a un paese lontano dal centro del Buddismo.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                85. Riassunto di un passo del sutra.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                86. Nirgrantha: fondatore del Giainismo che ricercava la liberazione attraverso un rigoroso ascetismo.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                87. Il Budda Shakyamuni disse a Kashyapa che Sunakshatra, che aveva letto e recitato le dodici suddivisioni delle scritture, aveva sviluppato opinioni errate come quella che non esisteva alcun Budda, alcuna Legge e alcun nirvana. Disse anche a Kashyapa che, quando aveva istruito Sunakshatra, il rinnegato aveva detto che, anche se il Budda gli aveva insegnato, egli non credeva nella legge di causa ed effetto. Quando il Budda vide che Kashyapa non riusciva a crederci lo invitò ad andare con lui a trovare Sunakshatra, sul fiume Nairanjana, ed essi vi si recarono insieme.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                88. Il Sutra del Loto, cap. 28, p. 438.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                89. Ibidem, p. 439.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                90. Ibidem, cap. 11, p. 244.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                91. Ibidem, p. 245. Questa frase è il voto del Budda Molti Tesori. «Quel Budda» nel passo si riferisce a un Budda che predica il Sutra del Loto. Il Budda Molti Tesori apparve per ascoltare la predicazione del Sutra del Loto da parte di Shakyamuni.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                92. Su “Grande concentrazione e visione profonda”.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                93. Nichiren Daishonin ne discute in altre opere, come Sui Dieci mondi o Cosa significa offendere la Legge.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                94. I sei tipi di parenti sono: padre, madre, fratello maggiore, fratello minore, moglie, figlio o figlia. Secondo un’altra classificazione: padre, figlio o figlia, fratello maggiore, fratello minore, marito e moglie.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                95. Il Sutra del Loto, cap. 14, p. 286.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                96. Ibidem, cap. 26, p. 423.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                97. Ibidem, cap. 12, p. 260.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                98. Ibidem, cap. 3, p. 124.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                99. Ibidem, cap. 10, p. 232.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                100. Ibidem, cap. 16, p. 312.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                101. Ibidem, p. 317.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                102. Ibidem, p. 318.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                103. Su “Parole e frasi”. In questo commentario Miao-lo si riferisce al passo del capitolo “Re della Medicina” del Sutra del Loto che recita: «Se, nell’ultimo periodo di cinquecento anni dopo l’estinzione del Tathagata, vi sarà una donna che ascolti questo sutra e lo pratichi come insegna il sutra, quando la sua vita qui sulla terra giungerà al termine, ella raggiungerà immediatamente il mondo di Pace e Felicità dove dimora il Budda Amitayus» (Il Sutra del Loto, cap. 23, p. 393). Il Mondo di Pace e Felicità è sinonimo di Mondo di Pace e Beatitudine o Mondo di Pace e Sostegno. Il Budda Amitayus è il Budda Amida. Ciò che intende Miao-lo è che il Budda Shakyamuni non sta incoraggiando le persone a recarsi nella Pura terra del Budda Amida del Sutra della Meditazione.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                104. Il “quarto periodo” si riferisce al quarto dei cinque periodi della vita di predicazione del Budda. Secondo l’opinione di questi preti, il Sutra del Loto è inferiore al Sutra del Nirvana e quest’ultimo è il sutra supremo che appartiene al quinto e ultimo periodo. Il “quarto gusto”, citato in seguito, indica il quarto dei cinque gusti. Il quinto gusto, quello del ghee, rappresenta il sutra supremo, cioè, in questo contesto, il Sutra del ­Nirvana.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                105. Il Sutra del Loto, cap. 16, p. 319.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                106. Ibidem, cap. 21, p. 375.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                107. Questo passo non compare nel Nichiren Daishonin gosho zenshu, ma è presente in alcune copie rimaste di Sulla protezione del paese.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                108. Questa affermazione deriva dal fatto che T’ien-t’ai espose la dottrina dei cinque periodi degli insegnamenti sulla base della parabola dell’uomo ricco e del figlio povero, che si trova nel capitolo “Fede e comprensione”. Tale parabola è narrata dai quattro grandi ascoltatori della voce per dimostrare la loro comprensione dell’insegnamento della sostituzione dei tre veicoli con l’unico veicolo.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                109. Le “sette fortune” corrispondono a evitare o eliminare i sette disastri. Vedi sette disastri nel Glossario.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                110. Secondo una leggenda popolare cinese, un coniglio correndo attraverso il campo di un contadino, urtò contro un ceppo e si ruppe il collo. Il contadino allora smise di lavorare e si appostò vicino al ceppo nella speranza di catturare un altro coniglio nello stesso modo.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                111. Sacro gesto: l’azione del Budda che raccolse un fiore e lo mostrò all’assemblea. Solo Mahakashyapa capì il significato di quel gesto e sorrise.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                112. Un demone che finge di essere un Budda. Il Sutra del Nirvana dice: «Dopo che sarò entrato nel nirvana […] questo re demone Papiyas cercherà col tempo di distruggere il mio corretto insegnamento […]. Egli assumerà l’aspetto di un arhat o di un Budda […] e cercherà di distruggere il mio corretto insegnamento».
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                La Biblioteca di Nichiren
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                istituto buddista italiano soka gakkai
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                senzamotica
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Eredità della vita
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                otto per mille
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                nuovo rinascimento
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                buddismo e società
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                volo continuo
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                esperia

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                © Soka Gakkai. © Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. | Via di Bellagio 2/E 50141 Firenze FI | C.F. 94069310483 | P.I. 04935120487 | Privacy & Cookie Policy.

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