359. Sull'atteggiamento di un discepolo in tribunale
Luogo sconosciuto, Data sconosciuta. Indirizzata a Toki Jonin
Al prete laico Toki
Nichiren
Mi è giunta voce che entrambe le parti saranno convocate per essere interrogate oggi. Sembra proprio quello che ognuno di voi ha tanto desiderato; è come se aveste incontrato l’udumbara che fiorisce e fruttifica solo una volta ogni tremila anni. E la vostra condizione interiore deve essere simile a quella di Tung-fang Shuo1 che ottenne le pesche del giardino della Regina Madre dell’Ovest tre volte in novemila anni.
Quale altra felicità in questa vita potrebbe essere paragonabile a questa? Lasciando da parte per il momento il risultato, non dovreste, soprattutto, cogliere questa opportunità per fugare le vostre preoccupazioni e la vostra tristezza?
So che siete ben consapevoli di queste cose, ma a volte anche con un buon cavallo occorre usare la frusta. Oggi, quando comparirete di fronte al tribunale, dovete evitare di usare un linguaggio rozzo con i vostri colleghi, anche se avete rapporti amichevoli con loro. Quando entrambe le parti in causa saranno convocate davanti alla corte e mentre il magistrato starà leggendo la petizione di lamentela, qualsiasi cosa accada, a meno che non sia il magistrato a interrogarvi, non dovete lasciar uscire nemmeno una parola dalle vostre labbra. Anche se i vostri avversari in questa causa cominciassero a proferire insulti, magari indirizzati specificamente a voi, la prima e la seconda volta che succede credo che dovreste far finta di non aver sentito. Se lo fanno una terza volta, senza cambiare espressione o usare un linguaggio volgare, rispondete con parole gentili. Assicuratevi di dire una frase di questo genere: «Siamo tutti colleghi che lavorano nello stesso posto. Non nutriamo assolutamente rancori personali». E penso che dovreste ammonire con cura le persone del vostro seguito e i vostri servi, in modo che evitino di provocare scontri. Sono cose difficili da spiegare adeguatamente in una lettera, perciò spero che rifletterete sulla questione con la massima attenzione.
Esitavo a parlarvene, ma ho deciso di offrirvi queste umili parole affinché i tre elementi, del sutra del Budda, del suo devoto, e dei sostenitori laici possano agire insieme per ottenere un’unica cosa.
Con profondo rispetto,
Nichiren
Il nono giorno del quinto mese
Per ognuno di voi tre
Cenni Storici
Nichiren Daishonin scrisse questa lettera a Toki Jonin e ad altri due seguaci di cui non si conosce l’identità. Poiché il Daishonin scrive solo «il nono giorno del quinto mese» in fondo alla lettera, anche l’anno di stesura non è noto.
I tre seguaci erano stati convocati dal tribunale dello shogunato di Kamakura per essere interrogati. Il Daishonin consiglia loro di considerare questa occasione come una «opportunità per fugare le vostre preoccupazioni e la vostra tristezza» ed elenca diversi punti da tenere a mente nel momento in cui si presentano in tribunale. Egli dà loro suggerimenti precisi, quali trattenersi dall’usare un linguaggio volgare, anche se dovessero essere attaccati verbalmente dagli avversari, e avvisare gli uomini che li accompagnano di non provocare risse. Infine, spiega che sta dando loro questi consigli affinché «i tre elementi del sutra del Budda, del suo devoto, e dei sostenitori laici possano agire insieme per ottenere un’unica cosa».