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214. Sulle cinque festività stagionali

RSND, VOLUME II

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Awa, 1271. Indirizzata a Akimoto Taro

Ho letto attentamente la tua lettera. In essa dici di esserti preoccupato di quale fosse il miglior insegnamento da propagare nei primi cinquecento anni dell’Ultimo giorno della Legge e che, quando hai incontrato l’insegnamento del Santo Nichiren e hai saputo che si dovrebbe propagare solo il daimoku del Sutra del Loto, hai deciso di diventare uno dei miei discepoli.

    In particolare chiedi quali sono le origini delle cinque festività stagionali, qual è il loro significato e come si possono onorare correttamente. Ebbene, non ho una conoscenza specifica in materia, però, per ciò che ne capisco, a grandi linee si tratta di una tradizione che deriva dal Gran Maestro Kompon [Dengyo].

      In generale è un’usanza che viene praticata sia nella scuola della Vera parola, sia nella scuola Tendai. Ho spiegato i dettagli a Soya1, quindi ti prego di parlarne con lui alla prima occasione.

        Anzitutto, se consideriamo l’ordine delle cinque festività stagionali, notiamo che corrispondono all’ordine dei cinque caratteri di Myoho-renge-kyo.

          La festa di Capodanno corrisponde al carattere “myo” e in essa si onora la Dea del Sole che è la divinità guardiana dei raccolti. Il terzo giorno del terzo mese cade la festa che corrisponde al carattere “ho” nella quale si onora il “drago” come divinità guardiana. Nel quinto giorno del quinto mese si tiene la festa che corrisponde al carattere “ren” e si onora il “cavallo” come divinità guardiana. Il settimo giorno del settimo mese cade la festa che corrisponde al carattere “ge” e si onora la “scimmia” come divinità guardiana, e il nono giorno del nono mese è la festa che corrisponde al carattere “kyo”, in cui la divinità guardiana alla quale si rende onore è il “cane”.

            Ti prego di vederla così e di recitare Nam-myoho-renge-kyo. Non c’è alcun dubbio riguardo alle parole «pace e sicurezza nell’esistenza presente e circostanze favorevoli nelle successive»2.

              I passi del sutra chiariscono perfettamente che tutti gli esseri celesti sono obbligati a proteggere assiduamente i praticanti del Sutra del Loto. Il quinto volume del Sutra del Loto dice: «Gli esseri celesti giorno e notte li proteggeranno e li difenderanno per amore della Legge»3 e ancora: «I giovani figli del cielo lo assisteranno e lo serviranno. Spade e bastoni non lo toccheranno e il veleno non avrà il potere di nuocergli»4. Gli “esseri celesti” sono Brahma, Shakra, gli dèi del sole e della luna, i quattro grandi re celesti e simili. La “Legge” è il Sutra del Loto. I “giovani figli” sono i sette luminari, le ventotto costellazioni, Marichi e simili. Le parole «quelli che partecipano alla battaglia sono tutti schierati in prima linea»5 corrispondono al passo «Spade e bastoni non lo toccheranno».

                Ti ho comunicato cose della massima importanza e ti prego di riflettervi con grande attenzione. Nel sesto volume del Sutra del Loto si legge: «Nessuna cosa che riguardi la vita o il lavoro contrasta in alcun modo con la vera realtà»6. E dunque, per onorare le cinque festività stagionali, recita semplicemente Nam-myoho-renge-kyo e adoperati per raggiungere la via. Ti spiegherò dettagliatamente in un’altra occasione.

                  Tu dici anche di essere diventato mio discepolo quando ti hanno detto che il Sutra del Loto si sarebbe sicuramente diffuso nei primi cinquecento anni dell’Ultimo giorno della Legge. Poter stabilire la relazione di maestro e seguace laico è il risultato di una promessa che attraversa le tre esistenze. Non ricercare mai i tre benefici della semina, della maturazione e del raccolto da nessun altro. [Nel Sutra del Loto è scritto:] «Le persone che avevano udito la Legge dimorarono in varie terre del Budda, rinascendo di continuo insieme ai loro maestri»7 e «Se una persona sta vicino ai maestri della Legge, conseguirà rapidamente la via dell’illuminazione. Se studia seguendo questi maestri, vedrà Budda in numero pari alle sabbie del Gange»8. È impossibile che queste auree parole siano false.

                    Quando il capitolo “Devadatta” afferma che «ovunque nasceranno potranno sempre udire questo sutra»9, a chi altro pensi che si riferisca, se non a te? Infatti, il passo immediatamente precedente dice: «In epoche future se uomini o donne devoti…»10. Gli «uomini devoti» sono i laici che abbracciano il Sutra del Loto. Sforzati ancor di più nella fede!

                      Con profondo rispetto,

                        Nichiren

                          L’undicesimo giorno del primo mese

                            Risposta ad Akimoto

                              Inviato da Hota nella provincia di Awa

                                  Cenni Storici

                                  Nichiren Daishonin scrisse questa lettera l’undicesimo giorno del primo mese del 1271 da Hota, nella provincia di Awa, ad Akimoto Taro che si trovava nella provincia di Shimosa. Akimoto aveva scritto al Daishonin chiedendogli delle origini e del significato delle cinque festività stagionali. Il Daishonin risponde in breve, sottolineando che, se una persona festeggia queste ricorrenze basandosi su Nam-myoho-renge-kyo, si assicura pace e sicurezza in questa esistenza e circostanze favorevoli nelle esistenze future. Poiché Akimoto dice di essere diventato discepolo del Daishonin dopo avere sentito da lui che il Sutra del Loto è l’insegnamento corretto da propagare nell’Ultimo giorno della Legge, il Daishonin risponde spiegandogli che la relazione tra maestro e discepolo non riguarda soltanto l’esistenza presente, bensì abbraccia tutte le tre esistenze di passato, presente e futuro.

                                  Note

                                  1. Soya Kyoshin, un discepolo del Daishonin che viveva nella provincia di Shimosa. Era uno dei più importanti fedeli della zona ed era amico di Akimoto Taro, il destinatario della lettera.
                                  2. Il Sutra del Loto, cap. 5, p. 155.
                                  3. Ibidem, cap. 14, p. 286.
                                  4. Ibidem, pp. 290.
                                  5. Citazione dal classico taoista del quarto secolo Pao-p’u Tzu. I soldati cinesi credevano che recitare questa frase mentre tracciavano nell’aria con le dita quattro linee verticali e cinque orizzontali li avrebbe protetti dalle ferite. Questa pratica si diffuse in seguito in Giappone e fu ampiamente usata dai samurai del periodo Kamakura (1185-1333).
                                  6. Vera realtà: lett. vero aspetto (jisso di shoho jisso = il vero aspetto di tutti i fenomeni). Questa frase si trova in Il significato profondo del Sutra del Loto di T’ien-t’ai come annotazione al seguente passo del capitolo diciannovesimo del Sutra del Loto “I benefici del maestro della Legge”: «Le dottrine che essi predicheranno saranno conformi al significato dei princìpi e mai contrarie al vero aspetto. Se capitasse loro di esporre qualche testo del mondo secolare o di parlare di questioni di governo o legate al sostentamento della vita, saranno sempre in accordo con la Legge corretta» (Il Sutra del Loto, cap. 19, p. 358).
                                  7. Il Sutra del Loto, cap. 7, p. 203.
                                  8. Ibidem, cap. 10, p. 240. Nella traduzione italiana del Sutra del Loto: «…conseguirà rapidamente la via del bodhisattva…».
                                  9. Ibidem, cap. 12, p. 260.
                                  10. Ibidem.
                                  La Biblioteca di Nichiren
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