16. Durata della vita del Tathagata
A quel tempo il Budda parlò ai bodhisattva e a tutta la moltitudine: «Uomini devoti, dovete credere alle parole veritiere del Tathagata e comprenderle.» Nuovamente disse alla moltitudine: «Dovete credere alle parole veritiere del Tathagata e comprenderle.» Ancora una volta disse alla moltitudine: «Dovete credere alle parole veritiere del Tathagata e comprenderle.»
Allora i bodhisattva e la moltitudine, con Maitreya in testa, giunsero le mani e si rivolsero al Budda dicendo: «Onorato dal mondo, ti imploriamo di spiegare. Noi crederemo alle parole del Budda e le accetteremo.» Ripeterono questa frase tre volte; poi dissero di nuovo: «Ti imploriamo di spiegare. Noi crederemo alle parole del Budda e le accetteremo.»
A quel tempo l’onorato dal mondo, vedendo che i bodhisattva avevano ripetuto per tre e più volte la loro richiesta, disse loro: «Ascoltate attentamente il segreto e i poteri sovrannaturali del Tathagata. Gli dèi, gli uomini e gli asura di tutti i mondi credono che l’attuale Budda Shakyamuni, dopo aver lasciato il palazzo degli Shakya, si sia seduto nel luogo dell’illuminazione non lontano dalla città di Gaya e là abbia conseguito l’anuttara-samyak-sambodhi. Invece, uomini devoti, sono trascorsi innumerevoli, infinite centinaia di migliaia di miriadi di milioni di nayuta di kalpa da quando ho realmente conseguito la Buddità.
«Immaginate che qualcuno riduca in polvere cinquecento, mille, diecimila, un milione, nayuta, asamkhya di sistemi maggiori di mondi, e che poi, muovendo verso oriente, lasci cadere una particella di polvere ogni volta che abbia superato cinquecento, mille, diecimila, un milione, nayuta, asamkhya di mondi. Immaginate che prosegua nel suo cammino verso oriente in questo modo fino a quando non abbia esaurito tutte le particelle di polvere. Uomini devoti, qual è la vostra opinione? È possibile calcolare o anche solo concepire il numero di tutti questi mondi?»
Il bodhisattva Maitreya e gli altri risposero al Budda: «Onorato dal mondo, questi mondi sono incommensurabili, illimitati; non è possibile calcolarne il numero né la mente ha la capacità di concepirlo. Perfino gli ascoltatori della voce e i pratyekabuddha con la loro saggezza libera da illusioni non sono in grado di immaginare o comprendere quanti possano essere. Sebbene ci troviamo nello stadio di avivartika, non siamo in grado di comprendere questa cosa. Onorato dal mondo, questi mondi sono incalcolabili, sono infiniti.»
A quel tempo il Budda disse alla moltitudine di grandi bodhisattva: «Uomini devoti, ora devo annunciarvi chiaramente questo. Immaginate che tutti questi mondi, sia quelli che hanno ricevuto una particella di polvere sia quelli che non l’hanno ricevuta, vengano a loro volta ridotti in polvere. Supponete che ogni particella rappresenti un kalpa. Il tempo trascorso da quando io ho conseguito la Buddità supera questo numero di cento, mille, diecimila, un milione, nayuta, asamkhya di kalpa.
«Da allora ho sempre dimorato qui nel mondo di saha, predicando la Legge, istruendo e convertendo. Inoltre ho anche guidato e beneficato gli esseri viventi di centinaia, migliaia, decine di migliaia, milioni, nayuta, asamkhya di altre terre.
«Uomini devoti, durante tutto questo tempo ho parlato del Budda Fiaccola Ardente e di altri, spiegando anche che entrarono nel nirvana. Tutte queste cose le ho narrate come espedienti e operando distinzioni.
«Uomini devoti, quando gli esseri viventi vengono a me, io percepisco con l’occhio del Budda se la loro fede e le loro altre facoltà sono acute o deboli; quindi, secondo le loro capacità di salvezza, appaio in luoghi diversi predicando con nomi differenti e dico quanto durerà la mia vita. Talvolta, quando compaio, dico che entrerò nel nirvana e, utilizzando diversi espedienti, espongo la Legge mistica e meravigliosa, facendo nascere una gran gioia nel cuore delle persone.
«Uomini devoti, il Tathagata, vedendo che tra gli esseri viventi vi sono individui con scarse virtù e molte impurità che aspirano a insegnamenti inferiori, a beneficio di tali persone racconta di aver lasciato la famiglia in gioventù e di aver conseguito l’anuttara-samyak-sambodhi. Ma in verità il tempo trascorso da quando ho conseguito la Buddità è estremamente lungo, come vi ho già detto. Io faccio uso di questo espediente semplicemente per istruire e convertire gli esseri viventi e per farli accedere alla Via del Budda. Per questo ho parlato in questo modo.
«Uomini devoti, i sutra esposti dal Tathagata hanno tutti lo scopo di salvare ed emancipare gli esseri viventi. Talvolta parlo di me stesso, talvolta di altri; talvolta presento me stesso, talvolta altri; talvolta mostro le mie azioni, talvolta quelle di altri. Tutto ciò che predico è vero, non falso.
«Perché faccio questo? Il Tathagata percepisce il vero aspetto del triplice mondo esattamente com’è. Non vi è flusso e riflusso di nascita e morte, non vi è esistenza in questo mondo né successiva entrata nell’estinzione. Non è reale né illusorio, non è così né diverso. Non è così come viene percepito da coloro che vi dimorano. Il Tathagata vede chiaramente tutte queste cose, senza il minimo errore.
«Poiché gli esseri viventi hanno nature diverse, desideri diversi, diversi comportamenti e diversi modi di pensare e di giudicare, desiderando che piantino buone radici, ho predicato diverse dottrine e ho utilizzato una grande varietà di cause e condizioni, similitudini, parabole e frasi. Io non ho tralasciato l’opera del Budda nemmeno per un solo istante.
«Così, da quando ho conseguito la Buddità a oggi, è trascorso un tempo estremamente lungo. La mia vita dura da un incalcolabile numero di asamkhya di kalpa e durante tutto questo periodo io sono sempre vissuto qui e la mia vita non si è mai estinta. Uomini devoti, in origine ho praticato la via del bodhisattva e la durata della vita che ho acquisito allora non si è ancora esaurita; anzi, durerà per un periodo di tempo doppio di quello trascorso fino a ora. Tuttavia, adesso, sebbene io effettivamente non mi estingua, annuncio la mia estinzione. Questo è solo un espediente usato dal Tathagata per istruire e convertire gli esseri viventi.
«Perché faccio questo? Perché se il Budda rimanesse a lungo nel mondo le persone di scarse virtù non sarebbero in grado di piantare buone radici e, vivendo in miseria e in povertà, svilupperebbero l’attaccamento ai cinque desideri e cadrebbero preda di pensieri e immagini illusorie. Se vedessero che il Tathagata è sempre presente nel mondo e non conosce estinzione, diverrebbero arroganti ed egoiste, oppure si scoraggerebbero e diverrebbero negligenti. Non potrebbero capire quanto sia difficile incontrare il Budda e non si avvicinerebbero a lui con rispetto e deferenza.
«Perciò, utilizzando un espediente, il Tathagata afferma: “Monaci, sappiate che è raro vivere in un’epoca in cui un Budda appare nel mondo.” Perché dice questo? Perché alle persone di scarsa virtù può accadere di trascorrere centinaia, migliaia, decine di migliaia, milioni di kalpa durante i quali alcuni potrebbero avere l’occasione di vedere il Budda e altri non lo vedrebbero mai. Per questa ragione dico loro: “Monaci, è raro riuscire a vedere il Tathagata.” Quando gli esseri viventi odono queste parole, sicuramente comprendono quanto sia difficile incontrare il Budda. Nel loro cuore nutriranno l’ardente desiderio di vedere il Budda, e allora pianteranno buone radici. Pertanto il Tathagata, sebbene in realtà non si estingua, annuncia la propria estinzione.
«Uomini devoti, tutti i Budda e i Tathagata agiscono in questo modo per salvare gli esseri viventi, quindi ciò che dicono è vero, mai falso.
«Per esempio, immaginate un bravo medico, saggio ed esperto, che sa preparare le medicine per curare qualsiasi malattia. Egli ha molti figli, forse dieci, venti o anche cento. Un giorno si reca lontano in un altro paese per occuparsi di certi affari. Dopo che si è allontanato, i figli bevono un veleno che li fa spasimare dal dolore e li fa cadere a terra agonizzanti.
«A quel tempo il padre torna a casa e scopre che i figli hanno bevuto il veleno. Alcuni sono completamente fuori di sé, mentre altri non lo sono. Vedendo il padre che è tornato da lontano, tutti i figli si rallegrano, si inginocchiano e lo implorano: “Quanto siamo felici che tu sia tornato sano e salvo. Siamo stati stupidi e per errore abbiamo bevuto del veleno. Ti preghiamo di curarci e di farci vivere ancora!”
«Il padre, vedendo i figli così sofferenti, segue varie ricette: raccoglie buone erbe medicinali, tutte perfette nel colore, nell’aroma e di sapore gradevole, le macina, le setaccia e le miscela insieme. Ne dà una dose ai figli dicendo loro: “Questa è una medicina molto efficace, perfetta nel colore, nell’aroma e di sapore gradevole. Prendetela e sarete presto guariti dai vostri dolori e liberi da qualsiasi malattia.”
«I figli che non hanno perso il senno capiscono che si tratta di una buona medicina, sopraffina per colore e aroma, la prendono e guariscono subito dai loro mali. Coloro che invece non sono più in sé sono egualmente felici di vedere il padre che è tornato e lo implorano di curarli, ma quando viene data loro la medicina, rifiutano di prenderla. Perché? Perché il veleno è penetrato profondamente ed essi hanno perduto il senno. Così, benché la medicina sia di colore e aroma eccellenti, essi non credono che sia buona.
«Tra sé e sé il padre pensa: “Poveri figli miei! A causa del veleno che hanno ingerito le loro menti sono completamente annebbiate. Sono felici di vedermi e mi chiedono di curarli, tuttavia rifiutano di prendere questa ottima medicina. Occorre che escogiti qualche espediente per indurli a berla.” Così dice ai figli: “Sappiate che ormai sono vecchio ed esausto e l’ora della mia morte è giunta. Adesso lascerò qui questa buona medicina. Prendetela, e non temete che non vi guarisca.” Dopo aver dato queste istruzioni, si reca in un altro paese da cui invia un messaggero che annuncia: “Vostro padre è morto.”
«Allora i figli, sentendo che il padre li ha abbondonati ed è morto, provano un immenso dolore e pensano: “Se nostro padre fosse vivo, avrebbe pietà di noi e ci proteggerebbe. Ma ora egli ci ha lasciato ed è morto in qualche terra lontana. Siamo orfani senza difese e non abbiamo nessuno su cui contare.”
«Tormentati di continuo da questi pensieri, alla fine i figli ritornano in sé e capiscono che in effetti la medicina è ottima per colore, aroma e sapore; così la bevono e guariscono da tutti i dolori causati dal veleno. Il padre, udendo che i figli sono guariti, torna immediatamente a casa e riappare davanti a loro.
«Uomini devoti, qual è la vostra opinione? Si può affermare che questo bravo medico sia colpevole di menzogna?»
«No, onorato dal mondo.»
Il Budda disse: «Lo stesso vale per me. Sono trascorsi innumerevoli, infinite centinaia, migliaia, decine di migliaia, milioni, nayuta di asamkhya di kalpa da quando ho conseguito la Buddità. Ma a beneficio degli esseri viventi io utilizzo il potere degli espedienti e annuncio la mia estinzione. Date le circostanze, tuttavia, nessuno può dire che io sia colpevole di falsità o di menzogna.»
A quel tempo l’onorato dal mondo, desiderando ribadire le sue parole, si espresse in versi dicendo:
Da quando ho conseguito la Buddità
il numero di kalpa che sono trascorsi
è incalcolabile: centinaia, migliaia, miriadi,
milioni, miliardi, asamkhya.
Io ho predicato costantemente la Legge,
istruendo e convertendo innumerevoli milioni diesseri viventi,
facendoli entrare nella Via del Budda;
tutto questo per kalpa innumerevoli.
Per salvare gli esseri viventi,
uso l’espediente di mostrare il mio nirvana
ma in verità non mi estinguo.
Sono sempre qui a predicare la Legge.
Sono sempre qui,
ma grazie ai miei poteri sovrannaturali
faccio in modo che gli esseri viventi obnubilati
non mi vedano, neanche quando sono vicino.
Quando le moltitudini vedono la mia estinzione,
per ogni dove fanno offerte alle mie reliquie.
Tutti nutrono pensieri nostalgici
e i loro cuori anelano vedermi.
Quando gli esseri viventi diventano devoti credenti,
dall’animo retto e sincero,
e desiderano con un’unica mente vedere il Budda
anche a costo della vita,
allora io e l’assemblea dei monaci
appariamo insieme sul sacro Picco dell’Aquila.
Allora io dico loro
che sono sempre qui, che non mi estinguo mai,
ma che, in virtù del potere degli espedienti,
a volte sembra che io sia morto, a volte no;
dico anche che se vi sono esseri viventi in altre terre,
rispettosi e sinceri nel loro desiderio di credere,
allora io predico la Legge suprema
anche presso di loro.
Ma voi non avete mai udito queste mie parole,
così pensate che io scompaia.
Quando osservo gli esseri viventi
li vedo annegare in un mare di sofferenze;
perciò non mi mostro,
facendo scaturire il loro desiderio.
Poi, quando i loro cuori bramano la mia venuta,
faccio il mio avvento e predico la Legge per loro.
Questi sono i miei poteri sovrannaturali.
Per asamkhya di kalpa
sono sempre vissuto sul sacro Picco dell’Aquila
e in diversi altri luoghi.
Quando gli esseri viventi assistono alla fine di un kalpa
e tutto arde in un grande fuoco
questa, la mia terra, rimane salva e illesa,
costantemente popolata di esseri celesti e umani.
Le sale e i palazzi nei suoi giardini e nei suoi boschi
sono adornati di gemme di varia natura.
Alberi preziosi sono carichi di fiori e di frutti
e là gli esseri viventi sono felici e a proprio agio.
Gli dèi suonano tamburi celesti
creando un’incessante sinfonia di suoni.
Boccioli di mandarava piovono dal cielo
posandosi sul Budda e sulla moltitudine.
La mia pura terra non viene distrutta,
eppure gli uomini la vedono consumarsi nel fuoco:
ansia, paura e altre sofferenze
predominano ovunque.
Questi esseri viventi con molte colpe,
per il karma creato dalle loro azioni malvagie,
trascorrono asamkhya di kalpa
senza udire il nome dei tre tesori.
Ma coloro che praticano vie meritorie,
che sono gentili, miti, onesti e retti,
tutti loro mi vedranno
qui, in persona, intento a predicare la Legge.
In certe occasioni io spiego a questa moltitudine
che la durata della vita del Budda è incalcolabile,
e a coloro che vedono il Budda solo dopo molto tempo
spiego quanto sia difficile incontrare il Budda.
Tale è il potere della mia saggezza:
la sua luce risplende senza limiti.
Ho conseguito questa vita che dura da infiniti kalpa
come risultato di una lunga pratica.
Voi, che siete dotati di saggezza,
non dubitate di ciò!
Abbandonate ogni dubbio una volta per tutte,
poiché le parole del Budda sono vere, non false.
Egli è come l’abile medico,
che usa uno stratagemma per curare i figli usciti di senno.
Sebbene sia vivo, diffonde la notizia della sua morte,
ma nessuno può accusarlo di menzogna.
Io sono il padre di questo mondo
che salva coloro che sono afflitti e soffrono.
Dato che le persone comuni sono illuse,
sebbene io viva, faccio credere di essere estinto.
Questo perché, se mi vedessero costantemente,
nelle loro menti sorgerebbero arroganza ed egoismo.
Liberi da ogni freno, si abbandonerebbero ai cinque desideri
e cadrebbero nei cattivi sentieri.
Io so sempre chi sta praticando la Via
e chi non lo sta facendo,
e, in risposta al loro bisogno di salvezza,
predico per loro diverse dottrine.
Questo è il mio pensiero costante:
come posso far sì che tutti gli esseri viventi
accedano alla Via suprema
e acquisiscano rapidamente il corpo di Budda?