13. Esortazione alla devozione
A quel tempo il bodhisattva mahasattva Re della Medicina, insieme al bodhisattva mahasattva Grande Gioia della Predicazione e a ventimila bodhisattva loro seguaci che li accompagnavano, al cospetto del Budda pronunciarono tutti questo voto: «Preghiamo l’onorato dal mondo di non avere ulteriori preoccupazioni. Dopo l’estinzione del Budda, noi onoreremo, abbracceremo, leggeremo, reciteremo e predicheremo questo sutra. Gli esseri viventi dell’epoca malvagia che verrà avranno radici sempre meno buone. Molti saranno estremamente arroganti e avidi di offerte e vantaggi materiali, accrescendo così le cattive radici, e si allontaneranno più che mai dall’emancipazione. Ma, anche se potrà essere difficile istruirli e convertirli, noi, risvegliando tutto il potere di una grande pazienza, leggeremo e reciteremo questo sutra, lo abbracceremo, lo predicheremo, lo copieremo e gli faremo molte offerte senza lesinare il corpo o la vita.»
A quel tempo i cinquecento arhat che nell’assemblea avevano ricevuto la predizione dell’illuminazione dissero al Budda: «Onorato dal mondo, anche noi pronunceremo un voto. Noi predicheremo diffusamente questo sutra in altre terre.»
Vi erano anche le ottomila persone, alcune ancora novizie, altre già istruite, che avevano ricevuto la predizione dell’illuminazione. Alzandosi dai loro seggi, giunsero le mani e, volgendosi al Budda, pronunciarono questo voto: «Onorato dal mondo, anche noi predicheremo diffusamente questo sutra in altre terre. Perché? Perché in questo mondo di saha le persone sono corrotte e dedite al male, estremamente arroganti, con scarse virtù, irascibili, impure, servili, infide e i loro cuori non sono sinceri.»
A quel tempo la zia materna del Budda, la monaca Mahaprajapati, e le seimila monache che la accompagnavano, alcune ancora novizie, altre già istruite, si alzarono dai loro seggi, giunsero le mani e mirarono devotamente in alto verso il volto dell’onorato, senza distogliere lo sguardo per un solo istante.
A quel tempo l’onorato dal mondo disse a Gautami:1 «Perché osservi il Tathagata con espressione perplessa? Forse nel tuo cuore ti stai preoccupando del fatto che ho omesso il tuo nome fra coloro ai quali ho predetto il conseguimento dell’anuttara-samyak-sambodhi? Ma Gautami, in precedenza ho già fatto una predizione generale destinata a tutti gli ascoltatori della voce. Se ora vuoi conoscere la predizione che ti riguarda, sappi che in epoche a venire, nel corso della Legge di sessantottomila milioni di Budda, tu sarai una grande maestra della Legge e le seimila monache, ancora novizie o già istruite, ti accompagneranno come maestre della Legge. In questo modo tu potrai perfezionare passo dopo passo la via del bodhisattva fino a che diverrai un Budda col nome di Tathagata Gioia per gli Occhi di Tutti gli Esseri, degno di offerte, perfettamente illuminato, di chiara e perfetta condotta, ben andato, conoscitore del mondo, il più eminente fra gli uomini, istruttore della gente, maestro degli esseri celesti e umani, Budda, onorato dal mondo. Gautami, questo Budda Gioia per gli Occhi di Tutti gli Esseri predirà ai seimila bodhisattva che uno dopo l’altro otterranno l’anuttara-samyak-sambodhi.»
A quel tempo la madre di Rahula, la monaca Yashodara, pensò dentro di sé: “L’onorato dal mondo, nel suo conferimento delle profezie, ha omesso soltanto il mio nome!”
Il Budda disse a Yashodara: «In epoche future, nel corso della Legge di centinaia, migliaia, decine di migliaia, milioni di Budda, tu completerai la pratica dei bodhisattva, sarai un grande maestro della Legge e realizzerai gradualmente la Via del Budda. Allora, in una buona terra, diverrai un Budda chiamato Tathagata Dotato di Mille, Diecimila Segni Splendenti, degno di offerte, perfettamente illuminato, di chiara e perfetta condotta, ben andato, conoscitore del mondo, il più eminente fra gli uomini, istruttore della gente, maestro degli esseri celesti e umani, Budda, onorato dal mondo. La durata della vita di questo Budda sarà di innumerevoli asamkhya di kalpa.»
A quel tempo la monaca Mahaprajapati, la monaca Yashodara e le loro seguaci si sentirono colme di immensa gioia, avendo ottenuto ciò che mai avevano avuto prima.
Immediatamente, al cospetto del Budda, si espressero in versi dicendo:
L’onorato dal mondo, guida e maestro,
reca tranquillità agli esseri celesti e umani.
Abbiamo udito queste predizioni
e le nostre menti sono serene e soddisfatte.
Le monache, dopo aver recitato questi versi, dissero al Budda: «Onorato dal mondo, anche noi potremo recarci in altre terre e direzioni per propagare ampiamente questo sutra.»
A quel tempo l’onorato dal mondo osservò gli ottocentomila milioni di nayuta di bodhisattva mahasattva. Tutti questi bodhisattva avevano raggiunto lo stadio di avivartika, avevano messo in moto la ruota della Legge che non regredisce e avevano ottenuto i dharani. Alzatisi dai loro seggi, avanzarono al cospetto del Budda e, giungendo devotamente le mani, pensarono dentro di sé: “Se l’onorato dal mondo ci ordinasse di abbracciare e predicare questo sutra, noi lo faremmo seguendo le istruzioni del Budda e propagheremmo questa Legge.” Inoltre pensarono: “Ma il Budda ora tace e non ci dà quest’ordine. Che cosa dobbiamo fare?”
A quel tempo i bodhisattva, obbedendo rispettosamente al volere del Budda, ma desiderando nello stesso tempo adempiere il loro voto originale, avanzarono al cospetto del Budda ed emettendo il ruggito del leone, pronunciarono un voto dicendo: «Onorato dal mondo, dopo l’estinzione del Tathagata noi viaggeremo in qua e in là, avanti e indietro in tutti i mondi delle dieci direzioni, in modo da permettere agli esseri viventi di copiare questo sutra, di riceverlo, abbracciarlo, leggerlo, recitarlo, di comprenderne e spiegarne i principi, di praticarlo secondo la Legge e di custodirlo correttamente nei loro pensieri. Tutto questo sarà fatto grazie al potere e all’autorità del Budda. Noi preghiamo l’onorato dal mondo, in qualunque regione si trovi, di vegliarci e proteggerci da lontano.»
A quel tempo i bodhisattva, unendo le loro voci, si espressero in versi dicendo:
Noi ti preghiamo di non preoccuparti.
Dopo l’estinzione del Budda
in un’epoca di paura e male
noi predicheremo in lungo e in largo.
Ci saranno molte persone ignoranti
che ci malediranno e parleranno male di noi;
ci attaccheranno con spade e bastoni,
ma noi sopporteremo tutte queste offese.
In quell’epoca malvagia ci saranno monaci
di saggezza perversa, adulatori e sleali,
che pretenderanno di aver conseguito ciò che nonhanno conseguito,
che saranno arroganti e presuntuosi.
Oppure vi saranno monaci che vivono nelle foreste,
eremiti vestiti di stracci rattoppati,
che pretenderanno di praticare la vera Via
e guarderanno con disprezzo il genere umano.
Avidi di vantaggi materiali e sostegni,
predicheranno la Legge ai laici vestiti di abiti bianchi
e saranno rispettati e riveriti dal mondo
quasi fossero arhat in possesso dei sei poteri sovrannaturali.
Questi uomini con intenti maligni,
costantemente preoccupati delle questioni mondane,
usurperanno il nome di eremiti delle foreste
e godranno nel denunciare le nostre mancanze
lanciando accuse come queste:
«Questi monaci sono avidi
di vantaggi e sostegni
e perciò predicano dottrine non buddiste,
compilano scritture apocrife
per ingannare la gente del mondo.
Sperando di guadagnarsi fama e onori
essi operano distinzioni quando predicano questo sutra.»
Cercando costantemente di diffamarci
nelle grandi assemblee,
si rivolgeranno ai sovrani, agli alti dignitari,
ai brahmani e ai capifamiglia,
come pure agli altri monaci,
calunniandoci e parlando male di noi;
diranno: «Questi sono uomini dalle visioni distorte
che predicano dottrine non buddiste!»
Ma dato che noi riveriamo il Budda
sopporteremo tutti questi mali.
Se anche ci diranno con scherno:
«Voialtri, Budda!»
noi sopporteremo e accetteremo
tutte queste parole arroganti e sprezzanti.
In un kalpa turbolento, in un’epoca malvagia,
saranno molte le cose di cui aver paura.
Demoni malvagi si impossesseranno di altre persone
per farci maledire, ingiuriare, coprire di disonore.
Ma noi, fidandoci rispettosamente del Budda,
indosseremo l’armatura della perseveranza.
Al fine di predicare questo sutra,
sopporteremo tutte queste difficoltà.
Senza curarci dei nostri corpi o delle nostre vite,
avremo a cuore solo la Via suprema.
In epoche a venire proteggeremo e sosterremo
quello che il Budda ci ha affidato.
Questo deve sapere l’onorato dal mondo.
I monaci corrotti di quell’era turbolenta,
non comprendendo gli espedienti usati dal Budda
per predicare la Legge nel modo più appropriato,
con sguardo arcigno ci copriranno di insulti;
saremo esiliati più e più volte
in luoghi molto lontani da torri e templi.
Tutti questi diversi mali,
tenendo a mente gli ordini del Budda,
noi li sopporteremo.
Se nei villaggi e nelle città
vi sono persone che ricercano la Legge,
noi andremo ovunque si trovino
e predicheremo la Legge che il Budda ci ha affidato.
Saremo gli inviati dell’onorato dal mondo
e affronteremo le moltitudini senza paura.
Predicheremo abilmente la Legge,
perché desideriamo che il Budda riposi tranquillo.
In presenza dell’onorato dal mondo
e dei Budda che si sono riuniti dalle dieci direzioni
pronunciamo questo voto.
Il Budda deve conoscere le intenzioni dei nostri cuori.